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Autore: Ghostclimber    29/08/2021    1 recensioni
Mitsui ha una marea di problemi e non sembra riuscire a venirne a capo.
Kogure lo aiuterà a capirsi un po' meglio e a capire che a volte basta davvero poco.
Otanjoubi Omedetou, Ste_exLagu!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hisashi Mitsui, Kiminobu Kogure
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fujima aggrottò la fronte e fissò quei due stramboidi in giaccone pesante e cappuccio tirato sulla testa che stavano osservando con troppa attenzione la sua speranza di palestra di basket.

Quei due non gli piacevano proprio per niente: erano lì ormai da mezz'ora a indicare le finestre e confabulare tra di loro, come se stessero pianificando di entrarci di nascosto.

Va bene, dovette ammettere Fujima, non è che se ne sarebbero andati con un gran bottino, ma avrebbero potuto rubare e rivendere i palloni e vandalizzare i canestri. Non una gran cosa, dal punto di vista dei ladri, ma per uno come lui che si stava contando i centesimi in tasca con speranza morente sarebbe stata una bella batosta.

Quando li vide avvicinarsi alla porta e strattonare la maniglia, decise che era giunto il momento di gettare al vento tutta la cautela e i ragionamenti a tema “due contro uno, Kenji guarda che ne prendi un sacco e una sporta”. Uscì da dietro l'angolino nascosto in cui si era infrattato e marciò verso i due chiamando: “EHI!”

“Oh, eccolo qui.” disse il più basso dei due.

“Chi cazzo sei?” chiese Fujima, prendendolo per il davanti del giaccone e sbattendolo contro il muro. Neanche tre secondi dopo, i suoi piedi non stavano toccando terra e la cerniera del giubbotto gli stava scartavetrando il pomo d'Adamo.

“Oi, Fujima, camomillati!” disse una voce vagamente familiare, “Sono Mitsui Hisashi. Dello Shohoku. Amico di Kogure.”

“Che cazzo ci fai qui?” bofonchiò Fujima. L'altro tizio lo stava ancora tenendo sollevato per la collottola, e lui non mollava la presa sul giaccone di Mitsui.

“Tetsuo, lo fai scendere prima che si strozza?” chiese Mitsui, “Lui è il tizio con cui volevo parlare.”

“Questo qui?”

“No, quello lì.” Mitsui roteò gli occhi, “Sì, questo qui! Eddai, mollalo.” Fujima ricominciò a respirare decentemente; massaggiandosi la gola, chiese di nuovo: “Che cazzo ci fai qui?”

“Beh, ecco...” Mitsui tirò i cordini del cappuccio, come se fosse imbarazzato: “Kogure mi ha portato qui l'altro giorno, e... insomma, mi ha detto che ci sono un po' di lavori da fare e... sì, ecco, potrei darti una mano per farti risparmiare un po' di soldi.”

“Perché?” chiese Fujima, insospettito.

“Ma come perché?” ribatté Mitsui, illuminandosi, “Perché è la cazzo di idea del secolo! Qui a Kanagawa o fai parte di una squadra o devi sperare nel bel tempo, nelle coincidenze dei treni e in qualche congiunzione astrale per riuscire a giocare a basket!”

“Ah, quindi ci hai visto un'occasione di guadagno e me la vuoi fregare.” sentenziò Fujima. Mitsui boccheggiò, e l'altro tizio, l'energumeno grosso quanto una piccola collina che rispondeva al nome di Tetsuo, bofonchiò: “Ma ti pare, questo cretino ha fatto crepare il Tamagotchi dopo mezza giornata, ti pare che riesce a tenere in piedi una palestra?”

“Intanto grazie per la fiducia, Tetsu, e comunque ti faccio presente che stiamo parlando di sei anni fa.” Mitsui prese un bel respiro e disse, in un evidente tentativo di mantenere la calma: “Senti. Non ti voglio fregare proprio niente. Kogure mi ha fatto fare quattro tiri l'altro giorno ed è stato davvero fico. Nessuno a rompere le scatole, la palla non poteva andarsene a inculandia, a un certo punto fuori si è messo a piovere e noi nemmeno ce ne siamo accorti... uomo, questo posto è il paradiso!”

“Sì, come no, il paradiso della muffa...” ribatté Fujima, appoggiandosi alla parete, poi si raddrizzò di colpo: “Ah, ecco, e comunque perché diavolo siete qui tutti incappucciati?” Mitsui e Tetsuo si scambiarono uno sguardo perplesso.

“Fujima... perché è metà gennaio e fa un freddo porco.”

“Ah.”

“Ascolta. Io ho dato un'occhiata veloce l'altro giorno con Kimi, ma il mio amico, qui, è un esperto di ristrutturazioni e...”

“Non esagerare, Mitchi.”

“Non esagero, cazzo, potresti fare uno di quei programmi alla tv che...”

“Taglia.” Fujima li fissò, in attesa.

“Niente, speravo di trovarti qui per chiederti di farci entrare, così davamo un'occhiata seria. Magari possiamo trovare un modo di cominciare qualche lavoretto.”

“Senti, Mitsui, io ti ringrazio, ma non posso pagarvi.” ammise Fujima, demoralizzato.

“E chi te l'ha chiesto? Tetsu ci fa un consulto, io in cambio gli faccio qualche commissione, e poi l'unica cosa che resterà da pagare è il materiale. Ce li avrai, degli amici, no?”

“Beh... sì, ovvio.”

“E non ti darebbero una mano... che ne so, in cambio della possibilità di usare la palestra?” Fujima si illuminò, poi si spense di nuovo: “Tu sei... sei sicuro?”

“No, finché non ci fai dare una cazzo di occhiata come si deve a quella dannata palestra.” rispose Tetsuo per conto di Mitsui.

Fujima, un tantinello intimidito dalla mole dell'omone, si decise finalmente ad aprire la porta.

I tre entrarono, e Fujima accese la luce. Mitsui rimase fermo contro il muro, mentre Tetsuo faceva un giro e controllava i muri, il pavimento, le strutture.

Dopo dieci eterni minuti, tornò da Fujima e lo squadrò con sguardo severo. Senza cappuccio era ancora più inquietante, con i suoi lineamenti duri e i capelli lunghi e imbrillantinati e la faccia piena di cicatrici; Fujima cercò di non arretrare.

“Si può fare.” decretò infine Tetsuo. Fujima strillò: “DAVVERO?!” e Tetsuo ridacchiò di fronte alla sua gioia incontenibile.

“Cosa devo fare? Quando possiamo cominciare?” chiese Fujima.

“Per prima cosa, va levata dai coglioni la muffa. Siete qui a respirare questa merda mentre correte qui e là, e immagino che nessuno voglia ritrovarsi i polmoni a puttane per una cosa del genere, dico bene?” Fujima annuì, deciso. Tetsuo ghignò e proseguì: “Allora, per prima cosa, serve candeggina. E spugne abrasive, e guanti di gomma. Quella merda rovina la pelle.”

“E a noi i calli sulle mani servono.” sottolineò Mitsui.

“Giusto.” concordò Fujima, “Me la procuro subito, vado al kon...”

“Nah, al konbini ti vendono quella delicatuccia per i panni. Mitchi, portalo da Kyo-kun.”

“Sissignore!”

“Oggi lo trovi fino alle due, vedi di darti una mossa. Ditegli che vi mando io, vi farà un prezzo di favore.” Tetsuo si interruppe, poi sorrise.

“Scommetto che ti ricordi come si toglie la muffa, eh, Mitchi?”

“Ahn.” grugnì Mitsui.

“Allora forza, fuori dai coglioni, chiamatemi quando avete finito.” Tetsuo salutò Mitsui battendo il pugno contro il suo, e poi Fujima con un cenno della mano.

 

“Conviene andare. Quel tale ha il negozio a poca distanza da qui, ma non la smette mai di parlare, ci vorrà una vita.” disse Mitsui. Fujima, ancora un po' sconvolto, lo seguì fuori dalla palestra.

Chiuse la porta, poi domandò: “Hai già fatto questo tipo di lavoro, vedo?”

“Già. Tetsuo un annetto fa aveva le pezze al culo. Un mese di galera per ubriachezza molesta e quando è uscito era praticamente in mezzo alla strada, i suoi l'hanno sbattuto fuori e per essere certi che ci rimanesse gli hanno comprato un buco di casa. E quando dico buco, intendo buco, non saranno neanche cinquanta metri quadri di monolocale, e il cesso è una turca che fa anche da doccia. Chiuso con una porta a soffietto.”

“Che merda...” commentò Fujima, disgustato.

“Già. Ma la cosa peggiore è che quando siamo entrati, quel cazzo di posto era letteralmente nero di muffa. Ci abbiamo messo un mese per renderlo abitabile.”

“E lui nel frattempo dove stava?”

“Qui e là. Un paio di notti da un amico, un paio da un altro... so per certo che ha dormito su una panchina almeno una volta, perché per poco non perde le dita per il freddo.”

“Cavoli...”

“Comunque, adesso si è sistemato. La casa è microscopica, ma ha imparato a non sbattere la testa contro il soffitto della cucina, e sta diventando famoso come meccanico. Sta cominciando a guardarsi in giro per cercare una casa decente.”

“È per questo che mi sta aiutando?” chiese Fujima dopo un po'.

“In che senso?”

“Nel senso... sa cosa vuol dire partire da zero? Una cosa così, non so se riesco a spiegarmi.”

“Ah, ecco... tipo, credo.” cadde un silenzio un po' imbarazzato. Fujima sapeva dei problemi che Mitsui aveva avuto, Hanagata gli aveva raccontato un po' di cose e tutto il resto l'aveva saputo da Kogure, ma non aveva il coraggio di chiedere nulla.

“Sei ancora in squadra?” chiese infine.

“No.” rispose Mitsui, e la sua voce era così amara che Fujima si rese conto all'istante di aver toccato un altro tasto dolente, “I miei vogliono che mi concentro sugli esami.”

“Capisco...” disse Fujima, poi fu tentato di aggiungere qualcosa di incoraggiante: “Beh, allora vedremo di sistemare il prima possibile la palestra! Puoi usarla quando vuoi!”

“Dici davvero?” chiese Mitsui. I suoi occhi erano colmi di incredulità.

“Certo! Te l'ho detto, non ti posso pagare.” ripeté Fujima, poi bofonchiò: “I miei hanno un sacco di soldi ma hanno deciso che questa cosa la devo fare da solo.”

“Ma se Kogure mi ha detto che te l'hanno comprata loro...” obiettò Mitsui. Fujima gli rivolse un sorriso amaro: “Già, ma hanno preso la più fatiscente. C'era un altro capannone, messo molto meglio, con addirittura i cessi e gli impianti per mettere le docce, e costava anche meno. Ma no, mio padre ha deciso che questo andava meglio.”

“Ma cos'è, stronzo?”

“Possibilissimo.” Mitsui fece un cenno verso un colorificio minuscolo e disse: “Eccoci.”

“Questo posto è...”

“Lo so. Ma fidati.” Mitsui entrò e Fujima lo seguì.

Come predetto da Tetsuo, Kyo-san era un gran chiacchierone. Si fece gli affari di Fujima fino alla quarta generazione di antenati, poi Mitsui parve avere pietà di lui e disse: “Senti, perché non vai a fare un colpo di telefono a Kogure? Magari riusciamo a cominciare prima di sera.” Fujima annuì, grato di poter sfuggire all'interrogatorio, e si spostò in una stradina laterale per poter telefonare a Kogure senza essere circondato da gente.

“Moshi moshi.”

“Ehi, Kimi, non indovinerai mai chi ho incontrato oggi.”

“Chi?”

“Mitsui.”

“Ah, ecco, a questo proposito...”

“So già tutto. Senti, siamo in un posto a comprare della candeggina per togliere quella maledetta muffa. Ti va di unirti a noi?”

“Oh... ma certo!”

“Allora ci vediamo tra mezz'ora alla palestra!”

“Mi cambio e arrivo!” Fujima salutò e tornò nel negozio, sperando che l'interrogatorio fosse finito e non soltanto messo in pausa.

“Che ha detto?” chiese Mitsui.

“Che ci vediamo alla palestra tra mezz'ora.” rispose Fujima, stranito dal fatto che Mitsui non si era nemmeno degnato di abbassare la voce per chiederglielo.

“Kyo-san, è stato davvero bello, ma adesso dobbiamo proprio andare!” esclamò Mitsui; Fujima capì che aveva sperato in una scusa per potersi levare dalle scatole alla svelta.

“Ho sentito, ho sentito... comincio a darvi quattro bottiglie, se ve ne servono altre chiamatemi.” disse l'uomo, poi ciabattò fino al magazzino per recuperarle. Le posò sul bancone, insieme a guanti di gomma, spugne e mascherine con filtro; per il tutto chiese una cifra davvero ridicola, raccomandandosi solo di non dire in giro da chi l'avevano comprata.

Fujima promise di non dire nulla e uscì, seguito da Mitsui, con l'agghiacciante sensazione che quella candeggina avesse dei livelli di tossicità non proprio legali.

“Cazzo, mi stava asciugando le palle...” borbottò Mitsui, poi aggiunse: “Comunque, ti conviene lasciare le finestre aperte tutta la settimana. Questa roba ammazzerebbe qualsiasi animale più piccolo di un coniglio.”

“Lo sospettavo.” ribatté Fujima, poi scherzò: “Direi che è sicuro lasciare aperto, fa anche da antifurto.” Mitsui ridacchiò.

 

Giunti alla palestra, fecero in tempo ad entrare e aprire tutte le finestre a titolo preventivo prima che arrivasse Kogure. Stavano giusto valutando i pro e i contro di cominciare senza di lui (avrebbero finito prima ma avrebbero rischiato di doverlo portare in ospedale se avesse respirato quella roba senza mascherina), quando finalmente l'amico arrivò.

“Ciao!” salutò, entrando. Stava quasi saltellando.

“Ehi, Kimi, giusto in tempo!” rispose Fujima. Kogure si accostò ai due, guardò la candeggina e i guanti e Mitsui gli diede una pacca sulla spalla.

“Ti aggiorno, Kogure.” disse, “Un amico di Tetsuo ci ha dato una roba che ammazza la muffa e probabilmente anche un sacco di altre cose. Guanti e mascherina, se devi toglierli esci da qui, mi raccomando. Fujima, ce l'hai un cesso?”

“Ho una fontanella sul retro. Di fianco si può pisciare, non ti vede nessuno.”

“Ottimo. Non vorrei fare il cagaminchia, ma le manine ce le dobbiamo lavare bene.”

“Sì, mamma.” disse Fujima. Kogure ridacchiò, felice di vedere l'intesa tra i suoi due amici più cari.

“Bene, siamo pronti allora!” disse, con il solito candido entusiasmo, “Da dove cominciamo?”

Mitsui litigò con gli elastici della mascherina, se ne fece schioccare uno sulla nuca per sbaglio, poi sorrise prima di sistemarsela su naso e bocca: “Ma dall'inizio, naturalmente!”

 

 

 

 

 

Sempre per Ste_exLagu.

Lui sa perché.

XOXO

 
   
 
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