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Autore: anitavecchierellii    30/08/2021    0 recensioni
18 anni lei, 20 lui e tutti i problemi che due ragazzi di questa età possono avere. nessuno sta bene a vent'anni, ma questo Nicole l'avrebbe imparato a sue spese. l'amore non basta a cambiare vita.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La mia classe era estremamente piccola: 15 anime, stanche e affaticate dalla preparazione a quell’esame di maturità che tanto ci faceva paura. La prof. Di fisica alle prime due ore dei freddi e spenti lunedì mattina di dicembre era una torturi credibile, nonostante dalla grande finestra che si affacciava sulla città, Firenze, entravano già di mattina presto tutti i colori delle luci natalizie che già da tempo avevano invaso tutte le vie e tutti i negozi. La mia compagna di banco, Elena, ed io non abbiamo mai nemmeno provato ad ascoltar una lezione che fosse una della materia, già ci avevamo rinunciato, e cosi passavamo le due ore a raccontarci il weekend scrivendo sul banco bianco e ruvido a matita, scambiandoci di tanto in tanto qualche occhiata di rimprovero o qualche smorfia divertita. Il mio weekend era stato piuttosto tranquillo: ero uscita a prendere un aperitivo con le solite amiche, al solito bar per poi finire a fare il solito giro per Firenze, niente di troppo speciale, insomma. Elena aveva sempre qualcosa da raccontare: sbronze, ragazzi, discoteche, solite serate da diciottenne, insomma. Solo dopo venti minuti dall’inizio della spiegazione sull’elettrodinamismo, la porta si spalanca quasi di colpo e entra Diego, in ritardo, ma almeno questa volta aveva deciso di presentarsi. Aveva gli occhi stanchi e arrossati i capelli scuri spettinati e la giacca aperta, messa di fretta. Non apre bocca e si infila al suo banco in ultima fila, esattamente dietro di me. Non aveva nessun compagno, non era esattamente un ragazzo socievole. Parlava poco e mai di cosa gli passasse per la testa. È strano, visto dal fuori, e mi sono sempre chiesta come mai si tenesse così chiuso in sé stesso, sembrava non gli interessasse di nulla, né di questioni scolastiche e nemmeno di questioni extrascolastiche. Con il passare dei minuti lo sento sempre più agitato, non capisco il motivo e non penso che qualcuno lo capisse. Lo vedo uscire dalla classe dopo poco tempo, con la felpa che lo copriva fino a metà coscia e quasi lo posso sentire correre via nei corridoi. Non siamo grandi amici, e a dire il vero, nessuno è suo grande amico. è considerato quello “strano”, quello evitato da tutti perché chissà cosa passa nella sua testa, ma se sapessero cosa passa nella mia, non oserebbero più guardarmi nemmeno in faccia. La campanella della fine della prima ora suona e mi dispero al solo pensiero che manca ancora alla fine di questo cavolo di lezione, ma un pensiero mi salta in mente: digo era fuori da quasi mezz’ora. Esco anche io dalla classe e prendo un caffe macchiato, come piace a me, ma non torno subito in classe, anzi mi avvio verso il bagno, dove sento dei respiri profondi, quasi affannati, affranti, che sembrano essere soffocati e mi cheap come nessuno se ne sia accorto fino ad adesso. Busso alla porta dell’unico bagno chiuso, ma non risponde nessuno. Riprovo, con u po' di convinzione in più. Sento muoversi qualcuno, ma nessuno risponde, di nuovo, provo a dire qualcosa. “oi Diego, tutto bene?” Sbatte un pugno9 contro la porta ma non dice nulla. Probabilmente sto solo peggiorando la situazione che già sembra essere una merda, ma riprovo. “oi Diego, aprimi per favore” Continuo. “non diro niente a nessuno, non mi interessa, ma ho bisogno che tu apra sta porta. Non mi interessa se non hai voglia di dire niente, va ben cosi, ma apri.” Attendo fuori ancora per 10 minuti, dicendogli di tanto in tanto che ero nera li. E finalmente decide di aprire la porta. Guardando la disperazione che trapela da tutto il suo corpo mi chiedo che cosa stia succedendo nella sua vita, ma non oso chiederglielo. Si siede per terra, fuori dal bagno, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e il volto tra le mani. Lo osservo, cercando di cogliere più dettagli possibili. Noto le nocche tagliate, le mani grandi e secche per il freddo. L’unico momento in cui mi permette di vedere il suo volto è quando toglie le mani per mettersi il cappuccio in testa. Mi siedo accanto a lui senza dire niente. Appena gli appoggio una mano sulla spalla fa uno scatto, come se l’avessi morso. Tolgo la mano e lui mi guarda fissa, con i suoi occhi scuri. “perché ti interessa di me? Torna in classe, ascolta la lezione o fai il cazzo che ti pare.” Non so bene cosa rispondere, ma mentre sto per aprire becca, mi blocca. “non voglio sentire culle stornate del tipo ‘ah ma io ti voglio bene’ perché sappiamo benissimo che non è così. Non ho bisogno di nessuna pietà” Mi innervosisco molto a queste parole “vaffanculo Diego, volevo solo darmi una mano. Sono cazzi tuoi allora. Ciao.” Mi alzo e torno in classe, dove la prof non fa domande e non penso nemmeno che si sia accorta il fatto che Diego non c’è. Elena dorme sul banco da non so quanto tempo, la sveglio per raccontarle cosa è appena successo. ma che cazzo di problemi ha quello? Me lo scrive sul banco. Rispondo che non lo so, ma che vorrei scoprirlo. Te non sei apposto ni La guardo per qualche secondo e poi mi metto anche io a dormire sul banco. Quando tiro su la testa mi accordo che Diego è tornato si è messo nella mia stessa posizione. Lo ignoro per tutto il resto della giornata, che è infinita. Quando finalmente entro in casa mi metto sul letto a guardar Instagram, ricevo un messaggio così inaspettato che quasi mi spavento. Era Diego. Senti, scusa per quello che ti ho detto, sono stato uno stronzo. Non volevo. Grazie comunque. Sono sorpresa da quell’ammissione di colpa che mai mi sarei aspettata da lui. In realtà, non sapevo proprio cosa aspettarmi da uno come lui, non lo conoscevo affatto. Gli rispondo con un semplice non ti preoccupare e inizio a studiare, ma la concentrazione mi manca. Non riesco a smettere di pensare a Diego, e a cosa stesse succedendo nella sua vita. Chiamo subito Camilla, mia sorella, che era nell’altra stanza e le racconto tutto. “perché non ti ho mai sentito parlare di questo?” “è stato bocciato due volte, non parla mai in classe, è uno abbastanza strano. Non è che abbiamo mai parlato molto” “ah perché tu mi vuoi dire che hai mai parlato con qualche tua compagna di classe se non per litigare? Tranne che con Elena, chiaro” “okay hai ragione, ma a paté oggi, con lui non ho mai nemmeno litigato. Non lo capisco e non è da me non capire le persone” Sono sempre stata molto empatica, con tutti, ma alla frase mia sorella scuote i suoi capelli biondi e si gira per prendere il mio telefono “ma ti ha scritto?” “ma sei scema? Ti ho detto di sì” “rilassati Nicole, ho solo chiesto” “si vede perché mamma e papa hanno investito solo sulla mia di istruzione” dico, ridendo. “vaffanculo Nicole” replica lei, fingendosi incazzata ma con la risata pronta sotto i baffi. Riprendo possesso del mio telefono e noto di avere dei messaggi: rima di tutto c’è Elena, a cui avevo ovviamente già scritto, e poi ci sono altri messaggi di Diego, che ovviamente non aspettavo. Senti, so che son stato una merda, ma hai voglia di uscire a bere un caffè? se ti va, io sono a parco delle cascine Fammi sapere Mando lo screen a egena e leggo i messaggi a Camilla. “vacci, cosa te ne frega” “ma come vacci?” “stai studiando? Hai di meglio da fare piuttosto che uscire?” “beh in realtà si, starei studiando.” “ma se è un’ora che sei qua a parlare con m” “ma tu non dovevi essere al lavoro adesso?” Camilla alza gli occhi al cielo e mi salita uscendo dalla stanza, per poi uscire anche di casa. Anche Elena mi ha etto che dovrei uscire, ma non ne sono per niente sicura. Per una volta, però, decido di fare qualcosa che non avrei fatto normalmente. Non sono mai stati impulsiva, ho sempre riflettuto troppo sulle mie azioni, e per una volta, una sola, ho deciso di fare qualcosa di diverso. Metto le scarpe e esco di casa.
   
 
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