Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: Kuroi Tenshi    31/08/2021    2 recensioni
Una versione alternativa della storia canon, che poi prende la sua strada secondo la mia idea di come il rapporto Zutara avrebbe avuto tutti i presupposti di evolvere, ma poi non è stato 🥺
Dal cap. 3:
“Non si tratta solo di questo, vero? Non è soltanto senso del dovere. Tu vuoi fare ammenda per gli errori che hai commesso e che ha commesso la tua famiglia. In ogni modo possibile.”
Il Principe della Nazione del Fuoco chinò il capo davanti alla Dominatrice dell’Acqua.
Lei gli si avvicinò, gli posò delicata una mano sulla guancia sinistra, accarezzando lievemente la cicatrice, e scelse le parole con cura: “E’ una cosa bella e ti fa onore, Zuko. Ma lascia che ti accompagni. Permettimi di supportarti in questa tua scelta.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5. CORAGGIO
 


Katara si trovava al palazzo della Nazione del Fuoco da diversi giorni, e aveva stabilito una sua routine quotidiana. Le riunioni si tenevano solo al mattino, quindi nel pomeriggio si allenava con Zuko e spesso anche con le Guerriere Kyoshi, e poi dopo cena si trovavano per un tè, dei giochi o una passeggiata. Una sera però il sovrano la fermò prima che entrasse nel salone dove si trovavano le ragazze:
“Oggi ho un impegno, ci vediamo domani.”
Katara rimase un po' delusa: "Ah, va bene... Devi sbrigare qualche faccenda urgente?”
“Una via di mezzo tra una visita di cortesia e un giro di ricognizione.” rispose. Poi, guardandola, notò la sua espressione incupita: “Vorresti accompagnarmi?” domandò.
“Posso venire?” chiese subito lei, rianimandosi all’idea di fare qualcosa di diverso in sua compagnia. Voleva bene a Ty Lee e alle altre Guerriere, ma era Zuko la persona con cui preferiva trascorrere il tempo.
“Se vuoi. Ma dobbiamo prendere i cavalli-struzzo. Il posto dove voglio arrivare è troppo lontano per andarci a piedi.” la informò con un sorriso enigmatico.
La ragazza corse nella sua stanza a prendere il mantello, e si trovarono poco dopo alle scuderie. Notò che lui aveva indossato abiti semplici, non portava la corona e i capelli castani erano tirati indietro da un semplice laccio. Durante il viaggio la ragazza si decise a parlargli di una questione che le premeva particolarmente affrontare:
“Sai… In questi anni mi è capitato di tornare al Polo Nord, e ho avuto modo di procurarmi un’altra fiala dell’Acqua dell’Oasi dello Spirito. Se me lo consenti, potrei tentare quello che non sono riuscita a fare nelle gallerie di cristallo di Ba Sing Se. Oltretutto adesso il mio Dominio è anche più forte di allora.”
Lui la guardò sorpreso, e riflettè qualche momento prima di rispondere: “Ti ringrazio di aver pensato a me, Katara. Ma non desidero più cancellare questa cicatrice. Una volta mi creava imbarazzo, perchè mi rendeva facilmente riconoscibile… Però adesso non ha più importanza." si voltò verso di lei, e leggendo lo stupore nei suoi occhi azzurri aggiunse: "Vedi, se mio padre non mi avesse procurato questo marchio esiliandomi, probabilmente sarei rimasto per sempre succube di lui e di mia sorella. Non avrei imparato tutto ciò che ho appreso nei viaggi con mio zio, non avrei mai conosciuto voi, non mi sarei reso conto di quante cose stessi sbagliando nella mia vita, non avrei mai ricevuto il dono del vero Dominio del Fuoco dai Draghi…" sembrava ripercorrere con la mente i fatti che avevano segnato maggiormente i suoi cambiamenti. "Lui voleva ferirmi, bandendomi, ma in realtà è stata la cosa migliore che abbia mai fatto per me. E questo segno mi ricorda ogni giorno come ero, e tutta la strada che ho percorso, quindi non è più qualcosa di cui vergognarmi.” concluse.
La ragazza non si aspettava un rifiuto, ma sorrise e annuì, presa alla sprovvista da quella confessione aperta e inusuale per lui, normalmente così introverso. L’accettazione di sé era qualcosa di tanto importante quanto difficile da raggiungere, ed era sinceramente lieta dei progressi che Zuko aveva fatto in tal senso.  Si chiese se si fosse finalmente liberato dai sensi di colpa, ma prima che potesse domandarglielo lui con un gesto le fece intendere che erano arrivati a destinazione.
Non se ne era accorta, chiacchierando del più e del meno, ma avevano attraversato la foresta, ed erano giunti alla cittadina di Hira’A. Giunti davanti ad una delle tante case a due piani con un bel giardino, smontarono dalle loro cavalcature e il corvino bussò alla porta. Questa venne spalancata quasi subito da una bambina, che appena vide Zuko si lanciò tra le sue braccia: “Fratello!” strillò Kiyi. Poco dopo, anche Ursa e Ikem si affacciarono all’ingesso: “Dai, tesoro, lascia passare i nostri ospiti.” La riprese dolcemente suo padre. Appena si furono accomodati, il Signore del Fuoco si mise ad aiutare sua madre a preparare il tè (veramente, finì col pensarci lui) mentre la Dominatrice giocava con la piccola.
“Sai, il mio fratellone viene spesso a trovarci, quando riesce a liberarsi dai suoi impegni… Ma è la prima volta che porta qualcuno!” le mormorò Kiyi, con fare cospirativo. Katara le sorrise condiscendente, non faticava a immaginare Mai rifiutarsi di andare in un umile villaggio di contadini.
A quanto poteva vedere, Zuko aveva instaurato un ottimo rapporto sia con la sorellina che col marito della madre, e ogni gesto tra lui e Ursa lasciava trasparire tutto l’amore e la cura che avevano l’uno per l’altra. Ma non la fecero mai sentire di troppo, e trascorse una serata molto piacevole, intrattenendosi un po’ con tutti, ma specialmente con la donna.
“Katara, tu sei una Dominatrice dell’Acqua, vero?” le disse ad un tratto.
“Sì, è così.” confermò.
“Sai, io sono la nipote dell’Avatar Roku, e sono cresciuta circondata da Dominatori del Fuoco… Ma mi ha sempre affascinata il Dominio dell’Acqua! Se non ti dispiace, potresti farci vedere qualcosa?”
Gli occhi della bambina scintillarono alla richiesta della madre, e Katara eseguì volentieri qualche dimostrazione con l’acqua della brocca. Formò piccoli fiori e animali, mentre Kiyi rideva e batteva le mani entusiasta. Dall’altro capo del tavolo, in un paio di occasioni, incrociò lo sguardo di Zuko, scambiando con lui un sorriso, e trovandosi ad arrossire appena sotto quegli occhi dorati. Non l’aveva mai visto tanto rilassato e a suo agio, tranne forse nel periodo in cui avevano viaggiato insieme con gli altri del gruppo. Dopo un po' lui uscì per insegnare qualche mossa del Dominio del Fuoco alla sorellina, Ikem si mise a riordinare la cucina, e lei rimase con Ursa.
"Come ti trovi al palazzo?" le chiese.
"Molto bene. Le riunioni a volte sono stancanti, ma nel pomeriggio abbiamo modo di stare più tranquilli." Le raccontò delle loro giornate, degli allenamenti, dei giochi che facevano, delle lunghe passeggiate. Più parlava più si rendeva conto di quanto il rapporto tra lei e Zuko si fosse fatto pian piano più stretto. Si interruppe realizzando che le sarebbe mancato, una volta tornata a casa.
La donna la guardava sorridendo silenziosamente, come se avesse compreso qualcosa di importante. Immaginò che dovesse farle piacere essere messa a parte di momenti della vita del figlio in cui lei non era presente. Quando fu ora di rientrare, salutò tutti affettuosamente, promettendo di ripassare a trovarli prima di ripartire per il Polo Sud.
 
Alla fine Aang era rimasto fedele a se stesso, sconfiggendo Ozai senza ucciderlo, e tutto si era risolto nel migliore dei modi. Per giorni aveva controllato regolarmente la ferita del Principe, per essere sicura che la guarigione procedesse a dovere. Era ancora debole, ma si stava rimettendo bene.
Si ricordava di come allo stesso modo aveva assistito l’Avatar dopo l’attacco di Azula, e non poté fare a meno di notare alcuni parallelismi tra i due: entrambi i colpi erano stati inferti dalla Dominatrice del Fuoco e poi curati da lei. Anche le posizioni avevano un che di simbolico. Aang era stato colpito alla schiena, e il suo conflitto interiore riguardava semplicemente la modalità in cui compiere il suo destino, senza che questo fosse messo in discussione. Zuko aveva ricevuto il colpo in pieno petto, e il suo conflitto interiore riguardava invece proprio la scelta del destino da intraprendere. E aveva scelto di difendere lei, rischiando la sua vita.
Quando Mai giunse al Palazzo dalla Roccia Bollente, ritenne opportuno prendere le distanze dai due, per evitare malintesi, e in compenso si riavvicinò ad Aang.  


Il giorno seguente, dopo pranzo, Katara si diresse in giardino per il consueto allenamento, ma il sovrano la invitò a seguirlo altrove, e attraversarono lunghi corridoi finché arrivarono in un’ala del castello poco frequentata. Si fermarono davanti ad una parete con un bassorilievo rappresentante un gigantesco stemma della Nazione del Fuoco. Le fece cenno di stare indietro, e scagliò una fiammata contro il muro, ripercorrendo il disegno, e si aprì un passaggio. Ebbero così accesso ad una stanza che pareva molto antica, con scaffali colmi di libri e oggetti provenienti da ogni parte del mondo, alcuni bauli, un ampio divano, un tavolo con una specchiera e un invidiabile set di profumi, gioielli e accessori di ogni genere. Era bellissima, anche se molto impolverata.
“Questa stanza era la preferita di mia madre. Quando ero piccolo passavo molto tempo qui con lei, mi leggeva ogni sorta di fiabe e avventure.” le raccontò Zuko, abbracciando con uno sguardo nostalgico la camera. La ragazza si guardava intorno estasiata. Conosceva solo alcuni dei testi presenti sui ripiani, molte storie probabilmente non erano mai pervenute al Polo Sud, dove quelle che si narravano venivano tramandate perlopiù oralmente.
“Posso vedere i libri?” chiese, esitante.
“Certo, non ti ho portata qui per farti stare lì a guardare, ho notato le tue tappe in biblioteca.”
Katara arrossì imbarazzata, e si girò per ispezionare i titoli, scegliendone qualcuno che la ispirava particolarmente da portare in camera sua per leggerlo quella sera. Lui invece andò alla scrivania, rovistò in qualche cassetto, poi trovò quel che stava cercando: “Vieni qui un attimo.”
Quando si avvicinò allo specchio, lui le fece spazio davanti alla superficie riflettente, e le accostò alla testa qualcosa di blu, che realizzò essere un fermaglio d’argento con incastonati quelli che parevano zaffiri.
“Cosa…?”
“Te lo regalo.”
“Ma ha l’aria molto preziosa…”
“Lo è, si dice che sia talmente antico da essere stato forgiato nella fiamma di un drago. Per la vita che conduce ora mia madre non lo indosserebbe comunque, ma è un peccato lasciarlo a prendere polvere in una stanza dimenticata. Inoltre trovo che s’intoni al colore dei tuoi occhi.” la fissò in quelle pozze di mare e le sorrise incoraggiante. “Davvero, puoi tenerlo. Ieri sera l’ho anche chiesto a mia madre. Lei ha detto che puoi prendere tutto quello che desideri, naturalmente, ma questo in particolare mi ricordo che anche se le piaceva molto lo indossava di rado, perché aveva poco a che vedere coi colori della Nazione del Fuoco.”  fece un gesto vago con la mano libera, “Ma coi tuoi si abbina alla perfezione.”
“Hai chiesto a tua madre se potevi regalarmi un suo gioiello?” fece eco Katara con un filo di voce, per essere sicura di aver capito bene.
“Sì. E poi avevo bisogno di sapere dove si trovasse esattamente questo posto, ero piccolo l’ultima volta che ci sono venuto, e da quando lei se n’è andata non ci ero più tornato.” spiegò con una scrollata di spalle.
La ragazza era allibita. Osservò il fermaglio accostato ai suoi capelli castani, raccolti in una coda alta perché pensava di trascorrere il pomeriggio ad allenarsi.
“Permetti…?” chiese rispettosamente il corvino. Lei annuì titubante, e lui senza scioglierle l’acconciatura le fissò il fermaglio in cima. Poi fece un passo indietro per poterla guardare meglio nel riflesso, e annuì soddisfatto. “Come ti sembra?”
“E’… Bellissimo. Però, Zuko, un oggetto così di valore, non so se è il caso…”
“Avanti. Io vorrei che lo avessi perché ti sta bene e mia madre è d’accordo. Che c’è di male?”
“Nulla, suppongo…” si arrese sospirando, e rimirando ancora una volta il proprio riflesso. “Grazie. Mi piace davvero tanto.” Disse piano. Lui si limitò ad annuire e le sorrise di rimando dal vetro.
Quando uscirono dalla camera e si diressero in giardino per l’allenamento, videro che nel frattempo era scoppiato un temporale. Lei mosse qualche passo sotto la pioggia e fece una giravolta, chiudendo gli occhi e inspirando a pieni polmoni l’umidità intrisa del profumo dei gelsomini.
Il ragazzo la guardò da sotto il portico con finto disappunto: “Ma non ti dà fastidio?”
Katara però rise, si girò verso di lui e ribattè: “Zuko, sono una Dominatrice dell’Acqua!”
“Sì, e io un Dominatore del Fuoco, ma questo non significa che mi piacerebbe prendere fuoco.” replicò lui con logica.
Lei gli rivolse una piccola linguaccia scherzosa, a cui lui rispose scuotendo la testa, ma tornò verso di lui, asciugandosi poi in un attimo. Alla fine quel pomeriggio optarono per una tranquilla partita a carte in uno dei saloni insieme ad Iroh e alle Guerriere Kyoshi, davanti a un buon tè e un vassoio di biscotti.

L’indomani mattina Katara fu svegliata dal trambusto fuori dalla sua porta. Si vestì in fretta e uscì di corsa, per scontrarsi con Ty Lee: “Che sta succedendo?” indagò.
“Oh, meno male, sei sveglia!” esclamò la Guerriera, concitata. “Stavo giusto venendo a cercarti… Stanotte un fiume a valle è straripato per colpa dell’acquazzone, c’è un villaggio in difficoltà, e siccome sta ancora diluviando i Dominatori del Fuoco possono fare un gran poco... Per cui ci chiedevamo se…”
“Dimmi solo dove devo andare!” la interruppe la ragazza.
Mentre scendevano alle scuderie si fece indicare precisamente l’ubicazione dell’insediamento da raggiungere, montò su un cavallo-struzzo e partì al galoppo.
Arrivata sul posto non si sorprese di trovarvi il Signore del Fuoco in persona, bagnato come un pulcino, intento a coordinare le manovre per cercare di arginare i danni. Appena la vide le rivolse un’occhiata colma di sollievo e speranza: “Grazie di essere venuta! Pensavamo di cavarcela, ma la corrente è troppo forte, e la pioggia non accenna a diminuire…”
“Incosciente! Da quanto tempo sei qui? Avreste dovuto chiamarmi subito!” gli urlò in faccia lei, per sovrastare lo scrosciare, ma si calmò a notare il suo sguardo supplichevole, che sembrava volerle dire ‘non ora’. Non indossava alcun ornamento sul capo, e i capelli fradici gli scendevano fino alle spalle aderendo alla fronte, alla mascella e al collo. Gli occhi dorati erano accesi dalla fatica, ma segnati da ombre scure: doveva essere lì già da un pezzo, nonostante fosse mattina presto. “Non importa, quello che conta è che ora sia qui. Vediamo innanzitutto di far tornare il fiume al suo posto!”
Sola contro la tempesta, cominciò ad eseguire i movimenti del suo Dominio, per allontanare l’acqua dalle case e dalle strade. “Ci sono feriti? Manca qualcuno?” chiese, per avere un quadro della situazione.
“No, gli abitanti ci sono tutti, ma sono terrorizzati, stiamo cercando di organizzare un’evacuazione, ma non è semplice.” rispose subito l’amico.
“Ho capito! Io penso alla corrente, voi occupatevi di loro!” stabilì la ragazza.
Il fiume tuttavia era impetuoso, non era semplice neanche per lei Maestra tenerlo a bada. Per riuscire a dare alla popolazione il tempo necessario a mettersi in salvo, decise di tentare una tecnica che aveva visto solo nei libri. Lì era stata usata con della neve, per arrestare una valanga, ma poteva funzionare anche in quel frangente. Avanzò a fatica nell’acqua fino al bacino, con gambe e piedi paralleli, e alzò lateralmente le braccia portandole all’altezza della vita, con le mani aperte e i palmi rivolti alla corrente, quindi cominciò a lasciar fluire l’energia. Lentamente ma inesorabilmente, il fiume cominciò a prendere il corpo della Dominatrice come riferimento per il suo corso, era come se avesse materializzato una diga invisibile, il cui unico baluardo era proprio lei.
Zuko si fermò un attimo per guardarla meravigliato: era incredibile quanto quella donna fiera e forte fosse diversa dalla ragazzina spaventata e inesperta che aveva conosciuto la prima volta che si era recato al Polo Sud, eppure così simile, avendo mantenuto la stessa allegria e generosità che la contraddistinguevano anche allora. Animato dal suo gesto che concesse loro di muoversi più agevolmente, si impegnò ancora di più per far evacuare gli abitanti: l’acqua del fiume era gelida, Katara non poteva resistere a lungo.
Il tempo passava lento, ma lei manteneva la posizione, immobile come una statua, gli occhi chiusi per isolarsi dalla confusione che la circondava e rimanere concentrata, i lunghi capelli attaccati al corpo e agli abiti. Sembrava un cadavere, salvo per il flusso di energia che emanava. Improvvisamente, sentì due forti braccia cingerle piano la vita. Pronta a respingere chiunque fosse, ruotò appena col solo busto, per non far cedere la barriera, ma si fermò quando si trovò vicinissima al viso del corvino. Lo scrutò interrogativa.
“Rischi di andare in ipotermia se vai avanti così. Le Guerriere e i miei uomini possono gestire la gente del villaggio. Ma se cedi tu siamo tutti perduti. Almeno in questo modo non rischi di sentirti male.” spiegò sbrigativo, stringendola appena a sé.
Effettivamente stava tremando, e il corpo naturalmente caldo del ragazzo premuto contro il suo le infondeva un tepore che contrastava piacevolmente con il freddo dell’acqua che le scorreva addosso. Rinfrancata da quel contatto, si appoggiò con la schiena al torace di lui, posando la testa nell'incavo tra il collo e la spalla, e rilasciando il suo potere con maggior vigore.
Piano piano, finalmente l’intensità del temporale iniziò a diminuire, e il livello dell’acqua a scendere. La popolazione era ormai al sicuro, e Katara, chiamando a raccolta le ultime forze rimastele, eseguì un ultimo ampio movimento che scaraventò tutta l’acqua in eccesso su quell’argine dall’altra parte del fiume, dove si trovavano solo pascoli. Soddisfatta, si girò verso Zuko, con l’accenno di un sorriso sul volto, e l'ultima cosa che vide prima di svenirgli tra le braccia fu la sua espressione preoccupata.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Kuroi Tenshi