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Autore: Parole nuove    31/08/2021    0 recensioni
Umberto Spagnuolo, commissario di polizia a Palermo, vittima di un attentato fallito, chiede il trasferimento. Diventerà il commissario di Capri. Nuovi casi, nuovi colleghi, nuove amicizie. Nel primo caso, vittima un professore quarantenne con il vizio del gioco. Gli indizi parlano chiaro, ma il commissario varcherà nuove piste e riuscirà ad assicurare alla giustizia l'assassino del professore.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3
 
QUESTIONE DI FEELING
 
 
 
        Il suono stridente dei freni mi svegliò. Raccolsi il libro caduto a terra e mi alzai. Nove ore di viaggio mi avevano sfiancato, avevo proprio bisogno di sgranchire un po’ le gambe. La prima cosa che feci arrivato a Napoli fu quella di prendere un caffè. In qualche modo il semplice gesto di portare una tazzina sulle labbra mi faceva sentire a casa. In quel bar mi sentivo osservato, anche se molto probabilmente era solo suggestione. Così pagai il mio caffè ed uscii in fretta. Il traghetto per Capri mi aspettava.
         Si iniziavano ad intravedere le casupole colorate tipiche delle cartoline ricordo di Capri, quando squillò il cellulare. Con aria rassegnata lo sfilai dalla tasca dei jeans sicuro di dovermi sorbire l’ennesima chiamata di mia madre. Sul display però, con mia sorpresa, compariva un numero non presente nella mia rubrica. Risposi deciso.
- «Si..?»
Ci fu un attimo di silenzio e poi finalmente l’interlocutore si decise a parlare.
- «Eh… Dottor Spagnolo?»
- «Spagnuolo prego. Con chi ho il piacere di parlare?»
Altro momento di titubanza.
- «Mi… mi scusi dottore. Qui il commissariato di Capri che parla. Sono l’agente Marino. Mi hanno chiesto di chiamarla perché c’è stato un omicidio.»
- «Marino io sto per arrivare al porto, non c’è nessuno che può andare?»
- «Il dottor Coppola è impegnato per un furto in una villa, l’ispettore De Luca è in malattia, ci sarebbe l’ispettore Cirillo ma il dottor Coppola mi ha severamente vietato di affidare a lui questo compito, quindi… dottor Spagnuolo se non le dispiace appena può raggiunga il luogo dell’omicidio.»
Iniziamo bene! Non ero ancora arrivato e mi toccava già correre per un omicidio! Avrei dovuto lasciare le valigie in pensione e andare subito… Andare dove? L’agente Marino non mi aveva detto dove era stato rinvenuto il cadavere! Presi il cellulare e cercai il numero nel registro chiamate. Dopo dieci squilli finalmente Marino rispose.
- «Commissariato di Capri»
- «Marino senti, dove si trova il cadavere?»
- «Si identifichi gentilmente».
Si era già dimenticato di me? Insistetti.
- «Marino, sono il commissario Spagnuolo!»
- «Commissario Spagnuolo, lei non sta parlando con l’agente Marino. Io sono l’ispettore Cirillo, ma prego, chiedeva?»
Che figuraccia, chissà come sarebbe terminata questa giornata!
- «Mi perdoni ispettore, pensavo rispondesse l’agente Marino. Potrei sapere dove è stato rinvenuto il cadavere? Marino non mi ha dato indicazioni in merito.»
- «Deve recarsi in via Castello, sa dove si trova?»
- «Non si preoccupi ho il navigatore»
         Arrivato alla pensione lasciai le valigie in camera e mi fiondai subito in macchina per raggiungere il luogo dell’omicidio. Inserii l’indirizzo nel navigatore che m’informò tempestivamente che sarei arrivato a destinazione entro dieci minuti. C’era ancora più caldo a Capri, per fortuna la destinazione non era molto distante, odio l’aria condizionata ed in macchina, senza, ci si scioglie. Svoltai a destra e notai un gruppetto di persone, quindi posteggiai la macchina e mi avviai verso di loro.
- «Buongiorno a tutti, sono il commissario Spagnuolo. Il nuovo commissario di Capri.»
Si girarono tutti a guardarmi, tranne una donna intenta ad esplorare il cadavere.
- «Sappiamo chi è la vittima?» chiesi.
- «Commissario, sono l’agente Russo. La vittima è il signor Carlo Zambenedetti di anni quarantuno. Abita, anzi abitava, proprio qui di fronte. Lo abbiamo identificato grazie ai documenti che aveva nel portafogli.»
- «Va bene, grazie agente.»
Mi avvicinai al cadavere e alla donna che senza ombra di dubbio doveva essere il medico legale.
- «Dottoressa, è riuscita a stabilire la causa e l’ora della morte?»
- «Ferita d’arma da fuoco, morto da almeno dieci ore, ovviamente sarò più precisa dopo l’autopsia.».
Sembrava non andarmene bene una oggi. Il medico legale mi aveva risposto senza nemmeno girarsi verso il suo interlocutore. Iniziai a guardarmi intorno. L’appartamento della vittima si trovava al secondo piano di uno stabile di nuova costruzione. Feci cenno all’agente Russo di seguirmi. La scientifica aveva ancora molto da fare, avevamo tutto il tempo per interrogare i vicini della vittima. Lo stabile era composto da sei appartamenti in totale, due per piano. A sentire tutti gli inquilini avremmo impiegato almeno due ore.
         Suonai il campanello del notaio Nascimbeni, a pianterreno.
- «Chi è?»
- «Polizia, sono il commissario Spagnuolo, dovremmo parlare col notaio».
- «Ci sarà da aspettare, il notaio è impegnato con la stipula di un atto. Accomodatevi in sala d’aspetto».
Il portone si aprì e fummo investiti da un profumo di fresco e pulito. Il pavimento dell’androne dello stabile era in marmo pregiato, lucidissimo. Di fronte al portone di ingresso, c’era un ascensore panoramico, a destra c’era l’appartamento della famiglia Liguori ed a sinistra lo studio del notaio Nascimbeni. Venne ad aprirci una signora ben vestita, truccata di tutto punto, ai piedi tacchi vertiginosi. Russo restò fermo sull’uscio a guardarla impedendomi il passaggio.
- «Prego, accomodatevi in sala d’attesa. Da questa parte». Ci fece strada, lasciando una scia di profumo da far girare la testa.
- «Vede signorina, come saprà il signor Carlo Zambenedetti è stato assassinato, avremmo urgente bisogno di parlare col notaio, nell’attesa che si liberi, posso intanto rivolgerle qualche domanda?».
La segretaria, nonostante le spennellate imponenti di blush, sembrò sbiancare.
- «Car… il professore?»
Era un professore? E cosa aspettava l’agente Russo a dirglielo?
- «Si signorina, Carlo il professore. Non lo sapeva?»
- «Quando sono arrivata stamattina non mi hanno detto chi era quell’uomo, non l’ho visto in viso».
Stava tremando ed aveva gli occhi lucidi.
- «Come si chiama signorina?»
- «Mi chiamo Agata Lo Porto».
- «Signorina Agata, quando ha visto l’ultima volta il signor Zambenedetti o Carlo come preferisce chiamarlo lei?»
Di colpo il blush tornò prepotentemente.
- «Io.. io… non ricordo. Oggi è lunedì… credo di averlo visto venerdì. Lo vedevo quasi tutti i giorni alle 13.30 quando lui tornava da scuola. Un saluto sull’androne e nulla più. Non so some posso aiutarvi».
Il suono di una campanella ci interruppe.
- «Scusate, il notaio ha bisogno di me. Arrivo subito».
Quella ragazza, nascondeva qualcosa. Stava per chiamare per nome la vittima e di colpo si è bloccata, come se la cosa potesse destare sospetto. Agata tornò in meno di un minuto.
- «Il notaio è pronto a ricevervi, seguitemi».
Russo che fino a quel momento non aveva proferito parola, rispose con un “grazie signorina”.
Lo studio del notaio era quasi accecante. Un finestrone che dava sul giardino lasciava entrare molta luce. Ogni cosa all’interno dello studio era bianco.  Marmo bianco, mobilio bianco, led bianco, computer bianco. L’unica nota di colore era data da fiori freschi dentro un vaso bianco. Il notaio Nascimbeni ci accolse con un sorriso dalla dentatura perfetta e naturalmente bianchissima.
- «Piacere, Saverio Nascimbeni» disse stringendoci la mano curatissima.
- «In cosa posso esservi utile?»
- «Dottor Nascimbeni, siamo qui per farle alcune domande sul professor Zambenedetti. Come saprà è stato ucciso proprio qui davanti. Quando l’ha visto l’ultima volta?»
- «In realtà l’ho appena saputo dalla mia segretaria. Io abito al primo piano, dunque la mattina mi basta aprire la porta e scendere le scale per raggiungere il mio ufficio»
- «E non ha sentito nulla? L’arrivo della polizia? La confusione in strada, nulla?»
- «Commissario, io stamattina sono andato allo studio alle sette. Oggi dovevo redigere un’importante atto di vendita e dovevo stampare ancora dei documenti. Come potrete notare, dal mio ufficio non si sente nulla. Quando è arrivata la segreteria mi ha detto che fuori dall’edificio c’era la polizia, un cadavere… ed il minuto dopo sono arrivati i clienti.»
- «Conosceva il professore Zambenedetti?»
- «Ê stato un mio cliente oltre che inquilino del mio appartamento al secondo piano. Posso solo riferirvi di alcune voci che correvano sul suo conto…»
Il notaio Nascimbeni era un uomo sulla quarantina. Alto, ciuffo cotonato, barba curata, orologio lussuoso, abito doppiopetto gessato. Praticamente il mio opposto.
- «L’ascolto» dissi.
- «Badi bene, sono solo delle voci di quartiere. Io non ho nessuna prova di quello che le sto per dire. Insomma, si dice che il professor Zambenedetti giocasse d’azzardo e che non disdegnasse la compagnia delle donne anche se era sposato».
Il notaio passò le dita della mano tra i capelli e si abbandonò alla poltrona.
- «Sono affermazioni importanti notaio. Sa dirmi qualcosa in più a riguardo?»
- «Le ho già detto che non so altro. Posso dirle che non ho mai avuto problemi nella riscossione dell’affitto. Sempre preciso e puntuale.»
- «Va bene, va bene. Si tenga comunque a disposizione».
Il notaio ci accompagnò all’ingresso del suo studio dove trovammo Agata pronta ad accompagnarci all’uscita.
- «Grazie signorina, arrivederci».
         Un lampo, fulmineo. Sguizzò un’ombra dalla scala.
- «Russo! Dall’altra parte!».
L’ombra si materializzò. Un ragazzo, agile, molto giovane, stava scappando per le scale.
- «Polizia! Fermati!»
Ma il ragazzo non accennava minimamente a fermarsi.
Stremato dall’inseguimento, raggiunto l’ultimo piano del palazzo, il ragazzo suonò disperatamente il campanello dell’appartamento della famiglia Lo Cicero. Lo acciuffai finalmente per il braccio. Era un ragazzino e piangeva.
- «Adesso mi spieghi in commissariato perché scappavi e perché piangi».
  
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