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Autore: Ivy001    06/09/2021    2 recensioni
Se la quarta serie non fosse finita con la morte di Nairobi? Se Gandia fosse stato freddato alle spalle o anche solo attecchito con un colpo alla gamba, prima di compiere quell'atto atroce? Come sarebbe proceduto il colpo se Lisbona fosse stata liberata e ricondotta dal Professore, anziché entrare nella Banca dai suoi compagni?
Tanti SE ... e mi piace immaginare che le cose siano andate davvero come nella mia fantasia.
Quindi partirò proprio da lì, da quando il fanatico Capo della sicurezza della Banca di Spagna, è prossimo a far fuori Nairobi.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bogotà siede accanto alla Jimenez, ancora addormentata in seguito all’ennesima, e fortunatamente ultima, operazione di salvezza, e ascolta quel respiro, come fosse la sua canzone preferita, mentre il suo cuore batte all’impazzata… quel tipico batticuore di chi scopre l’amore per la prima volta.

Con delicatezza, le accarezza il viso, cibando i suoi occhi della bellezza di una donna dalla tempra invidiabile, il cui corpo porta ferite di una guerra vera e propria, e che, nonostante ciò, è lì, sana e salva.

“Amore mio, mi sei mancata da morire!” – le sussurra all’orecchio, emozionato.

Niente e nessuno potrà più separarlo dalla sua fonte vitale, dalla sua Nairobi.

E così, con lo sguardo fisso sulla falsaria, diventata la Boss non solo dei suoi uomini ma anche del suo cuore, Bogotà adagia il capo sul bordo del letto e si lascia andare ad un pianto liberatorio.

Finalmente può sfogare le ansie, le tensioni varie, e quei mille timori di un non ritorno. Finalmente può far scivolare quante lacrime possibili, perché sa che l’altra metà del suo cuore è al suo fianco… ed è viva!

“Non appena tutta questa storia sarà finita, ti porterò via con me e la prima cosa che farò sarà sposarti. Voglio che tu diventi mia moglie, voglio iniziare una nuova vita, sapendoti ogni mattino nel mio letto, stretta tra le mie braccia. Voglio ridere delle tue battute, voglio vederti ballare come solo tu sai fare, voglio regalarti notti magiche, unirmi a te, prepararti la colazione, magari cantandoti canzoni d’amore...” – Bogotà mostra un lato di sé sconosciuto, che non sapeva di possedere, pronunciando parole pensate e mai dette, estremamente romantiche, di quelle sempre sognate da Nairobi – “… voglio essere il compagno perfetto, l’amico perfetto, l’amante perfetto… ed esaudire ogni tuo desiderio”

Impossibile non resistere di fronte a tanta tenerezza. Così, mentre il saldatore continua a immaginare il futuro con Agata, fissandole la mano martoriata dalle torture di Gandia, è proprio la Jimenez, con un filo di voce, a manifestare la gratitudine per un amore smisurato nei suoi confronti. E nel farlo, abbandona il lato da guerriera, manifestando solo quel desiderio di essere finalmente avvolta da braccia possenti, pronte a difenderla da qualsiasi avversità.

Per anni ha dovuto difendere se stessa dal dolore e dai pericoli… ora basta! È il momento di sentirsi protetta, protetta fino in fondo.

“Come ho potuto non innamorarmi di te, sin da subito”

La sua voce fa sobbalzare Bogotà, accortosi del risveglio della falsaria.

Solleva lo sguardo, spostandolo su quello di Nairobi.

La gitana gli sorride con gli occhi, mentre la sua mano intreccia quella dell’uomo.

“Perché mi sono nascosto dietro l’immagine che si era creata di me, o meglio, che io ho creato di me stesso” – confessa, avvicinandosi sempre di più al viso della Jimenez.

Perso negli occhi di lei, così come nei momenti dentro la banca, quando la curò dopo la prima operazione, le sfiora le labbra, voglioso di assaporarle.

E lei risponde - “Cosa aspetti a baciarmi?” – mordicchiandosi il labbro inferiore.

Bogotà, arrossendo, non esita. Con la delicatezza che lo contraddistingue, adagia la sua bocca sul collo della falsaria, che sente il corpo gemere, e stavolta non per il dolore.

Dal collo, Bogotà sale su accarezzando, con la punta del naso, i lineamenti del viso di Nairobi.

La Jimenez avverte un forte calore dal basso ventre, felice di poter finalmente tornare a vivere di piaceri che per anni non ha vissuto.

Anche il saldatore è visibilmente accaldato, perciò decide di placare i bollenti spiriti prima che questi riuscissero a dominarlo. Teneramente dà un bacio a stampo alla sua donna per poi ritrarsi.

“Tutto qua?” – domanda lei, quasi scontenta del risultato – “Tutti questi preamboli per un rapido bacetto?”

“Ehm, non so se riesco a trattenermi” – si imbarazza l’omone grande e grosso.

Quella risposta fa ridere Agata che, ormai certa di aver trovato l’uomo della sua vita, commenta – “Sei la persona che stavo cercando. Sai rispettarmi e amarmi con premura, ed è ciò che un vero uomo fa per la sua compagna!”

“E tu sei la donna che mi ha fatto conoscere l’amore con la a maiuscola. Io vivevo di relazioni brevi e puramente sessuali. Ho avuto sette figli. Nessuna di quelle sette ragazze, ha saputo rapirmi come mi hai rapito tu”

“E’ il bello di essere rapinatori, tesoro mio!” – ridacchia Nairobi. Lentamente si solleva dal letto e per la prima volta, dopo tanto tempo, di fronte ad una mano pronta a sostenerla, si aggrappa e si fa forza per mettersi in piedi.

Sorretta da Bogotà, con le braccia attorno al collo di lui, gli sorride.

“Mi fa impazzire quando sorridi, sai?” – confessa l’uomo, lasciando da parte ogni forma di imbarazzo.

La Jimenez si accuccia al suo petto, ascoltando il battito di un cuore all’unisono con il suo.

Soli e uniti, sostenuti uno dalla presenza dell’altra, si isolano da ciò che accade nella realtà.

“Appena tutto questo sarà finito…” – dice il saldatore, pronto a riferire i suoi sogni futuri – “… vorrei che tu..”

“Diventassi tua moglie?” – termina lei, spiazzandolo - “Non stupirti, prima credevi che io dormissi. Ero sveglia, avevo solo gli occhi chiusi, amore mio. Ho resistito il più possibile dal non parlarti appena ho riconosciuto la tua voce. Però sentire le tue parole, mi ha talmente emozionata che sono state la medicina e la cura che attendevo con ansia. Quindi, sì…sì e mille volte sì” – allegra e radiosa, nonostante il malessere fisico, Nairobi si apre ad un nuovo brillante inizio.

Bogotà, senza parole, si limita a ricevere la risposta attesa e, crollando per la forte emozione, si inginocchia di fronte alla gitana.

Asciuga le lacrime con il lembo della tuta rossa ed è proprio dal taschino della famosa divisa de “La resistenza”, tira fuori un anello d’oro puro.

Non serve dire nulla. Agata, commossa, indossa il simbolo della loro prossima e definitiva unione.

“E’ bellissimo!” – dice, guardando l’opera d’arte del compagno.

“L’ho realizzato sapendoti fuori dalla Banca, pensandoti ogni minuto, immaginandoti e ricordandoti mentre davi ordini ai saldatori, mentre gli invogliavi a non avere paura, mentre li spronavi con una grinta tale da fare invidia ai maggiori leader mondiali!”

La gitana, lusingata, siede sul ginocchio di Bogotà e si avvinghia al suo collo.

“Non ti sembra di esagerare?”

“Mai!” – risponde, sincero.

“E allora sono io adesso a raccontarti una cosa. Quando ho dormito, dopo la prima operazione, dentro la Banca di Spagna, ho fatto un sogno strano. Indovina chi c’era in quel sogno?”

“Chi?” – chiede, curioso, l’uomo, spostandole un ciuffo di capelli dal viso – “Axel?”

“C’eri tu!” – confessa, sconvolgendo Bogotà.

“Io?” – ripete lui – “Devo essere diventato una presenza insopportabile, se mi hai addirittura sognato durante un incubo!” – banalizza Bogotà, non trovando spiegazione razionale al bizzarro sogno.

“Amore mio, non ho mai detto che si trattava di un incubo. Direi che non lo era affatto”

“Ah no?”

“No, ricordo poco se non il tuo viso. Però è stato solo allora che ho cominciato a vederti diversamente. Mi sono accorta che, subito dopo lo sparo, tu mi sei stato accanto in ogni momento. Ho sentito la tua premura e il tuo affetto Per me quella era la prova del tuo essere diverso da come credevo. Sei un grande uomo, Bogotà!”

“Tu avresti fatto lo stesso, ne ho la certezza assoluta!”

Dopo uno sguardo complice e innamorato, la Jimenez nota un dettaglio e lo fa presente – “Ehi, aspetta…io non so neppure il tuo nome vero. Tu conosci il mio, conosci quello di mio figlio. Ed io ho ascoltato i sette dei tuoi figli sparsi nel mondo. Però di te resta il mistero. Mi piacerebbe conoscere l’identità dell’uomo di cui mi sono innamorata!”

Sentendo quella richiesta, è il saldatore stesso a fare una piccola precisazione – “Ti sei innamorata di Bogotà. Non di un nome di persona”

Una riflessione intelligente che spiazza la gitana.

“Hai ragione, dopotutto lo stesso vale per me. Dimentica Agata Jimenez. Io sono Nairobi e rimarrò per sempre Nairobi”
“La mia Nairobi” – aggiunge il saldatore, avvicinandosi alle sue labbra per la seconda volta.

Stavolta niente dolcezza.

Stavolta, ricaricate le pile, è la falsaria a dominare le circostanze.

Invita il compagno a prendere posto sul letto e, si siede a cavalcioni su di lui.

“Sicura di volerlo fare? Sei ancora deboluccia”

“Tesoro…basta parlare! Tienimi stretta tra le tue braccia e baciami. Non chiedo altro”

“Niente sesso fino a quando la situazione non finirà con l’happy ending” – propone Bogotà, seppure a malincuore.

“Ok, ok, e pensare che credevo di essere io quella che avrebbe messo i puntini sulle i” – ridacchia la zingara.

Così, tenendo fuori da quella stanza il resto del mondo, si dedicano dei minuti di intense coccole, accarezzandosi, scoprendosi, senza consumare nulla, confermando ugualmente dei sentimenti fortissimi e divenuti con il tempo una roccia inscalfibile.

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“La situazione è la seguente! Dobbiamo agire quanto prima” – afferma Palermo, comunicando ai serbi quanto di grave sta accadendo.

“Che fine ha fatto Bogotà?” – chiede Denver, accortosi da un po' dell’assenza del compagno di squadra.

“Lasciamolo in pace per un po'. Ha bisogno di vedere Nairobi” – interviene Tokyo.

“Già, credo che l’unico risvolto positivo di questa rapina, oltre al salvataggio di Rio, sia stata la nascita di un amore” – commenta la romantica Stoccolma.

“Un grande amore!” – aggiunge Helsinki, con occhi lucidi, felice per l’amica – “Quei due sono innamoratissimi. Meglio no intromettersi”

Dopo il momento di tenerezza, i Dalì tornano alla missione.

Vanno salvati Lisbona e il Professore quanto prima!

E mentre in quella sala si pensa a come intervenire, nella stanza da letto la coppia pensa ad un piano diverso, un piano di vita dai colori luminosi, un piano che sa di futuro.

   
 
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