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Autore: laguindiz    06/09/2021    0 recensioni
Siamo sempre stati convinti che al mondo esistessero solo tre tipologie di lupi mannari: alfa, beta e omega. Ma non è così. Esiste un quarto tipo, molto più raro, più forte e più pericoloso degli altri. Il theta. È un mutaforma umano, un ibrido talmente raro da risultare quasi mitologico. Ma esiste. E tra di noi c'è proprio uno di loro.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Do un rapido sguardo alla casa che mi ha vista crescere, ora pericolante e con più assi svergolate e tegole rotte che altro; però racchiude così tanti ricordi che saperla pronta al cedimento un po' mi rattrista, nonostante alcuni di essi non siano dei migliori. Mi giro di spalle, senza voltarmi indietro, camminando lungo il vialetto di quello che, da oggi in poi, sarà solo un ricordo, un capitolo chiuso della mia vita. Raggiungo il taxi giallo parcheggiato di fronte a me, apro la portiera posteriore e mi blocco. Rimango lì impalata con la mano sulla portiera ed un piede già posizionato sul tappetino nero dietro al sedile del passeggero. Torno indietro, corro verso quel ricordo per l'ultima volta prima di abbandonarlo definitivamente. Apro la porta con talmente tanta foga che per poco non si scardina, salgo le scale stando attenta ai rialzi e saltando quelli già rotti per poi bloccarmi di nuovo di fronte alla porta di quella che è stata camera mia. Un sorriso malinconico si disegna improvvisamente sul mio volto quando con la mano destra afferro la maniglia della porta. Chiudo gli occhi ed entro, immaginandola esattamente com'era quando ero bambina. Raggiungo il letto, afferro le cuffie che vi avevo lasciato sopra per poi uscire nuovamente. Chiudo la porta e finalmente riapro gli occhi: non avrei potuto sopportare di vederla di nuovo ridotta come lo è ormai da qualche settimana. In quel momento una lacrima riga il mio volto, riportando alla luce dei flashback di quei ricordi che mi ero ripromessa di reprimere e cancellare. Scappo via da quel posto. Torno davanti al taxi con la portiera aperta ancora da prima, ma stavolta non esito più ad entrare. 《Questa è la via》dico al taxista porgendogli un foglietto stropicciato con scritto l'indirizzo della mia destinazione. Lui, di rimando, mi porge una busta. Corrugo la fronte e alzo un sopracciglio, confusa, ma senza fare domande. Con il tempo ho imparato che certe cose è meglio non saperle. Meglio lasciarle al caso. Apro la busta, rovesciando il suo contenuto sul sedile accanto a me: all'interno ci sono un cellulare, una carta di credito e una lettera scritta su un foglio strappato. Lascio perdere i primi due e prendo in mano il foglio, rigirandolo tra le mani, e subito mi balza all'occhio la bellissima calligrafia di mia madre. Singhiozzo. Lo apro e inizio a leggere le righe scritte ad inchiostro verde, tipico di mia madre. Cara figlia, Ti devo così tante spiegazioni... ma se stai leggendo questa lettera vuol dire che non ho più la possibilità di farlo. Ti cercheranno Laura. Lo faranno, credimi, e probabilmente il motivo non sarà quello che mi è successo. Sappi che tu sei più forte di ciò che credi. Ti ho cresciuta e addestrata per sopportare tutto questo. E ricorda: non dimenticare e non farti sconfiggere da niente e nessuno. Sono sicura che con tuo cugino a Beacon Hills sarai al sicuro. Avrei voluto darti una vita migliore. Ti voglio bene. Mamma Accartoccio il foglio e lo butto contro il finestrino chiuso del taxi insieme al contenuto restante della busta, ma non prima di essere scoppiata in lacrime. Mi copro il viso con le mani, trattenendo i singhiozzi e ripetendomi che d'ora in poi sarà diverso, che da adesso in avanti andrà tutto per il verso giusto. Prendo il cellulare tra le mani, apro il lettore musicale e non mi stupisco di vedere tutte le mie canzoni preferite al suo interno. Lei lo sapeva da tempo. Non ho idea di come possa anche solo abbozzare un sorriso, ma lo faccio nonostante tutto. Infilo le mie vecchie cuffie rosse nelle orecchie e schiaccio il tasto della riproduzione casuale. In my Blood mi fa subito pensare alla condizione in cui mi trovo: è come se stessi gridando aiuto ma senza aprire bocca; è come se cercassi aiuto, ma senza volerlo realmente. Perché sono fatta così, testarda e indipendente, un lupo solitario. Appoggio la testa contro il finestrino, senza mai guardare fuori. Almeno fino a quando la scritta sbarrata di Bushwick non compare all'orizzonte. *** Quando riapro gli occhi una luce diversa mi colpisce il viso, come se avessi dormito per un centinaio di anni ed ora mi trovassi in una nuova epoca. Mi sento così strana e diversa che, quando mi stacco appena dallo sportello del taxi per stiracchiarmi, mi viene un capogiro che mi costringe a chiudere forte gli occhi e a massaggiarmi le tempie. 《Siamo arrivati》mi avvisa il taxista, parlando con la sigaretta in bocca. Mi metto a quattro zampe sul sedile per guardare fuori dal finestrino, notando in questo modo la scritta "Beacon Hills" troneggiare sulla destra. Lancio un'occhiata all'orologio che tengo al polso, notando con piacere di aver dormito in abbondanza. Dopo soltanto cinque minuti, il taxi arresta la sua corsa di fronte ad una casa piuttosto isolata, di medio-grandi dimensioni, dalla quale vedo arrivare di fretta una donna molto bella: mia zia Melissa. 《Laura, tesoro!》Esclama avvicinandosi a braccia aperte, una volta scesa dall'auto. Mi tolgo il cappuccio dalla testa e abbasso le cuffie in modo tale da farle appoggiare al collo: afferro il mio unico bagaglio - un semplice zaino monocromatico - dal sedile accanto a quello su cui ero seduta io, per poi voltarmi verso Melissa forzando un sorriso. 《Ciao》gracchio con voce rauca e atona, come se mi fossi sforzata a parlare dopo molto tempo. Mia zia mi stringe subito in un forte abbraccio che non riesco a ricambiare appieno a causa di un vuoto enorme che mi si crea all'altezza dello stomaco. Il senso di incompletezza e quella strana sensazione di sentirmi fuori posto mi travolgono come un uragano dopo un periodo di secca. Tutto questo mi destabilizza, ma a rendermi più inquieta è il fatto di non saperne il motivo. 《Com'è andato il viaggio? Lungo immagino! Hai fame? Hai sete? Vuoi qualcosa di preciso?》Chiede a raffica mentre mi accompagna gentilmente lungo il vialetto di casa sua. "Fa troppe domande", penso subito tra me e me, trattenendomi dallo sbuffare e tirando un altro sorriso forzato sulle labbra. Poi si zittisce. Il suo sguardo cade sul mio zainetto quasi vuoto e lo stesso fanno i miei occhi. 《Hai soltanto quello?》 Chiede con una voce mista tra il preoccupato e lo sbalordito. Rifletto un attimo sulle sue parole, trovando strano il mio stesso comportamento: perché ho preso solo queste poche cose? Io ho così tanti vestiti nell'armadio della mia vecchia cameretta... Chiudo gli occhi e li stringo forte per cercare di ricordarmi, ma ogni sforzo risulta vano. Così mi ritrovo a fare spallucce senza niente da dire. 《Oh, non fa niente!》Esclama sorridente, 《rimedieremo!》. Saliamo sul pianerottolo davanti alla porta d'ingresso nello stesso istante in cui questa si apre, rivelando il volto di un ragazzo della mia età dalla carnagione olivastra, i capelli neri come la pece, gli occhi scuri e i vestiti larghi. Mi guarda sorridente, porgendomi la mano e presentandosi. 《Io sono Scott》esclama. 《È davvero un piacere conoscerti dopo tutti questi anni》. Continua a sorridere anche quando lo sguardo di sua madre puntato su di lui sembra pronto ad incenerirlo. Allungo il braccio per stringergli la mano, abbozzando un sorriso, ma quando la nostre dita entrano in contatto, una strana scossa mi percorre tutte le ossa costringendomi a ritirare la mano di colpo sotto gli occhi confusi di mio cugino. A Melissa nel frattempo, che sembra non essersi accorta di nulla, si illuminano gli occhi per qualche istante. 《Scott!》Richiama velocemente la sua attenzione per poi poggiare una mano sulla mia spalla.《Potresti accompagnarla tu a fare un po' di shopping!》. Deglutisco pesantemente. Questa è proprio una pessima idea. Odio stare in mezzo alla gente almeno tanto quanto odio stare al centro dell'attenzione. Lo guardo dritto negli occhi, cercando di fargli capire con un semplice sguardo qual è la mia opinione a riguardo, ma sembra semplicemente oltrepassarmi con lo sguardo. È possibile tutto questo? 《Potrei invitare anche Allison》bofonchia prima di annuire. Grandioso direi. 《D'accordo》Melissa riprende in mano la situazione, spostando ripetutamente lo sguardo da me a Scott e viceversa《ma prima ti mostriamo la tua camera, così avrai tempo di ambientarti》propone lei, ricevendo un movimento positivo del capo da parte mia come risposta. Scott apre la porta alle sue spalle, invitandomi ad entrare con un gesto del braccio e un sorriso caloroso sul viso. Ne abbozzo uno anche io, sentendo il mio corpo rabbrividire a quel semplicissimo gesto. Metto piede dentro casa, guardandomi un po' attorno: i miei occhi si focalizzano sulle scale posizionate sul lato sinistro dell'ingresso. Uno strano formicolio si impossessa del mio stomaco, facendomi intendere che quella disposizione mi è famigliare. In quel preciso istante, l'immagine di una casa simile a questa si materializza di fronte a me: le pareti dipinte di un arancione tenue, i pavimenti in legno, le scale ricoperte da un tessuto beige, un lampadario luminoso e i soffitti altissimi. Riesco a distinguere persino il profumo di una torta alle ciliegie e le risate di due ragazzine proprio come se mi trovassi lì. Capisco che si tratta soltanto di un'allucinazione quando quell'immagine sparisce, insieme a quel delizioso profumo e a quelle simpatiche voci. Insieme a loro scompare anche il sorriso che avevo in volto quando finalmente realizzo che quella era casa mia. Ma se era tutto così bello, perché ora mi trovo qui? 《Vieni, seguimi》la voce di Scott mi riporta con i piedi per terra, aiutandomi a liberare la mente da tutte le terribili domande e stranezze che mi saltano in testa. Annuisco, salendo le scale dietro di lui. Con un gesto istintivo appoggio la mano contro il muro e disegno un percorso, come se le mie dita potessero inciderlo sulla parete. La sensazione al contatto delle mie dita con l'intonaco è quella di affondare i polpastrelli in solchi già presenti sul muro, come se la mia mente mi stesse imponendo di ricordare qualcosa. Quando alzo lo sguardo noto gli occhi di Scott puntati sulla mia mano: è pietrificato e sconvolto. Abbasso lo sguardo a terra e, lentamente, ritiro il braccio fino a farlo ricadere lungo il mio fianco, ignara del perché mi abbia guardata in quel modo. L'aria sospetta non se ne va dal suo volto nemmeno quando apre la porta della mia stanza per farmici entrare. 《Ecco, questa è la tua stanza》esordisce con voce incerta, quasi fosse in soggezione.《Qui accanto c'è la mia, se dovessi avere bisogno di qualcosa... qualsiasi cosa》. Rimango confusa e anche un po' turbata dal tono che ha usato per sottolineare la frase. Cosa gli è preso? Ma soprattutto, cosa ho fatto di tanto strano da averlo sconvolto in questo modo? Annuisco, abbassando lo sguardo e notando il modo in cui inizia a sfregare le mani lungo i pantaloni della tuta. Poi mi lascia con un sorriso sbilenco. Sola nella mia nuova camera, mi siedo sul letto matrimoniale posizionato al centro della stanza, con un'ampia finestra sulla sinistra, una scrivania appena sotto e un armadio capiente sulla destra. A terra, invece, c'è un morbidisso tappeto azzurro che circonda il letto su tre lati. Apro lo zainetto e spargo i vestiti sul letto, contando tre felpe, due paia di jeans e tre t-shirt con qualche cosa di intimo. Tutto questo mi fa pensare che, prima di partire, in testa avevo un pensiero ben preciso: stare qui poco, forse il minor tempo possibile. Oppure ripartire da zero, mi suggerisce il mio sbuconscio. Ma se fosse davvero così, perché? Qual è il motivo che mi spinge a ripartire da capo? N on ho nemmeno il tempo di formulare l'ennesima domanda strana del giorno che la porta della stanza si spalanca all'improvviso, rivelando il volto di Scott in compagnia di due facce a me nuove. 《Laura》esordisce mio cugino, che sembra aver ritrovato il buon umore dopo il modo bizzarro con cui se n'è andato poco fa.《Lui è il mio migliore amico Stiles》dice indicando il ragazzo moro tagliato corto, dagli occhi di un color nocciola luminoso, che sorride alla sua destra. Poi il suo sguardo cade sulla ragazza alla sua sinistra: alta, snella, capelli castani, lunghi e mossi, un paio di occhi marroni e un sorriso pieno di dolcezza. 《E lei è Allison, la mia ragazza》I suoi occhi brillano come se avesse appena visto qualcosa di meraviglioso. Sorrido. 《Ragazzi, lei è mia cugina》questa volta si rivolge ai suoi due amici. 《Piacere》biascico, restando impalata di fronte a loro. Nervosa, inizio a tartassare i polsini della mia felpa preferita, mordendomi talvolta il labbro inferiore. Punto gli occhi sul ragazzo di nome Stiles che mi sorride, abbassando gli occhi a terra. Lo faccio anche io subito dopo, percependo le guance andare a fuoco e sentendo il mio stesso battito cardiaco accelerare. Sento uno sguardo puntato su di me e, quando alzo gli occhi, Scott mi guarda con un sorriso malizioso in volto che la dice lunga.
   
 
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