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Autore: EcateC    07/09/2021    2 recensioni
What if! in cui Severus Piton è sopravvissuto alla battaglia di Hogwarts.
Nella Hogwarts del nuovo millennio tutto sembra identico e allo stesso tempo opposto rispetto al passato. Solo il Professor Piton, diventato celebre a suo malgrado, è rimasto lo stesso burbero e intrattabile professore di un tempo. Ma ecco che un giorno la sua quotidiana apatia subirà un brusco e inaspettato punto di svolta...
Perché il futuro non ha solo dei James Sirius Potter in serbo per lui, ma qualcosa in più.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Che cosa c'è di più celeste di un cielo che ha vinto mille tempeste?







Severus Piton, l’eroe di guerra.

Severus Piton, l’eroe redento.

Severus Piton, l’eroe dal collo sanguinante e dilaniato.

Severus Piton, l’eroe che si è vestito d’odio e di infamia per la pace del mondo magico. L’eroe che ha ingannato Lord Voldemort, l’eroe che è stato applaudito da tutta la Sala Grande in quel fatidico due maggio 1998, l'eroe che ha protetto Harry Potter senza chiedere niente in cambio.

Severus Piton in realtà non si sentiva un eroe. Non aveva vissuto bene la gloria della vittoria o l’onore della redenzione, e il sorriso luminoso di Harry Potter, giunto a battaglia conclusa per stringergli la mano, era stato perfino difficile da sostenere.

Severus gli aveva ricambiato la stretta con ancora la garza imbevuta di dittamo sul collo, ma poi aveva giurato a se stesso che non l’avrebbe più rivisto.

Mai più.

Basta.

I sorrisi impietositi e il calore di chi solo il giorno prima lo aveva odiato a morte lo mettevano a disagio, erano avulsi dal contesto. Severus non partecipò a banchetti di festa, non presenziò a matrimoni, battesimi o altri eventi a cui veniva insistentemente invitato. Odiava tutto ciò e nessuno gli toglieva dalla testa che sarebbe dovuto morire dopo il brutale attacco di Nagini.

Di certo, una cosa la sapeva: non avrebbe più messo piede nel castello di Hogwarts, come non avrebbe mai più rivisto Harry Potter.

Rassegnò le sue dimissioni dopo neanche un mese, la povera Mc Granitt tentò di dissuaderlo e gli offrì senza remore l’ambita cattedra di Difesa Contro Le Arti Oscure, ma il professore fu irremovibile e declinò l'offerta. Tutto ciò che desiderava, era dimenticare tutti e lasciarsi alle spalle quegli orribili anni. Speranza vana, naturalmente, certe ferite sono talmente profonde che nemmeno il tempo è capace di rimarginarle, ma come suole dire l’adagio: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

E sullo stare lontano da quel passato Severus era irremovibile. Avrebbe lavorato da casa come pozionista su richiesta, giusto per racimolare qualche soldo per tirare avanti. E infatti le richieste si dimostrarono molto frequenti (a suo malgrado era diventato una celebrità) e sempre dello stesso tenore: chi chiedeva la Felix Felicis, chi la Pozione Filtroamore, chi la Filtroamore, chi la Felix Felicis. Qualcuno ogni tanto lo sorprendeva con qualcosa di illegale, ma erano casi isolati. La banalità della gente era una delle poche certezze che aveva nella vita, ma lui con la gente aveva chiuso.

Basta ragazzini, basta esseri umani, basta vita.

E quando qualche presunto amico bussava alla sua porta, lui non rispondeva. Non voleva vedere nessuno, non aveva niente da dire a nessuno. Completamente solo nella sua catapecchia a Spinner End, inghiottito dai ricordi e dai dolori, si sentiva tranquillo, a suo agio. 

Ma qualcosa dentro di lui gli suggeriva che quella apparente quiete non sarebbe durata per sempre, e infatti, dopo soli pochi mesi, quel precario equilibrio si spezzò.

Tra tutti i visitatori che si palesarono alla sua porta, quelle due streghe si rivelarono le più insistenti e ostinate.

“Severus, sappiamo che sei lì!” esclamò la Mc Granitt "Apri la porta, c’è anche il Ministro, la nostra Hermione Granger!”

Severus fece una smorfia, ragione in più per tenere la porta chiusa.

“Professore?” il Ministro bussò alla porta “Professor Piton, la prego. Abbiamo bisogno di parlarle.”

Severus alzò gli occhi al cielo e riprese a sorbire il suo tè, deciso a ignorarle. Ma le due donne erano caparbie e si fecero strada sia nella sua casa che nella sua vita.

“Hogwarts ha bisogno di te.”

“Non troviamo un professore di Pozioni che sia all’altezza dell’incarico.”

“Perché non torni a insegnare?”

“Le farà bene uscire da qui.”

“Hai un aspetto così dimesso.”

“Abbiamo davvero bisogno di lei, professor Piton.”

“Severus, ti prego, torna. Sarà solo per un paio di anni.”

Quest’ultimo guardò la vecchia donna negli occhi e, con un sospiro pesante, annuì.

 

***



Ritornare a Hogwarts fu orribile come si era aspettato. E come si era altresì aspettato, il paio d’anni aumentò in tre, poi quattro e perfino in cinque.

Severus iniziava ad avere il sospetto di essere attratto dalla sofferenza. Amava essere punito dalla vita e la vita certo non si risparmiava dall’accontentarlo. Accoltellate a raffica, una dietro l’altra, e la cicatrice in rilievo che aveva sul collo non era stato nemmeno il colpo più eclatante.

Gli occhi pieni di stima dei ragazzini lo infastidivano. Piton l’eroe, Piton che ha ingannato Voldemort, Piton che si è preso la colpa, Piton che ha protetto Harry Potter, Piton che vi prenderebbe tutti quanti a sberle, se solo potesse.

Ma alla fine Severus si abituò, e tornò a vivere con la consueta e depressa apatia che lo aveva accompagnato durante tutti i suoi anni di insegnamento a Hogwarts.

Ma ecco che giunse una sgradita sorpresa: il primo figlio di Harry Potter aveva iniziato il suo percorso scolastico. Il suo nome? James Sirius Potter, un giovanotto con gli occhiali e il sorriso da filibustiere, smistato a Grifondoro prima ancora di aver indossato il cappello sulla testa.

Il bambino, perché alla fine di un bambino si trattava, giocava a Quidditch ma non sembrava ricalcare eccessivamente i due delinquenti da cui aveva preso il nome. Sì, era molesto, presuntuoso e disubbidiente, ma non se l’era mai presa con chi era più debole di lui. 

...Purtroppo. Ah! Quale punizione esemplare gli avrebbe inflitto!

Severus si sforzava di ignorarlo e di non investirlo con tutto l’odio rancoroso che covava in corpo, ma era complesso. L’istinto era proprio quello di punirlo, di farlo soffrire, ma dopo tutto questo tempo il professore di Pozioni era riuscito a convertire il rancore in gelo e a incanalare la rabbia in una educata, superficiale formalità. Anni e anni di gavetta con Voldemort a fare buon viso a cattivo gioco avevano dato i loro frutti, ormai Severus poteva considerarsi un attore provetto.

Dopotutto non era davvero James Potter, non sul serio, anche se fisicamente la somiglianza era straordinaria e guardarlo gli faceva tornare alla mente tutte le angherie subite per mano sua e di Sirius Black. Buffo che con gli anni i ricordi della prima giovinezza diventino via via più nitidi.

James Sirius iniziò ad arrossire in sua presenza e imparò a stargli lontano, anche se non gli era chiaro perché l’eroico, amato, acclamato professor Piton fosse così scostante con lui.

“Papà, credo che il professor Piton ce l’abbia con me.”

“Ma no, James. Pensavo lo stesso anche io, ma mi sbagliavo.”

Il professor Piton ce l’ha con tutti, Potter” avrebbe voluto replicare Severus.

 

Non trascorsero nemmeno due anni che ne arrivò un altro.

Il nuovo Potter rispondeva al nome di Albus e i suoi occhi erano quelli di Lily, dolorosamente verdi e brillanti.

Il ragazzino poi aveva anche un altro nome, ma Severus finse di non saperlo fin dal primo giorno. Non poteva credere che quell’idiota di Harry Potter lo avesse fatto sul serio. Ricordava bene la sua lettera, giunta al suo indirizzo circa undici anni fa:

“Professore, se lei è d’accordo… Il nostro secondogenito… Io e Ginny saremmo onorati… I due migliori professori di Hogwarts…”

Severus non rispose mai a quella dimostrazione di stima, ma se lo avesse fatto, la sua risposta sarebbe stata no, un no secco. Quel povero bambino non meritava un nome così nefasto.

Non per niente, il ragazzino fu l’unico della famiglia a essere smistato in Serpeverde e Severus provò un moto di compassione per quell’anima sfortunata. La sua vita non sarebbe stata facile e il nome che portava ne era una prova.

 

E infine arrivò lei, l’ultima figlia dell’Auror Potter. 

La prima volta che Severus sentì quel nome, il suo cuore ebbe un sussulto.

Non accadde all’improvviso, lo sapeva naturalmente. Sapeva che Harry Potter aveva avuto una figlia e che l’aveva chiamata Lily, lo aveva letto undici anni prima nell’invito al suo battesimo che gli era pervenuto come di consueto via gufo. Lo sapeva ed era pronto, si era detto pronto, ma quando sentì la Preside pronunciare quel nome, la sua opera di auto convincimento non sortì l’effetto sperato. Si ritrovò spiazzato, trafitto dalle emozioni.

Lily Potter, aveva infatti esclamato Minerva Mc Granitt durante la cerimonia dello smistamento, solita omettere secondi e terzi nomi per amor di sintesi. Lily Potter aveva detto e Lily Potter si era mossa, una macchietta rossa e piccina che si allontanava dalla folla.

“È la mia figlioccia!” si gongolò Neville Paciock che, non si sa come, era finito nel tavolo dei professori accanto a lui “Forza Lily, coraggio!”

Severus ebbe quasi timore di alzare lo sguardo, ma la sua dignità glielo impose. 

Non essere ridicolo.

La guardò mentre camminava lentamente verso lo sgabello. Le sue ginocchia da bambina erano nodose e il suo viso era cupo per il nervosismo, ma i suoi capelli rossi le conferivano un’aria amichevole, mite. Severus la guardò nel viso e vide che i suoi occhi, per fortuna, erano scuri. Ma il suo cuore agitato non si placò.

Naturalmente, fu smistata a Grifondoro e lui accennò il solito applauso forzato insieme agli altri professori. Ma si sentiva strano. 

Buon Dio, aveva già vissuto quella scena.
 

 

 *** 



Avere a che fare con James Sirius era una passeggiata in confronto.

Severus cercava di comportarsi ancora più gelidamente con lei. Quanto a scontrosità, con Lily Luna Potter dava proprio il meglio di sé.

“Silenzio, signorina Potter.”

“Fuori dall’aula, signorina Potter.”

“Dieci punti in meno a Grifondoro, signorina Potter!”

In realtà, a stento riusciva a guardarla negli occhi. La sola idea che qualcuno potesse anche solo fraintendere, lo lasciava atterrito. Ma fraintendere cosa, poi? Le rivolgeva la parola per riprenderla e non la degnava di un solo sguardo. A questo proposito si chiese se Harry Potter avesse raccontato in giro del suo amore per Lily e raccomandò l’anima a Merlino al solo pensiero. Perché quel morso di Nagini non era stato letale?

“Dunque Harry Potter ha dato ai suoi figli i nomi dei genitori.” tastò cautamente il terreno una sera di inizio anno.

La Mc Granitt fece un sorriso commosso “Sì, che bel modo per onorare la loro memoria. Sembra quasi che siano rinati, non è vero?”

“Già” concordò Neville, annuendo bonariamente. 

“James Potter me lo ricordo così bene!” continuò la preside, divertita "Lui e Sirius Black mi hanno fatto dannare, avevano un talento per cacciarsi nei guai! Lily invece era tutta un’altra cosa.”

Severus fissò lo sguardo sul piatto.

“Voi due eravate amici , vero, Severus?”

Il professore si irrigidì, ma la domanda non lo colse impreparato. “Prego, signora preside?” 

“Tu e Lily Evans” si spiegò meglio la donna “Eravate sempre in banco insieme o ricordo male?”

“Cosa?” intervenne Neville, stupefatto “Sul serio?”

Severus si maledì, ma almeno ebbe la tacita conferma che cercava: loro non sapevano. 

“Volevamo seguire le lezioni dalla prima fila, tutto qui” minimizzò, per poi cambiare repentinamente discorso. 

 

Nemmeno Lily Luna e i suoi fratelli sembravano essere al corrente della verità. Erano solo increduli dal fatto che l’eroe Severus fosse ancora così scostante e indisponente come lo era ai tempi del loro padre, durante i cruciali e pericolosi anni del doppio gioco.

Ma in fondo non erano gli unici. Tutti restavano delusi quando lo conoscevano, entravano nel castello convinti di incontrare un mito e si trovavano di fronte un pipistrello burbero e intrattabile.

Il professore era conscio di essere sgradevole con tutti e di esserlo in modo particolare con lei, ma lo faceva a posta, doveva.

Continuava a osservarla, da lontano e con una discrezione esasperata, ma continuava.

La ragazzina aveva le lentiggini e gli occhi scuri, un blando marrone, molto comune. Non assomigliava a Lily, non certo quanto James Sirius assomigliasse al nonno, eppure lui scorgeva sempre dei richiami, dei piccoli ma preziosi ricordi che rifiorivano nel corpo e nella voce della studentessa. Il modo in cui stava seduta, la sua calligrafia sgraziata, le volte in cui si perdeva a guardare fuori dalla finestra e quelle in cui prendeva appunti con foga… Tutto in lei gli ricordava Lily

Severus aveva troppe primavere alle spalle per non sapere che il cuore, quando prende il sopravvento, annebbia la mente e gioca brutti scherzi. Vedeva Lily dove non c’era e si sentiva un idiota per questo, un povero illuso succube del passato e di un amore che non è mai esistito. Lui poi, che era un uomo di scienza e di cultura. Lei poi, che era solo una bambina. Essere gelido era sempre più difficile e sempre più necessario. Lily Luna fortunatamente era portata per le pozioni e studiacchiava, non c’era bisogno di seguirla con particolare premura.

Il talento che dimostrava nella materia era quello di Lily ma anche il caratterino pepato era quello di Lily.

 

“Posso sapere perché mi odia così tanto?”

Severus la guardò, lei aveva tredici anni ed entrambe le mani appoggiate sui fianchi. Fece un tacito sospiro prima di parlare.

“Sono impegnato, signorina Potter” tagliò corto, con gli occhi fissi sulla pila di pergamene da correggere “Sei hai da muovere delle recriminazioni, recati pure dalla Preside.”

Ma come già si immaginava, la ragazzina non se ne andò. Camminò e andò di fronte alla cattedra.

“Mio padre mi ha parlato bene di lei” esclamò, adirata “Mi ha detto che lei è molto coraggioso e che non è…” esitò, come a cercare la parola giusta “Cattivo come sembra.”

“Il tuo caro padre evidentemente si sbaglia” sibilò Piton.

“No, non è vero. Lei è arrabbiato con me e io vorrei sapere perché.”

Severus a quel punto si decise di guardarla. Lily Luna Potter era una ragazza qualunque, un ennesimo caso di omonimia… Quante Lily aveva conosciuto durante la sua carriera trentennale?

“Se prima non ero arrabbiato con te, ora certamente lo sono” le disse, secco e indisponente “Fuori di qui, Potter, prima che tolga cinquanta punti a Grifondoro.”

Lily lo guardò con occhi fiammeggianti, una rabbia accesa, famigliare, e poi se ne andò. Severus finalmente rilassò le spalle e si mise una mano sulle tempie, per poi concedersi un profondo respiro.

Era difficile.

 

Ma divenne ancora più difficile in seguito, l’anno successivo.

Lei era cresciuta e in classe si comportava bene, non era un James Potter che finiva in punizione un giorno sì e l’altro pure. Poi aveva iniziato a stare in banco con l’eccentrico Lysander Scamander e Severus sospettò che i due stessero insieme, o qualcosa del genere.

Faceva un certo effetto notare come tutto, in quella nuova generazione, si presentasse ribaltato e allo stesso tempo identico rispetto al passato. Malfoy e Potter erano migliori amici, gli inseparabili James Sirius e Fred Weasley jr. non erano altro che una copia precisa dei Malandrini e Rose Weasley faceva scattare la mano in alto prima ancora che venisse formulata la domanda alla classe, esattamente come faceva sua madre. Paciock insegnava. Voldemort era impersonato da una ragazzina coi capelli blu. Era tutto uguale e tutto diverso, sembrava di vivere in una realtà parallela, dove i ricordi si inframmezzavano anche attraverso clamorose contraddizioni. E tra queste contraddizioni c’era anche Lily, la sua Lily dagli occhi scuri.

Quando una sera Severus la vide seduta su un gradino a piangere, in disparte, coi capelli rossi riversi sul viso lentigginoso, la sua coltre di ghiaccio si sciolse all'improvviso. Si ritrovò dietro un angolo col cuore esposto, privo della solita maschera di gelo sul viso.

Lei era al quarto anno, più adolescente che bimba. Qualcuno le aveva spezzato il cuore e lui era stato dieci minuti a guardarla prima di decidere di intervenire. Dopotutto, era pur sempre un professore, intervenire era un suo dovere.

“Cosa c’è che non va, Potter?” Cosa c’è che non va, Lily?

Lei sobbalzò e si alzò subito in piedi, imbarazzata a morte.

“Niente, professore” minimizzò subito, asciugandosi in fretta le lacrime. Qualunque cosa fosse, ovviamente non voleva parlarne con lui.

“Ma non sei andata a Hogsmeade con gli altri” insistette Piton con tono incerto.

“Sì… ehm, non mi sentivo tanto bene” mentì clamorosamente.

“Capisco” esclamò Severus, senza indagare oltre “Posso offrirti qualcosa che ti farà stare meglio?”

La ragazzina si irrigidì e scosse subito la testa “No, davvero. Non è niente di che.”

“Eppure, io credo che nessuno direbbe di no a una fiala di Felix Felicis…” 

Lily sgranò gli occhioni arrossati e lo guardò, sbalordita “Dice sul serio?”

Severus le accennò un sorriso, un sorriso spontaneo dopo tanto tempo. “Che resti tra noi.”

Lei gli sorrise di rimando e qualcosa tra loro cambiò.

 

***

 

È buffo notare come il destino faccia presto a diffidare il passato e a cambiare tutte le carte in tavola. Lui e Lily Evans avevano smesso di parlarsi dopo il quinto anno, mentre lui e Lily Potter avevano iniziato a parlarsi proprio dopo quello stesso periodo.

Lily Luna gli aveva detto che aveva intenzione di proseguire lo studio delle Pozioni anche dopo i G.U.F.O., ed era forse il terzo o quarto studente che aveva espresso quella coraggiosa ambizione.

Pozioni era una materia molto ostica, non adatta a tutti, e i più non vedevano l’ora di sbarazzarsene per togliersi ogni pensiero.

Severus si era sentito contento, anche se questo significava stare insieme a lei in una classe ridotta, con solo due o tre studenti. Le lezioni erano molto più intime e piacevoli, proficue e rilassate, e il rapporto con gli studenti si faceva inevitabilmente più stretto e confidenziale. Non era un caso che solo i Serpeverde decidevano di rimanere a studiare con lui… Lei era un’eccezione.

Quelli che giunsero, furono senza dubbio tra gli anni più belli della sua vita.

Piton aveva imparato a gestire e debellare la malinconia che gli suscitava la presenza di Lily Luna. Aveva finalmente compreso che trattenerla ed evitare il problema non era il modo giusto per risolverlo, anzi, peggiorava solo le cose. Doveva affrontare Lily e permettere finalmente al suo cuore di soffrire, di scaldarsi e perché no, di innamorarsi di nuovo.

Tanto lei questa volta non sarebbe morta, aveva tutta la vita davanti. Lui non avrebbe più pianto sul suo corpo freddo, non avrebbe più vissuto cogli incubi del rimorso e del rimpianto. L’avrebbe solo vista felice, spensierata e innamorata di un giovane che - vivaddio - non sarebbe stato James Potter. Ci sarebbero stati solo gli aspetti migliori. Ci sarebbe stata lei, viva e felice.

“Attenta! Non metterci tutto quell’Asfodelo.”

“Ma prof, è appena un pizzico”  protestò lei.

“Fidati… Guarda, sta già diventando grigia” le rispose Piton, indicandole la pozione.

Lei dischiuse le labbra dalla sorpresa. “Assurdo.”

“Non è assurdo, bisogna avere un tocco delicatissimo. Ti ricordi cosa si fa in questi casi?”

“Si butta via tutto e si ricomincia?” azzardò lei, facendolo sorridere.

“L’Elleboro, Lily. È un ingrediente…”

“Neutro e basico, che assorbe l’Asfodelo” terminò lei, annuendo concentrata “Vado subito a prenderlo.”

Brava.

 

 

Il suo mondo ormai gravitava intorno a lei. Ogni particella del suo corpo e ogni fibra del suo essere erano rivolte a lei e fremevano d’amore per lei. Amava Lily in modo completo e assoluto e i suoi giorni erano scanditi dai momenti in cui era con lei e quelli in cui era senza di lei. Si sentiva in uno stato di gioia e di esaltazione psicofisica mai provata prima.

Sì, non avrebbe mai potuto averla dato che aveva letteralmente l’età di suo nonno, ma questo non era importante. Dopo una vita passata a soffrire, quella ragazza sembrava un dono che il cielo gli aveva mandato per fare ammenda delle crudeltà del passato.

Sì, ti ho tolto tutto, ma ora ti offro un modo per sopravvivere.

Lei era viva e non era destinata a morire.

Lei sarebbe stata felice.

Lei non lo odiava.

La sua presenza gli aveva fatto dimenticare la morte di Lily, dell’altra Lily, per la prima volta, dopo tutto questo tempo.

Ma come ogni gioia, anche questa ebbe una fine. Presto anche quei due anni giunsero al termine e i famigerati M.A.G.O. si affacciarono anche nella vita di Lily Luna.

La ragazza li superò in quasi tutte le materie ma fu in Pozioni che prese il massimo dei voti, con grande stupore degli altri professori. Severus Piton non era certo conosciuto per elargire voti alti, ma questa volta, per lei, fece una clamorosa eccezione.

E al diavolo le voci inesistenti.

 

 

“Professore”

Severus quando la vide non si sforzò nemmeno di trattenere il sorriso. Ormai non era più necessario.

“Complimenti” le disse subito, con un inedito calore. La diciassettenne Lily era raggiante.

“Grazie! Volevo ringraziarla, ecco io…” balbettò e si mise una ciocca rossa dietro all’orecchio, arrossì “Mi ha dato il massimo, prof, non me lo aspettavo!” aggiunse con un bel sorriso.

“Te lo sei meritato” tagliò corto lui “Hai poi deciso cosa vuoi fare dopo Hogwarts?”

“Non saprei. Con una O in Pozioni ho tante porte aperte, anche l’accesso all’Accademia degli Auror, volendo.”

“Certo” le sorrise, ma questa volta il suo sorriso fu incrinato dall'amarezza. Fu come se il professore lo realizzasse solo in quel momento: lei sarebbe vissuta, sarebbe stata felice, ma se ne sarebbe andata.

Sì, ci aveva già pensato naturalmente. Si era preparato psicologicamente al distacco e si era detto pronto, felice per lei, ma in quel momento si rese conto che non lo era, proprio come avvenne il giorno del suo smistamento.

Lei parve cogliere quel lampo di tristezza nel suo sguardo e si schiarì la voce.

“Grazie di tutto, davvero” terminò, guardandolo negli occhi “Mio padre alla fine aveva ragione, lei non è cattivo come sembra.”

“Non dirlo in giro” scherzò, facendola sogghignare.

“Promesso. Arrivederci, prof.”

“Ciao, Lily.” Buona vita.

E fu così che lei se ne andò. Fulminea come era arrivata, leggiadra e rinfrescante come una nevicata sulla polvere, sullo sporco e sul marciume. Sette anni che avevano avuto il potere di ristabilirne quaranta.

Lei era qui, sarebbe stata felice ed era viva. Cosa poteva chiedere di più? 

“Professore?”

Severus sobbalzò. Lily Luna era ancora in piedi sull’uscio della porta.

“È vera quella storia?” riprese lei, timidamente.

“Quale storia?” le chiese Severus, colto alla sprovvista.

“Quella di mia nonna” esclamò, arrossendo leggermente “Mio padre mi ha raccontato che… Ecco, lei e mia nonna Lily eravate molto amici e… Beh…”

“Sì, è vera” la interruppe Severus, per toglierla da ogni imbarazzo. Lei trasalì lievemente e accennò un sorriso.

“Okay” esclamò con una punta di imbarazzo, sorridendogli per l’ultima volta "Forte."

Forte, pensò Severus.

Era ovvio, lei lo aveva sempre saputo.

 

***

 

Severus tornò a casa, nella sua sudicia e poco accogliente villetta a Spinner’s End.

Il tempo e l’incuria l’avevano ingrigita, i libri ormai avevano fagocitato ogni accenno di arredamento. C’erano libri ovunque, sulla poltrona, sul tavolo della sala da pranzo e perfino sotto al letto. Tomi grossi e pesanti, saggi brevi, studi antichi di secoli e recenti di settimane.

Ma nella sua testa, in mezzo a tutte quelle innumerevoli e complesse nozioni, c’era lei, preziosa come un raggio di sole primaverile. 

Era così giovane, così piena di speranze e di vita.

Non sarebbe morta, non sarebbe successo di nuovo. Severus sorrise, non aveva mai sorriso così spesso come in quell’anno.

“Expecto Patronus” sussurrò con la bacchetta alla mano, doveva approfittare di pensieri tanto piacevoli. La cerva d’argento si materializzò in una nuvola di fumo e saltellò leggiadra per la casa, attraversando il muro e tornando indietro. Severus la guardò e appoggiò il libro che stava leggendo sul ventre. L’animale incantato di nuovo attraversò il muro ma quando tornò, Severus trasalì: le cerve erano due.

 

 



 

Note
Queste ispirazioni travolgenti e inspiegabili. Non so dirvi da dove è nata questa fanfiction e come, posso solo dire che ho amato scriverla. Mi dà gioia dare gioia a Severus Piton.
Credo però che in queste righe ci sia un forte influsso Rumbelle e anche, più sottilmente, Morte a Venezia e il film Sabrina con la compianta e amata Audrey Hepburn.
Se non si fosse capito, è stata Lily Luna a invocare il suo patronus (la seconda cerva) dopo che ha visto la prima saltellare per la casa di Severus… Sempre nella mia idea, lei è tornata da lui perché vuole intraprendere la carriera di pozionista e - perché no -per avere una scusa per vederlo. Lei prova dell’affetto per lui, non necessariamente di natura sessuale… ma a ognuno la sua interpretazione! 
Spero vi sia piaciuta! A presto! ^^
   
 
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