Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    08/09/2021    2 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Eren aprì gli occhi lentamente, sentendo la brezza del mattino filtrare dalla finestra.
Erano tornati da una settimana a Shigashina, e quello sarebbe stato il giorno della missione.
Si voltò verso Mikasa, osservandola mentre ancora dormiva. Era passato un po' di tempo da quando si erano messi insieme, e si era reso conto che, forse, avrebbe dovuto fare quel passo molto tempo prima, senza aspettare così tanto; la amava, non riusciva a immaginarla con nessun altro se non con lui, e l'avrebbe avvolta nella sua sciarpa ogni volta che lei ne avrebbe avuto bisogno.
Ma aveva anche paura di perderla, ora che era sua. Per questo stava prendendo tempo sulle insistenti richieste di Levi sull'avere un fratellino: aver visto la sorella ritrovata morire nel dare alla luce i suoi nipoti lo aveva scosso nel profondo, come anche sapere il suo migliore amico in preda al terrore mentre la compagna affrontava un parto molto difficile che l'aveva portata vicino alla morte.
Mikasa aprì leggermente gli occhi e si stirò, sorridendogli ancora assonnata. Eren rispose al sorriso e la baciò, spostandosi subito sopra di lei, provocandole una leggera protesta.
"Eren... potrebbe arrivare Levi..." disse la giovane, passandogli le braccia attorno al collo, mentre lui le posava baci umidi e sensuali sull'incavo del collo.
"Mh... è presto..." sussurrò lui, sfiorandole la pelle nuda con le punte delle dita "Dorme ancora..."
Mikasa si lasciò scappare un gemito, non protestando più e seguendo i movimenti del compagno, godendo di quei baci che riservava solo a lei.
Dovevano scaricare ogni preoccupazione, quel giorno avevano in programma una missione in continente e sapevano che non sarebbe stata semplice.
Mezz'ora dopo stavano ancora godendo della reciproca compagnia, quando Levi fece capolino sulla porta. Eren sospirò e si spostò, lasciandogli spazio insieme a loro.
Il bimbo si arrampicò sul letto, accoccolandosi sotto le coperte, guardando felice i due adulti.
"Levi, ascolta, noi oggi dobbiamo andare in missione." esordì il giovane uomo "Tu stai qui con Ymir, nonno e nonna staranno con voi, e verrà a trovarvi anche Hanji."
"Key..." annuì il bambino "Poi fate fatelino?"
Eren sospirò e Mikasa si alzò per prepararsi, ma ebbe un mancamento; il ragazzo fece un balzo per sorreggerla e la strinse a sé.
"Mikasa stai bene?" domandò preoccupato.
"Sì... è solo un capogiro, ora passa." spiegò lei, portandosi una mano alla bocca "Probabilmente non ho digerito molto la cena di ieri... ho anche un po' di nausea..."
"Mamma retta casa." suggerì Levi, fissandola preoccupato, seduto sul letto.
"Mi dispiace ammetterlo, ma Levi ha ragione." ammise il giovane "Se non stai bene è meglio se resti qui, sicuramente anche Armin sarà d'accordo con me, comunque anche se non ci sei possiamo contare sulle capacità Ackerman di Jean."
"Ma io... ora passa..." obiettò la ragazza.
"Mamma retta casa. Qui sicura... Peffavore" ripeté il bambino, guardandola con occhi grandi e supplichevoli.
Occhi ai quali nessuno riusciva a resistere, per cui Mikasa si arrese e annuì, prendendo in braccio il figlio adottivo.
Eren sorrise e si vestì, aiutando anche Levi a prepararsi per la colazione, e poco dopo scesero nella sala da pranzo, dove gli altri li aspettavano.
Il giovane titano subito prese il suo migliore amico da parte per parlargli, e il biondo acconsentì per far restare a casa Mikasa. Questa decisione innescò una serie di capricci in Ymir, che abbracciò la gamba di Jean, piagnucolando perché anche lui restasse a casa con lei.
L'uomo la prese su, coccolandola, e le parlò calmo.
"Tesoro stai tranquilla, torneremo. Tu resta qui con Levi, vedrai che passa in fretta il tempo." la rassicurò, ma lei afferrò la camicia di Reiner, continuando a piagnucolare.
"Tranquilla, non ci succederà nulla." la rassicurò anche lui, baciandole la manina "Su, non fare i capricci, andrà bene."
La piccola tirò su col naso ma annuì, e una volta rimessa a terra andò ad abbracciare le gambe di Mikasa, mentre Sunny rideva delle pernacchiette sulla pancia fatte dal papà per salutarla e farla stare serena, e i gemelli Arlert godevano delle coccole della madre, mentre i piccoli Grisha e Faye ricevevano ciascuno un bacio dal padre, stretti al petto della bisnonna, che si sarebbe occupata di loro in sua assenza.
Dopo colazione finalmente partirono; Mikasa salutò il compagno e osservò il gruppo allontanarsi dalla porta principale della caserma, quindi rientrò, ma venne presa da un'improvvisa nausea e dovette fermarsi, poggiandosi al muro. Un cadetto si avvicinò con riverenza e preoccupazione, e le sfiorò il braccio.
"Capitano Ackerman, sta bene?" chiese.
"Credo di sì... accompagnami dal dottor Jaegger, per favore..." riferì lei, poggiandosi alla spalla del ragazzo, che eseguì l'ordine, accompagnandola all'infermeria della caserma.
Arrivata all'infermeria, congedò il cadetto e bussò alla porta, quindi una volta ricevuta risposta entrò, avvicinandosi alla scrivania a cui era sistemato il nonno di Eren, fresco di abilitazione medica su Paradis.
"Mikasa, dimmi tutto." la accolse il vecchio "Qualcosa non va?"
"Da qualche giorno mi sento strana." spiegò Mikasa, sedendosi di fronte a lui "Ho spesso la nausea, e oggi ho avuto dei capogiri..."
"Va bene, mettiti sul lettino, ti dò un'occhiata." acconsentì Ed, alzandosi e prendendo alcuni strumenti dalla sua borsa.
La visitò con attenzione e cura, mantenendo un'espressione seria e professionale, quindi le posò delicatamente una mano sulla spalla.
"Mikasa, una domanda... il ciclo mestruale è a posto? Hai avuto qualche ritardo? Qualcosa da segnalare?" domandò.
"Beh, a dire il vero non ho mai avuto un ciclo regolare..." ammise la giovane, pensierosa "Quando sono sotto stress mi salta anche di due mesi... Anche questa volta, l'ultimo mi è venuto due mesi fa..."
L'uomo sorrise, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia.
"Credo che questa volta non ti tornerà molto presto." riferì "E la squadra dovrà fare a meno di te per un po'. Sei incinta di almeno sei settimane."
Mikasa fissò il vuoto, cercando di interiorizzare la notizia. Una mano andò in automatico sulla pancia.
"Io... Dottor Jaegger... Cosa devo fare?" chiese, con voce tremante. Si sentiva intimorita, seppur felice della notizia.
"Tanto per cominciare, dillo a mio nipote." suggerì il vecchio "Poi stai a riposo, fatti aiutare dalle tue amiche, che ci sono già passate, e stai tranquilla, goditi il momento." la aiutò ad alzarsi e le prese delicatamente la mano, portandosela sotto il braccio "Ora andiamo, ti riaccompagno."
Senza dire altro la riportò agli alloggi e insieme raggiunsero la moglie dell'uomo, che si stava temporaneamente occupando dei bambini.
Entrarono in sala comune e videro subito i più piccoli dormire nel box, mentre Ymir e Levi erano al tavolo con la donna, completamente immersi nella farina, mentre la aiutavano a preparare una torta da mangiare al ritorno degli adulti dalla missione.
"Mamma guadda!" esclamò il bambino, in piedi sulla seggiola, mentre immergeva le manine nell'impasto appiccicoso "Faccio totta!"
Mikasa sorrise e si avvicinò, e dopo essersi lavata le mani decise di aiutarli, sorridendo alla signora.
"Questa torta la facevo spesso con mio nipote Zeke, quando era bambino." ammise Delia, aiutando Ymir a impastare "Ne andava matto, anche perché mi aiutava a prepararla. Ho pensato di farla anche con loro, così si divertono e fanno qualcosa da dare ai loro papà quando tornano."
"Hai fatto bene." rispose la giovane, stendendo l'impasto "Anche perché Levi ha alcuni problemi di alimentazione, così sarà sicuramente più invogliato a mangiare."
Continuarono per un po', e quando fu il momento di infornare il dolce arrivò Hanji in visita, con delle nuove lame di riserva per i dispositivi di manovra tridimensionale.
"Nonna! Nonna!" la salutò Levi, correndole incontro "Noi fatto totta!"
"Davvero? Allora dopo la assaggiamo!" rispose, prendendolo in braccio "Dove sono papà e gli altri?"
"Sono in missione." spiegò Mikasa, dando da mangiare alla piccola Faye "Devono recuperare il padre di Annie, io sono rimasta a casa perché non sto molto bene."
"Capisco. Allora il nuovo comandante si sta dando da fare? Ho sentito che il signor Leonhart è un combattente, può essere utile qui." continuò Hanji, pensierosa.
"Richard Leonhart è una brava persona, e ha insegnato a sua figlia tutto quello che sa." si intromise Delia, che stava finendo di pulire il tavolo "E ha sempre creduto in lei. Sarà sicuramente felice di seguirla qui e aiutarla."
"Non fatico a crederlo." ammise la donna, rimettendo a terra il bambino, che prese a rincorrere Ymir per la stanza, ridendo insieme a lei "Quello che non credo è il motivo per cui Mikasa è rimasta a casa, invece." continuò, seria, guardandola negli occhi "Tu hai sempre lavorato, anche con la febbre, e non mi sembra che stai così male."
La giovane donna sospirò e prese da parte il suo ex comandante, portandola fuori in modo che i bambini non potessero sentire.
"In realtà... oggi avevo un po' di nausea, e Eren ha suggerito che rimanessi a casa. Ho fatto dei controlli poco fa e secondo il Dottor Jaegger... sono incinta." spiegò, a voce bassa.
"Ma è una notizia stupenda!" esclamò Hanji, abbracciandola "Sono certa che Eren sarà felicissimo di saperlo!"
"Non... Non lo so... Non era programmato..." obiettò l'altra, con gli occhi bassi.
"Beh mi pare che neanche i bambini dei vostri amici fossero programmati. Stai serena, andrà tutto bene." la rassicurò, materna come solo lei sapeva esserlo.
Vennero interrotte da Ymir e Levi, che corsero fuori rincorrendosi gioiosi. Le due donne li osservarono sorridendo, finché le guardie della caserma non annunciarono il ritorno del gruppo in missione.
Mikasa prese in braccio i due bambini e raggiunse l'ingresso del complesso, insieme a Hanji, in attesa dell'apertura del cancello.
Il gruppo entrò, in formazione, proteggendo un uomo al centro del gruppo. Era evidente che la missione era riuscita ed erano tornati sani e salvi a casa.
Annie aiutò l'uomo a scendere da cavallo, quindi lo abbracciò, mentre Armin le passava, affettuosamente, una mano tra i capelli.
Mikasa sorrise, mettendo a terra Ymir, che corse subito verso Jean e Reiner.
"Papini!" esclamò la piccola, abbracciandoli entrambi, felice di rivederli.
Eren si avvicinò alla compagna, prese in braccio il figlio e la strinse.
"Non è stato difficile." la informò "Armin, Connie e io non abbiamo neanche dovuto ricorrere ai nostri Titani."
"Bavo dada!" esclamò Levi, abbracciandolo "Ora tu e mama fate fatelino?"
"Levi, ne abbiamo già parlato..." spiegò Eren, calmo "quando sarà il momento lo faremo... un po' di..."
"Eren, sono incinta." lo interruppe la ragazza, in una scarica di coraggio.
Il ragazzo la fissò, shockato, mettendo a terra il figlio.
"Non è possibile... siamo sempre stati attenti... non puoi essere incinta." obiettò, passandosi nervosamente le mani tra i capelli, seguendo gli altri nel loro edificio
"Si vede che non è bastato."
"No, Mikasa, non hai capito. Io... Io non voglio altri figli!" confessò, fermandosi sulla soglia per guardarla negli occhi.
Nel gruppo si creò un gelido silenzio, rotto poco dopo dal rumore sordo di un palmo che colpiva violentemente lo zigomo del portatore del Titano d'Attacco, seguito dalla fuga della giovane.
Sasha e Annie si guardarono per un secondo, quindi decisero di seguirla, lasciando i figli ai rispettivi compagni.
"Credo di non essere arrivato in un buon momento." commentò il signor Leonhart, guardando il ragazzo, che era entrato in casa e si era seduto al tavolo, massaggiandosi la guancia.
"No signore." lo rassicurò Armin, prendendo in braccio i due figli, che gli tendevano le manine "È solo che il mio migliore amico è un coglione che dovrebbe imparare a ragionare di più."
"Scusa, Eren, ma com'è che non ne avete parlato di queste cose, tu e Mikasa?" intervenne Jean, che coccolava il piccolo Grisha.
"Perché pensavo non servisse. Ho sempre preso precauzioni." spiegò l'altro, a testa bassa.
"Se le precauzioni che intendi sono tipo... Il salto della quaglia, credimi... non funziona: Sunny è nata così." ammise Connie, dandogli una pacca sulla spalla.
"E comunque avresti dovuto essere sincero con lei fin dall'inizio." continuò Reiner "Dovevi parlargliene di questa tua idea."
"La conoscete, non l'avrebbe presa bene... e il motivo per cui non lo voglio è che... ho paura che succeda come a mia sorella... o come è quasi successo a Annie..."
"Lo ripeto: sei un coglione! Se dovessimo smettere di fare figli per paura della morte l'umanità sarebbe estinta da un pezzo!" lo rimproverò Armin "Ora vai a parlare con lei! E non costringermi a ordinartelo!"
Ma in quella confusione si erano tutti dimenticati di Levi, che aveva assistito alla scena ed era scoppiato in lacrime.
"SEI CATTIVO!" urlò il piccolo, prima di correre fuori.
"LEVI!" lo chiamò Eren, correndogli dietro.
Ma si fermò appena fuori, quando si trovò di fronte la compagna, la quale aveva preso in braccio il piccolo e lo cullava, lasciandolo sfogare, fissando il giovane con fare omicida.

   
 
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