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Autore: LorasWeasley    09/09/2021    2 recensioni
AU [kuroken]
"Passarono i giorni, le settimane e addirittura i mesi. Entrambi i ragazzi avevano iniziato a considerare “proprio” anche l’altro gatto e non si preoccupavano più se il loro animale stava fuori per troppo tempo, sapendo che era in buona compagnia e che si sarebbero protetti a vicenda."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Due gatti e una storia
 

Kenma si era appena tolto le cuffie dopo aver finito una live di sei ore, quando si rese conto degli strani rumori che provenivano dal resto della casa.
Si alzò, si stiracchiò e sbuffando urlò –Kuro! Che diamine stai facendo?
Inseguì i rumori per trovare il suo gatto nero dai ciuffi ribelli sulla fronte che era riuscito a buttare a terra la scatola dei croccantini per iniziare a scavarci dentro.
-Kuro!- urlò infastidito –Ti ho dato da mangiare stamattina!
Il gatto gli miagolò contro, poi si sedette in mezzo al cibo che era stato rovesciato e fissò, in attesa, la porta del balcone aperta.
Kenma era confuso: perché il suo gatto aveva fatto tanto per recuperare il cibo e poi non lo mangiava? Seguì quindi il suo sguardo e solo dopo un’attenta analisi notò il piccolo gattino bianco dalle macchie gialle e nere che si stava nascondendo dietro un vaso e lo guardava con paura.
-Oh- mormorò rapito –ti sei fatto un amico?
Kuro miagolò soddisfatto e Kenma prese una manciata di croccantini per portarli fuori al nuovo animale. Questo rizzò il pelo e si nascose ancora di più, quindi Kenma glieli lasciò a debita distanza e si sedette in attesa.
Dovette passare mezz’ora prima che il gatto, una volta deciso che non correva alcun rischio, gli si avvicinasse, iniziasse a mangiare qualche croccantino e infine decidesse che poteva anche accettare le sue coccole.
Kenma rise quando gli si acciambellò contro e solo a quel punto notò il piccolo collare dorato intorno al collo. Lui ne aveva messo uno uguale a Kuro di colore rosso, la differenza era che quello del suo gatto aveva un campanello, quello del gattino aveva la targhetta con scritto il nome che recitava “Zelda”.
-Quindi sei una femmina- le sussurrò continuando a coccolarla e ricevendo solo fusa in cambio –il tuo padrone ti ha dato proprio un bel nome, sai?
 
-
 
Tetsuro stava guardando fuori dalla finestra con le braccia incrociate e un’espressione preoccupata.
Aveva adottato Zelda quando la gattina aveva solo pochi mesi di vita e, dopo un temporale, l’aveva trovata sul ciglio della strada più morta che viva. Si era subito affezionato e l’affetto era stato immediatamente ricambiato dopo che l’aveva curata.
Zelda era quel tipo di gatto che si stancava facilmente, che preferiva passare le sue giornate a dormire o a prendersi le coccole del suo padrone e che usciva raramente.
Kuro le lasciava sempre la finestra aperta dandole la possibilità di fare un giro fuori, cosa che il gatto faceva di tanto in tanto in giardino, soprattutto quando voleva prendersi un po' di sole. Ma quel giorno era andata via dopo pranzo e ancora non era tornata, nonostante il sole stesse quasi per tramontare.
Era, quindi, indubbiamente preoccupato e stava anche pensando di uscire per cercarla, quando lei tornò con un miagolio per annunciare la sua presenza. Kuro stava per rimproverarla, ma si bloccò quando vide che non era sola.
Un gatto nero, dal portamento spavaldo e dal collarino rosso la seguiva per nulla intimorito. Kuro alzò un sopracciglio e mormorò –Vedo che abbiamo compagnia.
Zelda miagolò di nuovo, andò a fare le fusa intorno al braccio del suo padrone, per poi raggiungere nuovamente l’altro gatto per iniziare a leccarlo sotto il collo.
Kuro si sciolse a quella scena così carina e ridendo mormorò ancora –Immagino che sia un gatto davvero speciale se è riuscito a fare breccia nel tuo cuore solitario così velocemente.
Li fece entrare entrambi in casa e preparò il cibo a entrambi, anche se mangiarono veramente poco. Kuro non se ne preoccupò immaginando che fossero andati a caccia o qualcosa di simile.
 
-
 
Passarono i giorni, le settimane e addirittura i mesi. Entrambi i ragazzi avevano iniziato a considerare “proprio” anche l’altro gatto e non si preoccupavano più se il loro animale stava fuori per troppo tempo, sapendo che era in buona compagnia e che si sarebbero protetti a vicenda.
 
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Le cose cambiarono quando Kenma si rese conto di non vedere la gattina già da diverso tempo e che Kuro tornava sempre più di rado a casa.
Si preoccupò del tutto quando, dopo due giorni che non vedeva il suo gatto, scoppiò un forte temporale che oscurò il cielo nonostante fosse solo primo pomeriggio e il vento infuriava facendo volare le cose leggere.
Kenma maledì Hinata e il giorno in cui gli aveva portato quel piccolissimo gattino nero affermando “guarda che ti ho preso! L’ho visto e ho pensato subito a te! Si chiama Kuro!”.
Kenma l’aveva guardato non convinto e aveva sbuffato un “non credo di essere capace di prendermi cura di un altro essere vivente, inoltre che nome è Kuro? Un po' troppo ovvio per un gatto nero.”
Hinata aveva messo il broncio e gli aveva comunque messo il gattino tra le braccia “ma è un gatto, può sopravvivere anche da solo! Sono certo che ti farà compagnia!”
E dall’esatto momento in cui l’aveva avuto tra le sue braccia, Kenma aveva saputo che non l’avrebbe mai abbandonato. Aveva quindi mantenuto il nome “Kuro” e aveva iniziato a trattarlo come se fosse suo figlio.
“Può sopravvivere anche da solo”… stupido Hinata. Evidentemente non era così se quell’idiota del suo gatto riusciva a perdersi in giro per la città nel bel mezzo di un temporale.
Si afrettò a infilarsi le scarpe, afferrare l’ombrello e uscire a cercarlo.
 
-
 
Un altro tuono illuminò la stanza e una sempre più grassa Zelda si accoccolò meglio contro il suo petto tremando. Da quando era quasi morta per strada, non aveva più smesso di avere paura dei temporali.
Link invece (il nome che Kuro aveva deciso di dare al gatto nero), era stato immobile a guardare fuori dalla finestra da quando tutto era iniziato. Kuro aveva provato più volte a capire cosa ci fosse di sbagliato, ma lasciò perdere immaginando che semplicemente voleva guardare la pioggia cadere.
Questo almeno fino a quando il gatto non iniziò ad agitarsi: miagolava fortissimo e si era alzato sulle zampe posteriori per sbattere con quelle anteriori contro il vetro.
Kuro lasciò pertanto Zelda su un cuscino del divano e si diresse verso il gatto nero per capire cosa stesse succedendo.
Fuori, in strada, c’era un ragazzo senza ombrello che stava urlando frasi che Kuro non riusciva a capire e che continuava a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa.
Kuro, di norma, avrebbe ignorato un pazzo che se ne andava in giro nel bel mezzo di un temporale, ma Link era sempre più agitato e decise infine di aprirgli la finestra.
Grazie a questo sentì, al di sopra del rumore del vento e della pioggia, che il ragazzo stava urlando –Kuro! Kuro dove sei!?
Tetsuro sussultò sopreso e la sua mente iniziò a pensare a chi diavolo potesse essere quel ragazzino e a come lo conosceva, ma era troppo lontano per distinguerne i particolari del volto. Nel frattempo Link, una volta avuta finalemente la finestra aperta, scappò fuori e corse verso il ragazzo in questione.
A quel punto per Tetsuro fu abbastanza facile correre alla porta d’ingresso e spalancarla mentre urlava al ragazzo –Ehy! Che diavolo fai in mezzo al temporale? Vieni qui!
Il ragazzo gli rivolse uno sguardo sorpreso e lo fissò confuso e timoroso, aveva afferrato tra le braccia Link e lo stava abbracciando come se ne valesse della sua stessa vita. Sentendo il richiamo di Tetsuro, però, il gatto riuscì a scappare divincolandosi e tornò al coperto fermandosi all’ingresso dell’appartamento del corvino e fissando in attesa l’altro ragazzo.
Questo sembrò convincersi a mettersi al riparo solo per seguire l’animale e, quando finalmente gli fu di fronte, Kuro rimase bloccato nel rendersi conto che non era un “ragazzino”, ma aveva probabilmente la sua stessa età.
Link tornò a strusciarsi tra i piedi dello sconosciuto e questo, dopo aver ripreso il gatto in braccio, guardo sospettoso Kuro per chiedergli –Ci conosciamo?
La porta era ancora aperta dietro le sue spalle e Tetsuro immaginò che il ragazzo sarebbe stato pronto a scappare al minimo segno di pericolo (o forse si era solo abituato troppo al comportamento dei gatti ultimamente).
-Dovresti dirmelo tu- rispose ignorando i suoi pensieri –eri in giro a chiamare il mio nome.
Il ragazzo corrugò ancora di più la fronte e specificò –Stavo cercando il mio gatto.
-Oh- Kuro sembrò arrivare a quella conclusione solo in quel momento –quindi sei tu il padrone di Link!
-Link? Non si chiama Link! Si chiama Kuro!
-Non puoi chiamarlo Kuro!
-Sì che posso! È il mio gatto!- Link (o Kuro) miagolò come se fosse d’accordo con quello che il suo padrone aveva appena detto e Tetsuro ampliò il suo broncio.
-Ma non puoi! Io mi chiamo Kuro!
I due ragazzi si fissarono per quella che parve un’eternità, infine lo sconosciuto iniziò a ridere piano nascondendosi dietro i suoi capelli bagnati.
Il cuore di Tetsuro mancò un battito al solo sentire quel suono e, per la prima volta, si perse a fissare davvero il ragazzo che aveva di fronte: era estremamente carino anche se bagnato dalla testa ai piedi. I suoi capelli scuri dalle punte bionde e la sua carnagione pallida gli ricordavano tantissimo i colori di Zelda, così come i suoi enormi occhi dorati.
Chiamata dai suoi pensieri, Zelda li raggiunse e non appena vide il nuovo arrivato gli corse contro e iniziò a fare le fusa tra le sue gambe.
Tetsuro rimase sorpreso: il suo gatto schivo e che odiava qualsiasi altro contatto umano stava fecendo le fusa a qualcuno che non era lui.
-Zelda… ciao…- mormorò il ragazzino inginocchiandosi per dare le giuste coccole anche a lei –sei più grassa o sbaglio?
-È incinta- specificò Tetsuro e solo a quel punto si rese conto della piccola pozzanghera che il ragazzo stava lasciando ai suoi piedi, del suo tremore dovuto al freddo e della porta ancora aperta alle sue spalle.
Agì senza neanche pensarci: chiuse la porta per evitare che altro freddo entrasse in casa e lo informò –ti vado a prendere un asciugamano.
Quando tornò all’ingresso i gatti si erano già allontanati e il ragazzino lo stava fissando con uno sguardo che Kuro non riuscì a leggere. Accettò con gratitudine il tessuto bianco in cotone e, mentre si tamponava i capelli lunghi, chiese in imbarazzo –Inviti spesso sconosciuti in casa tua?
Tetsuro sbuffò una risata –Non sei uno sconosciuto, il tuo gatto ha messo incinta la mia gattina, direi che siamo una famiglia adesso.
L’altro sorrise divertito nonostante continuasse a nascondere il suo bellissimo volto –Non sono sicuro che funzioni così.
-Fidati- rise Kuro –come sono sicuro che tu debba chiamare il tuo gatto Link. E che non dovresti andartene in giro senza ombrello.
L’altro alzò gli occhi al cielo –Avevo un ombrello… è solo volato via a un certo punto- fece una pausa, poi sospirò –Comunque, va bene per il nome. Ringrazia solo che io ami i videogiochi.
-Sono stato proprio fortunato- rispose ironicamente mentre faceva un passo avanti e senza rendersene veramente conto allungava le mani per togliergli il tessuto morbido dalle mani e asciugargli lui stesso quei punti dietro la testa dove non era ancora arrivato.
Si accorse di quanto fosse intima e imbarazzante la scena solo quando gli occhi dorati dell’altro si spalancarono e si puntarono su di lui, le sue guance erano rosse.
Kuro sentì il suo volto riscaldarsi a propria volta, era pronto a scusarsi e a fare un passo indietro quando l’altro semplicemente sussurrò –Mi chiamo Kenma.
-Kenma- ripeté Kuro in un sussurro assaporando quel nome sulle sue labbra –io sono Tetsuro.
-Ma ti chiamerò Kuro- decise Kenma smorzando leggermente quella tensione –altrimenti non avrebbe senso cambiare il nome al mio gatto.
Tetsuro rise ma dovette dargliela vinta.
I loro sguardi erano incatenati e furono distratti solo dalle fusa dei loro gatti che si erano sistemati davanti al camino. Si persero a fissarli mentre si coccolavano al caldo, stringendosi l’uno all’altra, facendo le fusa e leccandosi a vicenda di tanto in tanto.
Nessuno dei due ragazzi poteva ancora sapere che solo pochi mesi dopo avrebbero rivisto quella stessa scena, con le uniche differenze dei cuccioli di Link e Zelda che arrancavano in giro e di Kuro e Kenma che si coccolavano allo stesso modo sul divano, mormorandosi parole dolci e scambiandosi baci roventi.

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