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Autore: elyblu    12/09/2021    1 recensioni
Se nell'anime Saint Just fosse sopravvissuta all'incidente, come sarebbe stata la vita di Nanako, Kaoru e della stessa Saint Just? Storie di tre ragazze degli anni '90 e dei loro sogni...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Kaoru Orihara, Nanako Misonoo, Rei Asaka
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

In questo primo capitolo ho rielaborato delle scene che nell’anime sono successive alla morte di Saint Just.
 
Nanako sta camminando nel parco della scuola, vuole stare da sola, non è nello spirito di parlare e scherzare con le amiche e le compagne di scuola, ha un infinito vuoto nel cuore, è priva di forze e triste, non vede prospettive e non ha più alcun interesse, si sente prigioniera in un circolo di desolazione da cui è impossibile uscire. All’improvviso sotto l’olmo, il famoso olmo dove era cominciata la sua amicizia con Lei, scorge una figura, e la riconosce…non può credere ai suoi occhi, è Lei, la sua amica Saint Just, la sua amata e adorata amica, colei che le ha fatto conoscere l’emozione dell’innamoramento e quindi l’amore, è sotto l’olmo, come le piace sempre fare, a fumare una sigaretta…quindi è viva, sta bene…Nanako corre precipitosamente ad abbracciare la sua amica chiamandola a gran voce piena di entusiasmo, come risvegliata di soprassalto da un brutto sogno; la sua amica, mentre aspira la sua sigaretta, si gira verso di lei e la guarda sorridendole con un’espressione di affetto e di amicizia, stanno per abbracciarsi come quella meravigliosa sera sulla terrazza panoramica del quartiere dove si erano date appuntamento. Nanako ancora può abbracciarla e può finalmente dare inizio a una bella amicizia, fatta di confidenze, risate, interessi e tempo libero condiviso, con nuove scoperte e nel loro caso anche di nuove emozioni, perché Nanako ama la sua amica in modo diverso da come ama le altre, e chissà da un’amicizia…
La raggiunge e finalmente si abbracciano come quella sera; Nanako non vorrebbe mai interrompere quell’abbraccio, vorrebbe durasse in eterno, all’infinito, perdersi in quell’affetto speciale, in quell’amicizia che finalmente sta prendendo una piega regolare e sente l’affetto per la sua Saint Just pienamente corrisposto, si sente stringere dalle braccia della sua amica…poi un colpo secco forte sordo molto irritante e di nuovo il vuoto, non sente più le braccia della sua amica; subito dopo un colpo forte rimbomba nel suo cuore come un tonfo. All’improvviso nota che l’amica adorata non è più davanti a lei ad abbracciarla affettuosamente come stava facendo un attimo prima; si gira e l’amica in meno di un secondo non indossa più il solito abito maschile giacca e pantaloni neri e camicia bianca, ma una tenuta da cestista; Saint Just sta rincorrendo un pallone da palla a canestro, sport in cui eccelle, e scappa facendo rimbalzare il pallone…ecco cos’era quel rumore sordo e fastidioso, irritante.
Nanako la rincorre disperata, piangendo, Saint Just non può lasciarla così, ma Saint Just dopo uno sguardo fugace scappa via, corre più veloce del vento, più veloce della luce, e nonostante Nanako stia correndo a perdifiato alla fine la perde di vista e si ritrova più vuota e disperata che mai…
Nanako adesso si trova a teatro, la sua amatissima Saint Just sta recitando splendidamente come al solito; sta recitando un classico della tragedia greca, indossa un drappo, interpreta un personaggio importante, tutti acclamano quella bravissima attrice in erba, che lei è orgogliosa di avere come amica. Nanako applaude esuberante in piedi, vorrebbe gridare la sua gioia, il suo orgoglio e il suo amore, persa nell’immagine della sua bellissima amica, dai lunghi e mossi capelli chiari, gli occhi di quel particolare colore cangiante che a seconda della luce vira da una tonalità quasi azzurra fino al viola; all’improvviso Saint Just sparisce, è un attimo, una frazione di secondo, nessuno se ne accorge, era lì che declamava la parte assegnata e ora non c’è più…al suo posto c’è un uccello che vola sempre più lontano nel cielo … lo scenario del fondale del teatro è ora sostituito dal cielo… Nanako avverte di nuovo un vuoto e una delusione indescrivibili. Non vedrà più il suo amore…
Nanako sta contemplando piena di malinconia e tristezza il tramonto sul mare, quel tramonto che si aspettava di vedere quella domenica pomeriggio con la sua Saint Just - il cielo rosso infuocato che tinge il mare - avverte ancora quel senso di vuoto; da lontano vede di spalle Saint Just, vestita di bianco, eterea, spirituale, che si gira lentamente verso di lei e le fa un bel sorriso, di addio ma anche di conferma di tutto l’affetto che la sera prima del loro incontro mancato le aveva dichiarato di avere verso di lei; Nanako si sente precipitare dentro una voragine di tristezza, di dolore spirituale per non aver sperimentato niente di quell’amicizia e di quell’amore, per essere tutto finito prima di cominciare.
Nanako sta chiamando dal telefono di casa sua Saint Just, mentre dagli occhi le scendono fiumane di lacrime; sa che non le risponderà mai nessuno dall’altro capo del filo, ma non riesce a rassegnarsi, e insiste a far squillare il cordless di Saint Just centinaia e migliaia di volte, perché un minimo barlume di speranza rimane acceso nel suo cuore. Alla fine si rassegna e si accascia per il dolore disperata, sente che non riuscirà a tollerare un dolore così immenso, troppo più grande di lei.
A quel punto Nanako si ritrova di nuovo in maniera alternata in ciascuna delle situazioni descritte finora, ora sotto l’olmo con Saint Just che l’abbraccia e all’improvviso si dilegua, ora in riva al mare a ricevere l’ultimo saluto della sua amica, ora a teatro e così via ininterrottamente.
Di tanto in tanto si alternano a queste ricorrenti immagini oniriche delle scene raffiguranti il suo caro fratello spirituale, il prof. Takehiko Henmi, il suo confidente, il fratello maggiore che avrebbe desiderato tanto avere e con cui aveva instaurato un feeling speciale in terza media durante le lezioni preparatorie agli esami di ammissione al liceo; non lo aveva mai visto prima di allora, ma le sembrava di conoscerlo da sempre ed aveva subito avuto nei suoi confronti una grande simpatia e anche un istintivo affetto. A Nanako appare a tratti anche la sua compagna di classe nonché carissima amica Kaoru, detta principe Kaoru, che l’ha sempre soccorsa e sostenuta nei momenti di difficoltà, specie durante quel bullismo messo in atto dalle compagne di scuola invidiose della sua ammissione alla Sorority; Kaoru è una ragazza molto buona d’animo, una fatina protettrice. Le immagini sono strane, sfumate; ciò che è più stravagante in quelle immagini è il fatto che il caro fratello e Kaoru appaiono a momenti tristi soprattutto Kaoru, a momenti allegri, a momenti da soli a momenti insieme, nonostante non si conoscano affatto (questo è quanto a conoscenza di Nanako).
A un certo punto c’è una nuova immagine; Nanako sente un dolore spirituale straziante, si trova in una chiesa, in fila con le compagne di scuola, la sua compagna di banco Mariko subito davanti a lei, sono tutte in divisa scolastica, tutte afflitte e piangenti, ognuna tiene una rosa bianca in mano, via via una ragazza per volta abbandona la fila; le ragazze non sembrano però in fila per prendere l’eucaristia dal prete durante una messa, non c’è infatti il raccoglimento che in genere segue tale fase della messa, ma tornano a sedersi sulle panche tristi e rassegnate senza la rosa.
Quando anche Mariko abbandona la fila, Nanako ha una visione traumatizzante davanti a sé : la salma esposta della sua Saint Just dentro una bara scoperchiata, immersa nelle rose bianche, vestita col solito completo maschile camicia bianca e pantaloni neri, i riccioli biondi a incorniciarle il viso sereno e bellissimo, di una bellezza eccezionale, le labbra tinte da un rossetto rosa. Nanako sente uscire delle vere e proprie cascate di lacrime dagli occhi, le sembra che gli occhi le escano dal viso tanto copiose sono le sue lacrime, si sente mancare, sta per gridare dal dispiacere, desidera scappare da quella situazione, e proprio in quel momento apre finalmente gli occhi e torna nella realtà.
Si sente molto frastornata, non capisce dove è, non ricorda nulla, sente battere velocemente il suo cuore, per la prima volta sperimenta la tachicardia, da una parte è sollevata per la fine di quei terribili incubi, dall’altra ha come un oscuro presentimento, si sente inquieta e avverte un senso di disperazione, la vista è annebbiata e piano piano scorge sempre più nettamente le figure e gli oggetti intorno a lei.
La sua inquietudine aumenta appena capisce di essere sì in un letto, ma non nel suo letto di casa, circondata dai suoi mobili, dai suoi pupazzi e naturalmente dai suoi libri; è in una stanza spoglia ma molto grande quasi un corridoio, con lampade a neon sul soffitto, un tavolino piccolo e scialbo accanto a lei, intorno qualche sedia messa a caso e a lato altri letti dove dormono signore sconosciute. Avverte poi un pungiglione nel braccio sinistro, e scorge con terrore un ago collegato a un flacone fissato a una specie di gruccia. Non capisce più niente, finché lentamente riesce a ricordare quello che le è successo.
La sera prima aveva visto Saint Just in quel giardino di quartiere con una vista spettacolare sulla città; era stato stupendo; Saint Just sembrava diversa, non aveva più l’aria triste e malinconica che la contraddistingueva, lo sguardo verso un punto metafisico che solo lei poteva scorgere, caratteristiche che le erano valse il soprannome di Saint Just, l’angelo della morte come il rivoluzionario francese. Ieri sera Saint Just aveva un’espressione serena, soddisfatta, sorridente, uguale a tutte le sue coetanee; se prima per la sua aria austera sembrava più grande della sua età, ora dimostrava la sua età ed era ancora più bella e affascinante. Saint Just si era confidata, aperta, le aveva raccontato cose molto intime sul suo rapporto con la sorella Fukiko alias Lady Miya, ma soprattutto le aveva detto che le voleva molto bene. Come era stato splendido il loro abbraccio seguito a quelle confidenze; Nanako avrebbe voluto non finisse mai. Avevano quindi fissato un appuntamento per le 14:45 di oggi in una piccola stazione secondaria dove ferma il treno cittadino; da lì Saint Just le aveva promesso di portarla a vedere un tramonto spettacolare in una località lì vicino.
Saint Just non si era presentata, Nanako l’aveva attesa per oltre quattro ore finché non aveva ripreso il treno per tornare a casa; all’uscita dalla stazione vicino a casa sua si era presentata Tomoko, la sua migliore amica, che piangeva e le diceva di seguirla in ospedale dove Saint Just la stava aspettando. Durante il tragitto in taxi Tomoko piangeva continuamente, lasciandole presagire che era accaduto qualcosa di grave che lei Nanako non osava chiedere. Giunte all’ospedale, un nosocomio fatiscente abbastanza vicino alla stazione in cui doveva incontrarsi con Saint Just (un tempo affermato ospedale ora noto per essere adibito sostanzialmente a presidio di primo soccorso), Nanako era stata accompagnata lungo il corridoio del pronto soccorso da Tomoko; vicino alla sala d’aspetto a un certo punto aveva come perso la vista e in un attimo era sprofondata nel nulla.
“Allora sono stata portata in infermeria anzi devo essere in una camerata d’ospedale e mi stanno facendo un’infusione perché mi riprenda (n.d.r. Nanako ancora non conosce il termine tecnico ‘flebo’)…che mi è successo? dov’è Tomoko? ma soprattutto dov’è e cosa è successo alla mia Saint Just?”
Questi pensieri assillano Nanako, che ha una crisi di rabbia e comincia a gridare “Levatemi questo spillo dal braccio, portatemi via, devo andare da Saint Just, voglio andare via, voglio andare dalla mia amica, ha bisogno di me, devo farle la minestra, Tomoko, Tomoko mi hai abbandonata”, le lacrime che scendono a fiotti, la preoccupazione, la disperazione, il senso di soffocamento, non è stata vicina alla sua Saint Just che ora penserà di essere stata abbandonata da lei nel momento più difficile, si ricrederà su di lei e non le vorrà più bene.
Alcune delle signore intorno a lei - in tutto sono circa una quindicina come nelle camerate ospedaliere fino a inizio anni ‘90 - tirano una specie di cordoncino appeso vicino al loro letto per richiamare il personale sanitario, e le dicono di calmarsi “Signorina siamo malate, si calmi, stavamo dormendo, si calmi, le abbiamo chiamato l’infermiera però ora ci faccia dormire”. Alcune sono gentili e capiscono la situazione, altre, specie quelle più anziane, in genere concentrate solo su stesse e intolleranti, sono stizzose “che screanzata, signorina, dove crede di essere? la smetta siamo malate … becera … queste giovani di oggi non hanno rispetto…”.
Nanako non sta a sentire nessuno e continua a invocare “Saint Just, portatemi da Saint Just, Tomoko dove sei?”
Sopraggiunge un’infermiera : “signorina Misonoo si è svegliata, si calmi, siamo all’ospedale, le abbiamo fatto una flebo perché è svenuta appena arrivata al pronto soccorso, ci sono fuori la sua amica fedelissima che non l’ha mai abbandonata e ora è arrivato anche suo padre”.
Nanako continua a gridare “Dov’è Saint Just, che le avete fatto? Che le è successo?”
“Signorina, si calmi, chi è Saint Just?”
“La mia amica, la mia amica ricoverata da voi, Saint Just”.
“Si calmi, mi dica il nome della sua amica, ma qua non abbiamo ricoverati pazienti francesi”.
“Ha ragione : Rei Asaka è il vero nome, dove l’avete portata? dov’è? che le è successo? dov’è? mi porti da lei” Nanako soffoca con le sue domande incalzanti l’infermiera che cerca di calmarla, mentre le signore della camerata continuano ad avere reazioni opposte, chi la guarda preoccupata con tenerezza, chi continua a lamentarsi della sua maleducazione e del loro sonno interrotto.
“Non conosco la paziente” risponde l’infermiera “non so dirle nulla, ora le levo la flebo e l’accompagno da suo padre e dalla sua amica”.
Nanako continua a ripetere “devo andare da lei, devo andare da lei…”.
All’uscita dalla stanza Nanako ancora stordita per il mancamento e il braccio dolorante per la flebo corre da suo padre e dalla sua amica, sentendosi un minimo protetta, abbraccia suo padre e quindi la sua Tomoko, a cui piangendo chiede di Saint Just.
“Saint Just è stata sottoposta a una serie di accertamenti, analisi del sangue, radiografie, poi una si chiama toc o tac non ricordo, ah sì tac, e l’altra ha un nome strano che ha a che fare con i suoni della calamita, suoni magnetici mi pare sia il termine”.
“Risonanza magnetica” precisa il prof. Misonoo.
“Ma ora dov’è? dove si trova?”
“Questo è un presidio di primo soccorso, ti ricoverano solo se hai problemi poco gravi, appendicite, qualche costola incrinata, un ginocchio rotto, ma per i casi più gravi ti portano via” risponde Tomoko.
“Dov’è Saint Just?” grida Nanako
“Bambina parla piano siamo in un ospedale” le dice con dolcezza il padre, preoccupato e anche contrito per la figlia, che a soli 16 anni si trova a dover affrontare una situazione così complicata. “Allora dov’è Saint Just?”
“L’hanno portata all’ospedale vicino al quartiere dei grattacieli, c’è un ottimo centro traumatologico e la sottoporranno alle operazioni del caso, a quest’ora è già sotto i ferri”, Tomoko risponde pacata.
Nanako è disperata “quindi ha avuto un incidente; come è successo? Basta, io devo andare da lei, ora pensa che l’ho abbandonata, che non le voglio bene quanto me ne vuole lei, e se poi le succede qualcosa? E se poi non la vedo più?”
“Calmati Nanako, Saint Just non ha ripreso conoscenza, perché è arrivata priva di sensi e quindi le hanno dato delle medicine perché non si risvegliasse prima dell’operazione, non può aver nulla contro di te; comunque a chi era presente, i fratelli e principe Kaoru, ho detto che eri svenuta, ora dobbiamo solo pregare che si salvi”, Tomoko cerca di calmarla.
“No, non posso perderla ora, che cos’ha? che le è successo?”
Tomoko e il prof. Misonoo continuano a risponderle che non conoscono lo stato clinico dell’amica. “Perché non sapete nulla? Portatemi all’ospedale vicino al quartiere dei grattacieli, devo andare da lei, devo starle vicino”.
“Nanako andiamo a casa, ora non puoi fare nulla per lei, ci sono già i suoi fratelli, la sua famiglia, negli ospedali in questi casi possono stare vicino solo i parenti stretti, poi domani ti informerai da loro”, interviene il padre.
Nanako si sente soffocare e sopraffare di nuovo, incompresa e impotente “vi prego portatemi da lei, vi supplico, io le sono stata vicina, io ho raccolto le sue confidenze più intime”.
“Nanako non si può”.
“Ti supplico papà”, le lacrime a fiotti, come nel sogno sente delle cascate uscirle dagli occhi, che trattiene con una mano perché li sente uscire dal viso da quanto sono abbondanti le lacrime. Corre alla reception, mentre il padre cerca invano di trattenerla
“La signorina Rei Asaka cos’ha di grave? perché non l’avete trattenuta qui? rischia la vita? dov’è?” L’infermiera alla reception è burbera “Signorina si calmi, non posso darle queste informazioni”.
“Ma sono una sua carissima amica, ero venuta apposta ma sono svenuta”.
“Basta, si calmi non insista”.
“Insisto perché devo andare dalla mia amica e sapere cosa le è successo”.
“Signore insegni l’educazione a sua figlia”.
“Nanako andiamo via”.
“No, nessuno mi capisce, devo andare da lei, papà la amo, portami da lei, ti supplico”.
“Nanako sei stanca, sei svenuta, hai avuto una flebo”.
“No, ti prego”, piange e si accascia perché la disperazione le toglie le forze.
A quel punto interviene Tomoko “Nanako io ti voglio bene, ma devo andare a dormire, sono le 1:15 del mattino, non mi reggo in piedi per lo stress, e domattina devo andare a scuola”.
“Scusa Tomoko, papà accompagniamo a casa Tomoko e poi portami all’ospedale, non ti chiedo mai nulla, né soldi, né un vestito, né corsi per coltivare hobbies, nella vita non fo altro che studiare, ti prego papà almeno questo, è l’unica cosa, l’unico regalo che ti chiedo…”.
Nanako fa pena, il prof. Misonoo non riesce a dirle di no, quella figlia non gli ha mai chiesto nulla, sempre fra le prime della classe, poche uscite con le amiche nei periodi lontani dalle verifiche scolastiche, buona e generosa, alle prese col primo amore, non si sente di dire di no, e così avverte al telefono pubblico dell’ospedale la moglie che non torneranno subito a casa.
Accompagnata Tomoko a casa, Nanako e il padre si recano all’ospedale vicino al quartiere dei grattacieli, una struttura avveniristica, gigantesca; appena arrivati, il prof. Misonoo che comincia a cedere per la stanchezza, si avvicina alla portineria, spiega la situazione, e dopo aver continuato a chiedere indicazioni via via a medici, infermieri e specializzandi in qua e là Nanako arriva all’ala di chirurgia giusta e sente un grande tonfo al cuore; vede straziati dalla preoccupazione Fukiko, la sorella di Saint Just, che non riconosce più da come è stravolta, non più fiera e altezzosa, ma abbattuta, pallida quasi verde per la preoccupazione con gli occhi rossi di pianto; vede Takashi, il fratello, che piange sommessamente, non più quel ragazzo allegro e gioviale che tutti sono abituati a vedere; e infine vede principe Kaoru, anche lei con gli occhi rossi quasi piegata in due sulla panca.
Appena arrivati, il prof. Misonoo si siede su una panca in disparte e comincia a dormolocchiare, mentre Nanako corre da Kaoru e si abbracciano piangendo a dirotto per lo sfogo quasi liberatorio, quasi avessero bisogno l’una dell’altra.
“Cos’è successo a Saint Just? dimmi la verità” incalza Nanako.
“Ha riportato diverse fratture, 8 o 9 costole rotte e altre 4 incrinate, si è fatta molto male alle spalle, si è rotta un braccio, lieve trauma cranio-facciale, emorragia interna all’addome e ai polmoni, ferite lacero contuse alle gambe…” Kaoru piange.
Nanako singhiozza ad alta voce finché un medico passante dal corridoio l’aggredisce in malo modo “Faccia piano siamo in un ospedale, non a casa sua, un minimo di contegno”…che empatia…c’è modo e modo di dire le cose, è giusto invitare al silenzio, ma vista la gravità e delicatezza della situazione poteva usare altri sistemi. Fra le signore all’interno della camerata, l’infermiera alla reception dell’altro ospedale, in più questo medico, la povera Nanako oltre al danno subisce per la terza volta anche la beffa di essere maltrattata. In certi posti - pensa - ci vorrebbe un po’ di sensibilità, specie da parte di chi svolge determinate professioni.
Si fa coraggio e chiede balbettando “Si salverà?”
“I medici sono abbastanza ottimisti, nessuna lesione appare letale né tale da determinare danni permanenti, tuttavia per scongiurare questi pericoli si deve intervenire immediatamente, anche un minuto può cambiare la situazione; ciò che preoccupa di più i medici è l’emorragia interna al torace; ho anche sentito di straforo che Rei ha avuto due enormi fortune : quando è caduta sul treno ha battuto le spalle e quando è precipitata definitivamente in terra dopo il rimbalzo dal treno è caduta a faccia in giù battendo sul torace; se avesse battuto su altre parti del corpo le conseguenze sarebbero state irreparabili, altro non so”.
Nella concitazione Nanako non ha ancora saputo come è avvenuto l’incidente, con la sua crisi non ha dato modo a Tomoko di spiegarle niente, ma non fa in tempo a chiedere perché all’improvviso si sente chiamare da Fukiko “Nanako…Grazie per essere venuta, la tua presenza qui è molto importante…ti porgo questi fiori…te li aveva comprati mia sorella prima del vostro appuntamento, lei mi dice spesso che ti vuole bene, voleva darti un pensierino al momento del vostro incontro …un fattorino l’ha vista al momento dell’incidente, è quello che ha chiamato l’ambulanza – una folata di vento ha fatto volare via i fiori che Rei ti aveva comprato, Rei per riacchiapparli si è sporta troppo dal parapetto della passerella sopra la ferrovia dove stava camminando ed è caduta, ma i fiori li ha recuperati, li stringeva ancora in mano quando è arrivata l’ambulanza” Fukiko comincia a piangere e torna dal fratello.
Nanako guarda i fiori color panna, ormai ammaccati e appassiti, legati da un fiocco nero, quasi triste presagio, li stringe a sé, teme siano l’ultimo contatto con la sua Saint Just. I fiori a lei destinati cadono sempre. Nanako pensa alla volta in cui soccorse Rei sotto l’olmo; quando la riaccompagnò a casa sempre su un ponte sopra la ferrovia la trattenne mentre stava per gettarsi dal ponte perché non si sentiva amata da Fukiko; nel salvare Rei dal suicidio a Nanako scivolarono nel vuoto dalla tasca interna della giacca i fiori rosa appena regalati da Rei. Questa volta invece i fiori erano stati trascinati via dal vento, ma erano stati recuperati, Nanako li aveva avuti, ma … li aveva avuti perché nessuno aveva trattenuto Rei che per recuperarli era caduta dal parapetto del ponte sulla ferrovia…..
Non resta che sperare e pregare che Rei si salvi, che torni alla vita di sempre, Nanako non può pensare che quell’amicizia finisca prima di prendere il volo. Nanako scorge suo padre che dorme come un ghiro accasciato su una panca della sala d’aspetto, lì per lì le fa rabbia, dorme mentre tutti sono angosciati e disperati per una giovane ragazza di 17 anni che ha appena avuto un terribile incidente stradale, poi capisce il sacrificio che ha fatto per lei, nel cuore della notte invece di tornare a casa a dormire, con una giornata di lavoro che lo aspetta all’indomani l’ha portata lì in ospedale, per farla contenta…è un bravo padre, le vuole davvero bene, ed è disposto a tutto pur di vederla contenta “ti voglio bene papà e sono contenta tu sia qui con me” pensa Nanako mentre lo guarda piangendo.
Doveva essere una domenica bellissima, indimenticabile, per la gioia si era svegliata la mattina alle 6, si era messa uno dei suoi vestiti preferiti, si era truccata sfumandosi due colori diversi di ombretto sulle palpebre come aveva imparato sua madre da un’amica estetista, aveva scelto con cura i colori che meglio risaltassero i suoi occhioni azzurri, un arancio che progressivamente si perdeva in un color prugna, aveva poi applicato il rimmel sulle ciglia ormai colato sulle gote (doveva sembrare un panda), messo un rossetto rosa antico e del fard color pesca sulle gote … forse troppo … Tomoko, che aveva incontrato prima dell’appuntamento con Rei, le aveva detto che sembrava un pagliaccio … e adesso si sente davvero un pagliaccio, una maschera pitturata che nasconde malinconia e tristezza, questo sono in realtà i pagliacci.
Per la prima volta Nanako si sofferma a pensare quanto è ingiusta la vita, come la vita cambia da un attimo all’altro, dalla gioia si passa istantaneamente al dolore, la vita si accanisce a volte con le persone che più meritano pace e serenità, proprio ora che Saint Just si era riconciliata con la sorella Fukiko e cominciava a conoscere la felicità aveva avuto un incidente terribile, ma soprattutto Nanako pensa che ora ci siamo e fra un attimo … nel riflettere su questo fosco pensiero, sulla caducità dell’essere umano sempre appeso a un filo come un funambolo, Nanako alla fine si assopisce, cerca di riprendersi, non vuole addormentarsi, ma le forze l’abbandonano e cade fra le braccia di Morfeo, l’intervento chirurgico sarà ancora lungo….
  
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