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Autore: Sacchan_    12/09/2021    0 recensioni
[Sky - Children of the Light]
[Sky - Children of the Light]
Le avventure di due creature della Luce nel Regno della Luce, dal loro incontro ai successivi.
Raccolta di one-shot autoconclusive ambientate nei regni di Sky.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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"Cos'è questo?"
La voce di Toen apparì rotta e spezzata, morta ancora prima di proferire parola.
Allora Uselji si voltò dalla sua parte, con il mantello che sferzava il suo corpo a causa delle forti raffiche di vento; quando queste si intensificavano delle pietre nere, dalle dimensioni di enormi massi, colpivano il terreno spaccandosi all'impatto.
Toen ne ebbe paura: non sarebbero sopravvissute se una di queste le avrebbe raggiunte in pieno, nonostante ciò poteva vedere in lontananza sagome di  sconosciuti avventurieri scalare il cammino, sfidando la gravità e tutto il resto.
"Da qui procederemo sempre dritto. Eviteremo le raffiche di vento, i massi e i krill che controllano la zona. Solo così potremo arrivare al Castello."
Toen volse il naso all'insù.
Ah, già, il Castello. La meta finale ambita da tutti i viaggiatori, tanto visibile e solenne quanto irraggiungibile.
Lo si poteva ammirare ovunque nei reami del loro mondo, e per quanti sforzi si potevano fare per andargli incontro non c'era verso di poterlo raggiungere: il Castello rimaneva lì, fermo e inaccessibile come un sole i cui regni da esplorare erano gli astri che gli danzavano attorno.
Ma l'Eden era un mondo diverso: nell'Occhio potevi veramente raggiungere il Castello; poi da lì innalzarsi verso l'Orbita, questo dicevano i viandanti più esperti al loro ritorno.
Toen voleva vedere tutto questo con i suoi occhi, voleva vedersi da rinata e voleva volare assieme a tutti coloro che sarebbero rinati assieme a lei, ma il corpo non le prestava ascolto e nemmeno il dolce e caldo tatto di Uselji nel palmo della sua mano riuscì a rincuorarla.
Alla fine poté solo cadere a terra in preda a uno stato di ansia e di iperventilazione incontrollabile.
Le lacrime negli occhi le offuscavano la vista e i suoni giungevano alle sue orecchie tutti ovattati, persino la confortevole voce della sua compagna di viaggio appariva distorta e lontana.
Non riuscì nemmeno a vederla, perché tutto ciò che la sua vista le metteva in mostra era il cielo rosso e infuocato simile a un imminente apocalisse, assieme al nero pece dei krill che proprio in quel momento puntarono un gruppo di viaggiatori giunto quasi in cima alla scalata; qualcuno cadde di sotto e le ali finirono per spezzarsi; qualcun altro si salvò, ma risultò disperso.
Fu allora che Toen si ruppe e lanciò un grido disperato, tenendosi la testa tra le mani.
Uselji, che fino ad allora stava studiando la situazione e la regolarità con cui le pietre venivano scagliate al suolo dal vento, sgranò gli occhi e si voltò all'indietro e quello fu il momento fatale per lei, perché un grosso masso la colpì sulla schiena, facendole emettere un verso strozzato e privandola in un batter d'occhio di qualsiasi energia, schiantandola direttamente contro la formazione rocciosa sulla quale i suoi piedi poggiavano.
Per Toen fu come una scena vista al rallentatore vedere la sua amata Uselji spegnersi e diventare grigia. Due delle sue ali si staccarono dal suo mantello e caddero di sotto, diventando impossibili da recuperare. Qualche secondo dopo si udì il tipico suono delle ali spezzate e fu grazie a questo che Toen si risvegliò dalla sua catalessi.
Impacciata, si mosse verso Uselji; tremò quando avvertì le pietre andare in frantumi accanto a lei, ma strinse lo stesso i denti: si trattava solo di qualche metro da superare e doveva farlo il prima possibile, poiché il fuoco vitale della sua compagna viaggiatrice andava ripristinato se non voleva che altre sue preziose ali andassero perdute.
Piegandosi su di lei avvicinò la sua fiamma vitale al suo petto per condividerla, finché le sue fattezze non tornarono alla luce. Il volto di Uselji era ora un po' frastornato, i capelli le si erano spettinati, la pelle del viso si era fatta più pallida e anche i vestiti addosso le si erano sgualciti, tuttavia stava bene e nonostante il colpo subito alla schiena apparì piuttosto reattiva.
"Colpa mia. Mi sono distratta." Mormorò a bassa voce, ma risoluta come suo solito.
Toen scosse la testa, perché sapeva che non era vero. Se Uselji stava soffrendo la colpa era solo la sua, perché troppo inesperta per muoversi tra quelle raffiche e quelle rocce frantumate. Poteva solo imitare i movimenti che vedeva e strisciare verso le pareti, là dove il vento pareva soffiare meno e il riparo era più costante. Non riuscì a capire come, ma trovò la forza di seguirla... almeno finché le ginocchia non le cedettero.
Era strano, pensò dentro di sé.
Credeva di essere pronta ad affrontare quel viaggio... invece ora che vi si trovava dentro poté solo pensare a quanto la Base sapeva essere accogliente ogni volta che vi ritornava stremata dai lunghi voli compiuti chissà dove. Persino quel desolato e buio Deserto Dorato le tornava alla mente come un luogo sicuro dove rifugiarsi ora.
Sorrise amaramente di quei pensieri mentre ascoltò il tremolio delle sue gambe.
Ma quando la mano di Uselji le comparì davanti agli occhi fu come fare di nuovo un tuffo nel terrore: Uselji, che le aveva promesso di portarla fino alla fine, e lei che invece non voleva più saperne di trovarsi lì.
Per un momento pensò di stringerla e quasi lo fece, poi ricordò di essere una codarda e di colpo pensò di non averne alcun diritto.
Perciò lasciò cadere il palmo della sua mano a terra.
"Voglio tornare a Casa." Mormorò a voce così bassa da risultare impercettibile, anche a causa dei vortici di vento che si susseguirono uno dietro l'altro.
Forse Uselji sgranò gli occhi a quelle parole, ma lei evitò di scoprirlo tenendo il mento basso.
Va bene così... si disse mentalmente, ormai il danno era fatto.
   
 
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