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Autore: Fiore di Giada    13/09/2021    0 recensioni
[[Maria de nadie]]
Allora, in questa telenovela ammetto che avrei ucciso i due protagonisti. E la trama è un WTF siderale.
Perché l'ho vista? Non lo so, attrazione per il trash. (non mi dispiace in sé la telenovela, ma certe produzioni sono da uccisione neuronale)
Però, ammetto che mi ha colpito la disperazione di Juan Carlos, quando riceve la (fasulla) notizia della morte del figlio.
E questa è una breve one shot introspettiva su di lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Con passo rapido e deciso, Mecha mi guida attraverso il cimitero.
Il cuore mi martella le costole e, a stento, riesco a imporre a me stesso l’autocontrollo.
Devo vedere la tomba di mio figlio e porre fine a questo tormento.
Il nostro percorso termina davanti ad una croce semplice, priva di foto e nome.
E’ qui. – sussurra.
Poi, si allontana e mi lascia da solo.
Il mio sguardo si fissa sul legno e il vuoto dilania il mio cuore.
Il piccolo Juan Carlitos è sepolto qui.
E’ morto lontano dalle braccia mie e di Maria.
Abbiamo perduto il nostro tesoro.
E la colpa è mia.
Non sono riuscito a ritrovarlo in tempo.
A stento, riesco a rimanere in piedi. Vorrei urlare la mia disperazione, ma la voce si perde in gola.
Mi sembra di avere delle pietre in petto, che mi ostacolano il respiro.
Qualche istante dopo, Mecha ritorna, con un vaso colmo di acqua.
Con gesti gentili e attenti, colloca le gerbere rosa nel recipiente e le sistema a poca distanza dalla tomba.
I suoi movimenti sono quelli di una madre gentile e premurosa.
La tenerezza delle sue mani strazia il mio cuore e da’ certezza alla morte di Juan Carlitos.
Ormai, non è una possibilità remota, ma una realtà dura, inesorabile, da cui non posso sfuggire.
E una domanda, crudele, si ripete nella mia mente.
Come potrò comunicare a Maria il risultato delle mie indagini?
Non voglio che lei soffra ancora. Non lo merita.
Poco dopo, Mecha si gira verso di me e il suo sguardo, serio, racconta più di mille parole.
Sono gli occhi di una madre a cui è stato sottratto il figlio da una sorte crudele.
Non è la madre naturale di Juan Carlitos, ma lo ha amato e cresciuto nei limiti delle sue possibilità.
Tale pensiero non è una consolazione per il mio animo afflitto.
Ci allontaniamo. Ormai, non abbiamo più nulla da fare qui.
La accompagno alle baracche e, dopo un breve saluto, metto in moto l’auto .
A stento, mi trattengo dal premere il piede sull’acceleratore. Voglio andare via da questo posto.
Mi sembra di vedere il volto del mio bambino, distorto dalla sofferenza.
E né io né Maria abbiamo potuto assisterlo.
Fitte di rimorso trapassano il mio petto e devo frenare più volte, per non uscire fuori strada. In questo momento, guidare è un’impresa pericolosa.
Non ho la necessaria lucidità per vedere la strada e le lacrime minacciano di bagnarmi le guance.
Forse, non sarebbe una tragedia una mia eventuale morte.
Scuoto la testa. Devo tornare a casa.
Ho bisogno di vedere un ambiente a me noto, per evitare di impazzire.
Non so come, riesco ad arrivare a casa mia.
Parcheggio e, per alcuni istanti, resto immobile, le mani strette attorno al volante e il petto scosso da respiri affannosi.
Poi, scendo dalla macchina e mi dirigo verso il mio studio.
Tra i miei strumenti, potrò piangere le mie lacrime.
Juan Carlos, perché sei così triste? – mi chiede mia sorella Jenny, preoccupata.
Un nuovo, orribile peso si abbatte sulle mie spalle. Perché doveva essere lei ad accogliermi al mio ritorno?
Non mi è stato concesso il tempo di piangere da solo.
Non le rispondo ed entro nel mio studio. Non posso dirle nulla, non ora.
Mi appoggio con le mani al mio tavolo da lavoro e resto immobile.
Il mio corpo è scosso da tremiti e le lacrime velano i miei occhi.
Ti prego, dimmelo… Che cos’hai? – domanda Jenny, la voce sempre più angosciata.
Sento la sua mano appoggiarsi sulla mia spalla e il mio cuore si frantuma.
Ho bisogno di sentire il tocco amichevole di una persona a me cara.
E, disperato, piango tutte le mie lacrime tra le sue braccia.


   
 
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