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Autore: Batckas    15/09/2021    0 recensioni
Sara, una ragazza di diciannove anni, deve prendere una decisione importante riguardo la sua relazione con il fidanzato Mirko. Accortasi che il sentimento si è ormai appassito, è ben consapevole di cosa deve fare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivo a casa di Sara. Chiara mi aspetta all’esterno.
Entra nella mia auto senza che io le dica niente.
“Mi porti dov’è morta mia sorella.”, dice senza alzare gli occhi.
Guido, restiamo in silenzio tutto il tragitto. L’atteggiamento di Chiara parla chiaro. Mi si chiude lo stomaco, per tutto quel tempo mi sono concentrato sulle persone sbagliate. Deve esserci una spiegazione razionale.
Arriviamo a destinazione, Chiara scende, ancora in silenzio. Mi conduce alla porta di ingresso, entriamo, si ferma sulla soglia, posso leggere nei suoi occhi il terrore.
“Cos’è successo davvero?”, domando.
Chiara abbassa lo sguardo, batte il piede due volte sul legno.
“Volevamo fargliela pagare.”, dice a denti stretti. “Sara continuava a ricevere messaggi terribili. Anche con l’appoggio dei nostri genitori, ormai la sua vita era rovinata. È stata una sua idea e io sono stata tanto stupida da aiutarla a realizzarla. Pensammo ad un falso suicidio. Il piano era… fare delle foto, far finta di aver trovato il cadavere, spargere un’informazione falsa per cercare di far sentire in colpa quei figli di troia. Sara… mi ha pregato di aiutarla. Quando… abbiamo sistemato tutto… Cristo…”
Chiara si getta in ginocchio. Riesco a materializzare davanti ai miei occhi come siano andate le cose mentre la ragazza racconta. Il finto cappio che finto non è stato, l’impossibilità di Chiara di salvare la sorella, il panico, il terrore, la morte, l’orrore.
“Ho cancellato io i messaggi… ho pensato che… dovevo continuare con il piano, volevo condannare Mirko, Fabio, Simone, Martina, tutti! Cazzo… Dio mio cosa ho fatto…”, Chiara alza gli occhi al cielo. “Sara, perdonami!”, grida disperata. “Ho caricato i messaggi sul Drive, sapevo che mamma e papà si sarebbero rivolti a lei. Sapevo che li avrebbe trovati… io… speravo di poterli ancora condannare.”, Chiara si nasconde il volto con le mani.
Mi piego su di lei e l’abbraccio.
“Io non volevo, io non volevo…”, continua a ripetere.
Penso al da farsi.
“Sara si è suicidata.”
“Come?”
“Sara si è suicidata. Tu hai trovato il corpo dopo la scomparsa. Il suicidio di tua sorella è dovuto a ciò che Mirko, Fabio, Simone e Martina hanno fatto. Non possiamo lasciare che vadano impuniti. Hanno rovinato la vita a tua sorella e a te. Siete ricorse ad una soluzione estrema e decisamente sbagliata, ma a cui non avreste neanche pensato se non vi avessero costrette le azioni di quei quattro. Non rivelerò il tuo segreto.”
“Scrivemmo anche una lettera di addio… fasulla…”
“Deve diventare pubblica, consegnamela, dirò che l’ho trovata durante le indagini tra gli effetti personali di Sara.”
“Perché fa questo?”
“Perché tu e tua sorella siete vittime di una tragedia.”
Negli occhi di Chiara non c’è vita o speranza. Anche la possibile condanna dei carnefici della sorella non le cambia alcunché. Chiara è morta con Sara, davanti ai suoi occhi vedrà sempre il cadavere appeso della sorella.
“Cosa farà ora?”, mi chiede.
“Farò pressione a chi di dovere. E non intendo limitarmi soltanto ai quattro diretti responsabili. Tutti coloro che hanno condiviso le immagini devono rispondere delle loro azioni. Nessuno è innocente.”, dico. Il mio tono è duro, il mio spirito deciso.
“Grazie.”, Chiara afferra la mia gamba.
“Alzati, Chiara.”, la guardo negli occhi. “La tua guerra è appena iniziata. Quanto tempo riuscirai a sopravvivere con questo senso di colpa che ti grava sul cuore?”
“Io…”
“Converti il tuo dolore. Hai una morte sulla coscienza, la morte di tua sorella, agisci, per lei, in virtù del peccato che hai commesso. Non potrai mai liberarti da questo senso di colpa. La morte è dolore, ma la morte ci sprona. Non puoi far altro che non rendere vana la morte di Sara… alzati, non hai altre opzioni.”
TRE MESI DOPO
La polizia ha radunato tutti nel vecchio liceo di Sara, nell’aula magna, forse l’edificio più grande in città. Ci sono giovani e adulti, la classe di Sara è presente. Non sanno perché sono stati chiamati lì.
Il capo della polizia prende la parola e dichiara tutti i presenti in stato di fermo.
Scoppia la rivolta.
Alcuni provano a fuggire, ma gli agenti hanno bloccato tutte le uscite.
Mirko, Simone, Fabio e Martina, lì presenti, sono dichiarati in arresto.  
Un sorriso si affaccia sul mio volto.
Il lavoro scrupoloso di Federica ha permesso alla polizia di scoprire l’identità di tutti coloro che, in città, hanno condiviso le foto di Sara. È impossibile recuperare quelle che si sono perse nell’oceano di internet.
In un’auto fuori dalla scuola, con i vetri oscurati, ci sono Giovanni, Carla e Chiara.
La stampa si è radunata per l’evento eccezionale.
Dovrei essere condotto anche io in manette e perdere il mio distintivo, ma non mi importa. Sara riposa in pace, i suoi carnefici hanno avuto la fine che si meritano e Chiara, anche se impossibile, forse può trovare un po’ di pace.
Non esistono gli innocenti. Soltanto persone più o meno colpevoli.
Mirko mi guarda in cagnesco quando mi passa davanti, ma scorgo altro nei suoi occhi: è sconfitto. Forse non voleva altro che poter pagare per le sue colpe. Martina mi sputa in faccia. Simone è in lacrime. Fabio non è rivolto verso di me, ma verso Pina che con braccia conserte e grossi occhiali da sole per coprire le pupille rosse, assiste all’arresto del suo ex.
Lo smartphone vibra.
È un poliziotto che mi ha scritto un messaggio: “Il dottor Bernardi ha richiesto un avvocato.”
Sorrido. La sua carriera è finita.
Ricevo una telefonata.
“Pronto?”
“Ehi, come va?”
“Stanno arrestando le persone.”
“Sei su tutti i giornali. O almeno, il caso di Sara e il mega arresto. Hai fatto la cosa giusta.”
Federica non sa la verità.
“Le persone devono rispondere delle proprie azioni.”
“Ho trovato un potenziale cliente.”
“Perfetto. Arrivo subito. Ne ho piene le palle di questa città.”
Vado verso la mia auto.
E guido.
Guido lontano.
   
 
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