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Autore: Luschek    19/09/2021    2 recensioni
[Chainsawman]
«Hai capito dove dobbiamo incontrarci?»
Il tono è cordiale, ma sa che non deve fidarsi. Parlare o avere vicino Makima gli trasmette un senso di angoscia che fatica a scacciare via, come una coperta sulle spalle così pesante che è impossibile togliersi. Si porta la mano davanti la bocca e sbadiglia, alcune lacrime gli pizzicano gli angoli degli occhi. Li sente pure formicolare, ma quella è colpa della stanchezza.
«Sì.»
L’uomo alla sinistra di Makima tossisce ancora, però il sorriso di lei non si è spento. Angel non comprende cos’abbia da sorridere: è contenta di uccidere il diavolo-Bomba? – Reze. Ricorda per un caso fortuito quel nome, poiché di solito non ha voglia di ascoltare. In realtà, Angel non ha proprio voglia di nulla.
{Missing Moment | Personaggi: Angel, Makima, Aki, Reze | Pairing: lieve accenno ad AkixAngel | Spoiler del volume 6}
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Numbness 

 

Qualcuno accanto a lui tossisce. Angel sbatte le ciglia e le labbra di Makima si piegano all’insù. Gli occhi dorati della ragazza lo fissano, ma lei non batte le ciglia. È inquietante.   

«Hai capito dove dobbiamo incontrarci?»  

Il tono è cordiale, ma sa che non deve fidarsi. Parlare o avere vicino Makima gli trasmette un senso di angoscia che fatica a scacciare via, come una coperta sulle spalle così pesante che è impossibile togliersi. Si porta la mano davanti la bocca e sbadiglia, alcune lacrime gli pizzicano gli angoli degli occhi. Li sente pure formicolare, ma quella è colpa della stanchezza.  

«Sì.» 

L’uomo alla sinistra di Makima tossisce ancora, però il sorriso di lei non si è spento. Angel non comprende cos’abbia da sorridere: è contenta di uccidere il diavolo-Bomba? – Reze. Ricorda per un caso fortuito quel nome, poiché di solito non ha voglia di ascoltare. In realtà, Angel non ha proprio voglia di nulla.  

«Questo è tutto. Puoi andare, sei congedato.» 

Gelo. Ecco cosa gli trasmette la voce piatta di Makima. Gli umani di solito presentano mille sfaccettature – come Aki, il cui tono è sempre sporco di fastidio – ma Makima no. L’indifferenza di quella donna ad Angel ricorda quella di un diavolo, a volte. Sempre. 

Annuisce, dà le spalle al suo superiore e strascica i passi fino alla porta d’uscita. Aki non sarà contento dell’incarico che è stato affidato loro. Si mostra sempre antipatico, ma quella frase è stata sufficiente ad Angel per capire che è una farsa. Aki vuole rimanere distaccato per evitare di affezionarsi ad altri, sebbene sappia bene che abbia fallito. Lo hanno compreso entrambi, quando Aki ha perso due mesi della sua vita perché gli ha stretto la mano e gli ha impedito di volare via.  

La vista si offusca, tutto diventa bianco e appare una donna dai lineamenti morbidi, le labbra carnose e la pelle scura. La donna gli sorride e ad Angel viene voglia di ricambiare il gesto. Sbatte le ciglia e la sconosciuta svanisce, come un disegno sulla sabbia che viene cancellato dalle onde del mare.  

La porta dietro di lui si chiude con uno schiocco, ma Angel rimane immobile e si porta una mano di fronte al volto. La chiude, la riapre, ondeggia le dita e serra il pugno. Non sa chi sia la donna dei suoi sogni, ma, quando la vede, gli pare che lei sia capace di fargli provare qualcosa diverso dalla noia.  

Sbadiglia di nuovo, stavolta senza coprirsi la bocca, e imbocca la destra del corridoio. Deve cercare Aki e comunicargli la missione, altrimenti Makima lo rimprovererà e lui non ha voglia di ascoltarla.  

 

Aki è seduto su una panchina alla fine del vialetto e fuma una sigaretta. Un lampione lo illumina con la sua luce fioca, troppo poca per distinguere i suoi contorni da lontano e troppa per non vederlo. 

Quando è abbastanza vicino da annusarlo, l’odore del catrame bruciato le narici ad Angel, ma non lo infastidisce. Fumare è una bizzarra abitudine degli umani, secondo lui: lo fanno per intrattenersi, senza rendersi conto che quel piccolo rotolo di tabacco e carta accorcia il loro tempo sulla Terra. Un po’ come fa lui col proprio tocco.  

Il ragazzo tiene la cicca tra indice e pollice, le labbra appena dischiuse per esalare il fumo, gli occhi resi opachi da un perenne strato di malinconia. È perso da qualche parte nei meandri della sua mente, Angel lo sa bene, perché tutti gli umani assumono quell’espressione quando riflettono – soprattutto, quando provano nostalgia.  

Angel si avvicina a piccoli passi, ma non si siede sulla panchina grigia. Osserva Aki dall’alto, sbattendo con pigrizia le ciglia, senza interromperlo. L’altro pretende di scrutare i gatti che si rotolano nell’aiuola di fronte.  

«Cosa ti ha detto?» 

La voce di Aki è laconica, eppure non è come quella di Angel – distante, strascicata –, no, nonostante quel tono è viva.  

Rimane con le labbra serrate e lo guarda voltarsi, portarsi mogio la sigaretta alle labbra e aspirare a lungo.  

“Non ne posso più di vedere gente... andarsene davanti ai miei occhi.” 

Aki si è quasi strozzato pronunciando quelle parole, dopo che gli ha afferrato la mano e ha salvato la vita ad Angel – a discapito della propria. 

«Quindi?» 

L’insistenza dell’altro lo riporta coi piedi per terra. Ad Angel capita spesso di spaziare coi pensieri. Sarà un difetto degli angeli, quello 

«Siamo stati congedati» mente Angel e la sua ala sinistra ha un leggero spasmo.  

È un tic che viene scatenato dalle bugie, ma Aki non lo sa e va bene così. Non deve sapere che lo sta proteggendo. Gli angeli custode agiscono in silenzio, senza che i loro protetti se ne accorgano, perciò ad Angel va bene così. È anche meno faticoso agire nell’ombra.  

«Mh. Va bene.» 

Aki butta la cicca a terra e la pesta. Non guarda più Angel in viso e tiene lo sguardo basso, quasi volesse celare dei pensieri che lo tradirebbero. Anche questo li va bene: del resto, Angel è un angelo falso, quindi non può proteggerlo da tutto – men che meno da sé stesso. 

«Ti avevo detto di venire insieme ad Aki.» 

Makima nemmeno lo guarda quando pronuncia quelle parole: tiene fisso lo sguardo su Reze che, arresasi, giace in una pozza di sangue. La donna stringe nella mano sinistra la lancia con cui Angel, quando è sopraggiunto, ha mozzato il braccio destro del diavolo-Bomba.  

Angel non ha provato niente quando ha lanciato l’arma, né prova niente adesso che la luce ha abbandonato gli occhi di Reze. Le labbra pallide della ragazza mormorano qualcosa, ma lo squittio dei ratti di Makima sovrasta le ultime parole della sua – loro – vittima.  

«Non volevi fargli uccidere una ragazza... Sei gentile, eh?» 

Quella frase gli provoca un brivido lungo la schiena. Angel non batte ciglio, sebbene abbia scorto sarcasmo nel tono di Makima. È strano trovare traccia di emozioni nella voce di lei. Lo considera un cattivo monito, perché è la prima volta che l’altra si scosta appena la maschera e rivela parte del suo vero volto. 

«Be’... Sono un angelo.» 

La risposta di Angel non è scontata. È un angelo, è vero, ma per prima cosa è un diavolo, di conseguenza la sua natura lo porta ad essere meschino o indifferente verso gli umani.  

Invece si ritrova ad essere gentile – e a essere pervaso da una sensazione di intorpidimento, quando realizza che ha avuto premura nei confronti di Aki, perché ne aveva voglia  

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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