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Autore: DanilaCobain    20/09/2021    1 recensioni
Olivia Stonebridge è una ragazza felice e spensierata. Non immagina che la notte possa nascondere simili pericoli e ignora che la sua famiglia discenda da un'antica stirpe di cacciatori di vampiri. Fa parte della sua eredità ma, secondo la tradizione, tutto dovrà esserle svelato al compimento del suo diciottesimo compleanno.
Un gruppo di vampiri assetati di vendetta sta per arrivare in città e niente più andrà secondo i piani. Vampiri potenti e passioni brucianti trascineranno Olivia in una nuova vita a cui dovrà presto abituarsi.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19. L'iniziazione pt.1



Il vestito rosso di nonna Ester le calzava alla perfezione. Era leggero, a stento si accorgeva di portare qualcosa addosso, e comodissimo sulla pelle.
Agitata ed eccitata, camminò a passo svelto seguendo la nonna fino a casa Sartori. Dalle case circostanti provenivano rumori di risate, piatti, il parlottare, e l’odore di cibo cotto si mescolava a quello della sera estiva dove il sole non era ancora sparito oltre l’orizzonte e ammantava tutto di una tenue luce rosa-blu.
Scarlett e Craig si tenevano per mano. Olivia sapeva che non avrebbero assistito al momento della cerimonia dell’anello, in quanto solo i capifamiglia potevano partecipare, essendo i membri anziani della congrega.
Ester spinse il pesante portone che Olivia aveva ammirato il giorno in cui aveva incontrato Orlando. Chissà se lui era al corrente della cerimonia. Chissà se stava pensando a lei. Dentro era poco illuminato, con due piccole lanterne tremolanti ai lati opposti delle pareti. Uno scalone centrale di marmo si inerpicava nel buio e ai due lati si snodavano due corridoi. Con sicurezza, ester imboccò quello di destra e gli altri la seguirono. Delle torce presero a bruciare al loro passaggio, illuminando il corridoio di pietra. Olivia ebbe un sussulto e poi sperò che nessuno se ne fosse accorto.
«Magia» sentì sussurrare Scarlett a Craig.
Il corridoio curvò di nuovo verso destra e terminò con una porta. Era scura, sotto la luce tremolante delle fiaccole pareva quasi nera. Ester premette il suo palmo sulla porta e questa prese a sfrigolare, emanando un bagliore azzurro-verde. La porta scattò con un clic.
«Wow.» Fece Olivia, esterrefatta.
«È una porta intrisa di magia, solo i possessori dell’anello possono aprirla.»
Ester la tenne aperta mentre Craig e Scarlett abbracciavano Olivia.
«Saremo qui ad aspettarti.»
«Mi raccomando, fatti valere.»
La ragazza si rischiuse la porta alle spalle. Un tendaggio di velluto nero separava l’anticamera da una sala illuminata a corrente. Le pareti erano di pietra e al centro c’era un vaso in pietra lavica, scuro e dalla forma allungata, che arrivava fino alla vita di un uomo incappucciato con un saio rosso sangue, dello stesso colore della sua tuta, e una maschera nera che gli copriva solo la metà destra del volto. Lo riconobbe, era lo zio di Orlando, il papà di Marco.
«Benvenuta Olivia, vieni avanti.»
Fece qualche passo incerto, voltandosi verso la nonna che però, si accorse, non era entrata nella stanza. Raggiunse il signor Sartori con il cuore in gola.
«Oggi è un gran giorno per te, stai per diventare una cacciatrice. La tua missione sarà quella di proteggere i tuoi simili dal male che si annida nella notte, dai parassiti che infestano questo mondo, che per vivere hanno bisogno della nostra linfa vitale, dai mostri che distruggono senza alcuna pietà.»
Parlava a voce alta, guardandola dritta negli occhi. Nel catino c’erano una boccettina contenente del liquido nero e una tunica bianca con un bordino cremisi attorno al collo. Sartori la prese e si avvicinò a lei. «Indossala, inginocchiati a terra e medita sulla missione che stai per intraprendere. Quando riterremo che tu sia pronta, torneremo.»
Fece come le era stato detto, inginocchiandosi in un angolo della stanza sul pavimento di pietra ruvida. Meditare sulla sua missione non era facile nel suo stato d’animo. Non riusciva a tenere la testa fissa su un pensiero solo, si distraeva, guardava la stanza, poi il soffitto, poi fissava la tenda aspettandosi di vedere Sartori da un momento all’altro. Diventare una cacciatrice non la spaventava più. Aveva già accettato la sua eredità, si era già riconciliata con la sua parte che desiderava essere solo una ragazza come tutte le altre.
Questo nuovo aspetto di se stessa, questa nuova Olivia, che sapeva maneggiare spade e coltelli, armi di ogni tipo, che sapeva combattere e non aveva più bisogno di uomini che la proteggessero, questa nuova sé la elettrizzava. Si sentiva viva come non mai, padrona del proprio destino, libera.
Seppur vincolata alla sua condizione, sentiva di aver raggiunto una pace interiore senza eguali. Era nata per quello, lo aveva nelle vene, e finalmente aveva trovato il suo posto nel mondo.
Dopo un tempo che le parve infinito, la tenda si aprì ed entrarono quindici persone, tutte vestite e mascherate come il signor Sartori, senza fare alcun rumore se non quello prodotto dal fruscio delle loro vesti, leggero e sommesso.
«Alzati.» Sartori si parò davanti a lei e la invitò a posizionarsi al centro della stanza. Tutti gli occhi erano puntati su Olivia. «Sei pronta ad accettare la tua missione, dedicandole tutta te stessa?»
«Sì», fece lei, e la voce le uscì più decisa di quanto credesse.
Le teste annuirono in segno di approvazione, mentre Sartori prendeva la boccetta dal catino e la versava su un piatto d’argento.
«Essendo tu una donna, hai la possibilità di scegliere dove vuoi l’anello.»
«Dietro al collo.»
Annuì. «Spogliati.»
Olivia ubbidì, togliendosi la tunica e la maglia. Resistette all’impulso di coprirsi con le mani, si sentiva nuda e imbarazzata davanti a tutti quei volti coperti per metà. Il gruppo iniziò a muoversi verso una porta segreta che si apriva nella pietra, lei e Sartori furono gli ultimi a entrare. Dentro faceva ancora più freddo e l’aria era pregna dell’odore di olio bruciato e incenso. La stanza era ancora più piccola e gli uomini incappucciati si erano disposti a cerchio attorno a quello che sembrava un altare sul quale era stato posizionato un panneggio di velluto rosso. Le fecero segno di sdraiarsi e Sartori iniziò a perforarle la pelle con uno stilo sottilissimo. Faceva male e bruciava ma Olivia non disse nulla, cercando di mantenere la concentrazione sulla sensazione di calore che andava man mano propagandosi in tutto il corpo. Iniziò a sentirsi diversa, più consapevole di sé, più lucida, più forte.
Man mano che l’ago andava a conficcarsi nella pelle lei si sentiva più viva, come se finalmente dentro di lei gli ultimi tasselli di un mosaico trovassero la giusta collocazione. Il dolore si trasformò in un leggero pizzicore e fu allora che udì i mormorii dei presenti.
Dapprima le sembrava che stessero intonando una litania in lingua latina, una nenia bassa e confortante, poi carpì la parola dono e dopo ancora marchio.
Si sentì sopraffatta da una infinità di sensazioni. In Italia non ne avevano quasi mai parlato della questione del marchio, nonna Ester riteneva che fosse inutile pensare a qualcosa prima che quella fosse realmente accertata, lo riteneva uno spreco di energia e di tempo. Ma una cosa gliel’aveva detta: il marchio non era una maledizione, bensì una benedizione.
Le uniche donne che venivano ridotte in schiavitù erano quelle non consapevoli, coloro che non avevano ancora ricevuto l’anello o coloro che non erano a conoscenza di avere sangue di cacciatrice nelle vene. Per questo Magnor la cercava, per questo era così ansioso di averla, perché sarebbe stato molto più facile piegare la sua volontà prima che diventasse una cacciatrice. Una volta ricevuto l’anello, la consapevolezza della sua missione avrebbe reso una cacciatrice più forte che mai, impossibile da sottomettere.
A meno che una cacciatrice non si fosse unita con un vampiro di sua spontanea volontà, ed era accaduto pochissime volte nel corso della storia, nessun vampiro sarebbe stato in grado di sottometterla e abusare di lei, sarebbe stata abbastanza forte da togliergli la vita o da toglierla a sé stessa.
Era la consapevolezza a renderla libera.
La litania cessò nel momento esatto in cui l’ago si sollevò dalla sua pelle. Sartori lo poggiò sul piattino d’argento e le porse la maglia, che lei infilò immediatamente.
«Ora» disse guardandola dritta negli occhi, «c’è un’ultima prova che devi superare prima di poter diventare una cacciatrice a tutti gli effetti: devi uccidere il tuo primo vampiro.»
   
 
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