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Autore: _Lightning_    24/09/2021    1 recensioni
Quando Phoenix Wright viene ucciso sulla soglia del suo ufficio, sembra che la sua carriera di avvocato difensore sia prematuramente giunta al termine.
Ma qualcuno lo richiama di colpo dell'oltretomba, scaraventandolo nell'ennesimo, folle caso in cui nulla è ciò che sembra, nemmeno i nemici e gli alleati. Maya e Phoenix si ritroveranno a indagare insieme un'ultima volta, in una corsa contro il tempo nel limbo tra vita e aldilà...
[post-T&T // pre-Apollo Justice // What If? // Thriller // Suspense // MultiShip]
Genere: Generale, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godot, Maya Fey, Pearl Fey, Phoenix Wright, Shelly de Killer
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. Tutto nella norma

 

Giorno ???
Ore ??? Luogo ???


 

 

Fino a non troppi anni prima, Phoenix avrebbe affermato senza alcun dubbio che, una volta morti, si rimaneva morti. Questo prima di una decina di evocazioni e sedute spiritiche di troppo.

In quel momento non riuscì nemmeno a stupirsi come avrebbe dovuto, nel riaprire gli occhi dopo... il buio. Non aveva alcuna certezza su dove fosse rimasto fino a quel momento, ma non era certo di volerlo ricordare. Quello che contava era il presente – per quanto assurdo gli suonasse quel pensiero.

Si scrollò il buio di dosso, sentendolo impigliato nelle ossa. Fece per alzarsi, d’istinto, e realizzò di essere inginocchiato a terra. Aveva le gambe addormentate, scosse da un formicolio molesto.

Era strano... sentire.

L’aria gli solleticava i polmoni in modo irritante, come se fosse d’un tratto un corpo estraneo. Un odore pungente gli invase le narici: un misto di foglie marcescenti, resina e acqua stagnante.

Dove diavolo sono finito?

Trovò infine i propri occhi e si guardò intorno, con la vista che traballava come un vecchio televisore difettoso. Nella luce fioca di quello che sembrava il crepuscolo, distinse a fatica qualcosa di non troppo familiare: alberi, erba, un tappeto di foglie cadute.

Un bosco? Che ci faccio io in un bosco?

Sapeva che non era esattamente lui a essere in un bosco, ma era comunque l’ultimo luogo in cui si sarebbe aspettato di risvegliarsi.

Una folata di vento frizzante gli congelò il sudore sulla nuca, e divenne ancor più cosciente di quanto facesse freddo.

Abbassò lo sguardo: le sue ginocchia erano nude e piantate nel terreno umidiccio, come se fosse in posizione di preghiera... o di evocazione. Si tastò i capelli, trovandoli acconciati per metà in una sorta di chignon sbilenco, che disfece pettinandosi le ciocche appuntite all’indietro. Un paio di perline viola caddero a terra, confondendosi col sottobosco.

Realizzò solo allora cosa fosse quella sensazione soffocante: vestiti troppo stretti gli comprimevano la gabbia toracica, strizzandogli le costole. Vestiti tradizionali da accolita, ovviamente: una tunica color panna e una sopravveste violetta, con una fascia di un fucsia brillante legata in vita. La allentò con un dito, senza migliorare di molto la sensazione di asfissia.

Ouch... ma come fa a essere così magra con tutti i burger che divora?

Un pensiero così repentino che non gli riuscì nemmeno di focalizzarlo, almeno finché non si rese conto di quanto fosse naturale. Perché qualcuno l’aveva evocato, questo era ovvio. E quel qualcuno era una Fey. Probabilmente Maya. Almeno, così sperava. Le Fey a cui stava simpatico erano decisamente di più di quelle che lo volevano mor–

Ah, giusto. Non c
è più pericolo.

Provò lo stesso senso di vertigine che lo aggrediva al banco della difesa quando una delle sue arringhe precipitava nel baratro di un passaggio logico mancato. 

Si passò con un tremito la mano sulla fronte, aspettandosi di trovarvi un foro slabbrato di proiettile, ma tastò solo pelle increspata in un cipiglio confuso. Il suo cuore mandò un paio di battiti più forti, che avvertì nitidamente mentre riverberavano tra costole e spina dorsale – era strano anche quello, anche sentire di nuovo un cuore vivo e sensibile che pompava sangue nelle vene.

Okay. Una cosa per volta. La domanda ovvia è... perché sono stato evocato e perché qui?

In quello che sopravviveva della sua coscienza, non trovava così assurdo il fatto di essere di nuovo nel mondo dei vivi – più o meno. Conosceva il dono delle donne Fey da anni, ormai, e non riusciva più a catalogarlo come “strano”. Non del tutto, almeno.

In realtà è fuori di testa, ma ammetterlo avrebbe voluto dire far andare fuori di testa me. Bel momento per pensarci.

Scrollò il capo, ancora un po
’ stordito. Nonostante tutto, si sarebbe aspettato di ritrovarsi nello studio legale, con Maya o Pearl davanti a sé. O magari anche il detective Gumshoe e Edgeworth, che gli chiedevano di raccontare nel dettaglio come fosse morto così da chiudere il caso. Ma nemmeno quello avrebbe avuto molto senso.

Non c
’è molto da raccontare, su quel fronte. De Killer avrà lasciato la sua firma.

Scacciò quei pensieri. Non voleva ripensare a quel momento, che sembrava ora tatuato a fuoco nella sua memoria, ora disperso in una nebbia molliccia e densa.

Strinse e allentò i pugni, avvertendo solo ora le dita intirizzite. Magari Maya era abituata a starsene sotto cascate ghiacciate in meditazione, ma per lui quella temperatura era già abbastanza bassa da spedirlo in ipotermia. Trattenne uno starnuto nel naso.

L'ennesimo raffreddore, persino da fantasma... perché il mondo e l
oltre-mondo ce lhanno con me?

Si alzò cautamente, sentendo un paio di cuciture della tunica cedere con uno strappo. Sospirò, rabbrividendo in quelle vesti leggere, coi piedi che congelavano, troppo grandi per i sandali che aveva subito scalzato via.

Il bosco attorno a lui era del tutto anonimo. Doveva essere autunno, a giudicare dal colore giallastro delle foglie. Il silenzio era opprimente, segnato solo da un lieve sciabordio d’acqua in lontananza. Trovò finalmente un riferimento: seminascosto tra gli alberi, un cartello scrostato indicava la Riva del Lago Gourd.

Magnifico. Proprio uno dei posti in cui sarei voluto risorgere.

Ruotò sul posto, sentendo ancora quel mal di testa perforargli il cervello. Era un effetto collaterale dell’evocazione?

O forse fa parte del “Pacchetto Evocazioni Wright”, visto che Mia sembrava sempre fresca e pimpante, anche in questo mondo.

Si lasciò scappare una smorfia al pensiero della sua defunta mentore: era paradossale che, proprio nella situazione in cui avrebbero dovuto essere più vicini che mai, fossero invece di nuovo bloccati su piani d’esistenza diversi. 

Si allentò ancora la fascia che gli comprimeva il busto, e fu allora che tastò i contorni di un foglio assicurato sotto la stoffa morbida. Ne tirò fuori un biglietto ripiegato in quattro, con sopra la scritta traballante Per il signor NickPhoenix aggrottò la fronte. Solo Pearls lo chiamava così, eppure...

... questi non sembrano i suoi vestiti. Sono troppo grandi per...

La consapevolezza lo fulminò sul posto, asciugandogli la gola.

Quanto... tempo è passato?

Aprì rapidamente il biglietto, che si rivelò essere di poche righe appena:


Signor Nick,
vai allo Studio Legale Wright. La Mistica Maya ti spiegherà tutto. Non farti notare troppo in giro e, ti prego, non abbandonare mai, mai il mio corpo, qualunque cosa dovesse succedere.
Il tuo magatama è nella tasca.

Di’ alla Mistica Maya che mi dispiace di aver rotto la promessa.
Mi dispiace tanto.

Pearl


Phoenix sbatté le palpebre più volte, affondando una mano nella tasca e trovandovi effettivamente il magatama. Strinse le dita attorno al profilo levigato e ricurvo della pietra.

La grafia di Pearl era leggibile, ma sbilenca e traballante, come se avesse scritto su una superficie irregolare – forse un tronco d’albero o il terreno. Come se avesse scritto in fretta e furia, incalzata da qualcosa, da un pericolo incombente. Un pericolo da cui doveva guardarsi anche lui. 

In controluce, sul retro del foglio, ne scorse una prima traccia. Ruotò il biglietto, trovandosi davanti agli occhi delle lettere storte e irregolari, di un rosso vivido. Aveva visto abbastanza nomi scritti col sangue da un moribondo per sapere che era esattamente ciò che stava guardando.
 

I N U T I L E.
 

La parola spiccava sul bianco come una sentenza. Phoenix per poco non accartocciò il biglietto; frenò lo spasmo che gli attraversò le mani, cercando di trovare un filo logico a tutta quella cornice assurda in cui si era ritrovato.

Cosa era successo, per costringere Pearl a evocarlo lì al Lago Gourd, lasciando un biglietto del genere? Chi aveva scritto quella parola – e col sangue di chi? E di quale promessa parlava Pearl? Abbassò lo sguardo sui vestiti: solo allora notò la chiazza rossa che ne screziava l’orlo. Non osò passarci le dita, ma sembrava ancora abbastanza fresca.

Strinse i denti, con un misto di rassegnazione e ansia che gli imperlò la fronte.

Perché qualcosa mi dice che so già cosa potrebbe essere successo?

Dopotutto, le cugine Fey avevano una sorprendente abilità per trovarsi nel mezzo degli eventi più strani e sospetti, di solito con un omicidio a pochi passi. A quel punto, sperava solo che il sangue non fosse di Pearls. Lui non avvertiva ferite di alcun tipo, ma non aveva idea di come funzionasse nel dettaglio un’evocazione, e se la ragazzina stesse davvero bene.

Ripiegò il foglio, assicurandolo di nuovo sotto la fascia, e strinse il magatama nel pugno. Per la prima volta, gli sembrava di percepire davvero l’aura che emanava: una sottile vibrazione scuoteva l’aria, scaldandogli il palmo.

Gettò un’occhiata attorno a sé, al bosco che iniziava a perdere i contorni man mano che la notte avanzava. Doveva raggiungere lo studio senza farsi notare. Proiettò per un istante l’immagine di se stesso davanti a sé: un uomo adulto strizzato nei vestiti già abbastanza strampalati di una ragazzina. La tunica gli arrivava a mezza coscia, in modo decisamente troppo osceno per potersene andare in giro senza attirare l’attenzione – a meno di non tagliare attraverso un quartiere a luci rosse per gusti particolari.

Sospirò, per poi trattenere il fiato dentro quello strumento di tortura.

Beh, sono già morto: peggio di così non può andare.

Si incamminò a passo svelto verso il lago.

... So già che mi pentirò di averlo pensato.

 

 



 



Note dell’Autrice:
Cari Lettori, rieccoci qui!
Come vedete, questi primi capitoli saranno un po' di "avvio", in un certo senso, poi si entrerà nel vivo del caso ;)
Ovviamente, ricalcherò le orme di molti altri casi di Ace Attorney (ehi, non sono gli unici a poter riciclare sempre le stesse dinamiche) cercando però di imprimere al tutto delle svolte originali e personali.
Se notate un eccesso di corsivi e grassetti, è assolutamente voluto: volevo ricreare l'estetica del gioco, in cui determinate parole vengono evidenziate, ma trovavo troppo chiassoso farlo coi colori. Così ho optato per una via più discreta, eccezion fatta per la scritta rossa sul biglietto.
Nel frattempo, godetevi la suspense (spero!). Un grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite/liste e a chi ha commentato ♥
Alla prossima,

-Light-

 

   
 
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