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Autore: Elgas    25/09/2021    4 recensioni
[PROSSIMAMENTE IL QUARTO E ULTIMO ATTO]
[Terzo Atto, Till The End of The Time
Kingdom Hearts 3 Alternative Ending (no DLC Re:Mind)
Crossover (personaggi principali tratti da Bleach, Blue Exorcist, Full Metal Alchemist Brotherhood +
pg singoli tratti da altri manga/videogiochi)]
N.B. Lettura Pc. Lettura Angolo Autrice.
+++
Capitolo 1
Ogni cosa da te creata è connessa al Seiðr e a esso farà ritorno.
Chiudi di occhi, tessi la ragnatela. Starà a te decidere quando lasciarla.
Capitolo 7
Ora sei qui. Senza esitazioni. Senza rimpianti.
Solo tu, amico mio…
« …solo tu puoi uccidermi. »
Capitolo 8
Ti amo... lo pensò ancora, dolcemente, perdendosi ancora in quelle ali, nel modo in cui
s’intersecavano in mezzo alla schiena, nelle piume a circondare la spina dorsale, una
linea diafana che saliva fino al collo.
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Aqua, Cloud, Luxord, Sora, Xigbar
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Till the End of the Time'
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15. Don't Leave Me



Ancora una volta il cambiamento era giunto in maniera inaspettata, distante da come
immaginato. Contro la folle corsa all’oro, la corruzione di Cuori e Menti, contro scelte
giudicate incomprensibili, aveva cercato di trattenere, di non lasciar andare le persone
care. Inutile… ecco Blake reso folle dalla ricchezza, Jim a mettere in gioco tutto pur di
recuperare un cimelio della madre fra i recessi di Montressor, ecco Amelia desiderosa
di accompagnarlo. L’impotenza si era sommata a dubbi e incertezze, là dove il Cuore
voleva portarli via, tutti, lontano dalla rovina e dai fantasmi del passato.
Desiderio bloccato, come tanti altri, da orgoglio e ferreo riserbo.
Con l’arrivo dei Monster Slayers, la verità, l’unica possibile, si era palesata; addentrarsi
nei recessi del pianeta, solo così il cambiamento poteva avvenire, nel bene e nel male.
Una soluzione semplice e oltremodo dolorosa. Athur, Amelia, Jim li avevano seguiti,
senza dubbi, senza esitazioni; così Alenxander li aveva lasciati andare, il Cuore rivolto
alle sorti della sorella, Cuore già aggravato di fronte al deriva di Blake. Venticinque
giorni, tante notti passate a scrutar l’oscura piaga su Montressor. Infine la salvezza
era giunta, improvvisa e caotica, come la pioggia di meteore da cui tutto era scaturito.
Aveva osservato il buio dissiparsi; ogni giorno, lentamente, la rinascita farsi strada nei
Cuori e in Arthur, soprattutto in lui. Nello sguardo si mescolavano ancora confusione e
leggerezza, eppure Alexander non avrebbe mai dimenticato la mattina di tre giorni
addietro, quando Blake l’aveva preceduto nell’ampio salone. Dopo un silenzio, egli
aveva parlato come destandosi, nella voce aveva riconosciuto l’amico di sempre, con
cui aveva condiviso sogni, speranze e avventure.

« Perdonami Alexander… io… scusami se ti do dato tanti affanni. L’oro, l’oro… perché ne ero
così ossessionato? Non capisco… non ero in me. Davvero perdonami. »
« Montressor si rivela in tutta la sua rovina. Presto il tesoro di Nathaniel Flith finirà, allora
rimarranno solo nobili a bearsi di quanto raccolto. Ma io… non sono così. Investirò quando
raccolto per avviarne la ricostruzione. »
« Le Vaar ha detto ci vorranno tre anni prima che la piaga abbandoni le profondità. Le attività
minerarie dovranno aspettare, ma la vita potrà riprendere. Uhm… Le Vaar e Mogan… senza di
loro nulla sarebbe stato possibile. »

Alexander aveva ascoltato, limitandosi come sempre a brevi commenti.
Come sempre. E lentamente, osservando Athur, il Cuore era rinato.
Gratitudine… eppure non c’era stato molto tempo per i ringraziamenti. Amelia e Jim
erano tornati sani e salvi, ma fortemente debilitati; Le Vaar aveva consigliato un riposo
di una settimana, per il resto i Monster Slayers non avevano indugiato, lasciando lo
Spazio-Porto la sera stessa. Dai misteriosi e secolari cacciatori non poteva aspettarsi
altro.
Erano passati tre giorni e come ogni mattina, Alexander si diresse a porgere i saluti ad
Amelia e Jim. Ritrovò l’infermeria, la porta di un semplice ma elegante legno scuro;
bussò trattenendo un sospiro.
La sorella in piedi davanti alla finestra, lo accolse con un sorriso tirato; indosso una
veste di cotone. Un sorriso tirato a riprova delle troppe cose non dette, non bene, non
come avrebbero voluto, specie dopo degli ultimi eventi. Incomprensioni… la normalità
fra loro, fin da quando ne aveva memoria.
Approfittando della momentanea assenza di Jim, Alexander si fece avanti, il passo
calmo tradiva una vena incerta. Da un lato stentava a crederci; la sorella, l’unica
rimastagli, si era gettata nell’ennesima follia; rimare accanto Jim nell’ultimo viaggio
appena trascorso, sostenere il ragazzo a cui doveva molto se non tutto.
Pochi istanti e la luce del mattino filtrò nella stanza, il sole ruppe il curvo orizzonte
del pianeta; luminoso, ancora più luminoso, giacché lontano appariva il male che tanto
aveva logorato Montressor. Amelia parlò, lo sguardo simile all’alba appena sorta.
« Fin da piccola mi hai rimproverato. Io… mi sono sempre gettata a capofitto in ogni
cosa, senza pensare alle conseguenze. O meglio a tutte le conseguenze… ecco perché sei
riuscito a far carriera, mentre io mi sono... arenata al ruolo di Capitano. Quando Sette
anni fa partii verso il Pianeta del Tesoro… ah… il giorno prima... ricordo bene come
litigammo... »
Bastò. Il Cuore capì di essere pronto; nessuna esitazione; la verità, la sola che contava;
e il cambiamento. Lo sentì… il proprio cambiamento.
« Sì… ricordo anch’io, ma sai a volte le follie servono. »
« Alexander…! Cosa... »
« Amelia… tu non hai sbagliato. Eccoti con una famiglia, un marito che ti ama, dei figli
che ti adorano. Eccoti accanto Jim, nel momento più importante. Il resto non conta.
Davvero. Non conta. Ogni tanto vorrei essere come te… anzi, d’ora in avanti proverò
anch’io un pizzico di follia ogni tanto. »
Un breve silenzio e nell’iniziale incredulità ella sorrise, un sorriso lieto come da anni
non vedeva.
« Non me l’aspettavo… non così… ah… grazie, Alexander. Grazie di cuore. »
Il cambiamento; accettare i propri errori, guardare a vecchi e nuovi legami.
Nuovi legami.
Dal breve corridoio che separava la camera dalla stanza da bagno, giunse Jim. Indosso
un completo di lino, i capelli raccolti in un codino, la barba appena tagliata. Il capo
leggermente chino in segno di saluto, retaggio degli anni passati in Marina. Eppure
Alexander non riuscì a non notarli. Vi erano luce in lui, una serenità a lungo cercata,
l’allegria di cui tanto aveva parlato Amelia.
« Buongiorno ragazzo. Come stai oggi? »
« Bene Signore, grazie. Il riposo procede e… sì, mi sto riprendendo velocemente »,
rispose lanciando un’occhiata al bagaglio sopra il letto.
Amelia rise silenziosa, Jim non sta mai fermo ripeteva sovente.
« Lo vedo. Fretta di partire? », domandò Alexander quasi a bruciapelo.
Per un attimo un’ombra calò sul giovane, il ricordo di un’ombra. Infine eccola…
serenità, assoluta e vera.
« Mia madre… mia madre ora riposa in pace. Io… sarò sempre grato al Signor Le Varr e
al Signor Mogan. Senza di loro, nulla sarebbe stato possibile. »
« Sì… hai ragione Jim, nulla sarebbe stato possibile. »
« Il Governatore ha detto ci vorrà tempo. Quando la ricostruzione sarà a buon punto,
tornerò e porrò una sepoltura simbolica. Ora… desidero raggiungere Silver, Signore…
voglio raccontargli questa incredibile avventura. Dopo… credo passerò su Adon a
trovare Nolan, il mio padre naturale, poi… poi chissà! »
« Se non ricordo male, Long John Silver è sepolto su Tranis. »
« Sì… Sì Signore. »
« Piuttosto lontano non trovi? Lascia che ti accompagni con la Mercy, assieme ad Amelia.
Considerala la mia prima follia, sorellina. »
E sotto lo stupore dei due, sentì il Cuore rinnovarsi:

Essere grati… senza di voi nulla sarebbe stato possibile.
Non devo rammaricarmi… cosa avrei potuto fare in questi anni...
Sono qui… il presente è questo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

I pensieri continuavano ad arrovellarsi, contorcersi in un groviglio senza fine.
Le parole, le giuste parole, restavano lì, strette a una matassa di filo spinato.
Non ferire Luxord, non più del dovuto, non più di quanto già fatto. Illuso. Si sarebbe
arrabbiato, era già arrabbiato; d’altronde era bastato un’istante, un singolo istante per
far crollare il castello di carte. Da allora, Luxord aveva scavato una fossa di silenzio;
evitava di guardarlo se possibile, rispondeva con frasi scarne, troncando al minimo ogni
conversazione. Aspettava, pronto a contrastare la tempesta con tutte le sue forze.
Per questo… era necessario imporgli la decisione, l’unica possibile; e nel presente
rovinato, le parole sarebbero uscite gravi, più di quanto temesse.
Teso in queste consapevolezze, Askin osservò il Nunctius svettare oltre la foresta.
Erano tornati lì, sullo stesso pianeta dov’erano attraccati due mesi prima; la Kelpie
attraccata nella stessa piana, da cui si ammirava il satellite con le illusorie fattezze
di un tempio antico, identico ad altri disseminati attorno, risalenti a una civiltà
precedente l’arrivo dei colonizzatori spaziali.
L’aria era umida, la percepiva senza che avesse effetti sul corpo.
Lontano, il canto vivace degli uccelli.
Lontano, dentro di lui, il gracchiare di un corvo si era fatto lieve, quasi indistinto.
Lontano, Luxord lo aspettava.
Lo ritrovò subito, ne percepì il Cuore, lo Shrapenl brillare nel petto; eccolo vicino al
fiume, oltre il promontorio. Parlagli lontano dall’aeronave forse avrebbe alleggerito
il tutto, anche se ormai non era certo nemmeno di questo.

Odiare il Corvo… perdermi… affogare la mia coscienza… solo così…

Parole confortanti e traditrici.
Ecco il lento scorrere del fiume, il lieve scosciare della cascata; ritrovò Luxord, seduto,
la schiena infossata contro un albero, la fronte sudata; almeno su di lui il clima aveva
un piccolo effetto. Guardava avanti, senza contemplare nulla, senza riflettere su nulla,
tranne sui propri pensieri, convinzioni e… su loro due, soprattutto su loro due. Al che
il pensiero si rinnovò, confortante e traditore.

… solo così riuscirò a proteggerti… solo così ti vendicherò Yoruichi… ucciderlo…

« Luxord… devo parlarti. »
Un inizio pietoso e stupido.
« Allora vedi di non girarci attorno. »
Lo disse senza voltarsi Luxord, lui che amava perdersi nei suoi occhi.
« Ascolta tu… tu hai compreso cosa si annida nell’ombra, oltre ai Hwergh. »
« Sì… e? »
« I Døkkafirar... uomini corrotti, resi Immortali dall’Oscurità. »
« L’opposto di voi Fyrir… capisco… quindi? »
« I Confini erano appena nati quando la Porta si riaprì. Con… con la Seconda Venuta,
l’Oscurità penetrò nell’Hlif... se ci riuscì... fu a causa dei primi fra i Døkkafirar. Della
nostra casa solo un frammento si salvò grazie a Yoruichi e… al sacrificio di altre. Lei
morì… morì per mano del Corvo. Lo Scisma divise i Fyrir. Chi ancora segue la via…
e chi ha smarrito ogni freno… » (0)
Patetico. Allungare il discorso in un ultimo, fiacco tentativo di addolcire la pillola, o
forse giustificare la loro promessa, una promessa che ora risuonava avvizzita come
una foglia marcia.
« All’epoca fu Shura l’unica a giungere ai Confini… con lei... le loro ultime volontà.
È grazie a Yoruichi se… se sono ancora qui. Ma da allora, forse da quel preciso istante,
sono legato al suo assassino, così come Kugo. Ho provato a frenarlo, l’odio... ma alla
fine… alla fine non è servito a nulla. L’ho condotto da me... in fretta, così in fretta… era
vicino quando la frattura si è aperta… è a causa sua se... se non ho avvertito Emdy.
Un giorno… un giorno il Corvo si paleserà. Per me… per ucciderti. Quando accadrà,
dovrai allontanarti. » (1)
Il fardello era stato gettato, lasciando posto a un silenzio cupo e opprimente. Non disse
nulla Luxord, ne si mosse; un’immobilità che assorbì ogni altro suono; nulla giungeva
dagli alberi, dagli uccelli, l’acqua pareva incatenata a un sortilegio di ghiaccio. Non
disse nulla, ne si volse; d’altro canto Askin non aveva alcun diritto di farsi avanti,
di varcare l’invisibile muro eretto dal silenzio. Rabbia… avrebbe visto solo rabbia,
qualcosa che Luxord stava tenendo ben stretta a se, così da salvare il salvabile.
Eppure quando parlò, la voce risuonò aspra, incisa di amarezza.
« A volte i legami si spezzano. Quando mi hai parlato di Yoruichi la prima volta… ecco…
ho capito. Ho capito queste e altre cose. Eppure… non allontanarti da me, per nessuna
ragione.
Per cosa ci siamo mossi finora, se non per mantenere la nostra promessa? Per
scegliere? E ora? Ora cosa fai? Mi chiedi questo? Pretendi questo? »
Egoista. Bugiardo.
Potevano le parole mordere il Cuore? Poteva la Mente tendersi fin quasi a spezzarsi?
Ecco lo spettro della paura… perdere chi si ama senza riuscire a…
« Avventato. Sono stato avventato… perdonami. »
La verità giunse, rovente e logorante, ma in essa vi era la certezza di essere lì, di sentire
il dolore ardere nell’anima.
« Ho solo rimandato l’inevitabile. Per tutto questo tempo ho pensato che… che un’altra
strada, un’altra scelta fosse possibile. Illuso. Alla fine posso... soltanto odiarlo. Luxord
io… ti chiedo di aspettarmi. »

- Queste battaglie vennero decise tempo fa. -
- Ci sarà una Luce a riportarmi indietro. - (2)

Una Luce dopo il sangue. Unica verità, circondata da una distesa di cenere e polvere.

- Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato. -

Perdonami, Yoruichi… perdonami…

« Ti chiedo di aspettarmi, solo questo. »
Una Luce sporca, una Luce che feriva Luxord più di ogni altra cosa, calpestandone
orgoglio e dignità, rendendone vano ogni traguardo. Con lui. Con Rulod.
Ma persino in quel silenzio la rabbia rimase lì, controllata e sottile; palesarla avrebbe
decretato la più cocente delle sconfitte. Luxord giocò l’ultima carta, la certezza più salda
di tutte, l’unica a resistere, a ergersi nella piana di uno sterile presente.
« Non posso farlo, Askin. Ne per te, ne per me. Non m’importa nulla del Corvo… di
questi Døkkafirar o se rischierò la vita. Io ti raggiungerò, sempre. »

Ora riesci a percepirmi… seppur in maniera sottile…
Un miracolo dal sapore di maledizione…
Lo Shrapenl…
Contro quell’uomo…. andrò lontano… il più lontano possibile…

In quei pensieri tutto si fermò, il Cuore appesantito, la Mente bloccata.
Luxord non avrebbe indietreggiato di un passo. Al che lo vide, lo vide come fosse la
prima volta, ergersi di fronte a lui. Ogni parola sarebbe risultata futile; ogni discorso
si sarebbe perso, ogni premura vanificata. Questo sussurravano gli occhi dorati.
Ma grande era il fardello dell’odio, sfumate le vecchie certezze. Le parole uscirono.
Supplica? Preghiera? Tutto pur di farlo desistere.
« Ti prego… al dì della Missione… io… io non voglio perderti. »
Luxord gli fu accanto, una mano sulla spalla, lo sguardo volto altrove.
« Neanch’io Askin… neanch’io. »
Dolcezza nella silente rabbia.

Ah… persino ora sei... Luce.

Eppure non ebbe la forza di guadarlo. Lo udì allontanarsi, i passi perdersi nella foresta,
diretti verso la Kelpie. Solo allora le sentì… lacrime.

Riuscire a provare qualcosa… nonostante la vendetta che mi attende.
Dovrò allontanarti Luxord.

Egoista. Bugiardo.
Per la terza volta sentì l’odio ribollire.
Per la terza volta odiò il Corvo, lo odiò con tutto se stesso.

Il più lontano possibile…
Non sentirai, ne vedrai... la mia rovina…

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il sentiero era tracciato, ma l’ombra della fragilità aveva sparso i semi come una
pestilenza; giacevano, pronti a mutare in piccoli ed irritanti insetti. Il silenzio rendeva
il tutto ancora più palpabile. Qualsiasi cosa… qualsiasi cosa pur di volgere il Cuore
altrove, quietare il caos; persino Rulod, persino ribadire, urlargli le proprie sicurezze.
Rulod, la promessa di salvarlo, ottenere il vero potere di GoldSaber… pensieri così
sedimentati, naturali, risuonavano ora diversi, sporchi di egoismo.
L’amore portava a questo dunque?
Il fresco della Kelpie fu come una secchiata di acqua gelida. Ritrovò la stiva, le scorte
rifornite stipate nelle casse speciali, l’afa della giungla lontana. Si asciugò la fronte, ma
il sudore sembrò rimanere appiccicato alla pelle; ogni muscolo teso, nervoso. La rabbia
striscia silente, agitando gli insetti; quel dubbio… quella paura erano lì, pronti a levarsi
in volo. In fretta raggiunse la sala comando. Nello spazio appena sotto la propria
postazione, Askin aveva inciso una serie di cerchi, gli stessi scaturiti da Gáe Bulg fra i
recessi di Montressor, questa volta tessendoli in maniera più elaborata. Al centro del
disegno, la sfera brillava di tenui iridescenze azzurre. Emdy era lì, in pace, protetto.
Sarebbero occorsi mesi prima che i sigilli attecchissero, ma a rituale concluso, l’oggetto
sarebbe stato invisibile a ogni Oscurità. L’avrebbe tenuto al sicuro Luxord, e questo
sarebbe bastato, per Emdy come per gli altri.
Certezza a trascinare riflessioni ben più cupe.
Emdy… un’intera esistenza racchiusa in un oggetto così piccolo.

Ormai la vita di Rulod scorre da tempo in me…
Eppure mi limito ricordare il necessario… il mio presente è questo…
Il necessario per salvarlo… salvare Lauriam e Elrena ... per salvare Askin…
Non odiare… non odiare nessuno...
Arrivare al Keyblade… solo così potrò...

Il resto emerse lento, sepolto finora lungo il sentiero, sussurrato grave nei recessi del
Cuore. Osservò Emdy, sperando di trovare un po’ di conforto, ma ormai era tardi e
le parole si palesarono inevitabili.

Askin... con o senza GoldSaber… correrò da te…
Me lo permetterai?

Lo rivide accanto al fiume... lo sguardo così distante; riascoltò un silenzio logorante.

No… certo che no…

Ma il dubbio, una vana speranza, strisciava sul confine di quella certezza.
Gli insetti ronzavano. Se Rulod fosse stato lì, tutto sarebbe stato più semplice,
più sopportabile nell’egoismo.
Cosa rimarrà allora? Solo rabbia, paura… odio...

Quando la felicità si rompe c’è sempre odore di sangue. (3)


Tutto si tese inesorabile; Cuore, Mente, ogni cosa. Infine lo sentì... un pensiero sorgere,
indistinto e confuso; serpeggiò nel corpo, lo stritolò fino a rompere la sua maschera.
Un bisogno malsano, una sottile, eccitante urgenza.
Poteva l’amore essere così vorace? La ragione quasi scomparire, annebbiarsi nel ricordo
di un respiro sfiorato fra le ombre? (4) Poteva il corpo infettarsi di piacere?
« Uhm… il rituale procede come previsto… »
La voce di Askin giunse leggera, impastata da un’eco provato.
Un brivido lo scosse appena la mano si poggiò sulla spalla; il desiderio tremò appena
lo vide inginocchiato accanto a lui. Quel desiderio… doveva averlo percepito Askin...
giacché nuotava anche in lui, silente, disperato, il medesimo desiderio; la necessità
affogare spettri e fallimenti. Avrebbe voluto dir qualcosa Luxord, ma la ragione si era
svuotata di ogni essenza. Intanto il tocco persisteva, il respiro si era più fatto vicino.
Quando alzò lo sguardo, un tepore lo invase. Sorrise, divertito da una sensazione
innocente nonostante la tensione. Fu allora, quando il tepore stava per chiudersi sulle
labbra, che le parole riaffiorarono vorticose e urgenti, sussurrate con la stessa premura
di una confessione.
« Askin…! Vada come vada, almeno potrò dire…ecco… ecco siamo stati vicini… ah…
ora ti prego... fai smettere… fai smettere… »
« Non giustificarti… »
Caldi… erano sempre stati così la sua voce, il suo corpo? Così inebrianti da far perdere
ogni cognizione? Si ritrovò contro la parete; il freddo metallo contro la schiena, il calore
dell’altro su di se, meravigliandosi di un tale intenso contrasto. Askin parlò, i sospiri a
bruciargli l’orecchio, le ultime traccie di ragione a dissiparsi come scintille.
« Sai... speravo… e anche tu… che questo non diventasse un rifugio, ma ora tutto è
cambiato… ah… va bene così… va bene così... »
Anche se per poco... amarlo e basta, amarsi lasciando il mondo da parte.
Poteva l’amore essere così egoista e benevolo? Così disperato e dolce? Così puri e
vogliosi i baci? Ammalianti i respiri? Tesi i corpi mentre la pelle si sfiorava, via via
più calda? Possibile la rabbia iniziasse già a quietarsi? Il desiderio infiammarsi tanto
da render difficile parlare, se non invocare il suo nome, ancora e ancora? Lo voleva,
lo voleva lì… e ad Askin bastò poco; dall’ombelico scese…. con la lingua, con le mani.
Il piacere salì, più in fretta di quanto immaginasse; salì inebriandolo, liberandosi in
un gemito soffocato. Aveva già provato… Rulod aveva già provato un piacere simile?
Assaggiato il proprio sapore in un bacio avido? Travolto da una leggerezza assoluta?
« Luxord… »
Forse, sicuramente sì… ma questo era suo, soltanto suo.
Provare piacere, donare piacere, il resto era distante, lontano.
Pensieri… un vago bagliore di lucidità, prima di sentire Askin su di se, l’eccitazione a
sfiorargli il bacino. Era bello, bellissimo; gli occhi viola, il respiro soffocato, il piacere
percorrerlo intenso e dolce. Si mosse insieme a lui, cingendogli il collo, divorandogli la
bocca. Una danza lenta, bagnata; nell'estasi sentì il seme imbrattare il ventre, violento e
copioso. Vide il piacere nel suo sguardo mentre scivolavano giù, uno accanto all’altro.
Era strano ora… sentire solo le braccia sfiorarsi, le dita intrecciarsi delicate; strano e
prezioso, infinitamente prezioso; pace e leggerezza si mischiavano, assoluti; la rabbia
era lontana, il sentiero quieto. Si perse a contemplarlo Luxord; il corpo perfetto, la vita
sottile, le spalle ampie, i muscoli appena accennati, la pelle segnata da pallide cicatrici,
là dove la rigenerazione non era riuscita a cancellarle completamente. Era bello anche,
soprattutto così, i capelli scompigliati dal sudore, il respiro ancora un po’ affannato.
« Sai… farlo contro un muro… non credevo potesse essere così… così... »
« Intenso? »
« Sì… sì. »
Lo vide sorridere, divertito dal lieve imbarazzo. Sorriso che si prolungò, condito da una
risata sommessa.
« Beh almeno questo non è cambiato », e di fronte alla lieve perplessità rispose, « come
durata intendo. »
« Ah... in effetti tu non senti dolore… non ti ho mai visto stanco… verrebbe naturale
pensare… pensare che sì, insomma… »
Sentì la lingua accartocciarsi, il rossore aumentare. Un discorso stupido, eppure ne fu
felice, immensamente appena udì la sua risata. Gioia e in essa una domanda a lungo
rimandata, ma che ora poteva risplendere.
« Askin, raccontami… raccontami com’era Yoruichi. »
In un sorriso colmo di dolcezza, egli volse lo sguardo indietro, perdendosi nel tempo
dell’Hlif, in altri abbracci, baci, giorni e notte d’amore.
« Raccontarti? Sì… in fondo è giusto così. Yoruichi era bellissima e…. particolare.
Corpo sinuoso, la pelle scura, color cioccolato… gli occhi uguali ai tuoi, ma questo
immagino lo rammenti. Uhm… ogni tanto somigliava un gatto. »
« Un gatto? »
« Non sopportava i complimenti diretti, volgeva il capo dall’altra parte come un gatto
stizzito. Specie dopo che… insomma hai capito. A parte questo, Yoruichi... spronava
tutti, senza usare mezzi termini, specie con me... »
« Davvero? », domandò, il Cuore leggero.
« Mi “picchiava”, in senso buono… sì, lo so è strano! Ed era forte… in tutti i sensi.
Ci siamo amati… nel nostro Mondo, nell’Immortalità... fino alla fine. »
Cullato da quelle parole, Luxord la immaginò; ogni momento, ogni parola, l’aspetto
esotico condito da una voce sfrontata, irriverente, eppure mai egoista. Sì, Askin aveva
amato una donna così, una donna che negli ultimi istanti aveva rivolto parole salvifiche.

Anch’io non voglio perderti… per questo devo…

« Grazie… mi ha fatto piacere conoscerla. »
« Te parlerò ancora se vorrai », poi, quasi il presente fosse tornato prepotente,
aggiunse, « ascolta… io continuerò a starti accanto per… quanto riguarda Rulod,
posso recuperarti e... »
« Non occorre… non come prima », lo interruppe con garbo, e sotto lo sguardo intimorito
e preoccupato, s'affrettò a spiegare, « quando ho salvato Emdy, sono riuscito a tornare
senza troppi problemi. Contro Rulod, se GoldSaber… ecco... tutto questo dipende da
me… soltanto da me. »

Così avrò la certezza… una vana speranza di raggiungerti…

« Ottenuto il potere del Keyblade, mi inizierai alle vie del Seiðr come promesso. »

Ma vada come vada… correrò da te…
E se alla fine mi allontanerai, ricordando questi momenti riuscirò a sopportare…
Sconfitta… paura... odio…


« Capisco. Se così hai deciso… a questo mi attengo, Luxord. »
« Grazie… grazie, Askin... »
Il nome morì sulle sue labbra. La passione tornò, silenziosa come soffici passi nel buio.

Ti amo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

« Ormai mi sfugge… »
« Cosa? »
« Il significato di certe parole… Shinigami, Quincy... »
« Anche per me lo stesso, cosa credi?! Qualcosa è rimasto... ma, beh, non come prima. »
« Allora immagino l’avrai notato. Alcuni si sono meravigliati, o forse irritati dal mio… dal
nostro “spaesamento”? Uhm… cercano di nasconderlo, eppure credo sia così... »
« Tsk! Lasciali perdere! Ognuno è libero di far come gli pare, accidenti! »
« Lo so… eppure è da un po’ che ci rifletto. Cosa scegliamo di dimenticare? Cosa semplicemente
viene accantonato? Sono passati soltanto due secoli da quando… siamo rinati. Eppure in molti
parlano con una certa nostalgia del nostro Mondo. Eppure tutto mi appare sempre più sfuocato.
Temo che il passato finirà per soffocarmi… per distruggermi... » « Anche... i ricordi insieme me? »
« Non lo so… non lo so… però non »
« Allora gettali via! »
Alzò lo sguardo. Yoruichi si stagliava davanti a lui. Vi era un pizzico di irruenza nella voce, nel
modo poco femminile di premere le mani ai fianchi. Sapeva essere burbera quando voleva, o al
terribilmente sensuale senza neanche accorgersene. Era sempre stata così? Sì, sempre. Non
aveva bisogno di ricordare. Certezza questa, nonostante le onde in agguato.
« Gettarli? Non… »
« Ascolta invece! Per quanto mi riguarda… chi ero, cosa fossi in grado di fare, quali fossero i
miei desideri… non è importante. Non più. Ora sono qui... il mio Cuore ha bisogno d’altro. »
« … Altro? »
« Beh, nuove amicizie? Con Kukaku abbiamo iniziato a vedere Shura. Pensavamo di invitare
Hime e Nel più avanti. »
« Shura? »
« Sì… capelli lunghissimi rossi… ehm... alta come Kukaku all’incirca? »
« Forse ho capito... aspetta… la stessa con cui vi ubriacate ultimanente? »
« Già! Ma è una forte fidati… credo andremo molto d’accordo. »
« Mi fa piacere, sul serio. Però aspetta... se ti ubriachi col latte, non so immaginare con birra o
simili. Uhm… ecco perché sei più coccolosa sotto le coperte. »
« Stupido! Cosa blateri di punto in bianco?! Parlo seriamente! I ricordi non sono tutto
accidenti! », una pausa e nello sguardo l'inconfondibile fermezza, « il mio Cuore sa di
averti amato un tempo, di amarti ora… il resto non conta. Vivi Askin, viviamo il presente.
Forgiamo nuovi ricordi. »
La guardò, più intensamente di quanto ricordasse. Forse aveva già vissuto un momento simile,
in un altro tempo, in un’altra vita… eppure la pace risuonò nuova, vitale, assoluta.
« Ti amo Yoruichi… »
« Ah! Non dirlo così all’improvviso stupito! E comunque… ehm! Anch’io ti amo. »


Il ricordo si affievolì, dissipandosi nel tepore dei loro corpi, nell’aria satura di una
passione consumata. Sdraiato accanto a lui, Luxord riposava; le schiena ampia, la vita
sottile, il respiro soffice, il capo poggiato sul cuscino.
Si porse in avanti, quel tanto da baciare il collo.

Ti amo.

La pace risuonò nel Cuore, fugace come un sogno.






(0) Quando la narrazione lo richiede, ci tengo a ricordare e sottolineare gli eventi
principali della storia dei Fyrir. Sono sempre gli stessi, ma ribadirli è importante.
Precedentemente a questo; gli Immortali sigillarono la Porta dell’Oscurità, ma essa
era destinata a riaprirsi, poco dopo nacque l’Oracolo che predisse la venuta delle
Chiavi; molti Fyrir partirono dall’Hlif, accompagnati dalle Campane dell’Oracolo;
solo una risuonò infine nel primordiale Universo di Kingdom Hearts (allora il gruppo
era composto da Edward, Winry, Kugo, Askin, Mephisto, Lucifer e Amanion).

(1) Per quanto riguarda Hime; le volontà giunsero direttamente a Ichigo, poiché il
ragazzo e le rovine dell’Hlif erano vicine quando esso venne distrutto (specificato nel
Miniarc precedente).

(2) Frasi Askin Capitolo 8 di AAA, Scena con Shura.

(3) Frase presente nel Capitolo 3 di AAA, quando Luxord ricorda il passato ad Auropoli.

(4) In riferimento alla scena presente nel Capitolo 12, dopo che Askin e Luxord abbattono
il cadavere corrotto.





Angolo Autrice;

Anche questo capitolo è venuto più lungo di quanto mi aspettassi… in ogni caso… credo molti di voi saranno felici… ma che dico al settimo cielo! Finalmente il tango agognato momento è arrivato. Facciamo gli auguri a questi due tonti. <3
Questa è la seconda scena erotica completa dell’intera saga, la prima era stata fra Ukoku e Naraku (gli altri miei due tesori <3). Ammetto che su questa non ero molto convinta; ho dovuto rimaneggiarla più volte prima del risultato finale.

Come conclusione beh; questo miniarc si contrappone al primo, là dove Kugo e Aqua si ritrovano più uniti, qui avviene una forte divisione… e l’atto d’amore risuona ancor più disperato. Inoltre ci tengo a ricordare;

- là dove Aqua è in parte ignara del passato dei Fyrir (sa della distruzione dell’Hlif ad opera dei Døkkafirar, a cui seguì lo Scisma degli Immortali e che i Figli dell’Oscurità tenteranno di uccidere i Prescelti. Ovviamente Kugo ha evitato di rivelarle chi altri morì in quell'occasione oltre a Hime, ovvero Kukaku, Yoruichi).
- Luxord li conosce (tranne chi sia morto oltre alla donna amata da Askin).

Piccola anticipazione.

Il progetto andrà in pausa, ma entro fine anno usciranno altri due capitoli di intermezzo… si ritornerà dai nostri Døkkafirar, Sephirino avrà un’ulteriore sviluppo, mentre nel secondo si tornerà all’Universo di KH. Poi ci rivedremo nel 2022 <3

Grazie a coloro che mi ha seguito e sostenuto fin qui <3

Elgas
   
 
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