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Autore: EcateC    26/09/2021    1 recensioni
Essere gentili è una scelta che richiede sacrificio, tempra e un grande cuore.
Lo sa bene Helga Tassorosso, che ogni giorno deve sopportare le liti e gli sguardi sbrigativi e sprezzanti dei suoi compagni dal carattere determinato e ingombrante.
Lo sa bene anche Salazar Serpeverde, i cui sguardi sono tutt'altro che sbrigativi e sprezzanti...
Coppia accennata Helga Tassorosso/Salazar Serpeverde
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Tra i fondatori di Hogwarts non era mai scorso buon sangue.

In ogni saluto, in ogni discussione e in ogni proposta aleggiava sempre una sottile ostilità che rendeva il clima freddo e poco disteso, e il motivo di ciò era ben chiaro a tutti e quattro: capeggiare Hogwarts, imporsi sulle altre Case. Assumere il controllo della scuola era un'ambizione che portava a molti conflitti, ma fortunatamente non era comune a tutti e quattro.

Se c’era una cosa che Helga Tassorosso non sopportava, quella era proprio la prepotenza, nonché la tensione che percepiva in ogni loro alterco.

Lei, a differenza degli altri tre, non desiderava primeggiare e non nutriva chissà quali gloriose ambizioni. La serenità e la pace rappresentavano le sue più alte aspirazioni, ed Helga era disposta a patteggiare coi suoi stessi interessi per conciliare le loro continue liti e stabilire finalmente quell’assetto di concordia tra Case che tanto desiderava e reputava importante.

Concordia che, tuttavia, ancora non c’era.

Serpeverde era il più intrattabile dei tre. Sedeva al suo fianco e pareva infastidito perfino da se stesso. Dall’altra parte del tavolo c’erano l’imponente Grifondoro e l’austera Corvonero. Tre personalità così ingombranti portavano sempre ad accese discussioni, tanto che Helga spesso si domandava che cosa avrebbe potuto fare di meglio invece che presenziare alle loro solite litigate pretestuose e prive di spessore. Le piante, gli elfi e le creature magiche potevano giovarsi della sua presenza molto di più di quei tre scorbutici, ma d'altronde aveva poca scelta.

Quella volta, l'ordine del giorno riguardava in particolare la controversa assegnazione delle sedi per le sale comuni, assegnazione che aveva causato non pohi dissidi, soprattutto tra i due uomini.

Salazar fu il secondo ad arrivare, scortato come di consueto dal Barone, mentre Rowena fu la terza. Il suo vistoso diadema le conferiva un aspetto ancor più algido e intimidatorio ma Helena, sua figlia, aveva un'aria sempre scontenta, che sembrava smentire il privilegio di cui la madre si reputava portatrice.

Helga cercò di salutarli entrambi con calore, ma i due tra loro si occhieggiarono a stento.

"È una piacevole giornata oggi, non credete?" esordì amichevolmente Helga, in attesa che Grifondoro arrivasse.

"Noiosa" le rispose Rowena, sostenuta.

"Cupa" disse invece Salazar.

"Ah" mormorò Helga, a disagio. Era difficile fare conversazione con quei due.

"Ma voi, Helga, siete come un raggio di sole in questo tetro castello" continuò Serpeverde con tono suadente. Rowena sogghignò e scosse la testa, Helga lo guardò stupita.

"Serpeverde, i vostri complimenti mi colgono sempre di sorpresa."

"Forse perché ve ne faccio troppo pochi."

"O forse perché me ne fate troppi" replicò lei, bonariamente. Ma il mago accanto a lei assottigliò gli occhi in modo poco rassicurante, tanto che la strega distolse subito lo sguardo.

“Non leggermi la mente!” gli intimò in silenzio, lui sorrise.

"Grifondoro è in ritardo" soggiunse Rowena con tono gelido, le mani bianche intrecciate sul tavolo e la schiena dritta. Quella breve frase bastò per distrarre il Legilimens. Il suo sguardo si fece così duro che avrebbe potuto spezzare una pietra.

"La cosa forse vi stupisce?" sibilò, indignato "Ricordate un solo giorno in cui quel cialtrone si sia comportato in modo consono alle buone maniere?”

“Sono certa che stia per arrivare" intervenne invece Helga, tesa.

“Mi domando quale osteria l’abbia trattenuto, questa volta" riprese invece Salazar, imperterrito.

"O quale rissa" aggiunse Rowena, sprezzante.

“O quale meretrice.”

“Signori, vi prego” li fermò Helga “Sono certa che stia per arrivare.”

Entrambi i due fondatori la guardarono dritto negli occhi, ma lo sguardo tagliente della Corvonero la fece sentire nuda e insignificante. Se c’era una cosa che Helga aveva ben chiara, quella era la poca stima che Rowena serbava nei suoi confronti. Intrecciò le mani in grembo e sospirò pesantemente. “Ti prego, fa’ che arrivi” pregò intensamente, preoccupata dalla piega che avrebbe potuto prendere la riunione se lui avesse tardato ulteriormente.

Fortunatamente, pochi minuti dopo, le sue preghiere vennero esaudite. Il rumore ferroso e sfrigolante delle armi anticipò l’arrivò di Sir Godric, la sua voce virile e potente riempì il corridoio oltre la porta.

"Voi tre uomini, aspettatemi qui" ordinò con tono brusco a coloro che erano presumibilmente dei soldati "Sarà un male di pochi minuti."

Salazar strinse forte il pugno destro.

Le discussioni che si sarebbero consumate da lì a pochi minuti Helga se le sarebbe sognate di notte, ne era certa.

Grifondoro si lasciò cadere pesantemente sulla sedia. Aveva il naso incrostato di sangue e indossava un parapetto spesso e lucente, che probabilmente pesava quanto il suo corpo massiccio e muscoloso.

“Ebbene?” grugnì, guardando i tre con impazienza, come se quelli in ritardo fossero stati loro.

“Ebbene?” ripetè Salazar, fumante di rabbia “Arrivate in ritardo, mancando di rispetto a me e alle signore, e ci dite ebbene?”

Grifondoro sbuffò una risata “Serpeverde, vecchio demone che non sei altro! Ero fuori a combattere, credete forse che i Troll si mettano in fuga da soli!? Ho perso due uomini stamane mentre voi tre eravate qui a oziare, perdonatemi se non sono arrivato puntuale alla riunioncina!”

Oziare? Per voi lo studio è oziare, Grifondoro!?” esclamò Rowena, inviperita.

Grifondoro si sporse verso di lei “Usate il vostro benamato studio mentre fronteggiate un nemico grosso il doppio di voi, mia cara Madama, e vedrete a che genere di fine andrete incontro.”

“Siete un caso disperato, Grifondoro.”

“Certo non verrà ricordato per il suo cervello fino” sibilò Salazar verso di lei.

“E voi non per il vostro onore. Dove eravate, Serpeverde, mentre noi rischiavamo la vita per il bene di Hogwarts? In qualche antro a praticare magia illegale, suppongo?”

Salazar lo guardò come se fosse una nullità. "Sicuramente non ero ubriaco in una taverna a sognare di salvare la scuola" gli rispose, beffardo.

Rowena sogghignò senza allegria, Godric Grifondoro invece scattò in piedi e sguainò la sua spada affilata.

“COSA OSATE INSINUARE!”

"Signori!" si intromise rapidamente Helga "Signori, per favore, possiamo mettere da parte gli alterchi e cominciare la riunione?"

Salazar la guardò e le sorrise in modo affettato "Se me lo chiedete per favore, Helga."

Quest’ultima distolse in fretta lo sguardo e poi guardò Godric, che le fece un cenno di assenso e si sedette. Aveva una smorfia arrabbiata, celata sotto la barba ispida e rossiccia.

"Se non erro, eravamo rimasti all’assegnazione dei luoghi per le sale comuni" iniziò quest'ultimo con la sua voce profonda, da baritono.

"Di nuovo? Non avevamo già dibattuto ampiamente su questo argomento, Grifondoro?" lo interruppe Salazar, sottilmente aggressivo.

"Non in modo soddisfacente" esclamò Godric, irritato "A meno che voi non abbiate scelto una dimora più consona per i vostri studenti."

"Sono mesi che l’ho scelta, a dire il vero" gli rispose Salazar "Non sprechiamo altro mio tempo."

“Mi sembra di avere già ribadito che la vostra Casa non si stabilirà nei sotterranei del castello" sbottò Godric, convinto "È inaudito!"

"Inaudito è collocarla altrove" sibilò Serpeverde, gelido.

"Donne?" le interpellò Godric "Intervenite, avanti! Non è una totale follia spedire dei poveri figli nei sotterranei?"

Helga si massaggiò la fronte.

"Non siate sempre così infantili e polemici, voi due" esclamò invece Rowena, annoiata "Usate la testa, una volta tanto."

"Voi siete così placida solo perché siete riuscita a conquistare la torre più alta del castello" le fece notare Salazar, mordace.

"Non si tratta di conquiste quanto di meriti, Serpeverde. L’aria serve a ossigenare il cervello" replicò Rowena, mai a corto di risposte "Menti alte devono stare in alto."

"L’unica cosa che mandate in alto è la mia irritazione" la provocò Salazar tra i denti, lei invece lo guardò come se fosse una nullità.

"Helga? Voi non commentate nulla?" la interrogò Godric.

Helga gli sorrise "Credo che voi tre commentiate a sufficienza anche per me."

"Quindi è deciso, le signore non hanno espresso alcuna opinione contraria" esclamò Salazar "La mia sala comune verrà stabilita nei sotterranei."

Godric gli lanciò uno sguardo fulminante, le sue guangia sfregiate e barbute arrossirono. "Quindi, per ricapitolare, la Torre Nord è per voi, Rowena. La seconda torre di fronte ai campi di allenamento sarà mia, i sotterranei vanno al vecchio serpente" si riferì a Salazar, che fece un ghigno "E... Ed Helga, voi dov’è che vi stabilirete?"

"Devo ancora deciderlo. Ma non vi sottrerrò nulla" si affrettò a precisare "State tranquilli."

Salazar la guardò intensamente e si piegò verso di lei “Non siate sempre così accomodante.”

“Manco giusto io a essere litigiosa, qui” gli rispose Helga a bassa voce.

“Se volete la torre di Grifondoro avrete tutto il mio appoggio” scherzò, facendola sorridere. Dopodiché, una mano decisa bussò con vigore alla porta: comparve un uomo di mezz'età, barbuto, vestito anch'egli con un'armatura.

“Oh, Sir Nicholas!” esclamò Godric, alzandosi in piedi con le braccia spalancate “Mio fedele compagno di battaglie!"

“Sì, battaglie in osteria” commentò piano Salazar verso Helga.

“Voi mi onorate, Sir Godric” esclamò Nicholas “Non potrò mai vantare il coraggio e la tempra che dimostrate voi ogni giorno!.”

“Tanto meno lo stomaco” continuò Salazar.

“Ma la volete smettere?” gli sorrise Helga.


 


***

 

"Serpeverde, due parole."

Quest’ultimo, vedendo il suo acerrimo rivale, esasperò un’espressione insofferente. "Mi domando che male ho fatto questa volta."

"Non crediate che non abbia notato il modo in cui guardate la povera Helga" esclamò Grifondoro, ostilmente "Le donne qui sono sotto la mia protezione. Lasciatele stare, siete avvertito."

Il Legilimens assottigliò gli occhi "Di cosa mi state accusando questa volta, Grifondoro?"

"Credo che lo abbiate inteso perfettamente" gli rispose lui "E vi rinnovo quanto vi ho già consigliato: lasciatele stare o ve la vedrete con la mia lama."

"Oh, questa sì che è una minaccia" lo provocò, sarcastico "Non dormirò mai più sogni tranquilli."

"Come se li aveste mai dormiti."

 

 

***

 

 

“Helga.”

La donna riconobbe subito la voce che provenne dalle sue spalle e si voltò con un sorriso benevolo.

“Salazar, buongiorno” lo salutò, lieta.

Il mago ricambiò il suo sorriso “In piedi all’alba come un’allodola, noto.”

"Il mattino è il momento del giorno che preferisco" gli rispose semplicemente, continuando ad annaffiare le piante con la magia.

"Non posso ritenermi sorpreso" esclamò, restando dietro di lei. Le guardò le lunghe trecce bionde, dolcemente attorcigliate insieme, e la curva morbida e accogliente dei fianchi che si allargava sotto la gonna.

Helga si voltò verso di lui "Volevate forse dirmi qualcosa?"

"Sì, in verità" iniziò lui "Desidero rendervi partecipe di un mio pensiero ricorrente. Una convinzione che sostengo da molto tempo ma che non ho ancora avuto occasione di condividere con nessuno. Sapete, i nostri compagni non sono come voi. Potrebbero… fraintendere.”

La donna deglutì a vuoto, provava sempre una strana inquietudine a stare da sola con lui.

“E voi credete che io non fraintenderò?” gli chiese molto cautamente.

“Mi affido al vostro buon senso” le sorrise lui "E al vostro buon cuore, soprattutto."

Helga lo guardò appena, scettica e sorpresa. Salazar, come poi gli altri due, non le aveva mai dato molta importanza.

“Vi ascolto.”

“Non avete mai sperato dentro di voi che Hogwarts divenisse non solo una valida scuola di magia, ma la più prestigiosa ed esclusiva che sia mai esistita? La migliore non dell’isola, non dell’Europa, ma dell’intero pianeta?”

Helga gli sorrise “Beh, credo che sia una speranza più che legittima.”

“Infatti, infatti” continuò lui, porgendole il braccio “L’idea che ho io, che ho da sempre e che agita il mio animo fin dagli albori di questo progetto, è qualcosa di molto ambizioso, ma allo stesso tempo vicino e molto fattibile.”

Helga si fermò e lo guardò negli occhi “Salazar, volete parlare chiaro?”

“Ho già parlato chiaro. Voglio rendere Hogwarts la scuola di magia migliore che sia mai esistita nella storia. Voglio renderla superiore alle altre, esclusiva, elitaria, destinata a ospitare solo pochi maghi eletti.”

Helga socchiuse gli occhi “Pochi maghi eletti?”

“Intendo i maghi di nascita, mia cara, quelli che hanno posseduto la magia fin dal principio, fin dalla creazione di tutte le cose” si sbilanciò, il suo animo si era infiammato d'entusiasmo “I maghi che hanno la magia che scorre viva nelle loro vene, che possiedono la capacità di trasmetterla ai loro figli e ai figli di quei figli.”

"In altre parole, intendete i maghi dal sangue… Puro?”

Salazar le sorrise, i suoi occhi luccicarono “In altre parole.”

“Oh, Salazar” esclamò, con un sospiro "Perché avete sempre pensieri del genere?"

“So che alle vostre orecchie può sembrare un’idea scellerata...”

"Non è scellerata" gli rispose subito Helga "Mi pare tuttavia ingiusta nei confronti di chi non ha parenti magici."

“Chi non ha parenti magici può andare a imparare la magia altrove” le rispose rapidamente, irritato “Non certo nella scuola dove io insegno.”

“Vi date sempre molta importanza.”

“Voi invece ve ne date sempre troppa poca” le rispose lui, guardandola intensamente “Helga, se solo voi realizzaste quanto siete…”

"Serpeverde!" tuonò una voce potente alle loro spalle "Smettetela di importunare la nostra Signora Tassorosso!"

I due fondatori si voltarono, Serpeverde strinse forte le labbra.

“Già ubriaco di prima mattina, Sir Gordic?” lo provocò, ostile “Sento il puzzo delle grappe e delle meretrici perfino da qui.”

"E allora devi sturarti quel tuo naso da serpente che ti ritrovi" esclamò l’altro, avvicinandosi con falcate leonine "State bene, mia signora?"

"Ma certo che sto bene" gli rispose Helga, stancamente.

"Vi sorprenderà, Grifondoro, ma non siamo tutti dediti alla violenza come voi" sibilò Salazar.

"Io sono dedito alla violenza solo con chi se lo merita" gli rispose sir Godric, torreggiando su di lui con la sua stazza taurina. Salazar indietreggiò leggermente.

"Vi ergete a eroe, ma siete solo un prepotente."

"Ora basta, smettetela entrambi" si frappose tra loro Helga, guardandoli male "Possibile che non possiate stare cinque minuti senza litigare? Forza, separatevi, avanti!"

I due uomini si allontanarono, seppur con molto astio e riluttanza.

"Helga?"

"Ne riparliamo, Salazar" gli sussurrò lei, chiudendo implicitamente la conversazione.

 

 

 

 

“Come fate a essere così gentile?"

“Come fate voi a essere così ostile." 

"Avete pensato a quello che vi ho detto?"

Helga abbassò lo sguardo, le sue ciglia chiare non nascondevano la sua espressione al Legilimens.

"Capisco" esclamò infatti Salazar, con una nota di delusione nella voce "Non ho il vostro appoggio."

"Non amo negare il mio appoggio, ma credetemi se vi dico che fareste meglio a non condividere questa idea con gli altri" gli suggerì in fretta lei, Salazar la guardò "Dubito che Godric e Rowena l’accetterebbero di buon grado."

"No, non l’accetterebbero affatto. Ma a me basta convincere voi."

Helga aggrottò le sopracciglia “Non sono forse stata abbastanza chiara?”

"Le belle signore sottostimano sempre le capacità persuasive degli uomini, ma io vi posso sorprendere."

Helga sostenne fieramente il suo sguardo "Sicuramente mi sorprendete quando fate discorsi tanto inopportuni."

"Non parlatemi così duramente, Helga, la durezza non vi si addice."

"Non illudetevi di conoscermi, Salazar."

"No, ma spero di averne il privilegio prima o poi” si sbilanciò lui, lei si fermò a guardarlo “Questa terra e queste persone sono troppo spietate per anime fragili come la vostra, ma io posso proteggervi, voglio proteggervi.”

Questa volta furono gli occhi di Helga a brillare “Ma io non ho un animo fragile. Non avete idea di quanto coraggio, di quanta intelligenza e di quanta determinazione occorra per essere gentili” gli rispose con garbo “Voi avete bisogno di me, non io di voi.”

E forte di questa convinzione, Helga allungò il passo e sorrise tra sé, lasciando il celebre Legilimens a corto di risposte. 

 

 

 



 

 

 

Note
Era da un po' che volevo pubblicare una storia del genere.
Pottermore mi ha smistato in Tassorosso e all’inizio non ero esattamente contenta.
Ma poi, riflettendoci, ho capito che sbagliavo. Perché per essere pazienti, leali e gentili ci vuole una quantità di forza d'animo e di intelligenza che forse solo chi lo è può saperlo.
Tornando alla storia, credo che Serpeverde e Tassorosso formino una coppia perfetta, siano proprio lo yin e lo yang. In questa storia lui è molto innamorato di lei, mentre lei invece ha intuito che il buon Salazar non è esattamente buono e mantiene le distanze. Mi rendo conto di non aver dipinto la figura della donna in maniera antidiluviana, ma vi ricordo che siamo nell'anno mille... 
Spero che questa storia in onore della mia casa vi sia piaciuta, a presto! :)
   
 
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