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Autore: Shade Owl    26/09/2021    1 recensioni
Nel lontano Sistema Helios esiste la confraternita dei Figli del Sole, un'organizzazione grande e potente che, tra i suoi svariati compiti, si preoccupa anche del mantenimento della pace tra i vari mondi, affidando ai membri più idonei compiti anche rischiosi volti al bene comune.
Tra di essi c'è Leon, che malgrado non abbia mai voluto abbracciare la loro causa, si trova costretta a seguire la strada impostale, e durante i propri viaggi incontrerà un nemico ben deciso ad ucciderla, ma anche nuovi compagni che l’aiuteranno nella lotta per la sua sopravvivenza.
Spostandosi di pianeta in pianeta tra tigri selvagge, orsi giganti, boss mafiosi e paludi, Leon dovrà arrivare a patti con la propria vita e trovare la propria strada, in un percorso di crescita che non è quello che si aspetta, e che potrebbe finire nel peggiore dei modi...
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Andata.- commentò soddisfatto Drake, riponendo la doppia ascia e voltandosi verso Leon - Sei ferita?-
- No.- rispose lei, rialzandosi in piedi. In realtà si sentiva piuttosto ammaccata, dopo essere stata schiacciata a terra, ma non voleva ammetterlo davanti a lui Guardò la tigre incosciente e aggrottò la fronte - Come hai fatto?-
- Te lo dirò volentieri…- rispose l’uomo, raccogliendo il grosso zaino da terra - … ma solo dopo che ci saremo allontanati, a meno che tu non voglia spiegare perché una Figlia del Sole è qui ad Ironglass.-
Detto ciò, Drake si mise in spalla uno zaino abbandonato in un angolo e cominciò ad allontanarsi di corsa nella direzione da cui era venuta la tigre, verso i confini della città. Senza farselo ripetere due volte, Leon corse a prendere il suo sacco da viaggio e inseguì il misterioso combattente, che si fermò un momento ad attenderla prima di proseguire. Si fermarono solo quando ebbero raggiunto una piccola macchia d’alberi appena fuori da Ironglass, e solo perché Drake aveva fame, non avendo ancora pranzato né cenato.
Siccome Leon era nelle sue stesse condizioni e non vedeva l’ora che lui le spiegasse chi era e come faceva a sapere che lei era una Figlia del Sole, accolse ben volentieri la sosta, pur non avendo alcuna intenzione di mangiare. Lui, al contrario, tirò fuori dallo zaino una pagnotta, del formaggio, un pezzo di salame e un coltellino e cominciò il proprio pasto, sedendosi su un vecchio ceppo contorto.
- Allora?- sbottò lei, prendendo posto di fronte a Drake - Chi sei, cosa sai dei Figli del Sole e come accidenti hai capito che lo sono anche io?-
Lui si strinse nelle spalle, l’espressione rilassata identica a quando l’aveva conosciuto sulla navetta. Sembrava che quanto era appena accaduto non gli interessasse granché.
- Cominciamo da chi sono io.- disse - E da come ho steso il gattone.- aggiunse, staccando un morso dalla pagnotta - Il mio nome lo sai già. Ciò che faccio, invece, è viaggiare un po’ in giro, vedere posti e mondi diversi… e imparare.- spiegò, prendendo una fetta di salame e mandandola giù.
- Imparare cosa?-
- A vivere. A sconfiggere bestie grosse tre volte me, come un attimo fa.- rispose - E a conoscere la gente e gli esseri che popolano Helios. Le Tigri Blu, per esempio: le puoi trafiggere tutte le volte che ti pare, ma se vuoi finirla subito ti conviene colpirle alla gola. È la parte più sensibile, e se le prendi lì vanno al tappeto per ore, visto che il cuore e gli altri organi vitali sono troppo in profondità per essere colpiti facilmente. Inoltre il loro sangue ha un fattore di coagulazione molto alto, e le ferite si chiudono in fretta. Colpirle alla gola è solitamente il modo migliore per fermarle. Per questo motivo le tigri da combattimento hanno dei collari di metallo.-
- E tutte queste cose le sai perché…?-
- Perché ho combattuto spesso.- replicò lui - E ho imparato che c’è sempre un modo per vincere un nemico, o almeno per limitare i danni. La strategia esiste, e io mi sono abituato a trovarla. Alcuni di quelli che ho incontrato mi hanno addirittura dato un soprannome…-
- Lo Stratega.- disse meccanicamente Leon.
Non era un personaggio sconosciuto, ai Figli del Sole: colui che veniva chiamato lo “Stratega” aveva fatto la sua comparsa, ogni tanto e per brevi periodi, su uno dei vari pianeti di Helios, incrociando ogni volta un diverso Figlio del Sole, e tutte le volte si era distinto per la propria conoscenza degli animali selvaggi, dei mostri e dei pericoli di vari territori. Ma, soprattutto, per la sua capacità di trovare un modo per sconfiggere qualsiasi nemico, pur essendo incapace di usare facoltà pari a quelle dei Figli del Sole o di tante altre figure di rilievo.
Era solamente molto abile nello scovare e sfruttare le debolezze avversarie, ma questo lo rendeva un avversario come pochi: non c’era guerra che non avesse combattuto, o scontro che non avesse sostenuto. Un soldato di ventura che conosceva ogni tattica e ogni strategia esistente, e che stando alle voci aveva militato anche nell’esercito di un qualche pianeta, scalandone i ranghi rapidamente grazie alle sue capacità tattiche.
Tanto che si era guadagnato il nome di Stratega.
- Bene.- disse Drake, col il tono di chi parla del tempo. Era snervante vederlo sempre tanto tranquillo - Allora mi conosci già.-
- Solo di fama.- rispose Leon - Ti facevo più vecchio.-
- Beh, i miei genitori hanno fatto quanto potevano, ma non è sempre facile.- scherzò lui, facendo un sorriso paziente e mettendo via gli avanzi della frugale cena, ormai conclusa.
- E come sapevi che ero una Figlia del Sole?- chiese.
- Ho passato la vita a viaggiare.- rispose - E ho incontrato abbastanza di voi da riconoscervi. L’ultimo è morto tre anni fa, credo. Non so se l’hai mai sentito nominare, si chiamava Ross.-
Leon annuì: Ethan Ross era stato Figlio del Sole per molto tempo, e si era ritirato diversi anni prima. Era morto di vecchiaia anni dopo il proprio ritiro, e per coloro che avevano svolto il servizio attivo questa non era una cosa da poco.
- Appunto.- annuì a sua volta Drake - Ormai so riconoscervi dall’odore e dal vostro stile. E poi, ho visto il tuo Marchio del Sole.- aggiunse a bruciapelo.
Leon arrossì leggermente.
- Cosa?- sbottò - E quando l’avresti visto, sentiamo?-
- Alla bottega di quel Rowan Black.- rispose vago l’uomo, prendendo delle coperte dallo zaino - Da anni sento parlare del vostro Mastro Armaiolo, ma è persino più sfuggente di me, e incontrarlo senza essere un Figlio del Sole è un’impresa, non sta mai nello stesso posto troppo a lungo, e quando oggi l’ho finalmente trovato sei entrata tu. Ho pensato di lasciarvi da soli per qualche momento.-
- E ci sei arrivato prima di me?- sbottò lei, sorvolando sul fatto che l’aveva vista mezza nuda - Ma se eri ancora bloccato sulla navetta!-
- Il tuo percorso era un po’ troppo lungo e tu te la sei presa anche troppo comoda.- rispose semplicemente Drake.
Stese le coperte a terra e si fece un giaciglio.
- Io dormirò qui.- annunciò - Tu naturalmente puoi fare come vuoi, ma la compagnia di qualcuno non è cosa comune, di questi tempi, e sarei ben lieto di parlare ancora con te, domani, se sarai disposta a conversare.-
Leon sbuffò, ma poi prese la sua sacca da viaggio e ne trasse un sacco a pelo arrotolato. Il sole, ormai quasi totalmente sparito dietro la linea dell’orizzonte, illuminò il piccolo accampamento improvvisato e i due momentanei compagni di bivacco che ben presto si sarebbero divisi nuovamente, come Leon continuava a ripetersi: uno spreco, si disse, incontrare il più grande esperto di strategia tattica e militare e non aver alcun reale bisogno di lui.
Rimuginando sullo scomodo viaggio che la attendeva il giorno dopo per tornare alla presenza dei Figli del Sole, rimase distesa nel sacco a pelo finché il sonno non sopraggiunse.

Si svegliò presto, quando ancora il sole stava sorgendo e il cielo era coperto da nuvole plumbee, ma nonostante ciò Drake aveva già finito di fare colazione, di riporre la propria roba e di lavarsi ad un torrente lì vicino.
- Ben svegliata.- le disse.
Chiedendosi se avesse dormito ma senza rispondergli, Leon andò a lavarsi a sua volta, poi raccolse il sacco a pelo e ingurgitò un po’ di pane che aveva tra i bagagli. Subito dopo, entrambi tornarono ad Ironglass, dirigendosi verso la stazione delle navette. Avrebbe mangiato qualcosa di meglio una volta tornata indietro.
- Cosa pensi di fare adesso?- chiese Drake, quando furono ormai a poche centinaia di metri di distanza dalla meta.
- Come mai ti interessa?- fece lei in risposta.
- Chissà…- ridacchiò tranquillamente lui - Di solito, voi… “tu sai cosa”… non state mai fermi, quindi se non avevi niente di importante da fare qui mi manca un pezzo del mosaico.-
Lei sbuffò.
- Sì, anche a me.- ammise.
- Anche a te?- ripeté lui - Ora credo che i pezzi siano due.-
- Non hai detto che eri nel negozio di Rowan Black?- sbottò Leon, irritandosi - Credevo che sapessi già tutto.-
- Ho solo guardato chi era, non ho ascoltato le vostre conversazioni.- rispose pacatamente Drake.
- E guarda caso hai sbirciato mentre mi tiravo su la tunica?-
- Che colpa ne ho io se ti stavi rivelando per ciò che eri?- chiese l’uomo in risposta - Dovreste trovare un altro punto su cui marchiarvi a fuoco.-
- Parla più piano!- ringhiò lei - E poi, non sono affari che ti riguardano!-
Lui tacque, e guardando il suo volto non sembrava né offeso né arrabbiato, ma il silenzio che calò tra loro le parve incommensurabilmente pesante. Era ridicolo, essere in compagnia di una persona come lui a parlare di quanto poco riusciva a capire dei Figli del Sole e di quando si era dovuta sollevare la tunica fin quasi sopra il collo per mostrare i bendaggi. Come incontrare un noto esperto di cucina e parlare di sport.
In più, il suo atteggiamento così controllato e condiscendente la irritava da matti. Fu quasi un sollievo quando raggiunsero la stazione delle navette e presero strade diverse per la seconda volta in due giorni.
Con la fortuna che mi ritrovo, lo incontro anche su Sol… Pensò.
Sol era il nome del pianeta dove, tra alcune altre comunità civili, risiedevano i Figli del Sole, nonché casa sua, anche se quest’ultima si trovava nella direzione opposta rispetto al palazzo dell’assemblea, ed era abbastanza lontana da quel luogo preciso.
In effetti, nemmeno aveva voglia di andarci.
Una volta entrata nella navetta (e dopo aver seguito l’esempio di Drake di bloccare preventivamente il bagaglio con qualcosa, in questo caso con una cintura di scorta) attese pazientemente la partenza, cercando di immaginare la conversazione con Aulos al suo ritorno:
- Salve, sono stata dal Mastro Armaiolo che mi ha dato l’arma di turno, ma non ho ricevuto niente altro da custodire.-
- Bene, allora passiamo alla prossima missione…-
Se doveva dar fede alle parole di Rowan Black, quella sarebbe stata la scena. Tuttavia, lei non poté non chiedersi (con una certa dose di rabbia) come quella sottospecie di gita fuoriporta potesse definirsi “missione”. Ridicolo, ridicolo, ridicolo!
La navetta partì e lei, sperando con tutto il cuore che stavolta avessero fissato meglio i binari, cercò di calmarsi e di prepararsi al passaggio… passaggio che, tuttavia, non avvenne.
Sorpresa, cominciò a chiedersi cosa stesse succedendo là fuori: in media, una navetta ci metteva dai dieci ai quindici secondi ad arrivare al varco interplanetario, una volta partita, ma questa volta, di secondi, ne stavano passando molti di più. Intanto, la monorotaia continuava a correre, seguendo un percorso che, sicuramente, non era quello prestabilito. I vari passeggeri cominciarono subito a borbottare e a chiedersi che cosa stesse succedendo, poi una voce parlò dall’altoparlante, e non era quella del conducente né, per quanto femminile e autoritaria, quella degli annunci:
- crrr… ate tanto per il disagio scrrrori passeggeri.- gracchiò chiunque fosse al microfono, che ovviamente funzionava bene quanto il resto di quel misero trabiccolo - La crrrrotaia sospenderà momentaneacrrr il servizio. Verrete fatti scendere appena possibile. Nel frattempo, godetevi lcrrrita.-
Qualcosa non torna… pensò Leon tra sé.
La voce all’altoparlante era diversa da quella che avrebbe dovuto avere l’anziano conducente che aveva visto salire poco prima di imbarcarsi. Si slacciò le cinture e si alzò in piedi, con l’intenzione di andare a controllare in cabina: voleva vederci chiaro, in quella storia.
- Signorina, cosa fa?- chiese qualcuno.
Lei si voltò a guardare: era un ragazzo, di quindici o sedici anni al massimo, dai cespugliosi capelli castani e un naso appuntito. Sopra gli abiti indossava una casacca bianca con una striscia rossa verticale sul lato destro: un giovane Guaritore, o forse un aspirante tale. La fissava stupefatto, quasi gli fosse apparsa una figura mistica.
- Il mio lavoro.- sbuffò lei, un po’ irritata dal suo sguardo strano - Sono una Figlia del Sole, contento?-
E, senza aspettare risposta (anche se sentì chiaramente qualcuno cominciare a borbottare agitato), raggiunse la porta metallica e la aprì. Oltre, svenuto, c’era il conducente, facilmente riconoscibile per la divisa, ma privo del cappello blu previsto dal regolamento, abbandonato sulla poltrona vuota a destra, dove normalmente avrebbe dovuto essere seduto il controllore, che ovviamente doveva aver preferito stare a letto, quel giorno. Al posto di guida, sulla poltrona di sinistra, c’era una ragazza dai lunghi capelli rossi raccolti in una treccia che le arrivava a metà schiena e coperti da una bandana verde, sopra la quale era sistemato il berretto del guidatore sulle ventitré. Stava manovrando la navetta della monorotaia come se sapesse cosa faceva, dirigendola verso un varco sulla cui sommità era appeso un cartello che, decisamente, non recitava “Sol”.
- Cosa sta succedendo?-
- Prego, signorina, torni al suo posto.- disse ridacchiando la ragazza, senza voltarsi, col tono autoritario di un vero conducente. Dalla voce, non sembrava avere più della sua età… anzi, era evidentemente più giovane. Probabilmente aveva una quindicina d’anni - Sa com’è, queste schifezze sono famose per ribaltarsi ogni cinque minuti o poco più.-
- Ti consiglio di dirmi chi sei.- le intimò, avvicinandosi tanto da vederle il volto. Aveva gli occhi, grandi e scuri, concentrati sul percorso - E anche di fermarti. Io devo andare su Sol!-
- Eh, sai che tragedia…- sbuffò lei - Ci vai dopo, capirai…-
- Io preferirei andarci subito, invece!- sbottò Leon, cominciando a spazientirsi e prendendo il prisma dalla cintura.
- E chi sarai mai, una Figlia del Sole?- ridacchiò lei, con una curiosa sfumatura amara.
- Già, indovinato.- annuì Leon, minacciosa - E se non torni indietro…-
- Troppo tardi.- rise la ragazza.
Leon si voltò appena in tempo per vedere il passaggio, simile ad una pozza di luce liquida, arrivare incontro alla navetta, poi fu accecata per qualche istante, ci fu un sussulto accompagnato da un botto, lei cadde e infine la vettura si ribaltò.

Proprio non si riesce a fare un viaggio decente, sulle navette...
Ringrazio come sempre John Spangler, Easter_huit, Biscottoalcioccolato e Bindaz, che seguono la storia. A presto!

 

   
 
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