Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Josy_98    30/09/2021    1 recensioni
Prima di incontrarsi con la compagnia dei nani alla casa dello hobbit, Gandalf fece visita a una vecchia amica chiedendole di mantenere una promessa fatta tanti anni prima. Quella giovane, che così giovane non è, si troverà così costretta a partecipare a un viaggio corrispondente a un doloroso e continuo tuffo nel passato, in mezzo a ricordi che l'intera Terra di Mezzo ha dimenticato. Per non parlare della verità celata dietro alla sua natura: la sua parte di elfo, razza disprezzata da Thorin e i nani, non è la peggiore. Una realtà molto più oscura, infatti, la segue come un'ombra che non si è ancora rivelata.
Estratto dal primo capitolo:
"Perchè lo fai?"
Lei si voltò verso di lui. "Non è ovvio?" chiese. Al silenzio del nano sospirò. "Conoscevo tuo padre, e conoscevo tuo nonno. Erano entrambi miei amici. Ho fatto loro una promessa e intendo mantenerla." disse.
"C'è qualcos'altro." ribattè lui. "Qualcosa che non mi hai detto."
"Sono tante le cose che non ti ho detto." rispose.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era il primo maggio quando i tre arrivarono finalmente sull'orlo della valle di Granburrone, dove c'era l'Ultima (o la Prima) Casa Accogliente. Era di nuovo sera, i cavalli erano stanchi, specialmente quello di Bilbo, e tutti sentivano il bisogno di riposare.

Quando arrivarono alla casa di Elrond fu dato loro un caldo benvenuto, e quella sera molte avide orecchie vollero ascoltare il racconto delle loro avventure. Fu Gandalf a parlare, per Morwen la ferita era troppo fresca, mentre Bilbo era piombato in uno stato di taciturna sonnolenza: egli conosceva la maggior parte della storia, perché vi aveva partecipato e ne aveva raccontato un bel po' allo stregone sulla via del ritorno o a casa di Beorn; ma di tanto in tanto apriva un occhio e ascoltava, quando si arrivava a una parte della storia che egli ancora non conosceva.

Fu così che apprese dove era andato Gandalf, ascoltando per caso quando questi lo raccontava a Elrond, e si ricordò degli accenni che aveva fatto Morwen nella parte finale della loro avventura. A quanto pareva, Gandalf si era recato a Dol Guldur, dove vi aveva trovato il padre di Thorin. ed era stato catturato dal Negromante; venne poi liberato da Galadriel, Saruman e lo stesso Elrond, che lo avevano raggiunto ed erano riusciti a snidare il Negromante dalla sua oscura tana a sud di Bosco Atro, rimandandolo nel suo vecchio reame. Scoprì così, per quale motivo la sua amica si era illuminata durante la visione che aveva avuto poco dopo essere arrivata alla Montagna: chissà come, stava passando energia a Galadriel, permettendole così di non soccombere al Negromante.

A quanto pare, la dama elfica si era ripresa perfettamente e Morwen ne fu sollevata. Non avrebbe sopportato un'altra brutta notizia.

Ripartirono dopo una settimana e, mentre lasciavano la valle, il cielo si oscurò a ovest davanti a loro, e il vento e la pioggia si levarono loro incontro. Morwen lasciò quella terra con la promessa di ritornarci a breve che le aveva strappato Elrond. L'elfo, infatti, sembrava desideroso di presentarle qualcuno, e le aveva chiesto di fermarsi a Granburrone per un po' dopo aver riportato a casa il suo amico.

Arrivarono al fiume che segnava l'estremo limite del confine delle Terre Selvagge, e al guado sotto la riva scoscesa. L'acqua era rigonfia sia per lo scioglimento delle nevi all'approssimarsi dell'estate, sia per la pioggia continua; ma con qualche difficoltà essi attraversarono e senza por tempo in mezzo, perché calava la sera, affrontarono l'ultima tappa del loro viaggio.

Tutto era più o meno come prima tranne che il gruppo era meno numeroso, e più silenzioso; inoltre questa volta non c'erano Troll. A ogni punto della strada Morwen ripercorreva nella sua mente eventi e parole di un anno prima - ma le sembrava piuttosto che fossero passati dieci anni - così che, ovviamente, notò rapidamente il punto in cui i Troll avevano preso i pony per mangiarli, ed essi avevano deviato a causa della brutta avventura con Maso, Berto e Guglielmo.

La loro andatura si fece più lenta, perché per lo più andarono a piedi, desiderosi di godersi il bel tempo. Ma la contrada era verde, e c'era tanta erba sulla quale lo hobbit gironzolava tutto contento facendo sorridere i suoi compagni di viaggio. Morwen lo vide asciugarsi il volto con un fazzoletto di seta rosso che si era fatto prestare da Elrond, perché ormai giugno aveva recato l'estate, e il tempo era di nuovo caldo e luminoso e a forza di correre aveva sudato.

Poiché tutte le cose hanno una fine, venne finalmente il giorno in cui giunsero in vista della regione dove Bilbo era nato e cresciuto, dove la forma della terra e degli alberi gli era nota quanto le proprie mani e piedi.

"I confini della Contea." affermò Gandalf, fermandosi. "E qui ti devo lasciare." aggiunse rivolto al mezzuomo.

Bilbo si voltò a guardarlo dispiaciuto. "È un peccato." gli si avvicinò, osservandolo dal basso. "Mi piace parecchio avere uno stregone intorno." continuò sorridendo. "Pare che porti fortuna."

"Non penserai davvero, no, che tutte le tue avventure e fughe fossero governate da pura fortuna?" gli chiese lo stregone con uno strano sguardo. "Gli anelli magici non vanno usati con leggerezza, Bilbo." aggiunse mentre lo hobbit spostava lo sguardo su Morwen, rimasta accanto allo stregone.

"Non guardare me, non ho detto una parola." si schermì.

"Non prendermi per uno sciocco." riprese lo stregone. "So che ne hai trovato uno nelle gallerie degli orchi, e ti ho tenuto d'occhio da quel momento."

Bilbo aveva un'espressione sorpresa sul volto, ma non era infastidito.

"Beh, grazie al cielo." rispose sotto lo sguardo severo di Gandalf, prima di porgergli la mano. "Addio Gandalf."

Lui la strinse. "Addio."

Lasciarono la presa e lo hobbit si incamminò verso la Contea. Dopo qualche passo si voltò e fissò lo sguardo su Gandalf che, invece, si stava riavvicinando al suo cavallo.

"Non... non devi preoccuparti di quell'anello." gli disse, facendolo voltare. "Mi è caduto dalla tasca in battaglia. L'ho perso!"

Morwen sospirò.

"Sei una bravissima persona, signor Baggins." disse Gandalf. "E sono molto affezionato a te. Ma sei solo un piccolo individuo in un vasto mondo, dopotutto." dopo un istante Bolbo si voltò e riprese a camminare verso casa. Gandalf si rivolse a Morwen. "Cosa farai? Accetterai la richiesta di Elrond?"

Lei sospirò. "Non ho niente di meglio da fare. Poi sono curiosa." ammise tranquilla accanto a lui osservando Erenie allontanarsi. "Fai attenzione." gli disse prima di lasciargli un bacio sulla guancia e incamminarsi dietro il mezzuomo con il cappuccio sollevato.

"Ricorda, mia cara." la richiamò lo stregone. "Di vivere."

Lei sorrise, un sorriso triste, e lo salutò con la mano prima di proseguire.

Quando raggiunse casa Baggins, insieme al proprietario, trovò un discreto gruppo di hobbit fermi davanti alla porta che comprava all'asta gli oggetti del suo amico. Accanto all'ingresso un hobbit, probabilmente un notaio, era posizionato dietro un leggio al quale era appeso un cartello con su scritto: vendita all'asta effetti e patrimonio del defunto signor Bilbo Baggins.

"Fermi!" gridò Bilbo interrompendo l'asta. "Fermi! C'è stato un errore." si fece avanti in mezzo alla folla.

"Tu chi sei?" gli chiese una hobbit con il volto arcigno.

"Come io chi sono? Sai benissimo chi sono Lobelia Sackville-Baggins!" esclamò fermandosi davanti a lei e guardandola male. "Questa è casa mia! E questi sono i miei cucchiai." aggiunse prendendoli dalle sue mani. "E grazie infinite. Permesso." si fece spazio tra la gente.

"È del tutto irregolare." si lamentò il notaio. "Sono passati tredici mesi dalla scomparsa. Se sei effettivamente Bilbo Baggins, e non deceduto, puoi provarlo?" gli domandò.

"Come?" chiese Bilbo, scioccato.

"Beh, qualcosa di ufficiale con sopra il tuo nome basterebbe."

"E va bene." si arrese lui appoggiando i cucchiaini su un mobiletto che avevano portato fuori. "Certo." salì i pochi gradini che lo avrebbero avvicinato al notaio mentre si frugava nelle tasche alla ricerca di qualcosa.

"Cerchi questo?" domandò Morwen apparendo accanto a lui e porgendogli il contratto che aveva firmato quando era entrato nella Compagnia.

Gli hobbit gridarono spaventati cominciando a parlottare fra loro, sorpresi di vedere una donna della Gente Alta.

"Dove l'hai trovato?" le chiese lui, ignorando i commenti degli hobbit intorno a loro e prendendo il contratto.

"Sul sentiero un minuto fa. Deve esserti uscito dalla tasca quando ti sei incamminato qui, tutto infervorato a causa di questa farsa." spiegò indicando il notaio e gli altri hobbit.

"Grazie." le disse prima di porgere il contratto al notaio, che cominciò a studiarlo attentamente. "Ecco." indicò un punto a fine contratto. "La mia firma."

"Sì... beh... beh, sembra tutto in ordine." osservò il notaio. "Sì, sembra che non ci sia dubbio." continuò mentre Bilbo riprendeva a salire i gradini che lo avrebbero condotto in casa sua, seguito da Morwen. "Chi è questa persona a cui hai promesso i tuoi servigi?" domandò facendoli fermare. "Thorin Scudodiquercia?"

Bilbo osservò Morwen per un attimo, che aveva un leggero e triste sorriso sulle labbra, prima di voltarsi con lo stesso sguardo di lei verso il notaio. "Era mio amico." poi aprì la porta davanti a lui ed entrò nell'ingresso, ormai vuoto e desolato a causa dei mobili e suppellettili che avevano già venduto.

Morwen stava per seguirlo quando il notaio la chiamò. "E lei chi è?"

"Un'amica." rispose, senza voltarsi, prima di seguire Bilbo, mentre gli altri hobbit se ne tornavano a casa loro.

****

Morwen rimase con lui per qualche settimana, aiutandolo a riappropriarsi di ciò che gli avevano portato via e a rimettere a posto la sua bella casa. Gli fece compagnia e lui la aiutò a superare quei momenti difficili che la coglievano fin troppo spesso. Grazie al mezzuomo ricominciò a mangiare regolarmente, e non sì e no tre volte la settimana. Riusciva persino a dormire qualche ora di fila senza svegliarsi in preda agli incubi, e lo ringraziò per questo.

Tuttavia sapeva di non poter restare con lui. Non era casa sua, quella. Così una mattina, dopo averlo salutato calorosamente e avergli promesso di tornare a trovarlo, Morwen si rimise in viaggio, diretta nuovamente verso la Valle di Imladris.

Non aveva fretta, perciò le ci volle diverso tempo per percorrere la distanza che separava Granburrone e la Contea, ma non se ne preoccupò. Aiutava le persone che incontrava, se avevano bisogno, e ascoltava le storie che passavano di bocca in bocca, spandendosi per la Terra di Mezzo. Scoprì, così, che ciò che era successo alla Montagna si era già sparso in lungo e in largo, riportando alla luce la sua vecchia identità e le storie del suo passato. Lo scontro con l'armata di Azog venne chiamato la Battaglia dei Cinque Eserciti e, durante il suo viaggio attraverso le Terre Selvagge, potè sentire innumerevoli storie raccontate su quell'esperienza, alcune delle quali erano davvero inverosimili.

Quando raggiunse la casa di Elrond l'elfo la accolse a braccia aperte, visibilmente felice di averla rivista così presto. Normalmente, infatti, passavano anni tra una sua visita e quella successiva, ma il re non le aveva mai fatto pesare quella scelta.

Il giorno che arrivò le disse che sarebbe potuta rimanere per tutto il tempo che avrebbe voluto, in modo da trovare un po' di pace in quella valle, poi la portò in un giardino, dove un ragazzino di circa dieci anni si stava allenando con la spada assistito da Lindir, e rimasero in disparte a guardarli.

Morwen osservò il giovane umano con curiosità, senza interrompere lo scambio di scherma. Era un ragazzino quasi pelle e ossa, abbastanza alto per la sua età e con lunghi capelli scuri sfumati d'argento che gli arrivavano quasi alle spalle. Era agile nei movimenti e imparava in fretta, adattandosi alle mosse del suo avversario.

Quando l'incontro terminò Elrond avanzò palesando la loro presenza e subito i due chinarono la testa verso di lui in segno di rispetto, salutandolo.

"Morwen, mia cara." le disse il re facendole segno di affiancarlo. "Vorrei presentarti una persona." appoggiò una mano sulla spalla del giovane ragazzo. "Lui è Aragorn, ma noi lo chiamiamo..."

"Estel!" lo interruppe lei quando incontrò gli espressivi occhi grigi del ragazzino.

"Voi..." mormorò sorpreso lui, di rimando. "Io vi ho sognata!"

"Lo so." rispose lei sotto lo sguardo attento del re e di Lindir, entrambi stupiti da questa svolta. "Ti ho sognato anch'io." rivelò ripensando a ciò che aveva visto. "Vorrei che mi dessi del tu, se ti va." gli sorrise.

Il giovane tentennò per qualche secondo, poi annuì. Fece un passo esitante verso di lei.

"Chi sei?" le chiese con adorabile innocenza, mentre la studiava con gli stessi occhi grigi che appartenevano al suo antenato.

Lei gli sorrise. Fu un sorriso caldo, vero, che non pensava di riuscire di nuovo a fare dopo così poco tempo dalla scomparsa del suo amato. Comprese subito che quel giovane sarebbe diventato importante per lei. Molto più di quanto quel sogno le avesse lasciato intendere.

"Morwen." rispose.

Il ragazzino ricambiò il sorriso con lo stesso calore.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Josy_98