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Autore: Lamy_    30/09/2021    0 recensioni
Artemis Dumont ha scoperto di avere un potere unico ed eccezionale: è in grado di manipolare le emozioni degli altri con un solo tocco. È una abilità che non riesce ancora a gestire poiché un simile potere può essere un pericolo mortale.
Intanto a New Orleans vengono ritrovati i corpi senza vita di streghe e sciamani appartenenti alle nove congreghe. Ciò scatena rivolte interne che riportano in città Brenda Cooper, la zia paterna di Artemis.
Klaus Mikaelson è preoccupato dato che la sua famiglia conta tre streghe: sua figlia, sua sorella e la ragazza di cui è innamorato.
Una vendetta vecchia di secoli si abbatte sul Quartiere: un cacciatore di streghe è risorto ed è pronto a compiere una strage.
Artemis e gli Originali riusciranno a fermare la nuova minaccia? E cosa perderanno nel tentativo di salvare la città?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGO

“È una magia talmente potente che, in mancanza di voluttà vera e propria, la sola idea è già sufficiente.”
(Amelie Nothomb)

 
Yvette diceva sempre che la magia richiede il sacrificio del corpo e della mente, solo così essa può davvero funzionare.
Artemis stava seguendo i dettami di sua madre. Stava per sacrificarsi pagando alla magia un caro prezzo: la propria umanità. Cos’era la sua anima in confronto a cento anime?
“Artemis, ascoltami. Possiamo risolvere la questione insieme.” Disse Klaus.
Le fiamme del cerchio magico illuminavano i suoi occhi di una sfumatura dorata che fece venire la pelle d’oca ad Artemis. In un’altra vita, se loro fossero stati due semplici umani, avrebbe perso la testa per lui.
“Non ti permetterò di morire per me. Hope ha bisogno di suo padre.”
Un vento gelido fece tremare le fronde degli alberi. La terra sollevò un polverone che costrinse tutti i presenti a chiudere gli occhi.
Noah e Oscar comparvero in mezzo a loro dal nulla.
“Sei una ragazza sciocca, Artemis. E anche avventata.” Disse Noah.
Artemis strinse le mani a pugno e serrò la mascella fino a sentire i denti digrignare.
“Hai ragione. Sono stata una sciocca a credere che tu fossi una brava persona.”
“E’ il mio aspetto angelico che inganna la gente.” Replicò Noah, sorridendo.
“Hai un’opinione troppo alta di te stesso.”
Noah rise, i suoi occhi brillarono di una luce cupa. Al suo fianco Oscar aveva il viso seccato dalle lacrime.
“Che cosa gli è successo?” domandò Freya.
“Oscar ha appena scoperto che ho ammazzato sua figlia. Credo che il nostro rapporto adesso sia in crisi.”
Oscar lanciò un’occhiata ferita ad Artemis, che provò una fitta allo stomaco. Conosceva fin troppo bene il dolore della perdita, sapeva che lasciava un vuoto immenso e impossibile da colmare.
“Oscar, perché hai evocato Noah? Perché ti serviva un cacciatore per uccidermi?”
“Avanti, Oscar, confessa!” lo incitò Noah.
“Perché ho perso i miei poteri.” Sussurrò Oscar.
Artemis e Freya si scambiarono uno sguardo confuso. Le azioni di Oscar ancora non avevano un senso.
“Spiegati meglio.” Disse Freya.
Oscar si guardò attorno: era accerchiato da ogni parte, non aveva alcuna via di scampo. Non gli restava che raccontare tutto e sperare che la figlia lo perdonasse.
“Cinque anni fa sono andato in Arizona in cerca di una reliquia mistica.”
“Quale?” domandò Artemis.
“Il frammento di uno specchio mesoamericano.”
Klaus aggrottò la fronte alla menzione dello specchio. Quando Yvette era stata la sua compagna di viaggio, gli aveva parlato di particolari superfici in grado di aprire dimensioni alternative.
“A cosa ti serve uno specchio mesoamericano?”
Artemis scoccò uno sguardo interrogativo a Klaus, che fissava Oscar con sospetto.
“Che cos’è questo specchio?”
“Lo specchio è un portale dimensionale.” Intervenne Noah.
“Porta in qualsiasi dimensione?” volle sapere Freya.
“Sì. Basta versare poche gocce di sangue sullo specchio e visualizzare nella mente la dimensione dove si vuole andare.”
Artemis si avanzò di poco per osservare Oscar che si mordeva le labbra per il nervosismo.
“Che c’entra lo specchio con Noah? Parla!”
“Ho rubato il frammento e la popolazione locale che lo proteggeva mi ha catturato. Sono stato condannato alla perdita dei poteri. E’ stato un procedimento lungo e doloroso.”
“Hai evocato Noah per rubare i poteri di Artemis.” Disse Freya.
“Rispondi!” tuonò la voce di Klaus.
“Sì! Ho evocato il cacciatore per trovare Artemis e prendermi tutto il suo potere. E’ una strega potente, tutta quella magia mi allettava.”
Artemis rimase ferita da quella confessione. Una minuscola parte di lei sperava che il padre ci tenesse, invece a lui interessava solo rubarle la magia. La cosa peggiore era che il suo piano alla fine aveva coinvolto le sue due figlie.
“Per rubarmi i poteri hai causato la morte di Miriam. Non ti fai schifo da solo?”
“Ops! Quella è colpa mia.” Ridacchiò Noah.
Artemis non lo degnò di attenzione, era troppo impegnata a concentrare l’odio su Oscar.
“Avresti davvero lasciato che Noah mi uccidesse per prendere la mia magia? Tu sei mio padre.”
“Ti avrò anche dato la vita, ma non sono tuo padre.” Disse Oscar.
Klaus attraverso la cortina di fiamme vide gli occhi di Artemis farsi lucidi. Sebbene non considerasse Oscar suo padre, era difficile accettare che un genitore vuole ferirti. Anche lui, dopo secoli, faticava ad accettare che Mikael lo detestava a morte.
“Dunque possiamo porre fine a questa follia?” esordì Elijah.
Noah smise di sorridere. La sua espressione era fredda e severa come poche volte.
“Devo portare a termine il mio incarico quando vengo evocato. E’ così che ha stabilito la maledizione.”
“La maledizione?” gli fece eco Hayley.
“Oh, voi non lo sapete! Non avete fatto bene i compiti a casa!”
Artemis sentì la rabbia aumentare quando Noah scoppiò a ridere. Mancava un pezzo del puzzle e toccava a lei scoprirlo. Sollevò le magni a pugno e immaginò di stringere le dita al collo del cacciatore. Noah si piegò in due dal dolore, le mani premute sulla trachea.
“Ba-s-st-a… Art-em-mis…”
“Può bastare, Artemis.” La richiamò Freya.
Artemis mollò la presa e Noah tornò a respirare. Adesso stava ghignano come se lo strangolamento lo divertisse.
“Quale maledizione?” ribadì la ragazza.
“Mia sorella Ginevra ha ordinato il mio esilio, perciò ho vagato da solo per anni in cerca di un posto da chiamare casa. Un giorno mi sono fermato in India e ho scoperto una congrega di sciamani specializzati in maledizioni. Ho chiesto loro di donarmi la magia, peccato che abbiano interpretato male la mia richiesta.”
“Sei stato raggirato dagli sciamani.” Lo derise Klaus.
“Purtroppo sì. Hanno maledetto la mia anima con un incantesimo antichissimo: sono destinato a dormire per anni finché un nuovo padrone non mi sveglia, allorché obbedisco agli ordini del padrone e torno a dormire solo quando ho terminato l’incarico.”
“Non puoi resistere all’impulso?” chiese Artemis.
“No. La voce della mia testa si placa solo quando la mia preda muore e il padrone è soddisfatto.”
“Oscar, annulla l’invocazione. Spezza il tuo legame con Noah.” Disse Klaus.
Oscar rimase impassibile, lo sguardo tetro e furioso posato su Artemis.
“Non lo farò. Artemis deve morire.”
Artemis non si lasciò spaventare. Era intenzionata a dimostrare a suo padre che era coraggiosa e forte.
“Allora dì al tuo cagnolino che sono pronta a morire.”
“Artemis, no!” gridò Klaus.
Elijah fermò il fratello prima che si gettasse tra le fiamma per superare il cerchio di fuoco.
“Fratello, calmati. Per favore.”
“Morirà! Se non faccio qualcosa, qualsiasi cosa, Artemis morirà.”
“Non morirà. Lei e Freya hanno un piano.” Disse Keelin.
Hayley inarcò le sopracciglia, ma ora capiva perché Keelin fosse più serena rispetto a loro.
“Klaus, devi fidarti di loro. Artemis e Freya possono farcela.”
Klaus guardò Artemis attraverso le fiamme: sembrava una dea dalle ali infuocate, meravigliosa e agguerrita.
 
Artemis era pronta. Sentiva l’energia fluire nelle vene insieme al sangue. Si sentiva potente e furiosa, un demone in procinto di radere al suolo il mondo.
“Vieni avanti, Noè. Concludi la caccia.”
Noah fece due passi di lato e si dondolò sui talloni, un sorriso divertito si apriva sulle sue labbra.
“Lo so che avete tracciato un pentacolo e che lo avete nascosto sotto le foglie.”
Freya imprecò, il loro progetto era appena andato in fumo. Cercò di mantenere un contegno restando salda
“Come lo sai?”
“L’odore acre della magia si mescola a quello del sangue di vampiro. Povero naso mio!”
“Adesso!” gridò Artemis.
Tutto accadde in pochi istanti. Gabriel uscì dal suo nascondiglio e balzò addosso a Noah, afferrandolo per i polsi. Lo scaraventò contro nell’acqua paludosa e fece un cenno della testa.
Artemis sollevò le mani, le aprì e le richiuse a scatti. Una gabbia di acqua si stava ergendo intorno a Noah, intrappolandolo di nuovo come aveva fatto Mabel.
“Abbiamo tracciato un altro pentacolo sul fondo dell’acqua.” Disse Freya.
“Sapevamo che non ci saresti cascato facilmente.” Aggiunse Artemis.
Noah toccò la gabbia di acqua e si scottò la pelle come se fosse di ferro rovente. Le due streghe avevano giocato d’astuzia e lo avevano battuto.
“Non cambia niente. Quando il prossimo padrone mi evocherà, questa gabbia si scioglierà e io sarò di nuovo libero.”
“Non penso proprio. Freya, è il momento.” Disse Artemis.
Freya versò poche gocce del sangue di Brenda sull’ascendente e rivolse l’ingranaggio alla luce dorata dell’alba nel momento in cui la notte si dissolveva.
Sanguinem filio, sanguinem effurgarex perpetuum. Phesmatos filio, phesmatos effurgarex perpetuum!
Una luce accecante si abbatté su di loro. In mezzo al bagliore intenso si aprì un varco e comparve il viso incuriosito e spaventato di Mabel.
“Artemis, sei tu? Che succede?”
“Prendi la mia mano! Ora!”
Mabel allungò il braccio e strinse la mano di Artemis, che la tirò nel mondo reale. Caddero insieme per terra, sporcandosi di foglie secche e terra umida.
“Mi hai liberata?” domandò Mabel, ancora scossa.
“Non c’è tempo di spiegarti. Spostati, mettiti in salvo. Vai!” disse Artemis.
Mabel corse via e Gabriel la portò dietro una grossa quercia per nascondersi. Era giunto l’atto finale di quello spettacolo macabro. Joaquin aveva ragione: le streghe avevano danzato e adesso il fuoco reclamava il suo sacrificio.
“Te la senti?” chiese Freya.
Artemis sentiva la determinazione che la proteggeva come una armatura. Era convinta, dunque non restava che mettercela tutta per salvare la città.
“Posso farcela. Tu sparisci, voglio saperti al sicuro.”
Freya allora l’abbracciò con le lacrime agli occhi. Artemis era la sua più cara amica e perderla era una ferita che avrebbe sanguinato per molto tempo.
“Ti voglio bene, Artemis. Grazie.”
“Ti voglio bene anche io.”
 
Klaus non ci stava capendo più niente. Mabel era saltata fuori dal mondo prigione; Noah tentava invano di spezzare la gabbia; Freya correva verso Keelin per mettersi al riparo.
“Freya, perché hai lasciato Artemis da sola?”
La sorella gli rivolse uno sguardo colpevole. Con uno schiocco di dita il cerchio di fuoco che lo proteggeva si spense, emanando un forte sentore di incenso bruciato.
“Va da lei.”
E fu allora che Klaus avvertì cento spine che gli trapassavano il cuore. Artemis non sarebbe sopravvissuta all’incantesimo. La stava perdendo per davvero questa volta.
“Niklaus, il tempo sta per scadere. Vai da lei.” Disse Elijah.
Klaus superò la striscia di incenso fumante e si diresse vero Artemis che si era posizionata fra il varco aperto e la gabbia d’acqua.
“Artemis, ti supplico di fermarti. Non lasciarmi.”
La ragazza sospirò, poi lo guardò con un sorriso triste.
“Riportami indietro.”
“Artemis…”
“Stammi a sentire: la mia umanità non ci sarà più dopo questo incantesimo. Devo incanalare il trasferimento empatico per distruggere Noah, e lo farò anche se tu non vuoi.”
Klaus represse la voglia di portarla via, di rinchiuderla a vita nelle segrete di palazzo Mikaelson e tenerla al sicuro. Ma aveva imparato che quel modo di gestire i sentimenti era sbagliato e tossico. Se ami qualcuno, e lo ami davvero, impari a lasciarlo andare.
“Cosa farò dopo?”
“Dovrai riportarmi indietro. Dovrai ritrovare la mia umanità.” Disse lei.
“Perché proprio io?”
Artemis si issò sulle punte e lo baciò. Klaus la strinse forte a sé quasi a voler catturare la sua anima e preservarla. Quando lei si scostò, gli sorrise e gli accarezzò i ricci che tanto adorava.
“Perché ti amo, Klaus.”
Klaus chiuse gli occhi e sentì Artemis sfuggirgli sotto le mani. La notte nel suo cuore era più nera che mai.
 
Artemis si mise la mano sinistra sul cuore e pose l’altra sulle sbarre d’acqua che avvolgevano Noah.
“Insulsa ragazzina, tornerò e ti darò la morte per mano mia.” Minacciò Noah.
Una luce azzurra si accese nel petto di Artemis e lei la assorbì nelle vene per poi cacciarla dalle dita in sbuffi verde-blu.
Il varco del mondo prigione si spalancò e risucchiò all’interno la gabbia di Noah. 
“Fa buon viaggio di sola andata all’inferno!”
Un lampo azzurro esplose scatenando un boato che fece tremare gli alberi. Artemis era avviluppata di un bozzolo di bagliore argentato che rendeva la sua pelle bianca come porcellana.
Sentiva freddo. O meglio, sentiva il calore che abbandonava il suo corpo. Poi una mano invisibile si conficcò nella sua anima e la lacerò in mille pezzi. Il dolore fu insopportabile.
E’ questa la sensazione che si prova quando la tua anima viene spezzata? Una sofferenza oscura e senza fine, un buco dentro che si allarga a dismisura.
 
Klaus sbatté le palpebre diverse volte prima di tornare ad avere una visuale lucida. Il varco era svanito e l’acqua della palude era prosciugata.
“Ha funzionato?” chiedeva Hayley.
“L’ascendete è distrutto, quindi ha funzionato. Artemis ce l’ha fatta.” Diceva Freya.
Artemis giaceva svenuta a terra. Klaus si precipitò da lei e la prese fra le braccia. Era congelata al tatto, eppure era illesa.
“Artemis? Ehi, svegliati.”
La ragazza mugugnò e riaprì gli occhi lentamente. Si mise seduta e si massaggiò la testa dolorante.
“Stai bene?” domandò Keelin.
Artemis fece un ghigno, un sorriso subdolo che non le era mai appartenuto prima d’ora.
“Mai stata meglio.”
 
Due giorni dopo
Freya entrò nella camera in punta di piedi per non disturbare il sonno di Artemis. La ragazza, però, era già sveglia ed era anche vestita. Stava preparando i bagagli.
“Che cosa stai facendo?”
“Me ne vado. Sono stufa di stare chiusa in questo castello.”
“Artemis, non è il caso.” Disse Freya.
Artemis sbuffò e infilò un’altra maglia nel borsone. Aprì l’armadio e si mise a raccogliere tutti i suoi oggetti personali.
“Non mi interessa ciò che pensate voi creature secolari. Questo posto mi soffoca. Anzi, voi mi soffocate!”
“Che sta succedendo?” domandò Elijah.
Artemis alzò gli occhi al cielo, Elijah e la sua flemma era una delle cose che non tollerava più.
“Artemis se ne vuole andare.” Rispose Freya.
“A meno che non vogliate gettarmi nelle segrete e torturarmi affinché io riacquisti la mia umanità.”
“Nessuno vuole torturarti.” La assicurò Elijah.
Artemis annuì, ficcò in valigia le ultime cose e richiuse la zip. Indossò il cappotto e si avviò verso la porta.
In corridoio incontrò Klaus, le mani dietro la schiena e l’espressione lugubre.
“Dunque hai deciso di andartene.”
“Già. Sei pregato di levarti dalle palle.” Disse Artemis, rabbiosa.
“Ti rendi conto di essere fuori controllo? Non è saggio restare da sola.”
“E tu ti rendi conto che non me ne frega niente di quello che pensi? Spostati. Adesso.”
“Artemis…”
Artemis non voleva capire ragione. Aprì le mani e un’ondata sbatté Klaus sul pavimento. Prima che potesse rialzarsi, Artemis gli puntò il tacco dello stivale sul petto.
“Io adesso me ne vado e tu non mi seguirai. Lasciami stare, Klaus, o ne pagherai le conseguenze. Non vorrei fare del male a Hope, ma gliene farò se tu insisterai a cercarmi.”
Klaus sollevò le braccia in segno di resa e si alzò dopo che lei ebbe tolto il piede dal suo sterno.
“Sei libera di andare.”
Artemis lo superò con una spallata e scese le scale fischiettando. Klaus sentì il suo odore scomparire e confondersi con la città.
“Davvero la lasciamo libera?” chiese Freya.
“Ovviamente no.” Disse Elijah.
Klaus raddrizzò le spalle e prese un respiro profondo, si prospettava una lunga battaglia per il recupero dei sentimenti di Artemis.
“Riporterò indietro la donna che amo a ogni costo.”
 
Il giorno dopo
Quando Brenda entrò nella tomba, Mabel era seduta accanto ad una candela accesa e guardava la cera che colava sul pavimento.
“Sei venuta a goderti lo spettacolo? So che adori vedermi rinchiusa.” Esordì Mabel.
“Sono venuta a vedere come stai. Non ti lascerò morire di fame, non sono così crudele.”
“Ma Oscar sì. Era addirittura disposto a uccidere Artemis.”
Brenda distolse lo sguardo. Si sentiva colpevole. Non sapeva che il fratello avesse perso i poteri, e neanche immaginava che potesse arrivare a tanto pur di recuperarli.
“Oscar ha perso la ragione, ecco perché l’ho lasciato nelle mani degli Originali. Ormai lui non è più un membro della Congrega Lyra.”
Mabel non aveva neanche salutato Artemis, era stata trascinata via da Brenda mentre sua nipote giaceva ancora prima di sensi fra le braccia di Klaus Mikaelson. Tutto ciò che sapeva era che Artemis aveva ceduto la sua umanità per eliminare Noah. La magia aveva sempre un prezzo che alle volte era fin troppo caro.
“Lo sai perché le streghe usufruiscono delle candele?”
Brenda si appoggiò contro la sfilza di lapidi incassate nella parete e incrociò le braccia, la solita espressione burbera le segnava il volto.
“Perché traggono energia da esse. Sono esperta, non mi servono le tue lezioni.”
Come d’accordo, Mabel era stata consegnata a Brenda subito dopo aver annientato il cacciatore. Mabel era stata condotta al Lafayette, per la precisione in una tomba sconsacrata, ed era stata incatenata al pavimento con le manette anti-magia.
“Nella cera che cola dalla candela si possono scorgere certe verità.”
“Quali verità?”
Mabel si bagnò la punta dell’indice nella cera ancora calda e tracciò una specie di simbolo intricato. Si trattava di una spirale che si avvolgeva intorno a se stessa come una corda che viene fatta girare tre volte.
“La spirale è un simbolo di morte e distruzione.”
Brenda si chinò sul disegno e notò che da vicino era ancora più contorto. Una ruga di preoccupazione le attraversò la fronte.
“Che significa?”
Mabel disegnò una seconda spirale, questa volta sembrava che la cera ribollisse ancora.
“Significa che la morte è vicina. La distruzione è appena iniziata.”
 
Due settimane dopo, Marti Gras
Hope ammirava estasiata i carri ornati da perline, nastri e fiocchi colorati. Era Marti Gras e lei era tornata a New Orleans il giorno prima per i festeggiamenti. Il carnevale per le streghe del Quartiere Francese era una celebrazione fondamentale, più importante di natale.
Ciascuna fazione – streghe, vampiri, licantropi e umani – costruivano carri pieni di decorazioni di ogni genere e scendevano in strada mentre la musica risuonava per le strade.
I turisti si guardavano attorno con occhi ricolmi di meraviglia: la città non era mai stata così bella.
“Papà, qual è il tuo carro preferito?”
Klaus scrutò i carri e ne vide uno guidato da Hayley e il suo branco. Era ornato da una testa di lupo bianca con magnetici occhi dorati.
“Quello della mamma è il mio preferito perché è dedicato a te.”
“Oh, che cosa melensa.” Commentò una voce.
Artemis era dietro di loro che beveva un frullato. Indossava un attillato vestito nero che lasciava la pancia scoperta e il piercing all'ombellico in bella mostra. La giacca di pelle borchiata completava il look.
“Artemis!” esclamò Hope, scioccata.
“Sì, è il mio nome. Vuoi il frullato? Non ci ho sputato dentro, fidati.”
Klaus abbassò lo sguardo per non sopportare quella vista. Artemis non era la stessa. Senza la sua umanità era apatica, spenta e menefreghista.
La ragazza che amava non c’era più.
“Credevo fossi tornata a Chicago.”
Artemis buttò il frullato nella spazzatura e si pulì le mani sulla giacca di un turista che passava di là; l’uomo parve non accorgersene neanche.
“A Chicago mi aspettano debiti, esami e sfiancati ore di lavoro. Non torno lì a sgobbare!”
“Hope, va da tua madre.” Disse Klaus.
Hope fece rimbalzare gli occhi fra il padre e Artemis, dunque capì che era meglio lasciarli soli.
“Sì, vado a guardare il carro più da vicino.”
“Ciao, Hope!” la salutò Artemis sventolando la mano.
Klaus aspettò che la figlia si allontanasse per fissare il suo sguardo minaccioso sulla ragazza.
“Che ti serve, Artemis?”
“Voglio sapere dove si trova Oscar.”
Quando il mondo prigione era esploso uccidendo Noah, Klaus si era fiondato per assistere Artemis che era svenuta. Nel frattempo Elijah ed Hayley avevano prelevato Oscar e lo avevano riportato al Giardino per incarcerarlo.
“Non lo so. Ero occupato ad assicurarmi che tu fossi viva.”
“Non sei bravo a mentire come credi. Dove si trova Oscar?”
Klaus le voltò le spalle e riprese a camminare, ogni due passi doveva scansare qualcuno vestito da carnevale.
“Niklaus, non giocare con me. Non sono più la brava ragazza di prima.”
Artemis lo prese a braccetto e affondò le unghie nella piega del gomito di Klaus, che rimase indifferente al dolore.
“Lo vuoi sapere per ucciderlo, vero?”
“Non sono affari tuoi. E poi, ti dispiacerebbe se quel verme morisse?”
Klaus oltrepassò una bancarella di mele caramellate e spinse Artemis in un vicolo stretto e buio. Controllò che nessuno li stesse osservando prima di parlare.
“Non ti permetterò di uccidere un uomo. Quando tornerai in te, quando riavrai la tua umanità, mi ringrazierai.”
La ragazza rise, un suono simile alle unghie strisciate sul vetro.
“Io non voglio indietro la mia umanità. I sentimenti sono un fardello inutile.”
Adesso Klaus capiva cosa doveva aver provato Elena quando Stefan aveva spento la sua umanità. Non riconoscere più la persona che ami è un dolore acuto che pare graffiarti il cuore.
“Si dà il caso che non interessi cosa vuoi tu. Io ti restituirò l’umanità.”
“Io posso ucciderti, Klaus.” Sussurrò Artemis con voce suadente.
“Mia cara, molti ci hanno provato e molti hanno fallito. Come vedi, sono ancora qui.”
La sicurezza di Klaus vacillò, la rabbia sadica negli occhi di Artemis gli faceva paura.
“Avrò anche perso il trasferimento empatico, ma possiedo ancora i normali poteri di una strega.”
“Io non ti temo.” Replicò Klaus.
Artemis gli mise una mano intorno alla gola e premette l’indice sulla carotide che pompava sangue.
“Allora commetti un grave errore perché io so dove nascondi l’unico paletto di quercia bianca sopravvissuto.”
Il sorriso di Klaus si spense. Artemis doveva essersi impegnata a fondo per trovare l’unica arma che poteva uccidere un Originale.
“Non oseresti.”
“Dimmi dove si trova Oscar e io ti lascio vivere.” Disse Artemis.
“Si trova al Giardino. Freya lo ha intrappolato là.”
“Mi prendi per idiota?”
Klaus sospirò e fece un passo indietro. Più stava vicino a lei, maggiore era la voglia di baciarla.
“Ti dico la verità. Oscar è incatenato al Giardino.”
Artemis aggrottò la fronte, preoccupazione mista a incredulità.
“Non è possibile. Stamattina ho ispezionato il Giardino ed era vuoto.”
“Stai dicendo che…”
“Oscar è scappato.”
 
Salve a tutti! ^_^
Finale con il botto! Artemis senza umanità e Oscar in fuga.
Klaus ce la farà a sistemare le cose? Lui e Artemis staranno mai insieme?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie di cuore a tutti voi per aver seguito la storia. Spero davvero che questa seconda parte vi sia piaciuta.
Alla prossima, un grande bacio.

 
  
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