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Autore: Lisbeth Salander    01/10/2021    13 recensioni
Raccolta di momenti, frammenti della storia d'amore tra Victoire Weasley e Teddy Lupin.
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Tieni stretto il filo

Dentro o fuori

Day 1. Dentro o fuori.
Prompt (Pumpnight*): Vino

 
«Ci sono state volte in cui ho pensato che ti avrei persa per sempre, che non sarei mai riuscito a meritarti abbastanza, che non avresti mai perdonato le mie titubanze. 
Abbiamo complicato le cose un milione di volte, Vic, in un milione di modi possibili.
Sono stato così idiota da non essere riuscito a vedere prima quello che stai cercando di dirmi da tutta la vita, perché tu l’hai capito subito mentre io ho impiegato anni a riconoscerlo.
Sei sempre stata tu. Ci sei sempre stata solo tu.
Tu esisti e io so che non sarò mai in grado di amare qualcun altro nel modo in cui amo te.
E non importa quanta resistenza abbia provato ad opporre, perché in un modo o nell’altro sono sempre tornato da te».
 
11 agosto 2017
La Tana
«Non dovresti bere tutto quel vino. Se ti becca zia Molly, è la fine».
Nonostante le tre settimane di assenza, nonostante il loro litigio che ancora rimbomba nell’aria, Teddy non riesce a non avvicinarsi a lei.
Victoire è da sola, in un angolo riparato dell’enorme giardino della Tana, lontana dal chiacchierare caotico di amici e parenti riunitisi per il compleanno di Ginny.
Tre settimane senza parlarsi sono state un’infinità. Mai lei ha resistito così tanto senza scrivergli lettere disperate e mai lui è riuscito a starle tanto lontano.
«Ah, ora mi parli. Buono a sapersi», ribatte tagliente versandosi dell’altro vino.
Teddy la conosce così bene da riconoscere la lotta che Victoire combatte con se stessa per non piangere, nota i movimenti lenti e controllati che reprimono tutta la rabbia che prova nei miei confronti.
«Non riuscirei mai a stare senza parlarti, lo sai».
«No, non lo so. Te ne sei andato tre settimane fa, sei letteralmente scomparso. Non eri nemmeno alla cena per il compleanno di zio Harry e l’unica cosa che riesco a ricordare è che mi hai detto che non sai dove ci sta portando questa relazione».
«Lo dico per te, Vic».
Victoire ride, con una risata amara e disperata che non crede di averle mai sentito, e beve ancora il vino, come se potesse annegare ogni dispiacere.
«Smettila di bere», le dice Teddy avvicinandosi e strappandole il bicchiere tra le mani.
Beve lui gli ultimi sorsi rimasti di quella bevanda che tanto odia. Il vino ha un effetto che non gli piace, gli sembra che il controllo che è tanto abituato a voler avere sfumi nel nulla, che gli escano dalla bocca parole che dovrebbero rimanere soltanto nella sua testa.
Bastano due sorsi per farlo sciogliere un po’ e non può fare a meno di pensare a George che gli ha sempre detto che dovrebbe imparare a tollerare di più l’alcol.
Bastano due sorsi perché il desiderio di stringere di nuovo Victoire tra le braccia torni a pulsare prepotente, scacciando brutalmente le ragioni che lo hanno tenuto lontano da lei nelle ultime settimane.
«Non funziona così. Non hai il diritto di sparire per tre settimane dopo le cose che mi hai detto, non hai il diritto di venire qui e preoccuparti per me, come se fossimo ancora… come se ti importasse realmente di me. Non puoi farlo, Teddy».
Stavolta Victoire non trattiene le lacrime. Trema dalla rabbia e gli occhi azzurri le si arrossano sempre di più ma non smette mai di fissarlo.
«È complicato, Vic, e tu sei brilla. Non è il momento».
«Non sono brilla. Non dare la colpa al vino per i miei sbalzi d’umore, quando sei tu l’unico responsabile di come sto».
Teddy scuote la testa. Avrebbe milioni di cose da dire e, come al solito, non riesce a dire una parola. 
Sente gli occhi di Victoire puntati addosso e non riesce a non guardarla a sua volta.
Si è sempre chiesto se quella necessità che ha da sempre di guardarla fosse per il sangue Veela o meno ma negli ultimi mesi si è semplicemente arreso al fatto che il sangue Veela non c’entra niente.
Qualche volta ha provato a spiegare ad alcuni suoi colleghi il suo rapporto con Victoire, a dire quanto lei sia stata eternamente presente nella sua vita, quanto il sorriso di Victoire e lo scintillio nei suoi occhi al solo vedersi siano state le sole cose in grado di colmare quell’eterno bisogno di amore nella sua vita.
È uno strano gioco quel che c’è tra di loro, un sentimento che li spinge a cercarsi, ad esigersi, a rincorrersi ma in cui lui non è in grado di restare e più Teddy vacilla, più Victoire precipita in una spirale di insicurezze.
Quando litigano, quando Teddy inizia a mettere tutto in dubbio e Victoire a cercare un volto a quei dubbi, pensa quasi che siano destinati a perdersi. 
Poi, le sta lontano e odia ogni secondo.
«Mi sei mancata». 
Vorrebbe tanto dare la colpa a quelle gocce di vino appena bevute, ma, no, non è il vino e l’assenza di Victoire nella sua vita ha annerito tutte le giornate.
«Non puoi farlo, Teddy», dice Vic scuotendo la testa e allontanandosi delusa.
Lui la raggiunge in poche falcate, le afferra il braccio per poi baciarla incurante di sua nonna, dei genitori di lei e di tutti quelli che potrebbero vederli.
Victoire risponde al bacio in un moto istintivo, si aggrappa alle spalle di Teddy, come se il litigio delle ultime settimane fosse stato cancellato da quei pochi passi che lui ha mosso per raggiungerla.
Teddy non può far a meno di ripetersi che nulla gli è mai parso più giusto che tenere Victoire tra le braccia, baciarla, stringerla, fare l’amore. 
La stringe ancora, con una passione e disperazione che non aveva provato prima ma lei si stacca troppo presto e prova a svincolarsi, nuovamente padrona di se stessa.
«Non puoi fare così, Teddy. Dentro o fuori. O con me o senza di me. O stiamo insieme una volta per tutte o ci diciamo addio», gli dice seria e severa.
Teddy si morde il labbro, perché quell’ultimatum è arrivato nel momento sbagliato, in un momento in cui non può spiegare, sviscerare analizzare. Può soltanto rispondere e affrontare l’espressione severa ed esigente di Victoire. 
In fin dei conti, è tutto lì: dentro o fuori, insieme o separati una volta e per sempre.
Ed è una scelta piuttosto semplice perché la verità è che Teddy una vita senza Victoire, senza i loro battibecchi, senza quegli occhi azzurri in grado di spogliarlo di ogni armatura, non è mai riuscita ad immaginarla. 
Non c’è neanche bisogno di pensare, di sviscerare argomenti triti e ritriti.
È tutto lì e non c’è neanche da scegliere.
Nonostante quei sorsi di vino e il lieve giramento di testa, Teddy non è mai stato più certo di cosa dire.
«Ci sono, Vic. Sono con te». 

Note: Questa raccolta nasce un po' per una sfida con me stessa, ossia quella di riuscire a scrivere storie per 31 giorni consecutivi, un po' per dare voce ad una serie di headcanon e, più in generale, alla mia versione di Teddy e Victoire, coppia che mi piace tantissimo da sempre ma della quale, per una ragione o per l'altra, non scrivo mai abbastanza.
Insomma, spero possa piacervi e non annoiarvi troppo.
Un abbraccio, 
Fede

P.S. Un ringraziamento di eccezione va alla mia amica 
Marti Lestrange che è tornata anche lei su questi schermi per il writOber e non mi lascia sola in questa follia. 
Lista pumpword: questa storia è stata scritta in un orario compreso tra le 19.00 e 7.00 del mattino.
   
 
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