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Autore: Nausika    01/10/2021    5 recensioni
*Aggiornamento 1/10/2021, storia ripresa dopo anni.
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Rin è cresciuta, Sesshomaru l'ha aspettata ed è sempre andato a trovarla. Come procederà la loro vita? Come procederanno i loro viaggi? Quanto ancora si evolverà Sesshomaru?
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Dal cap. 1
Aveva odiato il padre per essersi innamorato di un’umana, perdendo addirittura la vita per lei, privandolo del piacere di scontrarsi con lui. Tuttavia quell’orgoglio, quell’odio che da sempre lo attanagliava in una morsa, col passare degli anni perse la propria importanza.
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Dopo quest'accenno, vi lascio al mio personale seguito. Le mescolanze fantasy del periodo storico Medievale saranno inevitabili. Spezzerò la routine delle ridondanze Nipponiche, quindi preparatevi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaken, Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Mie care lettrici, dopo anni, sono tornata, penso che a qualcuno
stia venendo un colpo spero positivo.
Buona lettura.

 

 

XIV

Residui



 


Jaken afferrò la carne secca che gli aveva offerto Tyn e fissò i tre uomini distesi su delle coperte, a Wer, quel ragazzo dai capelli neri e gli occhi plumbei nemmeno osava avvicinarsi, visto com’era gelido.
- Vado a lavarmi – disse Wer, sciogliendo i suoi lunghi capelli neri.
- Fa con comodo – esordì Jaken, ricevendo un’occhiata torva da Wer.
A quanto pareva l’antipatia era reciproca.
E quel ragazzo di ottant’anni poteva dire che gli mettesse i brividi, a volte gli ricordavano il suo signore i suoi modi di fare.
Jaken sospirò.
Che lo stregone e i suoi allievi, escludendo Wer fossero sin troppo solidali con gente sconosciuta non era poi un gran scoperta, visto che pur di restare sulle tracce di Meyhes, Amirdauzer s’era abbassato a vestirsi da bonzo. A stupirlo quindi non era quella compagnia di occidentali dai poteri magici, ma piuttosto il suo signore.
Era rimasto folgorato di ammirazione, quando l’aveva visto presentarsi in forma demoniaca di cane gigantesco e squartare finalmente quella demone minore così  subdola.
Ora però il suo padrone era in uno stato di sofferenza, nulla traspariva dal suo viso, ma lui aveva avvertito la sua preoccupazione. E questo perché Rin come gli uomini risparmiati dal suo signore Sesshomaru, dormiva ancora ed erano passati già due giorni dalla fine della battaglia.
Quel castello ormai diroccato sebbene avesse diverse finestre rotte era caldo, poiché lo stregone per mezzo dei suoi poteri aveva usato la neve circostante come fonte di calore, creando una sorgente quasi perpetua intorno.
I tre ragazzi avevano fatto un bagno dentro e anche lui alla fine aveva approfittato di quell’acqua, con i suoi sortilegi Amirdauzer nutriva anche i corpi dormienti di quegli uomini e quello di Rin.

- Questi tizi sono samurai – disse Tyn, mentre legava i capelli biondi in alto. - Forse appena si sveglieranno rimpiangeranno di essere vivi, visto che il loro padrone è morto.-
- Già - rispose Hud, scuotendo il capo. - Questi orientali sono troppo fissati con l'onore, ma cosa avrebbero potuto fare? -
- Il fatto che preferiscano il suicidio mi fa accapponare la pelle. Appena si sveglieranno dovremmo armarci di pazienza per fargli capire il concetto.-
- Cosa ve ne importa di questi umani? – esordì Jaken. - Pensate a Rin che ancora non si sveglia.-
- Jaken - disse Tyn. - Se fossimo egoisti come te ora non staresti qui nemmeno a parlare, perché saresti morto - disse, vedendo il piccolo demone zittirsi.
Sesshomaru ascoltò tutti i discorsi di quegli umani senza staccare lo sguardo dal volto di Rin.
Lei stava perdendo pelle sugli zigomi, intorno agli occhi.
Forse la vicinanza a quella crepa incandescente le aveva bruciato lo strato superficiale dell’epidermide.
Amirdauzer le applicava impacchi di erbe almeno tre volte al giorno per idratare la sua pelle. Osservò il suo viso, quella ciocca bianca non accennava a sparire, spiccando sul resto dei capelli bruni.

Il suo corpo era intorpidito, lentamente Rin acquisì padronanza delle braccia e si alzò dal letto in cui era adagiata.
La camera era davvero strana, non aveva mai visto un mobilio come quello, c’erano decori ovunque, sulle pareti numerosi dipinti completamente differenti da quelli che era abituata a vedere, i personaggi avevano lineamenti diversi da quelli del suo popolo,  molte opere ritraevano donne con acconciature vaporose e abiti che stringevano troppo la vita. Collane preziose adornavano il collo di quelle donne forse nobili.
Dove si trovava esattamente e come aveva fatto ad arrivare lì nemmeno era sicura di saperlo.
Pareva essere un castello quello.
Tutto ciò che vedeva era molto singolare, una parte di lei cominciò a trovare familiarità con alcune cose che guardava. Le pareva di trovarsi in un posto sconosciuto e conosciuto al tempo stesso.
Il pavimento era in pietra ed era freddo. Era scalza, i piedi erano diversi, non riconobbe nemmeno quelli, sulla caviglia aveva una catenina dorata. 
Fissò la gonna del vestito lungo che indossava. Era di un verde smeraldo, sulla vita portava un cordoncino color ocra.
Su tre dita della mano destra aveva anelli con pietre rosse, verdi e blu. Aveva un piccolo neo vicino alle nocche. Non ricordava d’avere un neo in quel punto.
Ma erano davvero le sue mani quelle?
Avanzò ancora nella stanza, osservando il grande armadio. Superò lo specchio d’ottone, retrocedendo quando s’accorse di un dettaglio.  
Chi era quella donna riflessa?
Rin cominciò a muovere le braccia, le gambe, avvicinandosi, allontanandosi. La superficie vetrosa le rimandava indietro l’immagine di una persona che non aveva mai visto in vita sua.
La carnagione era pallida, sulle guance aveva un po’  di efelidi, gli occhi blu come il mare profondo, i capelli lunghi e ricci di un biondo dorato. Il vestito fasciava il suo seno prosperoso, il suo grembo era gonfio. 
Era una donna forse di trent’ anni ed era stupenda.
Che cosa le era successo?
Ancora cerchi di sfuggire alla possessione, fragile mezza-umana?
Sentì dire nella sua mente.
Rin riconobbe quella voce e gli occhi saettarono da un lato all’altro della camera, non continuò ad osservare il resto del suo corpo. Sgomenta aprì la porta e uscì nel lungo corridoio, le finestre ad arco erano sbarrate da grate.
Dove vuoi che ti porti la tua testardaggine, ragazza?
Cercò di non dar retta a quella voce, scuotendo il capo.
Era terrorizzata da Meyhes, nonostante ora lei avesse un aspetto diverso ancora la perseguitava, com’era possibile tutto ciò?
Le sue prigioni erano diverse, ricordava d’aver provato a fuggire e d’essere stata ripresa da Ruh, e poi?
Non mi avrai mai, Meyhes, lui mi troverà e per te non ci sarà scampo.
Non fu lei a rispondere a Meyhes, ma la voce di quella che forse era la proprietaria di quel corpo.
Sentì il movimento non comandato del braccio, la mano era andata sul ventre, dentro avvertiva qualcosa.
Era incinta.
No, non lei.
La padrona di quel corpo lo era.
E’ solo quel figlio potente che porti in grembo a darti la forza di contrastare il mio comando, ma io sarò qui ad attenderti per sentirti mia completamente.
Rin inorridì a quelle parole.
Quindi condivideva il corpo con una povera donna gravida e Meyhes?
No, non era possibile, Meyhes doveva trovarsi da qualche altre parte, era sicura  non fosse riuscita a dominare quell’involucro, era la sua mente che la sentiva, cercava di annichilire lo spirito della padrona di quel corpo per piegarlo e acquisire ciò che voleva.
Cercando di non addentrarsi troppo in quelle riflessioni avanzò nel lugubre corridoio pieno di sibili e lamenti. La parola d’ordine era fuggire da lei e dal suo comando. Accelerando il passo si precipitò a scendere le scale. Ogni volta che arrivava ad un nuovo piano notava armature agli angoli, c’erano pure delle casse di legno. Sulle mura  grigie scoprì degli schizzi rossi.
Sangue.
Rin deglutì, rallentando l’andatura, mentre le dita strisciavano sul passamano. La scena che gli si parò davanti, quando abbracciò il piano terra fu agghiacciante, sui tappeti c’erano donne, uomini morti, bambini, soldati con la bocca spalancata.
- Ripulisci tutto Ruh – sentì dire da una voce fredda.
Ruh.
- Perché devo essere sempre io a farlo? – ribatté il compagno.
Rin si abbassò, abbracciando le gambe, mentre pregava che quell’angolino che aveva trovato bastasse per non farsi scorgere.
I ricordi sull’identità di quei demoni tornarono lentamente nella sua mente.  
Ruh aveva mangiato una donna, mentre la violentava, ricordava bene le urla di dolore di quella povera ragazza.
Sentendo dei passi vicini, cercò di farsi ancora più piccola, pressando la mano sul naso, per non far sentire i suoi respiri.
- Questa qui avrebbe fatto al caso mio – disse Ruh, mentre lacerava la veste di una donna dai capelli rossi morta.
Sentendo le lacrime agli occhi, Rin pregò che tutto il lezzo intorno lo avrebbe distratto dal suo odore. E forse qualche presenza sentì le sue invocazioni, quando il rumore del portone che si apriva le confermò che fosse uscito all’esterno. Mordendosi le labbra, si sporse per guardare la stanza ancora piena di cadaveri, presto sarebbe tornato, e lei doveva trovare un nascondiglio più sicuro così da non morire prima di pensare di scappare.
Sento la tua paura. Fidati di me, io ti terrò al sicuro.
La voce di Meyhes le fece di nuovo accapponare la pelle. Altri ricordi passarono veloci nella mente. Lei dopo le sue prigioni aveva sentito un grande moto d’affetto per quella demone, come era potuto accadere? Il solo pensiero era ripugnante. Rimembrò che Ruh avesse tentato di violentarla e le labbra le tremarono.
Il cuore le sprofondò dal torace allo stomaco quando ricordò pure d’aver cercato di uccidere Sesshomaru. I suoi ricordi tornavano disordinati nella sua testa, volti crudeli continuavano a farle fremere le membra. E poi cos'era successo? Dov'era lui?
Quella che aveva tentato di ucciderlo non ero io, quella non ero io, ripeté nella mente.

Sesshomaru aguzzò l’udito, percependo i battiti di Rin aumentare. Afferrandole la mano la fissò. Lei si contorceva tra le lenzuola, i capelli lunghi sparsi intorno, voltava il viso delicato da un lato all’altro e sudava, farfugliando qualcosa.
- Che cos’ha ora? – domandò ad Amirdauzer che sentendo il maleficio più forte sul corpo di Rin si era seduto accanto a Sesshomaru.
- Non sono sicuro di poterti rispondere, percepisco un’energia caotica dentro di lei – affermò con voce quieta, incrociando i suoi occhi smeraldo in quelli dorati del grande demone cane. – Forse sta rivivendo qualche suo vissuto.-
Sesshomaru restò silente, mentre Amirdazuzer espirò con forza. In quei giorni aveva scorto delle differenze tra Rin e quei samurai.
Attorno a quegli uomini c'era un alone rosso e questo era normale, ma l'alone scuro che non riusciva a eliminare da Rin era qualcosa che lo insospettiva.  
Si chiese se fosse il residuo del potere di quella maledetta di Meyhes, aveva visto migliaia di anime liberarsi dal corpo di quella demone quando Sesshomaru le aveva dato il colpo di grazia. E ciò lo aveva fatto rabbrividire.
Forzare il suo risveglio potrebbe condurla alla morte, ponderò, scostando una ciocca di lunghi capelli neri dal volto.
- Vado a raccogliere delle erbe – disse a Sesshomaru prima di afferrare il lungo mantello nero e il suo nodoso bastone.


Un’ora dopo, l’urlo di uno dei samurai fece voltare tutti coloro che condividevano quella stanza diroccata di legno e frantumi di una battaglia finita.
- Dove mi trovo? – domandò l’uomo dalla corta coda di cavallo, mettendosi sui gomiti.
-Siete nel castello del vostro signore credo – disse Tyn, guardando il samurai. - Come vi sentite? Dormite da due giorni.-
-Il mio signore – ansimò il guerriero ansioso. - Il mio signore è vivo?-
Ci siamo, pensò Tyn, guardando Hud.
-Sono tutti morti qui – intervenne Jaken senza ritegno.
Hud portò una mano sul volto, Tyn scosse il capo. L'empatia di Jaken era pari a quella di un sasso.
- Come morti, cosa state dicendo? - domandò il samurai, alzando il tono.
- Se voi siete ancora in vita dovete solo ringraziare il mio signore che provando pietà per la vostra possessione vi ha risparmiati – disse Jaken tronfio.
- Possessione? – domandò il secondo samurai appena sveglio.
L'uomo si rabbuiò. Ricordava che fossero stati imprigionati nelle segrete dopo aver perso la battaglia contro i demoni che avevano usurpato il castello. Li avevano lasciati lì a marcire per giorni dando loro un pasto misero solo ogni tanto giusto per tenerli in vita. Aveva visto quella demone avvicinarsi e toccare la fronte al suo compagno, terrorizzato all’idea che dopo toccasse a lui. E poi c’era stato il buio.
Istintivamente il terzo uomo sentendo quei discorsi portò la mano sulla fronte.
- Non c’è più – mormorò allora.
- Le rune sono sparite non appena il mio padrone vi ha disarmati dalle armi demoniache – disse Jaken, indicando il bastone nella direzione di Sesshomaru.
Il grande demone bianco seduto a qualche metro di distanza lanciò uno sguardo gelido a Jaken che sentì il sudore colargli dalla fronte.
I tre uomini si inchinarono nella direzione di Sesshomaru in lacrime per cosa aveva fatto per salvarli.  Tuttavia uno di loro affermò che erano samurai e che non potevano certo vivere con un disonore simile addosso, erano servitori, e tutti i membri della famiglia che dovevano proteggere erano stati uccisi.
- Effettivamente non ha molto senso vivere con un simile fardello addosso - disse Jaken, incrociando le braccia, ricevendo occhiatacce da Tyn e Hud.
Un varco oscuro si aprì alle loro spalle. La figura dello stregone uscì fuori da esso.
- Jaken – mormorò Amirdauzer. - Questi uomini non hanno colpe e tu lo sai bene.-
Lo stregone si piegò davanti al samurai angosciato. Il suo volto delicato e placido li guardò uno ad uno, quegli uomini erano disperati. Pregno di compassione puntò l’indice sulla sua fronte. Dal polpastrello un barbaglio di luce bluastra si insinuò nella testa di quell'uomo. Ciò era tutto quello che lui poteva fare per calmare un po' il suo stato psichico.
- Non dovete sentire rimorso, non avevate i mezzi per salvare il vostro signore – disse lo stregone. - Siete uomini liberi ora, fate in modo di vivere le vostre vite, traendo il meglio da quella che purtroppo è stata una tragedia.-
 
Rin  conosceva il vero freddo. 
Sapeva cosa si provava a cadere nelle acque gelate, si era buttata da un’altezza vertiginosa pur di scappare da Meyhes. Ruh aveva trovato due bambini nascosti dietro i corpi dei loro genitori e li aveva squartati, i loro corpi erano caduti a terra con un suono cupo e l’aria si era impregnata ancora di sangue. Aveva lottato con tutta se stessa per non intervenire, ma le veniva da vomitare nel sentirsi così inutile. Era in un corpo che era anche compromesso dalla gravidanza. I lineamenti contratti in un'espressione amara. Quante vite innocenti avevano reciso quei perfidi demoni? Quanto ancora sarebbe riuscita a resistere? Nascosta dietro quel muro, quando non sentì più la voce di Ruh si fece forza e camminò, le narici erano investite da un forte odore di bruciato. Sporgendosi dalle finestre vide montagne di corpi che ardevano. Rin sentì l'acido della propria bile.
Non credi che sia uno spettacolo meraviglioso?
Di nuovo Meyhes parlava nella sua testa, di nuovo conosceva ogni cosa che stesse facendo.
Maledetta, sentì dire Rin dalla voce della padrona di quel corpo.
Era confinata in una dimensione senza tempo, con la sola compagnia di quel ventre rigonfio e la voce di una demone che voleva possedere lei e quella donna sfortunata che la ospitava. Intorno colori scuri e odore ferroso di sangue.  
Qualcuno ci aiuti, aiutateci, pensò angosciata.
Il suo ventre generò un bagliore così prorompente da farle portare le mani agli occhi. La luce attraversava persino le fessure delle sue dita.
Dannato marmocchio non ancora nato, sentì dire da Meyhes.

Sesshomaru  schiuse le labbra, quando vide Rin mettersi seduta sul letto.
Come a essere emersa da acque profonde, lei si ritrovò ad avere fame d'aria, le mani stringevano forse del cotone spesso, erano lenzuola quelle?
Era ancora in quella camera? 
Un’agonia di pura paura le era rimasta addosso, mentre il dolore ai muscoli si aggiungeva alla lacerante sofferenza per tutte quelle morti che aveva visto.
Sesshomaru protese la mano, sfiorandole la spalla e Rin sussultò.
Ruh l'aveva presa, spaventata si ritrovò a tremare.
Sesshomaru la guardò attonito, il volto di Rin era una maschera di paura, la ciocca dei capelli bianca di Rin si era attorcigliata in un boccolo lungo e biondo.
Rin portò le mani sul ventre, trovandolo piatto, era il suo corpo quello? Che fine aveva fatto quella donna bionda? Sentì qualcosa di simile all'amarezza nel pensare di non sentire più quel bambino che l'aveva protetta poco prima, forse Meyhes l'aveva rimessa nel suo vero corpo? Forse ora voleva darla in pasto a Ruh?
Non percepiva gli odori, non sentiva nulla.
Il grande demone la guardò perplesso, era sicuro che fosse sveglia, eppure non apriva gli occhi.
In un istante la prese per i fianchi e la mise sulle sue gambe, lei si ritrovò a cacciare un piccolo urlo.
Jaken sobbalzò nel sonno. Rin si era svegliata? Istantaneamente raggiunse il suo signore, osservando lei che restava immobile tra le sue braccia. C'era qualcosa di strano in Rin. Scoprì anche lui il mutamento del colore della sua ciocca.
Rin respirò freneticamente, davvero la sua vita doveva finire in modo così pietoso?
La mano che sentì tra i capelli la pietrificò.
Timorosa che aprendo gli occhi avesse rischiato di incontrare quelli cattivi di Ruh, continuò a rifiutarsi di vedere.
Non voleva guardare quel viscido demone, mentre dilaniava il suo corpo. Era molto meglio vedere nero a quel punto.
Strinse le palpebre, se doveva essere uccisa era meglio che avvenisse subito. Sentì il petto stringersi al pensiero di non poter più incontrare lui.
Amirdauzer si avvicinò con cautela, i suoi allievi non avevano sentito nulla.
- Rin? – la chiamò Sesshomaru con voce bassa, fissandola.
Sentendo la voce di colui che amava, Rin decise di rischiare e tremante sollevò le braccia, protendendo le mani per cercare quel volto. Sotto i polpastrelli percepì la pelle vellutata, liscia.
Quello non poteva essere Ruh, ricordava bene i lineamenti aspri di quel demone, il volto che toccava era perfetto.
Lentamente aprì gli occhi, avvertendo un dolore urticante sulla sclera dei suoi bulbi oculari.
Sesshomaru sollevò le palpebre, Amirdauzer serrò la mandibola, Jaken spalancò la bocca. Le iridi di Rin erano nere, non castane, aveva gli occhi tremendamente arrossati.
Maledetta Meyhes, pensò Sesshomaru. Persino ora che è morta continua a dare problemi.
Portando la mano affusolata sul volto, Rin piegò il capo, mentre la sua chioma bruna e fluente scivolava sul petto di Sesshomaru.
- Cosa senti? - le domandò il grande demone, sollevandole il viso.
Era tremendamente pallida, sentiva ancora l'odore della sua paura, non osava nemmeno immaginare cos'avesse visto. Il suo cuore sanguinava nel vedere la sua amata umana in quello stato. L'avrebbe uccisa altre mille volte Meyhes se solo fosse servito a far star bene Rin.
Lei deglutì, percependo gli occhi inondarsi di lacrime. Il bruciore era troppo. E poi c'erano quei ricordi a perseguitarla, sentiva un sentimento davvero forte per quel bambino e il corpo che aveva lasciato. 
– Sento bruciore e non vedo niente – disse in un singulto. - Niente - ripeté angosciata, mentre dai suoi occhi spietatamente scivolavano lacrime di sangue.




 
Angolo di Nausika

Ciao a tutte/i miei cari lettori e lettrici, davvero per tutto questo tempo ho avuto paura a entrare in questo fandom per il senso di colpa che avevo di non aggiornare questa storia, ma ve lo giuro, ho sempre pensato di farlo, solo che le idee che mi venivano non erano mai soddisfacenti per il mio gusto e intanto rimandavo e rimandavo la pubblicazione. Quindi davvero vi chiedo perdono per tutta questa mia assenza.
E' come se tempo fa io abbia avuto un blocco qui, del tipo troppo carico, difatti mi misi a scrivere un romanzo che non c'entra nulla con questa storia, è ambientato nella realtà, ma pieno di filosofia, sogni, quindi si viaggia nel mondo onirico, ci sono citazioni alla mitologia, musica rock e c'è uno psicanalista in mezzo, vorrei finirlo per massimo l'anno prossimo.


La situazione riprende esattamente ciò che vivevamo a fine battaglia, le conseguenze della possessione di Rin. Fate attenzione al suo sogno, al colore della ciocca di Rin, sarà importante, perché entrerà un nuovo personaggio qui, forse qualcuna di voi capirà di chi si tratti, posso dire che sia legato ad alcuni personaggi. E come sapete, questa storia è si sulla coppia Rin e Sesshomaru, ma i personaggi nuovi hanno la loro importanza. Molte di voi mi chiedevano dello stregone, dei suoi allievi, cercherò di addentrarmi ancora di più nelle caratterizzazioni di tutti.
E lo so vi lascio con Rin svenuta e ora ve la faccio svegliare cieca, ma fidatevi che ci sta, ne succederanno di robe, niente è a caso.
Sono curiosa di sapere la vostra, riguardo a questo capitolo, le vostre congetture, c'è molta carne al fuoco qui.
Siete preziosissime tutte quante voi con i vostri pareri, quindi non esitate a mostrarmi la vostra presenza, così che veda ancora interesse per questa storia.^^


 

 
   
 
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