Zhongli avvicinò lentamente il bicchiere alle labbra, con un sorriso. Le sue narici erano già pregne di quell’odore che tanto amava e che richiamava lontani tempi passati. Bevve un po’ del liquido dorato, lasciando che scendesse morbido, regalandogli un lieve brivido che lo costrinse a chiudere gli occhi: il vino di osmanto di Lyue era quello di sempre, il sapore dolce sulla lingua gli ricordava il miele assunto dopo una pietanza amara e le membra sembravano rinvigorite dopo un singolo sorso. I momenti in cui si concedeva quel piacere mondano erano i suoi preferiti, perché sempre ricchi di calore familiare e di amici. Anche in quel momento, con le lanterne del festival nel cielo, l’aria di casa non mancava. Sarebbe stato paradossale per un Archon desiderare vivere attimi così umani, ma per lui, che aveva abbandonato le sue responsabilità per seguire un cammino mortale, era sempre bello – soprattutto se, poi, a fargli compagnia c’erano persone a cui teneva sul serio.
«Avevi ragione, Xiansheng, è veramente buonissimo»
Il Dio si voltò appena alla sua destra, per incontrare un sorriso a trentadue denti che in quel momento gli ricordò quello di un bambino. Per un istante si perse ad ammirare lo sguardo intenso – seppur così vuoto e perso – del giovane Ajax, al punto che il sapore della bevanda quasi passò in secondo piano. E la notte la trascorsero così.

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