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Autore: Devil_san    03/10/2021    1 recensioni
Hashirama e Madara non sanno di preciso come o perché siano finiti qui, visto che dovrebbero essere morti. E invece, senza motivo apparente, si erano ritrovati vivi e vegeti in questo strano mondo fatto di Eroi e Cattivi. Non che avessero intenzione di farsi coinvolgere nei drammi che affliggevano questo mondo, quelli vissuti nel loro mondo natale gli erano bastati.
Ma così non fu.
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[Crossover tra NARUTO & Boku No Hero Academia]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
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Non possiedo Naruto o Boku No Hero Academia



 


For Want Of A Nail





Madara e Hashirama non sanno di preciso come o perché siano finiti qui.

Cioè no, loro hanno una mezza idea e una mezza memoria, che era più simile ad un impressione, di come siano finiti qui – lo spirito del Rikudō Sennin sospeso davanti a loro seduto nella posizione del loto, una voce femminile, che entrambi avrebbero giurato era quella di Mito, che commentava in tono esasperato che la tensione sessuale tra di loro la stava uccidendo anche da morta, e un finale calcio in culo che li aveva catapultati oltre il vuoto – ma ciò non cambia che loro due non sanno perché sono qui.

(Il perché è sepolto nel loro inconscio, ha messo radici e lo ha marchiato, le parole di un padre – siate felici – che ha dovuto osservare per secoli le trasmigrazioni delle anime dei suoi figli uccidersi l'un l'altro ancora e ancora, fino alle ultime generazioni che finalmente sono riuscite a mettere la parola fine alla loro disputa e infine fare pace. E' così strano che un padre voglia che i suoi figli siano felici? Anche se loro non sono, e al tempo stesso sono, i suoi figli?).

E così dopo che erano morti (morti per davvero e definitivamente, con la Quarta Grande Guerra Ninja conclusa, il Juubi e Kaguya e Zetsu sconfitti e sigillati per sempre e loro due che erano riusciti finalmente a riconciliarsi), invece di ritrovarsi nelle Terre Pure, si erano ritrovati qui, in questo nuovo e strano mondo, vivi e vegeti come quando dopo tanta sofferenza e troppo sangue inutilmente versato erano finalmente riusciti a realizzare il loro sogno impossibile di quando erano bambini, e la pace regnava tra i loro due Clan; e molti altri.

Con indosso le loro armature e con tutte le armi, che avevano posseduto nella loro vecchia vita, sia appese che nascoste sulle loro persone, Hashirama e Madara si erano svegliati in questo nuovo mondo così diverso dal loro, ma che in fondo, nella sua essenza, a ben vedere, non era poi tanto diverso dalla loro terra natale.

Era solo più avanzato tecnologicamente, ma le persone, qui come lì, non erano poi tanto diverse nelle loro voglie e nei loro desideri. Così come era la guerra e il caos e la pace e l'ordine. Era un pensiero rassicurante quanto angosciante.

Ma comunque, tra le prime cose che avevano notato oltre al fatto che questo mondo fosse molto più avanzato del loro tecnologicamente, era quanto le persone fossero vividamente diverse le une dalle altre.

Non c'era una persona che non avesse una peculiarità che saltasse all'occhio, una che la distinguesse dalla massa.

Nessuno era uguale all'altro.

Erano tutti Unici.

…e sì. I Quirk. Tra lo shock culturale e lo shock di come qui non esistesse il chakra, ma che i poteri e le capacità operavano su un sistema completamente diverso da quello a cui erano abituati, avevano passato i primi giorni in questo mondo acquatati nell'ombra osservando meravigliati e straniti le persone e le culture (di terre anche molto lontane da quella in cui erano atterrati), che traboccavano tra le strade di Tokyo (la città-metropoli in cui erano comparsi) come i fiori di campo fanno a primavera.

I primi giorni erano stati difficili, particolarmente complicati soprattutto perché non sapevano quali regole governavano questo mondo, ma grazie all'uso oculato di henge, un mese passato accampati nella prima biblioteca pubblica in cui erano inciampati (e che piacevole sorpresa era stata la scoperta che potevano comprendere la lingua scritta e parlata qui, anche se non sapevano come fosse possibile) e aver scrollato da tutti i malviventi di poco conto, che incontravano quando si muovevano tra i vicoli malfamati di Tokyo, sia i soldi che tutte le informazioni utili e pertinenti, avevano compreso che se volevano farsi una vita, di qualsiasi tipo, in questo mondo avevano bisogno di un mucchio di documenti e certificati che loro attualmente non possedevano.

Avevano bisogno di crearsi una falsa identità (niente di troppo scioccante, prima che loro due diventassero famosi, avevano avuto da ragazzini la loro buona parte di missioni sotto falso nome; poiché quella è la vita di un ninja).

E così si erano messi a cercare un contraffattore.

Uno di quelli bravi.

E fu così che ebbero anche il loro vero primo incontro ravvicinato con quelli che questo mondo chiamava Eroi e Cattivi.

Hashirama e Madara, francamente parlando, non erano molto impressionati da nessuna delle due categorie.

Erano tutti per la maggior parte, o cercatori di gloria, o puramente e semplicemente insulsi nelle loro motivazioni – tra le altre cose, – e questo valeva per entrambe le categorie.

Da quel poco che avevano visto (attraverso quell'affascinante invenzione chiamata televisione), sentito (Hashimara si era innamorato in particolar modo della radio) e letto (era confortante sapere che anche qui esistevano i giornali cartacei), molti pochi, sia tra Eroi e Cattivi, erano davvero degni del titolo che il pubblico gli affibbiava.

Non che si misero mai, o se lo misero poi, chissà quale scrupolo morale nel pestare chi se lo meritava, non importa che fossero eroi, vigilanti e cattivi. E neppure a derubali di tutti i loro averi presenti sul momento sulla loro persona (dovevano pur mangiare in qualche modo, no?).

E la loro velocità supersonica da ninja leggendari e l'utilizzo di henge permetteva loro di evitare di essere visti o riconosciuti da queste categorie di persone. O il resto del mondo (che aveva la dubbiosa abitudine di spiaccicare il faccione di persone sia buone che cattive sui loro mass media e romanzarci sopra. Francamente non avevano alcuna intenzione di diventare i prossimi fenomeni da baraccone di questo mondo alieno).

Ma comunque, parte del motivo della loro bassa opinione sia di Heroes e Villains era che, durante la loro ricerca, avevano incontrato in prima persona un Cattivo, che cercò stupidamente di derubarli, e poco dopo era spuntato fuori un Eroe, che sembrava più la caricatura grottesca di uno, e be', con la piega che gli eventi presero di lì a poco si finì che i due shinobi mandarono al tappeto sia Eroe che Cattivo con un pugno per la farsa che il tutto era diventato.

Ma oltre al danno, i due ninja erano andati oltre con la beffa, cioè oltre a derubarli, li avevano legati come due salami a un lampione per i piedi (per essere esatti, aveva fatto tutto Madara, ma c'era anche da dire che Hashirama non aveva fatto niente per fermarlo) e lasciati lì, appesi, così che la polizia potesse raccattarli più tardi.

Dopo questo, non ci misero molto a trovare la persona giusta che potesse creare loro tutta la documentazione del caso (erano ninja dopotutto, lavori del genere per loro erano una passeggiata nel parco), e se finirono poi per smantellare – o forse sarebbe meglio dire: ridurre in macerie – la più grande bisca clandestina sul lato Est del Giappone mentre la derubavano e finendo per avere più soldi di quelli necessari per pagare il contraffattore del lavoro; be', quelli erano affari loro.

Ad ogni modo, con tutti i documenti falsi pertinenti in mano (e capaci di superare la più meticolosa delle ispezioni), un Quirk fasullo registrato all'ufficio competente (per Hashirama avevano deciso di mettere una versione annacquata del suo Mokuton mentre per Madara lo Sharingan e la sua capacità meno interessante. Entrambi erano perfettamente consapevoli che il Mokuton per il Senju e lo Sharingan per l'Uchiha erano parti integranti del loro essere, e che sarebbe stato impossibile per loro nascondere queste parti di sé, quindi tanto valeva neanche provarci, semplicemente avrebbero dovuto far attenzione a non rivelare la vera potenza dei loro kekkei genkai), erano finalmente pronti per vivere come onesti cittadini e non più come mercenari.

Non ci avevano messo molto a notare che il loro tipo di professione era visto male dal pubblico in generale, senza contare che erano stanchi di versare il sangue di sconosciuti per avere il pane in tavola, e tenendo conto che erano, secondo gli standard di questo mondo, ricchi sfondati dall'aver derubato la bisca, finirono per aprire un tradizionale negozio di fiori con il nome di Konohagakure, come il villaggio che avevano fondato insieme – infatti finirono per usare il simbolo del loro villaggio come logo per il negozio.

E dato che c'era, a guardia della grande porta shoji interamente di legno del negozio, Hashirama aveva posizionato due Buddha di legno che aveva personalmente scolpito, uno di legno chiaro e l'altro scuro, in preghiera e che tenevano in una delle mani dei bastoni molto particolari, il shakujō che ricordava un sole lo teneva in mano il buddha in legno chiaro mentre quello che ricordava una falce di luna quello in legno scuro, e nel primo sulla base della statua era inciso il simbolo del Clan Senju mentre sul secondo il simbolo del Clan Uchiha.

(Quando Hashirama aveva scolpiti quei due Buddha, erano stato colpito da una gran botta di nostalgia quel giorno, e aveva finito per incidere distrattamente i simboli dei due Clan sui piedistalli delle statue e solo a opera finita si era accorto di ciò che aveva fatto. E visto il simbolismo inerente presente nelle statue, non aveva potuto evitare di mettere le sue statue a protezione dell'ingresso della nuova Konohagakure che lui e Madara avevano creato insieme; perché anche se era solo un piccolo negozio di fiori, e c'erano solo loro due a rappresentare i loro rispettivi Clan, questo non cambiava che una nuova Konohagakure era stata fondata dai Senju e gli Uchiha).

Il negozio, comunque, non ci mise molto per diventare famoso in lungo e in largo, infatti divenne in poco tempo rinomato a livello nazionale per i suoi bonsai, tutti perfettamente curati e meticolosamente potati, e francamente esteticamente meravigliosi.

Infatti non c'era giorno che non arrivasse una nuovo ordine per un nuovo bonsai.

Con Hashirama che si occupava delle piante e Madara che si occupava del libro contabile – perché al fu Shodaime Hokage il vizio del gioco non era minimamente passato (c'era un motivo se avevano finito per derubare una bisca clandestina ed era proprio questo) – gli affari prosperavano e loro due caddero in una serena routine, una senza il pensiero dei loro Clan e del villaggio a gravare continuamente sulle loro menti.

Senza le loro responsabilità da Capo Clan e ogni singola loro azione giudicata dai membri dei loro clan (e più tardi dagli abitanti del villaggio che avevano fondato), convivere, essere felici, ed essere semplicemente insieme era molto più facile, così come trovare compromessi accettabili per entrambi – che andavano da cosa mangiare per cena a quale città visitare nel seguente fine settimana.

Tuttavia, questo non voleva dire che loro due avessero lasciato a prendere polvere le loro armi e a lasciar arrugginire le loro abilità che su cui avevano versato lacrime, sudore e sangue negli anni per padroneggiarle alla perfezione, semplicemente se volevano allenarsi lo facevano ben lontano da qualsiasi tipo di civiltà – e soprattutto persone – e in città le loro abilità le usavano in maniera più occulta.

Infatti con il passare degli anni finirono per diventare una leggenda urbana, e non come vigilantes (poiché non era raro che agissero come tali), ma bensì come una storia di fantasmi, ovvero come spiriti di due antichi samurai – con le loro armature e le loro maschere Menpō da Oni (che i due avevano comprato a un mercatino delle pulci sotto gli effetti di una sbornia colossale dopo una notte brava passata a Shinjuku) a coprire loro naso e bocca nel vago tentativo di nascondere il loro volto – morti senza onore e che per riconquistarlo ora massacravano di botte tutti gli stolti che attaccavano i più deboli e gli innocenti (Madara personalmente la trova una storia ridicola, ma non poteva negare che rendeva il tutto più facile, in particolare quando avevano a che fare con le mezze tacche che infestavano il quartiere in cui abitavano).

Ma anche così, i due si consideravano per lo più ritirati dalla loro vecchia vita, e volevano solo e soltanto godersi in pace e insieme tutti i restanti anni che avevano insieme, in pace.

Però, se questo fosse stato davvero il loro desiderio, avrebbero dovuto sforzarsi di più per evitare di farsi coinvolgere nelle vicende di questo mondo.

Decisamente di più.

…non che al tempo lo sapessero.
 



Hashirama sospirò infelice per l'ennesima volta nel mentre annaffiava i fiori del giardino della casa in cui lui e Madara vivevano da anni, quando sentì la voce del corvino chiedere "Come mai quel muso lungo, Hashirama?"

Voltandosi in un drammatico turbinio di lunghi e lisci capelli castani e del frivolo grembiule rosa con volant che indossava, con tono penoso il Senju rispose "Toshinori ha chiamato poco fa e ha detto che a causa delle pessime condizioni meteo che affliggono Los Angeles negli ultimi giorni c'è il rischio che il suo volo parta in ritardo o che venga direttamente cancellato."

E per enfatizzare ancor di più il suo dispiacere alla notizia, il suo broncio si fece ancora più lungo.

Madara, con le mani immobili e piantate sull'asciugamano che stava usando fino a un momento prima per asciugarsi i capelli, non rispose subito a ciò che aveva detto l'altro, troppo distratto dalla incantevole vista che era il corpo scolpito e mezzo nudo di Hashirama, coperto solo da dei bermuda verde foresta e l'infernale grembiule che Toshinori aveva regalato al Senju anni fa durante una delle volte che erano andati a trovarlo in California.

Il monello pensava di essere divertente, soprattutto perché ricamato a grandi lettere in giallo acceso sul grembiule c'era scritto 'TALL AND HARD AS AN OAK'. Non che il regalo che aveva fatto a Madara era molto meglio; da quando Toshinori era andato negli USA il suo senso dell'umorismo si era completamente rovinato, secondo la modesta opinione dell'Uchiha.

Non che si pentiva che avessero preso quel biondo girasole sotto la loro ala protettrice tutti quegli anni fa. Non l'avevano mai formalmente adottato, almeno non agli occhi della legge, ma dal giorno in cui Toshinori si era rifugiato nel loro negozio di fiori per sfuggire al gruppetto di bulletti che l'aveva inseguito per mezzo quartiere, i due shinobi lo avevano considerato come loro.

Il loro ragazzo.

"Madara?"

"Cosa!?" eruppe l'Uchiha scuotendosi fuori dall'allettante vista che era Hashirama (una a cui non gli sarebbe dispiaciuto divorare sul loro letto, come in: ora).

"Stai bene?" chiese preoccupato l'altro "Ti sei incantato, lì, per un momento."

Sto benissimo, non riuscì a non pensare il cervello in sovraccarico di informazioni visive dell'Uchiha, e starei ancora meglio con te senza niente addosso.

Ma le fantasie di Madara andarono momentaneamente in frantumi quando, con le mani sui fianchi, Hashirama gli domandò in tono di rimprovero "Non sarai stato di nuovo troppo a lungo sotto la doccia?"

"Certo che no!" negò subito il corvino, e facendo una leggera smorfia al ricordo dell'incidente successo poco dopo che erano arrivati in questo mondo, in cui a causa dell'acqua bollente, un bagno troppo piccolo e non ventilato, e un calo di pressione, era quasi svenuto ed era andato vicino a spaccarsi la testa contro lo spigolo di marmo del lavandino.

Il Senju lo guardò con aria poco convinta.

Con un brontolio indistinto, Madara distolse lo sguardo. Che cosa c'era di male se amava farsi la doccia talmente calda da essere scottante?

Nel tentativo di cambiare discorso, domandò "E comunque, cos'è che stavi dicendo?"

Una nuvoletta nera di avvilimento si abbatté sulla testa del castano "Ma mi stavi ascoltando?"

"Smettila di abbatterti per così poco!" sbottò Madara, con le mani che con forza tiravano giù sulle sue spalle l'asciugamano e la faccia che diventava tutta rossa per l'imbarazzo di essersi distratto così facilmente alla vista di un Hashirama mezzo nudo. E dire che negli anni aveva avuto la possibilità di vedere il suo nudo integrale molte volte, e di apprezzarlo da vicino (molto vicino) altrettante volte "E rispondimi e basta!"

Con un broncio petulante, Hashirama ripeté "Ho detto, che Toshinori ha chiamato poco fa e che viste le condizioni meteo, non sa a che ora il suo aereo partirà. O se partirà proprio."

"Hnn…" rispose Madara facendo il verso tipico Uchiha, che poteva volere dire tutto o niente, e il cui significato dipendeva da tono, contesto e umore della persona.

Scendendo giù dal portico di legno, e facendo sparire e apparire le sue stuzzicanti gambe scolpite da sotto l'accappatoio, il corvino si diresse verso il suo partner di anni ed anni e Hashirama si ritrovò improvvisamente incapace di non poter fare a meno di non fissarlo con aria molto interessata per come era vestito.

Quando gli fu vicino, Madara poggiò le sue mani sui fianchi dell'altro, e inclinandosi verso di lui, con un sorrisetto e tono seducente, gli mormorò a fior di labbra "Non mi sembra che ci sia bisogno di farne una tragedia. Non è mica la fine del mondo se il suo aereo arriva in ritardo." Scherzò il corvino, riuscendo a strappargli uno sbuffo divertito per la sua battuta di pessimo gusto "E poi sono sicuro che riusciremo comunque a trovare il modo per ingannare l'attesa."

Con un sorriso malizioso, Hashirama insinuò le sue braccia intorno al busto dell'Uchiha e chiese provocante "Oh? E hai già in mente qualcosa?"

Fissandolo con occhi bollenti di desiderio, l'altro rispose in un mormorio "Te, me ed un letto; tanto per iniziare."

"E poi?"

"E poi sono sicuro che possiamo farci venire in mente qualcos'altro mentre ci rotoliamo tra le lenzuola."

A un soffio dal baciarsi, Madara domandò, anche se sapeva già quale fosse la risposta "E' una proposta accettabile, Hashirama?"

Le braccia intorno all'Uchiha si strinsero intorno a lui in una morsa d'acciaio "E' più che accettabile, Madara." Rispose il Senju prima di baciarlo appassionatamente sulla bocca.

I due, troppo entusiasti nel loro amoreggiare, quella sera finirono per non raggiungere il loro letto e a rotolarsi appassionatamente tra le lenzuola, ma finirono per farlo tra il divano e il morbido tappeto del salotto, e con un paio di cuscini e coperte che finirono nel fuoco incrociato della loro passione, per tutta la notte.

E se Toshinori, la mattina seguente, finalmente tornato in Giappone dopo anni passati a vivere in America in modo da potersi fare un nome come Pro-Hero fuori dalla sfera di influenza di All For One, rimase traumatizzato alla vista, be', in verità avrebbe dovuto aspettarselo.

Dopotutto sapeva benissimo come i suoi zii potevano essere quando si trattava di sesso.

Semplicemente gli anni che aveva passato negli USA lo avevano desensibilizzato a tali panorami che erano la conclusione delle loro notti di passioni, e lo avevano spiazzato come le prime volte che li aveva beccati da giovani in situazioni simili.

Anche se il biondo poteva ammettere a se stesso che almeno quando era giovane i due shinobi si erano assicurati di farlo nel loro letto e soprattutto a porte chiuse. Era stata semplicemente colpa della sua curiosità (e il timore di perdere le uniche due persone che erano state così gentili con lui, così tanto da prenderlo con loro quando nessuno lo voleva, quando ancora la vita, o il destino, non gli aveva ancora fatto incontrare Nana e Gran Torino) che lui era finito per avere un assaggio di ciò che era il sesso (anche se al tempo non aveva ben compreso ciò che avesse visto).

Una cosa era certa, da quel momento i due si erano assicurati di sigillare la loro stanza quando decidevano di fare l'amore (non che questo avesse salvato Toshinori dal beccarli ancora, negli anni, nudi dopo tali effusioni amorose; per l'imbarazzo loro e del ragazzo – c'era anche da dire che a volte, tutti e tre, sembravano farlo a posta nel ritrovarsi in tali mortificanti situazioni).

Alzando gli occhi al cielo, con un sorriso affezionatamente esasperato, Toshinori li scavalcò e si diresse in cucina a preparare la colazione. Mormorando tra sé e sé, disse "Home sweet home."
 



I tre spiriti 'guardiani' – più come tre anime che non avendo niente di meglio da fare nelle Pure Lande, ogni tanto tornavano a vagare nel regno dei vivi per sbirciare su come se la stessero passando le persone a loro care ancora in vita – di Madara e Hashirama fecero giusto in tempo ad accomodarsi sul pattino dell'elicottero che sorvolava il campo di battaglia quando il drago orientale di legno avvolto da un armatura di fiammeggiante energia blu, non più nascosto dal genjutsu che lo aveva occultato durante i pochi minuti in cui aveva sorvolato mezzo Giappone a velocità supersonica, si abbatté con furia mostruosa contro il Villain che aveva spazzato via mezzo distretto di Kamino.

Sporgendosi in avanti per osservare meglio la battaglia in corso in cui i due shinobi si erano imbucati con tale brutale impeto, Izuna fece la domanda che da anni si faceva ma non aveva mai avuto il coraggio di fare.

"Ma voi, come diamine avete fatto?"

"Fatto cosa, Uchiha?" chiese Tobirama, mentre i tre avevano il piacere, così come il resto del mondo, di vedere Hashirama inseguire il cattivo, che All Might stava affrontando fino a un momento prima, come un invasato mentre brandiva una zanbato più grande e larga di lui come un parente pervaso da giusta furia e primordiali istinti protettivi.

"Con… tu sai, la tensione che c'era tra loro due?" finì con tono incerto, e non davvero desideroso di esplicitare ciò che davvero intendeva.

"Tensione?" chiese Mito seduta tra i due uomini e con un sorrisetto così impercettibile sulle labbra che Izuna capì subito che più che per chiarificazione, l'Uzumaki l'aveva fatta per godersi il suo mortificato contorcersi dall'essere costretto a doversi spiegare se voleva una risposta.

"Sessuale." Borbottò infine il moro con le guance rosee per essere stato costretto a dirlo.

"Ah." Fece Tobirama "…quello."

Un silenzio pesante cadde sui due uomini, mentre Mito rideva sotto i baffi a loro spese.

Madara intanto stava facendo la paternale a Toshinori – che anche da qui in alto i tre potevano perfettamente vedere che il biondo ed alto Eroe stava rispondendo a tono a suo 'zio' con la stessa aria di un adolescente cocciuto e sarcastico che vuole averla vinta ma sa che non l'avrà – e neppure quando un onda di distruzione lanciata da All For One verso di loro nel tentativo di scrollarsi di dosso il fu Shodaime Hokage fermò l'Uchiha dal continuare come se niente fosse, visto che semplicemente manifestò la forma scheletrica del suo Susano'o per proteggere se stesso e Toshinori (e tutti quelli dietro di loro di conseguenza).

Quando All Might, con il suo vero aspetto scheletrico in bella vista per il mondo intero da vedere e con la sua forza ad un ultimo pugno dall'estinguersi completamente, capitolò sotto l'insistenza di Madara, Tobirama, a voce bassa, ma abbastanza alta per essere sentita al di sopra dei rotori dell'elicottero, rivelò "Io… in realtà non l'ho fatto."

"Fatto?" chiese Izuna, perplesso. Intanto una delle katane del Susano'o, prima che venisse ritirato, si abbatté sulla testa pelata di All For One.

"A notarlo, intendo." Chiarì l'albino.

Incrociando le braccia e rifiutandosi di incontrare lo sguardo del suo rivale, rivelò "Ho capito che i due si amavano solo dopo che erano entrambi morti."

"Tu. Forse." Dischiarò Mito esasperata "Io l'ho notato e come, anche quando i due babbei erano così ciechi dei loro stessi sentimenti che per mantenere l'attenzione dell'altro su di sé non facevano altro che sfidarsi a duelli all'ultimo sangue."

Con aria seccata, mentre Hashirama e Madara le davano di santa ragione ad All For One con legno e fiamme e lame affilate, Mito borbottò tra sé e sé "Altro che uccidere l'un l'altro, quei due babbei stavano uccidendo me."

"Ah," fece Izuna "…è per questo che li hai calciati giù nei regni dei vivi?"

"Sì." Fu la risposta sdegnosa ed impenitente della testa rossa.

Frattanto i due ninja più temuti della loro generazione tirarono fuori i loro avatar da battaglia, perché quando sei un genitore arrabbiato vai per l'eccessiva potenza distruttiva per nient'altro che l'eccessiva potenza distruttiva.

"E per farlo dovevi per forza maledirli con un sigillo di lunga vita?" chiese Tobirama, leggermente esasperato ma per nulla sorpreso dalle azioni di sua cognata. Anche se non sembrava, Mito era come tutti gli altri Uzumaki nel suo clan; anche se estremamente dignitosa in pubblico la vena maliziosa da volpe che si nascondeva nel suo sangue era sempre fonte di guai quando usciva fuori; per il cocente imbarazzo della sua vittima.

Come in questo caso.

Anche se stavolta non c'era stata nessuna umiliante distruzione della persona pubblica della sua vittima a causa della malizia della principessa.

E ciò che il Senju intendeva era il fatto che grazie al sigillo che Mito aveva posto su Hashirama e Madara (ovvero un sole bianco sul palmo destro e una falce di luna nera sul palmo sinistro di entrambi) quando li aveva buttati qui, grazie all'aiuto del Rikudou Sennin, i due shinobi ora condividevano la loro energia vitale. E visto che la forza vitale di suo fratello era leggendaria anche tra le generazioni future del loro mondo natale, i due shinobi resuscitati in questo mondo alieno avevano già vissuto qui per circa settanta anni ed erano a malapena invecchiati di dieci anni.

"Certo, almeno così avranno tutto il tempo del mondo per essere felici." Fu la risposta risoluta della principessa Uzumaki.

E Mito lo pensava seriamente.

Vedendo come era finita la loro storia, la principessa voleva per davvero vederli felici. Chiamatela un inguaribile romantica, ma questa era la verità. E qualcuno potrebbe dire che lei dovrebbe essere gelosa che suo marito era innamorato di qualcun altro che non era lei, ma Mito sapeva anche che Hashirama amava Madara da ben prima che lei e lui si conoscessero.

E poi lei aveva già avuto la possibilità di essere felice con suo marito, ora era il turno di Madara (e poi, dopo che quei due babbei fossero morti anche in questo strano mondo – che era decisamente più permissivo sul loro tipo di relazione della loro terra natale – era sicura che potevano trovare una soluzione o almeno un compromesso per questo complicato triangolo amoroso. Dopotutto erano tutti quanti dei ragionevoli adulti).

E vedendo come i due erano felici, anche tra gli alti e bassi che questo mondo – e società – aveva buttato loro addosso, era valsa la pena negar loro momentaneamente la possibilità dell'eterno riposo.

E poi, sinceramente, vederli prendere sotto la loro ala protettiva quel girasole biondo, che sotto la loro cura (così come quella dei suoi maestri Eroi) era sbocciato fino a diventare un Simbolo di Pace per questa nazione e il resto del mondo, aveva un che disarmante anche per i cuori più duri presenti sia nei regni dei vivi che quelli dei morti.

Sinceramente, i due shinobi erano stati una manna dal cielo per Yagi Toshinori, ma così era stato il contrario.

Grazie alla sua presenza nelle loro vite, i due avevano fatto finalmente il grande passo – e no, lei non intendeva ammettere il loro amore l'uno all'altro, per quello c'era voluto l'attacco di un gruppetto di villain sul treno proiettile diretto verso Kōbe su cui stavano viaggiando in quel momento e il conseguente incidente ferroviario dovuto al loro intervento un po' troppo deciso per catturare gli stupidi mocciosi in cerca di vanagloria (Saggio, ma quanti incidenti avevano involontariamente creato durante i loro primi anni qui in questo mondo) perché i due si confessassero, e quello era successo solo dopo che avevano superato la fase di negazione (che era durata mesi, per sua la imperitura frustrazione verso loro due. Non che il periodo che aveva passato a guardare con un che di agonizzante quei due babbei prima che la maledetta lampadina si accendesse e capissero che amavano l'altro non era stato meno frustrante) – e di interagire di più con le persone che per il minimo stretto necessario.

Mentre la presenza dei due ninja nella vita del biondo aveva assicurato che anche durante i primi anni della sua vita avesse un vero tipo di supporto emotivo, e più, e per un bambino abbandonato da tutti per via del fatto fosse senza un Quirk era stata una gran fortuna. Senza contare che in una società che discriminava i Quirkless, i due ultracentenari si erano assicurati che sapesse come difendersi, sia nel combattimento corpo a corpo che con le armi bianche di tutti i tipi – e soprattutto come non finire nei guai con la legge visto che voleva diventare un Eroe – così che anche quando loro due non erano con lui, Toshinori fosse capace di tirarsi fuori dai guai.

C'è anche da dire che il biondo era stato davvero fortunato, in un certo senso, nell'incontrare quella tragica eroina che dopo averlo allenato gli aveva passato il Quirk che aveva ricevuto dal suo predecessore (e che tragedia era stata la sua morte, così come di tutti quelli che l'avevano preceduta) e che gli aveva permesso di diventare il più grande Eroe del suo tempo e di realizzare il suo sogno.

Sì, è vero, il semplice possesso di quel Quirk lo aveva messo nel mirino del più grande villain di questa nazione, e c'era quasi morto per mano di detto villain (e quel cattivo era stato fottutamente fortunato che i due 'zii' di Toshinori avevano creduto per anni – come tutti gli altri – che era morto per mano del biondo durante la loro ultima battaglia, altrimenti Madara e Hashirama gli avrebbero dato la caccia per eliminarlo dall'esistenza molto prima di ora visto che il loro nipotino adottivo, anche con l'intervento di suo marito, non aveva mai fatto un pieno recupero dalle ferite che aveva subito in quella battaglia. Non che Mito credeva che il pelato cattivo ne sarebbe uscito vivo da questo scontro visto come i due si stavano dando da fare per ucciderlo – erano diventati così iperprotettivi quei due) ma quel Quirk non gli aveva portato solo tristezza e dolore, ma anche gioie e felicità permettendogli di vivere momenti indimenticabili e di incontrare tante persone straordinarie.

Sì, Mito decise, era stata una vera fortuna che i tre si erano incontrati.

Nel mentre Mito rifletteva su tutto questo il Senju e l'Uchiha si scambiarono uno sguardo di commiserazione da sopra i sue due odango; alla velocità a cui i loro fratelli maggiori stavano invecchiando, ci sarebbero voluti decenni su decenni prima che i due schiattassero definitamente, e per davvero questa volta (almeno speravano), e potessero finalmente riabbracciarli (anche se c'era da dire, dalle loro osservazioni, che più gli anni passavano, più sembrava che il loro processo di invecchiamento accelerasse; probabilmente nei decenni futuri i due avrebbero invecchiato a una velocità sempre maggiore fino a tornare alla velocità standard di invecchiamento di un essere umano).

I due spiriti tornarono a osservare il campo di battaglia giusto in tempo per vedere All For One schivare miracolosamente alcuni degli attacchi degli avatar colossali dei loro fratelli ma di essere incapace di sfuggire al finale devastante pugno di All Might, che non si era lasciato sfuggire l'occasione di avere il piacere di sconfiggerlo una volta e per tutte.

Un tornando d'aria fece ondeggiare pericolosamente l'elicottero su cui i tre erano appollaiati.

E anche se non potevano vedere da qua su le loro facce, Tobirama e Izuna potevano comunque percepire la soddisfazione dei loro fratelli alla vista del loro nipotino abbattere con tale violenza ed estremo pregiudizio il più grande cattivo di questo mondo.

"Be', almeno sembrano felici." Commentò infine Izuna.

"Già," concordò Tobirama "finalmente."

Sotto le rauche grida di gioia dei giornalisti sull'elicottero per la vittoria di All Might che mostrava fiero il pugno in segno di vittoria un ultima volta, i tre spiriti sorrisero.

La battaglia era stata vinta.

E anche se il futuro rimaneva incerto e traballante, al momento davanti ai loro occhi brillava speranzoso.

E anche se l'Era di All Might era giunta al termine, ben presto una nuova Era sarebbe sorta dalle ceneri di quella vecchia, piena di una nuova nascente speranza.

L'Era di Deku presto avrebbe brillato sul mondo.

E un giorno, ancora più lontano, tutti loro si sarebbero riabbracciati.

E la loro famiglia sarebbe stata di nuovo unita.

 

 












 

Note dell'Autrice:

E dire che questa storia doveva essere qualcosa di tipo crack, nata dall'idea balzana di un Hashirama in un frivolo grembiule rosa e uno sgocciolante Madara in accappatoio. Doveva essere qualcosa di stupido e sciocco e mortificante - per chi, era ancora campato per aria ma probabilmente doveva essere il terzo incomodo che per dovere o per caso si era ritrovato coinvolto nella ridicola situazione che quei due avevano inavvertitamente causato. ...tipo un poliziotto.
E invece è uscito fuori questo (non ho proprio il senso della misura a volte).
Ed è uscita fuori questa storia solo e soltanto perché Mito ha sgomitato così tanto durante il percorso per farsi coinvolgere che... che dovevo fare se non accontentarla?
Comunque, spero che questa storia vi piaccia.

Arrivederci.
Devil-san

 

PS: Questa storia la troverete anche su Ao3Fanfiction.net

 
  
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