Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: VigilanzaCostante    03/10/2021    7 recensioni
«Vino elfico».
«Vino elfico? A fare queste vittime è del banale vino elfico?».
«Potter, so che per una mente come la tua la comprensione non è cosa immediata, ma abbi la decenza di non farmi ripetere dieci volte le stesse due parole».

Harry e Draco sono alle prese con un caso da risolvere, il primo in veste di Auror, il secondo in veste di pozionista. Non è facile seguire la pista giusta, soprattutto se al tuo fianco hai il tuo acerrimo nemico.
|Draco/Harry, post-guerra| Minilong (3 capitoli) | Ispirata ai primi tre prompt del #writober
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia partecipa ai primi tre giorni del #writober


   Anche il vino mente

 

         
        Parte terza: Amanti

 

#cera

La questione bacio è finita dentro al cassetto dei calzini, per Harry Potter, che continua a ignorare l’accaduto come se non fosse mai successo. Perché no, nel bel mezzo della svolta delle indagini non può pensare alla sensazione delle mani di Malfoy sui suoi fianchi o al calore della sua bocca che si apre per accoglierlo. Quindi “la questione bacio”, come la chiama nella sua mente, deve rimanere stipata dentro al cassetto dei calzini.
Dopo quella cosa, Draco aveva sputato un “Non fai altro che incasinare le cose, Potter” ed era uscito dal suo ufficio sbattendo rumorosamente la porta. Da allora, nulla.
Ed è per questo che non si guardano nemmeno negli occhi, quando devono vedersi per il caso, e non si trattengono mai oltre le 19. Non mangiano più sushi, o cibo cinese, o carbonara, perché quell’era è finita nel giro di una settimana e va bene così. Sta anche cercando di convincersi che tutto quello non gli faccia male, male in un modo che non sa neanche spiegarsi.
Harry Potter e Draco Malfoy non sono fatti per ignorarsi, ecco tutto. Per odiarsi, sì, per stuzzicarsi, picchiarsi, maltrattarsi, quello assolutamente e inderogabilmente, sì. Ma non sono fatti per voltare la testa dall’altra parte quando l’altro passa. Ammazza tutta l’adrenalina che quel rapporto era in grado di dare loro sin dal primo incontro al primo anno.
«Buongiorno», biascica quando Draco entra nel suo studio insieme a Davies.
Si sono resi conto che il lavoro di controllo necrologi non è immediato come pensavano. Troppi nomi, troppe morti, troppe donne. Ma hanno notato che l’etichetta purosangue, non è così facile da trovare. Quindi, mentre spulciano le donne mezzosangue dagli elenchi infiniti che hanno in mano, sperano che l’assassino non trovi altre vittime.
«Ce l’ho!» a esclamarlo è Davies, lo sguardo carico di trionfo. «Abigail Barn. È morta a settant’anni, dopo un lungo coma. Potrebbe essere un’assonanza con il distillato della morte vivente!».
«Cos’altro sappiamo?».
«Purosangue, gestiva una biblioteca magica a Diagon Alley. Non sapevo ci fossero biblioteche a Diagon Alley. Il marito, babbano, si chiama Jonathan Priceton».
«E il figlio?» chiede Harry, impaziente.
«Edward Priceton».
Si dividono i compiti, e decidono di informarsi su quest’uomo che potrebbe essere il loro uomo. È anche giunto il momento di documentare ciò che hanno trovato al Capo Auror, e Harry sa di dover affrontarlo lui di persona.
Ma è stanco, e non riesce a smettere di guardare di sottecchi Malfoy, i suoi lineamenti pronunciati, le sue labbra corrucciate, i suoi occhi cerulei. Non è neanche così bello, Draco, eppure è l’unico uomo che ha sentito l’urgenza di baciare. Perché l’ha fatto? Perché gli è piaciuto così tanto? Lo odia, lo odia da morire per essere entrato nella sua vita e starlo sconvolgendo in quel modo.
Davies è uscito dalla stanza e Draco si sta muovendo a mettere via le sue cose per evitare di stare solo con lui.
«Ti va se ci vediamo stasera?» se ne pente un secondo dopo; non sa nemmeno che gli è preso, è ridicolo.
Draco ride, beffardo: «Un appuntamento galante? No, grazie, sto bene così» fa per uscire ma Harry è più veloce e gli chiude la porta e si antepone a essa.
«Io, io non me ne sono pentito».
La risata graffiata di Malfoy lo sconvolge. «Ora, non te ne penti. Ma che cosa vuoi? Non hai mai avuto un rapporto con un uomo, e non me la sento di essere la persona con cui esperimenti. Non ho tempo, né testa. O vuoi una relazione? Con me, Potter? Fino a un mese fa ci odiavamo a morte. Forse ora pensi anche di volerlo, ma quando dovrai dirlo a Weasley e Granger, non ne sarai così felice. Harry Potter e Draco Malfoy non sono fatti per frequentarsi».
«Harry Potter e Draco Malfoy non sono fatti per ignorarsi, invece» sbotta in risposta. «Perché abbiamo risolto il caso, secondo te? Grazie a Davies? No. Perché funzioniamo insieme, cazzo». E nel dirlo alza la voce, con la sua solita foga, con la sua solita imprudenza. E poi lo bacia di nuovo. E la “questione bacio” smette di rimanere stipata in quel cassetto dei calzini, e viene fuori prepotente a colpirli. Lo bacia di nuovo e non gli lascia via di fuga, perché blocca la porta con il suo corpo e lo risucchia tra le sue braccia.
Draco si stacca – di nuovo – con i capelli scompigliati come quando si erano presi a pugni.
«Come fai ad agire senza mai riflettere?» sbuffa esasperato, ma non arrabbiato.
«Vieni a cena da me, stasera» gli sussurra nell’orecchio, sentendosi sempre più audace. Audace perché, in fin dei conti, Draco non si è allontanato dal suo corpo anche se avrebbe fisicamente potuto.
«Ci penserò. Ora vado, Potter» e si svincola bruscamente, fintamente infastidito.
«Alle 19 da me!».
«Non essere invadente, ho detto che ci penso» ma nel dirlo sorride, ed esce.
Harry non riesce a non considerarla come una piccola e succosa vittoria.

 
×××

Guarda la fiamma consumare la cera della candela. Ha sempre trovato ipnotico il fuoco, e continua a fissarlo per non pensare alla cocente delusione che ha appena subito. Perché ha pensato che Draco si sarebbe presentato? È stato stupido crederlo. Sono due adulti che hanno imparato a tollerarsi, non per questo deve nascere un grande amore. E poi a lui non piacciono gli uomini. O sì?
È ipnotico il tremolare della candela, vedere la cera calda che si scioglie. Allunga il dito per sentire se quel liquido formatosi è bollente. Lo è, brucia leggermente ma sembra non importargli. Perché diavolo non si è presentato? E perché lui ha preparato una cena come se fosse un vero appuntamento galante?
Si sente umiliato. E la rabbia prende il posto della delusione, una rabbia che cova da fin troppo tempo, che lo mangia da anni e non è in grado di abbandonare.
Come si è permesso di farlo sentire in questo modo? In modo automatico mette i piatti nel lavello, butta gli avanzi di quella cena a malapena toccata, si butta sul divano e si lascia andare a un confuso e turbato sonno.

 
×××

La mattina dopo Draco Malfoy aspetta i due Auror appoggiato al muro fuori dalla porta. Gioca con un’ampolla di Veritasserum tra le mani, e sul volto ha quell’espressione di costante noia che Harry vorrebbe tanto cancellargli dalla faccia a suon di pugni (o, ancora meglio, di baci).
«Harry, il Capo Auror ha firmato il mandato per interrogare il sospettato. Sei pronto a farlo stamattina?» Davies lo chiede con rispetto, un po’ titubante. Non è mai facile affrontare dei possibili assassini, fare le domande giuste, rimanendo distaccato senza farsi coinvolgere.
Prima di rispondere, guarda negli occhi Malfoy.
«Sì Roger, facciamolo oggi» e solo dopo aver pronunciato quelle parole, gira la testa e si rivolge al collega. «Prepara tutto, intanto, fammi risolvere una cosa qua».
Quando rimangono soli, Draco non sembra sorpreso. Il suo viso pallido è ancora impassibile, ancora annoiato, sembra non pensare nemmeno che meriti la sua attenzione.  
«Sei arrabbiato perché non mi sono presentato, Potter?» chiede beffardo.
«Penso tu non sia più il benvenuto qui, il tuo lavoro l’hai svolto. Non servono più indagini riguardanti le pozioni, e una scorta di Veritasserum ce l’ha anche il Ministeror» cerca di mantenere un tono calmo, neutrale. È che sa di essere troppo focoso, troppo istintivo, e controllare la voce è l’arma più affilata con cui può difendersi. Draco sembra davvero esserci rimasto male, ma non ha la forza per dispiacersene.
«Harry, non dirai sul serio».
«Non puoi assistere all’interrogatorio, è una cosa che dobbiamo fare io e Davies» e questo, a ragion del vero, non è scorretto.
«L’ho praticamente risolto io questo caso» Draco è scioccato, nella sua rabbia contenuta.
«Fatti l’apprendistato Auror e risolverai anche tu dei casi, Malfoy. Altrimenti, rimani nel tuo laboratorio. Questo non è il tuo posto».
Fa per andarsene, ma Draco lo trattiene per un polso, con una presa troppo forte, gli fa bruciare la pelle quel contatto, vuole svincolarsi.
«Ci ho già provato a entrare nel corpo Auror, non mi hanno fatto nemmeno iniziare l’apprendistato. A quanto pare è il posto perfetto solo per gli eroi» e pronuncia quella parola con disgusto vivo. Ma invece di lasciargli il polso, lo attira a sé e lo bacia. Lo bacia in modo irruento, mordendogli il labbro inferiore, facendosi spazio per entrare nella sua bocca. Ma il Ministero è troppo affollato e sono costretti a staccarsi per non essere beccati in fragrante.
«Funziona così? Mi baci solo quando sei incazzato? Non puoi entrare in quella stanza, Malfoy. E non credo nemmeno di volerti far entrare nella mia vita». Per quanto sia sorpreso dalla dichiarazione, cerca di non darlo a vedere.
Sente il rumore dei suoi passi mentre si allontana, sente lo sguardo di Draco che carico di astio gli perfora la schiena. Sembra un’altra persona a stringere la maniglia al posto suo, ad aprire la porta in modo automatico, a fare un cenno a Davies per assicurargli che va tutto bene.
Ma torna a essere Harry Potter nel momento in cui incatena il suo sguardo in quello di Edward Priceton. Davanti a sé ha un uomo dai capelli ricci, crespi, occhi come spille nere e la pelle ruvida, con ancora i segni di un’acne infantile. Un uomo che a trent’anni sembra aver vissuto dieci vite.
Quando si trova davanti Edward Priceton, lascia il resto fuori da quella stanza.

 
×××

Draco, ogni mattina, fa colazione insieme a sua madre. Il Maniero è troppo grande solo per lei, quindi ha accettato di vivere nella dimora di famiglia fino a che il padre non finisce di scontare la sua pena ad Azkaban. Odia quel posto, odia quello che gli fa ricordare, i fantasmi delle persone che l’hanno popolato. Sul tavolo su cui sta appoggiando i piedi, mentre sfoglia il giornale, non molti anni prima si è accasciata priva di vita Charity Burbage. Quel salotto è stato pervaso dalle urla di Hermione Granger. Quando si sarebbero decisi a vendere? Non poteva lasciarla sola, non voleva farlo, avrebbe solo desiderato ricominciare da capo in un altro luogo. Magari lontano anche dall’Inghilterra o da Harry Potter, e tutto quello che si porta dietro.
Sta giusto leggendo l’articolo scritto da Pansy riguardo a Edward Priceton. Era lui che scriveva alla “Posta del cuore”. Ha sempre vissuto male la separazione dei genitori, ha attribuito tutta la colpa alla madre maga per non aver parlato della sua vera natura al padre. Eppure, non ha rinnegato l’uso della magia e, anzi, se ne aveva ben usufruito per fare tutte quelle morti. Fa scivolare sul tavolo il pezzo di carta con disgusto, passandolo alla madre.
«Caro, c’è un gufo del Ministero fuori dalla finestra. Prova ad aprirgli, magari manda notizie su tuo padre».
Sbuffa leggermente, come fosse ancora adolescente, ma evita di far alzare la madre e va lui. Il gufo gli mordicchia le dita mentre tenta di slegare la lettera, e scocciato gli rifila qualcosa da mangiare.
«No mamma, è indirizzata a me, non credo c’entri papà» la avvisa, sperando di non dover di nuovo aiutare Harry Potter e i suoi colleghi auror. È passato un mese dall’ultima volta che l’ha visto, e se ci pensa ancora gli si stringe il petto in maniera dolorosa. È stato così bravo ad allontanare di nuovo Potter, è riuscito ad auto-sabotarsi come ogni volta che gli interessa qualcosa o qualcuno. Dovrebbe essere contento, invece è solo arrabbiato con se stesso. E con Harry Potter, ovviamente, perché sospetta di dover vivere un’intera esistenza odiandolo.


Egregio signor Malfoy,
siamo lieti di informarLa che, grazie all’aiuto che ha offerto nella risoluzione del caso Priceton, ha la possibilità di iniziare i tre anni di Apprendistato Auror, sotto la gentile raccomandazione del signor. Harry Potter.
Ci mandi una missiva di risposta nel caso fosse interessato, che procederemo all’iscrizione.
Cordiali saluti
Mathilda Orbay, segretaria dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.

 
O forse no. O forse sarebbe stato impossibile odiarlo, perché è così schifosamente corretto, e leale, e vero. Come forse lui non è in grado di essere.
Saluta di corsa la madre, si veste con il suo solito completo nero, ma invece di dirigersi nel suo laboratorio, si prepara a smaterializzarsi a casa di Harry. Guarda l’ora sul suo orologio da polso magico, e incrocia le dita con la speranza di trovarlo ancora intento a fare colazione.
Ma poi indugia, fissandosi la punta delle scarpe nere lucide. Avrà ancora il permesso di smaterializzarsi a casa sua? Sarà ancora in grado di guardarlo negli occhi? Dove troverà il coraggio di ringraziarlo? Lui che non ha nemmeno il coraggio di abbandonare i demoni del suo passato, di eliminare il marchio dal suo braccio, di trasferirsi in un posto meno scuro e più spazioso. Dove troverà il coraggio di abbandonare il suo laboratorio, per buttarsi su un lavoro che ha scoperto solo da poco di essere in grado a fare?
Ci sono certe cose che bisogna farle senza pensare – è questo che cerca di ripetersi. Bisogna solo chiudere forti gli occhi, prendere un respiro profondo e buttarsi. Perché non c’è sempre un morbido cuscino a pararti la caduta, a volte bisogna anche rischiare di rompere qualche osso e di uscirne un po’ malandati. Allora si smaterializza, sentendo il solito vorticare, la solita stretta allo stomaco. Ha paura di andarsi a schiantare contro un muro, invece quando sente di nuovo la terra ferma, è nel salotto di casa Potter. E Harry è davanti a lui, con il cucchiaio a mezz’aria, i capelli scomposti e gli occhi stropicciati dal sonno – ma che strabuzzano e si spalancano quando si accorgono di chi hanno davanti.

 
×××

«Buongiorno, sono qui per ringraziarti» Draco vorrebbe sembrare più affettuoso, ma per quanto ci provi, la sua voce rimane ferma e fredda.
Harry sembra ancora scioccato, forse avrebbe dovuto avvisarlo prima. Per fortuna non l’ha beccato con nessuno, quello avrebbe fatto parecchio male, almeno al suo orgoglio.
«Oh, sei qui per quello» Harry sembra deluso. «Non devi ringraziarmi, hai dimostrato molto talento e penso che sia ingiusto tu non abbia avuto la possibilità di provarci».
«Ho provato a entrare negli Auror per te».
Harry quasi sputa il succo di zucca che sta bevendo. Si alza dal tavolo e si avvicina leggermente al biondo.
«Cosa significa?».
«Per me il rapporto con te è sempre stato su un piano totalmente competitivo. Giocavo molto meglio a Quidditch quando le partite erano contro i Grifondoro. Volevo dimostrare a me stesso che sono più bravo di te, per quello ho provato a entrare».
Harry ride, buttando la testa all’indietro, in modo stranamente sincero.
«Non è così romantica, detta così».
«Se fossi romantico, non ti piacerei per niente Potter» e accenna una forma di sorriso sul suo viso.
«Chi ti ha detto che mi piaci?».
Draco fa finta di rifletterci su, picchiettando l’indice affilato sul mento. «Uhm, forse mi hanno confuso la serie di baci che ci siamo scambiati».
«Ma poi sei scappato» gli ricorda Harry, ma avvicinandosi un po’ di più.
«Quello che fanno i codardi Serpeverde, no?» e accompagna quella frase amara con una risata. «Insomma, Potter, come fai a non aver paura?».
«Di cosa?».
«Del tuo primo rapporto con un uomo, di una relazione con un ex Mangiamorte, di rimanere coinvolto, di rimanere ferito. Come fai a non avere paura?».
«Magari ce l’ho, Draco. Magari per quello ho reagito così l’altra volta, non pensi? Mi sono sentito umiliato, a guardare la cera di una stupida candela che si scioglie» e inizia ad alzare il tono della voce.
«Eppure?».
«Eppure, forse, se tu lo volessi, ci proverei. Ne vale la pena, no?».
«Non posso sapere se ne vale la pena» sospira Draco, frustrato.
Vorrebbe solo che Harry lo baciasse, che svuotasse il suo cervello da quelle domande. Perché preoccuparsi di fare congetture proprio ora? Vorrebbe sentire quelle labbra sottili, quella pressione gentile, quella lingua ruvida. Ma Harry non lo bacia, resta a fissarlo in attesa di una mossa. Non è disposto più a infrangersi contro un muro, e come biasimarlo?
«Okay, proviamoci» sibila, a bassa voce, sperando quasi che l’altro non lo senta.
«Che intendi?».
«Possiamo uscire o mangiare chusci o quello che vuoi, Potter».
«Ci stiamo frequentando, quindi?» e un sorriso da bambino gli illumina la faccia. «Ah! Ho vinto!» e inizia a saltellargli intorno, per stuzzicarlo.
«Sei un bambino!» esclama Draco, scioccato. «Ora puoi fermarti un attimo e baciarmi come Merlino comanda?».
E Harry, nonostante il tono snervante, e saccente, e fastidioso che l’altro sa assumere, lo asseconda. Il calore che sente ad altezza stomaco gli fa dimenticare che ha ospitato nella sua vita il suo più acerrimo nemico.









 
Nda: 
Ciao a tutti! Sono molto contenta di aver portato a termine questo progetto, anche se quest'ultimo capitolo non mi convince in toto. Voglio specificare che in quest'ultima parte ho accantonato un po' il caso - per me sostanzialmente risolto - per potermi dedicare maggiormente al rapporto tra Harry e Draco, e dare una sorta di conclusione al percorso che hanno fatto. Nemici - Amici - Amanti. 
Spero vi sia piaciuto! 
Continuerò il mio #Writober, ma con raccolte diverse. Da domani, mi concentrerò su una raccolta lunga sette giorni sulla Old generation!
Un bacio
Mati
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: VigilanzaCostante