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Autore: pampa98    05/10/2021    2 recensioni
[Storia scritta per il Writober di fanwriter.it]
«Oh, ma al meteo non avevano detto che avrebbe nevicato così tanto. Caro, guarda quanta neve!» Uscì in strada, spostando lo sguardo da una parte all’altra per ammirare il paesaggio ammantato di bianco. «Non è bellissimo?»
«Ehi, lo hai capito o no che sepolta qui sotto c’è la mia auto!»
Aziraphale guardò lungo tutta la strada.
«Ehm, sì, l’ho capito. Ma mi sembra di notare che tutte le auto abbiano subìto la stessa sorte. Non preoccuparti, sono sicuro che sta benissimo. Basterà spazzare via la neve.»
«La fai facile tu, angelo! Qui serve proprio un miracolo per aiutare la mia povera Bentley.»
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 5: Neve.
 

MIRACOLI DI NEVE





Aziraphale fu svegliato da un grido disperato. Si guardò intorno preoccupato, cercando Crowley, ma il lato del letto su cui dormiva il demone era vuoto. Si alzò a sua volta, rimpiangendo subito il calore delle coperte. Indossò la sua vestaglia invernale e uscì per vedere cosa fosse successo.
«Crowley?» Guardò in cucina, poi nel salotto. «Caro, dove sei?»
Forse era successo qualcosa alla loro piante –
Crowley aveva fatto qualcosa alle loro piante, di sicuro. Si divertiva molto a tormentare quelle tenere creature e a niente servivano i suoi continui rimproveri.
«Aziraphale!» Crowley irruppe dalla porta di ingresso, i capelli arruffati sulla testa, in evidente stato di agitazione.
«Crowley, torna dentro, fuori si gela!» disse Aziraphale, stringendosi nel suo abito.
«Esatto! Per questo ti avevo detto che dovevamo fare spazio per la Bentley!» esclamò, prima di correre di nuovo in strada.
Aziraphale avrebbe voluto spiegargli – di nuovo – che la sua macchina era, per l’appunto, una macchina. Non poteva sentire freddo come accadeva agli esseri viventi, i quali includevano piante e creature sovrannaturali che albergavano in corpi umani.
«Guarda, guardala come è ridotta! Povera piccola.»
Aziraphale si affacciò sulla soglia di casa e vide Crowley che girava preoccupato intorno a un ammasso di neve. Immaginò che sotto vi fosse la Bentley, ma per l’angelo quello non rappresentava certo un problema. Era, anzi, estasiato dallo spettacolo che aveva di fronte.
«Oh, ma al meteo non avevano detto che avrebbe nevicato così tanto. Caro, guarda quanta neve!» Uscì in strada, spostando lo sguardo da una parte all’altra per ammirare il paesaggio ammantato di bianco. «Non è bellissimo?»
«Ehi, lo hai capito o no che sepolta qui sotto c’è la mia auto!»
Aziraphale guardò lungo tutta la strada.
«Ehm, sì, l’ho capito. Ma mi sembra di notare che tutte le auto abbiano subìto la stessa sorte. Non preoccuparti, sono sicuro che sta benissimo. Basterà spazzare via la neve.»
«La fai facile tu, angelo! Qui serve proprio un
miracolo per aiutare la mia povera Bentley.»
Aziraphale arrossì di indignazione.
«Crowley» disse, con il suo tono più severo, «avevamo detto di limitare al minimo i… miracoli. Sai che Gabriele mi tiene d’occhio, verrà subito a controllare cosa stiamo facendo!»
Crowley si strinse nelle spalle.
«L’ultima volta era troppo impegnato con Belzebù per badare a noi.»
Si riferiva al giugno passato, quando aveva sgridato troppo un geranio e quello era appassito. Non lo aveva fatto di proposito, voleva solo spaventarlo un po’, ma la situazione gli era sfuggita di mano e Aziraphale aveva deciso – in totale autonomia, ricordò Crowley – di restituire linfa vitale a quella piantina indifesa. Era stato Belzebù a inviare loro un reclamo da parte dell’arcangelo, specificando in calce che le loro interruzioni non erano affatto gradite e che avrebbe trovato il tempo di eliminarli dalla faccia della Terra, dei Cieli e degli Inferi se si fosse presentata un’altra situazione simile.
«Per favore, angelo» mormorò Crowley, avvicinandosi a lui con fare suadente. «Fallo per me.»
«Oh, per l’amor del cielo, Crowley! Certe volte sei proprio… Io... Sei diabolico!»
Crowley gli rivolse un sorriso che rispecchiava in pieno quell’aggettivo.
«Grazie per il complimento, angelo.»
Aziraphale sospirò. Gli passò le mani tra i capelli rossi, che il demone aveva deciso di lasciarsi crescere dopo che Aziraphale gli aveva
accidentalmente detto che era rimasto affascinato dalla sua chioma la prima volta che l’aveva visto, e cercò di ridare loro un aspetto umano. Quando ebbe finito, Crowley si voltò di nuovo verso la sua amata Bentley, unica macchina in quella via che era perfettamente libera dal più piccolo fiocco di neve.
«Eccoti qui, piccolina!» Corse verso di lei e le accarezzò la fiancata destra. «Così stai meglio, vero?»
«Sì, sì, sto meglio. Preoccupati dell’angelo che ti ha appena aiutato e che sta congelando alle tue spalle.»
«Che melodrammatico che sei!» disse Crowley, avvicinandosi ad Aziraphale per stringerlo in un abbraccio. Gli strofinò braccia e schiena e l’angelo si beò del suo tocco – sebbene avrebbe comunque preferito tornare dentro la loro casa, sotto le coperte…
«Comunque se la Bentley potesse parlare, non avrebbe di certo una voce così acuta.»
«Più… più metallica?» chiese Aziraphale, i cui pensieri su cosa avrebbero potuto fare a letto erano andati molto oltre ogni angelico scenario e aveva bisogno di distrarsi.
«No. Più alla Freddie Mercury.»
Aziraphale si scostò leggermente da lui per rivolgergli uno sguardo scettico.
«Quindi se avesse la voce diventerebbe una cantante?»
«Non una cantante qualsiasi. La migliore in assoluto.»
Crowley aggrottò le sopracciglia, fissandolo con intensità. Aziraphale arrossì e cominciò a toccarsi la faccia.
«Che… Che c’è? Perché mi fissi così?»
«Hai le guance e il naso rossi» disse, toccandogli la punta del naso con l’indice. «Hai davvero freddo?»
«Sì!» esclamò Aziraphale, esasperato. «È da quando mi hai fatto uscire di casa che te lo dico!»
«Va bene, va bene. Entriamo, forza! Credo di conoscere un ottimo modo per scaldarti.»
Aziraphale arrossì, di imbarazzo ed eccitazione al contempo.

«Ripeto: sei diabolico!»
Crowley cinse la vita dell’angelo, le loro labbra a un soffio di distanza. Sorrise, colmando quello spazio.
«Ripeto: grazie per il complimento.»

   
 
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