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Autore: Soul Mancini    05/10/2021    3 recensioni
[Scritta per il compleanno di Phil ♥]
“[...] E quindi ho pensato di regalarti qualcosa di particolare, ovvero un pranzo” dichiarò il batterista.
“Mi vuoi invitare fuori? Però mettiamo le cose in chiaro: niente McDonald’s questa volta, l’ultima volta ho trovato l’elastico di una mascherina dentro il mio panino…” Phil, una volta scese le scale, aveva varcato il portone del condominio e si stava dirigendo verso la sua auto.
“No, niente di tutto ciò: ti voglio invitare a pranzo da me.”
“E da dove pensi di ordinare?”
“Da nessuna parte: cucino io!”
Per poco Phil non si fermò di botto nel bel mezzo del niente. “Tu, James Price, vuoi seriamente preparare il pranzo?!”
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Price, Philip Blake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cucino io!
 
 
 
 
“Ehi, buon compleanno vecchiaccio!” esordì la voce allegra di Price non appena Phil rispose alla chiamata in arrivo.
Il bassista sorrise. “Fino a prova contraria, questo vecchiaccio è più energico di te!”
“Che combini?”
Phil inserì il vivavoce per poter posare il telefono e nel frattempo si adoperò per cercare le chiavi della macchina. “Niente di che, ho alcune commissioni da fare: devo andare alla posta e fare un po’ di spesa. Stasera venite da me? L’ho scritto anche nel gruppo.”
“Io ci sono, Conor e Dom anche, mentre Joe non ha ancora risposto. Senti… ho una proposta.”
Phil aggrottò le sopracciglia rivolto al cellulare che stringeva nella mano sinistra mentre, con la destra, chiudeva a chiave la porta di casa. “Devo avere paura?”
“No, almeno credo… il punto è che quest’anno non ho avuto uno straccio di idea su cosa regalarti, quindi ho pensato…”
“Non dovevi regalarmi niente” lo interruppe il festeggiato. Poteva sembrare una frase di circostanza, ma quando Phil la pronunciava – a ogni suo compleanno – era proprio ciò che pensava: gli bastava avere accanto i suoi amici per celebrare quella giornata speciale.
“Sì, vabbè. Dicevo… e quindi ho pensato di regalarti qualcosa di particolare, ovvero un pranzo” dichiarò il batterista.
“Mi vuoi invitare fuori? Però mettiamo le cose in chiaro: niente McDonald’s questa volta, l’ultima volta ho trovato l’elastico di una mascherina dentro il mio panino…” Phil, una volta scese le scale, aveva varcato il portone del condominio e si stava dirigendo verso la sua auto.
“No, niente di tutto ciò: ti voglio invitare a pranzo da me.”
“E da dove pensi di ordinare?”
“Da nessuna parte: cucino io!”
Per poco Phil non si fermò di botto nel bel mezzo del niente. “Tu, James Price, vuoi seriamente preparare il pranzo?!” Gli veniva da ridere e, se si stava trattenendo, era solo perché la signora del terzo piano si trovava a qualche metro da lui, intenta a scaricare dal portabagagli alcune buste della spesa, e lo stava fulminando con lo sguardo. Non era tanto normale quella donna.
“E dai, certo che quando ti ci metti sei proprio uno stronzo! Non è che non so cucinare, è che non mi ci metto mai! Ma per un’occasione speciale come questa sono disposto a fare lo sforzo!” si difese il batterista, evidentemente convinto di ciò che stava dicendo.
Phil si grattò la testa, dubbioso. In quelle rare occasioni in cui il suo amico si era avvicinato ai fornelli – sempre sotto la sua supervisione – aveva combinato un disastro dietro l’altro: una volta, nel tentativo di infornare una teglia di biscotti, si era ustionato una mano; un’altra volta aveva confuso il sale con lo zucchero mentre preparava la panatura per le cotolette.
Raggiunse la sua macchina e si sedette all’interno dell’abitacolo. “Sei sicuro di ciò che fai? Non è che quando arrivo a casa ti trovo cotto arrosto dentro la cucina in fiamme?”
“Non ti preoccupare, so già come devo procedere: ho già cercato la ricetta e non è per niente difficile!”
“La ricetta di che cosa?” indagò allora il bassista, curioso.
“Eh no, niente spoiler!”
“D’accordo.” Scrollò le spalle. “Vado a sbrigare queste faccende e poi vengo da te. E, Price… grazie. Devi volermi davvero molto bene per metterti addirittura a cucinare!”
Il batterista ridacchiò. “Avrò bisogno di un anno di Just Eat per riprendermi da questo trauma, ma ehi, è il tuo compleanno e si fa questo e altro!”
Phil sorrise: qualsiasi sarebbe stato il risultato finale, apprezzava tantissimo il pensiero che il suo amico aveva avuto per lui.
 
 
Più tardi, quando Price lo accolse in casa sua con un abbraccio fraterno, Phil non poté fare a meno di annusare l’aria. Per tutta la mattina si era domandato cosa il batterista avrebbe potuto cucinare per lui: senza dubbio un piatto di suo gradimento, ma che avesse una ricetta semplice.
L’odore sottile che si spandeva fino all’ingresso non gli era del tutto estraneo, ma non riusciva a collegarlo a nulla in particolare.
“Hai fame?” gli chiese Price raggiante.
“Mi sto digerendo da solo” ammise Phil, passandosi una mano sullo stomaco vuoto da troppe ore. Nella fretta di uscire, quella mattina aveva fatto una colazione veloce e decisamente insufficiente per i suoi standard.
“Allora ho ciò che fa per te, vedrai che capolavoro ho preparato!” si pavoneggiò il suo amico, facendo strada fino alla cucina.
Una volta nella stanza, Phil notò la tavola già apparecchiata per due, con tanto di piatti stracolmi. Si avvicinò maggiormente e solo allora riconobbe la pietanza: spaghetti spessi e dal colore giallo acceso, adornati da quella che pareva pancetta ben rosolata.
Sgranò gli occhi. “Carbonara?!”
“Esatto! In carne e ossa! Anzi, in carne e uova!”
Phil sorvolò sull’orribile freddura del suo amico e si voltò a guardarlo con gratitudine. “Hai davvero preparato il mio piatto italiano preferito apposta per il mio compleanno? Ma io ti amo!”
“Cosa aspetti a chiedermi di sposarti allora?”
I due si sedettero a tavola – la pasta era ancora calda, non era certo il caso di aspettare oltre – e Phil, contento e affamato più che mai, prese il primo boccone. Certo non si poteva dire che fosse la carbonara più buona che avesse mai assaggiato, ma del resto da nessuna parte del mondo ne aveva mangiato una come quella italiana; si ritrovò a pensare che tutto sommato Price aveva fatto un buon lavoro. Non sapeva come ciò fosse possibile, visto che quella non era una tra le ricette più semplici.
“Hai azzeccato perfino le dosi del sale… anzi, hai azzeccato a mettere il sale! Ed è stato difficile preparare la pancetta?” commentò Phil soddisfatto, dopo aver mandato giù il primo boccone; intanto aveva già il secondo sulla forchetta ad attenderlo.
“Che spiritoso… te l’ho detto che se mi metto d’impegno sono pure un bravo cuoco! Per la pancetta…”
Ma Price si interruppe quando notò un’espressione stranita sul volto dell’amico, intento a masticare.
“C’è uno spaghetto… duro” bofonchiò, cercando di capire meglio ciò che aveva in bocca.
Price arrossì. “Beh, magari non si è ben cotto.”
“No, è come se… come se fosse cotto, ma poi si fosse… seccato” cercò di descrivere Phil.
“È impossibile” si affrettò a dire il più giovane, sempre più rosso in volto.
“È strano infatti, non mi era mai capitata una cosa del genere.” Deglutì e sorrise al suo amico con fare rassicurante. “Beh, pazienza, sarà stato un caso! È la prima volta che prepari la carbonara, direi che non è il caso di fasciarsi la testa per una piccolezza del genere.”
“Oh beh, vorrà dire che non comprerò più questa marca di pasta” commentò Price evasivo, mettendosi in bocca un boccone decisamente troppo abbondante.
Continuarono a mangiare e Phil trovò altri frammenti di spaghetti duri – li trovò anche Price, ma evitò di farlo notare – e nel frattempo chiacchierarono e progettarono il programma per la serata, quando avrebbero festeggiato col resto dei loro amici. Conclusero il pranzo con un po’ d’uva e poi Price annunciò che aveva in serbo un’altra sorpresa per il suo amico.
“Addirittura?”
Price sorrise e si alzò da tavola.
“Okay, allora nel frattempo sbarazzo un po’ qui” affermò Phil, afferrando i piatti e portandoli verso il lavello.
Quando aprì il bidone della spazzatura per buttare i semini dell’uva, qualcosa attirò la sua attenzione: in superficie, tra bucce di banana e altri rifiuti non meglio identificati, torreggiava un ammasso informe che sembrava composto da spaghetti attorcigliati a una frittata non del tutto cotta. Si accigliò e aprì meglio il coperchio per osservare meglio.
“Ho preso anche il gelato!” annunciò Price alle sue spalle, richiudendo con forza lo sportello del freezer.
“Price?”
“Sì?”
“Che cosa dovrebbe essere questa roba?”
“Quale roba?” Il batterista si accostò per dare un’occhiata e, quando capì a cosa Phil si stesse riferendo, si pietrificò sul posto e inspirò bruscamente.
“Che cos’è, una frittata di pasta venuta male?”
“Beh, no, è…”
Phil si rimise dritto e solo allora notò che la cucina era pulita e immacolata, tutti gli arnesi erano al loro posto: non aveva certo l’aspetto di essere stata usata nemmeno mezz’ora prima per cucinare. Quando era arrivato a casa di Price, la pasta era ancora fumante, segno che il suo amico aveva appena finito di cucinare e non era possibile che avesse ripulito tutto in così poco tempo – considerando soprattutto la lentezza di Price in quelle faccende.
Il più giovane era imbarazzato, si torceva nervosamente le dita. “Senti, io non te lo volevo dire, però…”
“Hai provato a fare la carbonara e non ti è venuta bene” continuò Phil per lui. Non lo disse in tono di rimprovero, anzi, il suo amico gli faceva un sacco di tenerezza.
“Ecco… ho sbagliato! Non ho capito che cazzo è successo, ma ho scolato la pasta e poi l’ho messa in una padella insieme all’uovo, e a un certo punto stava venendo fuori una frittata!” cominciò a blaterare Price, sistemandosi di tanto in tanto gli occhiali sul naso. Si vergognava un sacco ad ammettere di aver combinato l’ennesimo disastro.
“E quindi hai ripulito tutto e l’hai ordinata da Just Eat” continuò Phil.
“No, non avrei fatto in tempo.” Il batterista si voltò con la scusa di appoggiare la vaschetta di gelato sul tavolo, così da non dover sostenere lo sguardo di Phil. “Avevo un pacco di pasta alla carbonara surgelata in freezer, nel caso non fossi riuscito a cucinarla…”
Phil rimase attonito per qualche istante, poi non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere di gusto.
“La smetti di prendermi per il culo?” si indispettì Price. Ma in realtà anche a lui veniva da ridere per quanto era stato ridicolo.
“Sei fottutamente incredibile, Price. Sei un mito! La vita sarebbe molto più noiosa senza di te, lo sai?” esclamò il bassista senza smettere di ridere. Si accostò al suo amico e lo strinse in un abbraccio affettuoso, prendendo a fargli il solletico.
“Ma che stronzo! Non è divertente!” protestò lui, tentando di divincolarsi. Ma non poté fare a meno di scoppiare a ridere a sua volta.
“Sei stato un incosciente a voler provare la carbonara, visti i tuoi precedenti in cucina. Ma perché non mi volevi dire che non ci sei riuscito?” Phil lo lasciò andare e gli batté una pacca sulla spalla.
“Te l’ho detto: non sono riuscito a trovare nulla di decente da regalarti e volevo che almeno questa sorpresa venisse bene. Adesso mi sento ancora più una merda…”
Phil sorrise nuovamente e gli diede di gomito. “Ti ho detto che non voglio nessun regalo!”
Price sospirò.
Dopo qualche istante, il bassista ruppe il silenzio: “A che gusto è il gelato?”
“Vaniglia e pistacchio.”
“Allora sei perdonato.”
I due si scambiarono un’occhiata complice e i sensi di colpa cominciarono pian piano a scivolare via da Price.
Quest’ultimo andò a recuperare due ciotole di vetro e due cucchiaini, poi tornò al tavolo e vi posò tutto. “Versi tu il gelato? Io devo fare una cosa.”
Phil annuì confuso, seguendo con lo sguardo il suo amico mentre estraeva il cellulare dalla tasca. Armeggiò per qualche secondo con l’apparecchio e poi se lo portò all’orecchio.
Il festeggiato, dal canto suo, inarcò un sopracciglio e cominciò a riempire le ciotole.
“Joe, grazie al cielo! Senti, hai da fare questo pomeriggio?”
Phil affinò l’orecchio per carpire la risposta del chitarrista dall’altro capo del telefono, ma non udì niente.
“Non è che mi accompagneresti in centro? Devo fare degli acquisti.”
Altra breve pausa. Phil era sempre più confuso.
“No, ma cosa hai capito? Oggi è il compleanno di Phil e non ho ancora comprato un cazzo, sono disperato!”
Il bassista sollevò gli occhi al cielo e si passò una mano sulla fronte, ma non poté che sorridere sotto i baffi. Price sapeva essere allucinante certe volte, ma quando si metteva in testa qualcosa era capace di tutto.
Soprattutto per i suoi amici.
Abbassò lo sguardo sul gelato, lo fece vagare per la cucina e infine lo posò su Price che ancora sproloquiava al telefono con Joe.
Quant’era stato fortunato a entrare in quella band.
 
 
 
 
♥ ♥ ♥ ♥ ♥
 
 
AUGURI PHIIIIIIIL *_______________*
Ma che bello tornare a scrivere e pubblicare qualcosa dopo eoni proprio in corrispondenza del compleanno di questo mio bambino pandorino, il più grande della band, la mamma chioccia di cui tutti abbiamo bisogno nella vita ♥
Non sapevo proprio che pesci pigliare (ma va? Come ogni anno ahahah), speravo di riuscire a unire il compleanno con l’ultima storia della sfida di Evelyn, ma alla fine mi sono buttata in questa demenzialata XD e lo so cosa starete pensando: POVERO PRICE, ma lo sapete che gli voglio bene lo stesso anche se gliene faccio capitare di tutti i colori :3
Ma lascio a voi tutti i commenti e passo alle notine di spiegazione, che sono un po’ stavolta ^^
Innanzitutto il fatto che Price non sappia cucinare è un mio headcanon, che prende spunto dal fatto che il batterista si è etichettato ed è stato etichettato dai suoi compagni di band come “tipo da fast food” ^^ immagino che quindi non gli sia mai interessata particolarmente l’arte culinaria ahahahah!
I precedenti che ho raccontato coi biscotti e la panatura sono stati da me inventati e fanno riferimento a queste due storie: Dolci preparativi e Meat, eggs, bread crumbs and... :P
Per quanto riguarda la carbonara come piatto preferito di Phil, sempre nella stessa intervista in cui Price veniva definito “tipo da fast food”, il nostro bassista ha dichiarato che il suo piatto italiano preferito è la carbonara… e da qui deduco che sia un buongustaio eheheheh, I FEEL YOU, anzi I PHIL YOU XD
E per l’elastico della mascherina nel cibo del McDonald’s.. una volta (all’inizio della pandemia) ho sentito che a Londra in un punto vendita McDonald’s una bambina aveva davvero trovato una mascherina nel suo piatto AHAHAHAH non so quanto questa news sia attendibile (ma visti i livelli del Mc non mi sorprenderebbe ^^”) però non ho potuto fare in meno che accennarne in questo contesto XD
Infine la faccenda dei frammenti di spaghetti duri è tratta dalla mia real life: una volta sono andata in un bar/ristorante/chiosco (?) e, non avendo idea che i primi piatti fossero congelati, ho ordinato una carbonara. Ragazzi, UN ABOMINIO, c’erano davvero degli spaghetti croccanti (???) nel mio piatto, e ovviamente la qualità del “cibo” avrebbe fatto rivoltare qualsiasi romano devoto al suo cibo tipico… quindi insomma, era quasi meglio se Price non avesse buttato quell’ammasso di roba che aveva cucinato AHAHAHAHAH!
Spero di avervi fatto sorridere, io ho amato scrivere questa storia e sono felice di essere riuscita a buttarla giù in un periodo di scarsa creatività *-*
Grazie a chiunque sia giunto fin qui :3
E ANCORA TANTISSIMI AUGURI a Phil, talentuosissimo bassista e persona di una dolcezza unica ♥
 
 
   
 
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