Prompt 7: Abbracciare

TRE PREMI

La palla giunse verso la sua mano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Asahi la colpì. Abbatti il muro, resta in campo. La palla scattò oltre la rete e cadde a terra a pochi millimetri dalla linea di fondo campo.
Punto.
Le urla di giubilo dei suoi compagni furono nascoste dal sorriso di Nishinoya che correva verso di lui. Senza pensarci, Asahi lo sollevò da terra, stringendolo a sé. Il ragazzo si irrigidì – aveva interpretato male il suo gesto? Gli stava facendo male? Non stava correndo verso di lui, ma verso Tanaka? – ma fu solo per un momento. Gli circondò il corpo con braccia e gambe, e urlò estasiato.
«Ce l’abbiamo fatta! Il nostro attacco funziona!»
Asahi annuì, felice.
«Le tue alzate sono fantastiche, Nishinoya! Le migliori che abbia mai ricevuto. Ah!» si voltò alle sue spalle, dove Kageyama e Sugawara erano fermi a osservarli. «N-Non intendevo quello! S-Siete fantastici anche voi, adoro le vostre alzate!»
I due gli sorrisero. «Va bene così.» Asahi percepì un brivido scorrergli lungo la schiena: dietro ai due palleggiatori non vedeva più il muro della palestra, ma solo un minaccioso sfondo nero.
«Sono felice di poter alzare per te, Asso!» Nishinoya distolse la sua mente dalla paura. Si era allontanato per guardarlo in viso, ma era ancora tra le sue braccia. Il suo sorriso si rifletté sul volto di Asahi, e la fiducia e la sicurezza che trasparirono dal modo in cui aveva pronunciato quell’ultima parola, gli fecero desiderare di riprendere subito il gioco e continuare a segnare.
«Ora ho l’occasione di ammirare la tua forza da vicino. E sembri davvero un asso quando sei in campo!»
Asahi sbatté le palpebre più volte.
«Che… Che intendi dire?»
«Be’, gli assi delle altre squadre si notano sia dentro che fuori dal campo, mentre tu sembri sempre un bambinone imbranato» disse, serio.
La felicità di Asahi iniziò a scemare.
«Fai paura solo perché sei grosso e somigli più a un nostro genitore che a un coetaneo.»
Asahi lo riportò a terra, con il morale sempre più basso.
«Però» continuò Nishinoya, con gli occhi che brillavano di ammirazione, «quando salti sprigioni un’energia che travolge tutti coloro che ti stanno vicini. Brilli di luce propria e io… Io voglio vedere quella luce, ancora! Perciò» allungò un braccio stretto a pugno contro il petto di Asahi, sorridendo, «fammi alzare ancora una volta per te!»
Asahi si lasciò sfuggire una risata: non smetteva mai di stupirsi per la brutale onestà del libero. Gli sorrise, posandogli una mano sulla spalla.
«Continua ad alzare per me, Nishinoya.»

Visualizza lo schiacciatore.
Un tempo Kageyama non avrebbe creduto possibile di potersi adattare alla perfezione a un altro giocatore. Usare le sue capacità per far emergere qualcun altro e lanciare la palla in perfetta sincronia con il suo compagno. Il suo partner, come li aveva definiti una volta Yachi – c’era un che di inquietante nel vedere Hinata in quel modo. Ancora più inquietante, per lui, era il fatto che non ne fosse dispiaciuto.
Alzò la palla, che cadde precisamente nel punto in cui aveva saltato Hinata. Schiacciò, sbaragliando il muro avversario.
Punto.
«Woah! Hai visto che bello “sbam” che abbiamo fatto, Kageyama?!»
Hinata corse verso di lui, fermandosi a pochi passi di distanza. Arrossì e Kageyama si trovò a fare lo stesso.
“Vuole abbracciarmi?” si chiese, ripensando a ciò che Asahi e Nishinoya avevano fatto poco prima.
Hinata rimase a fissarlo con gli occhi sgranati, le labbra tremolanti che indicavano che stava riflettendo su qualcosa. Poi sollevò le braccia. Kageyama avrebbe voluto rifiutare il suo invito, ma il loro rapporto si era appena ricucito e la nuova veloce era ancora da perfezionare. Non poteva creare altre crepe tra di loro.
Mosse un passo verso di lui, chiedendosi come si faceva ad abbracciare una persona. Le loro altezze erano simili a quelle di Asahi e Nishinoya, perciò decise di fare quello che aveva fatto l’asso. Sollevò Hinata prendendolo per i fianchi e lo abbracciò.
«Kageyama, ma che fai?!» esclamò Asahi, preoccupato.
«Ha giocato benissimo, non ucciderlo!» si aggiunse Sugawara.
«Ka-Kageyama?» La voce di Hinata tradiva una nota di paura. «M-Mettimi giù. Parliamone!»
Kageyama obbedì. Spostò il suo sguardo incerto dai senpai a Hinata.
«Non volevi un abbraccio?»
«Era un abbraccio?» esclamò l’intera squadra in coro, eccetto Tsukishima che si limitò a un risolino di scherno.
«I-Io volevo darti il cinque...» rispose Hinata. «Ma… Ma un abbraccio va bene lo stesso. È solo… strano, ma ok.»
Kageyama lo guardò in cagnesco.
«Perché strano?»
«Perché uno con questa faccia non va in giro ad abbracciare gli altri!» esclamò Hinata. «Almeno ora sei tornato normale. Ok, abbracc...»
Si avvicinò a lui con le braccia tese – Kageyama notò che erano allargate intorno al corpo, mentre prima le aveva alzate in aria con i palmi aperti: erano due segnali ben diversi, quindi.
Prima che potesse raggiungerlo, Kageyama gli afferrò la testa, bloccandolo.
«Ti ho già abbracciato, cretino. Ora concentrati sul gioco, siamo ancora sotto di un punto!»
Hinata si massaggiò la testa, rimettendosi in posizione. Asahi e Sugawara si scambiarono un sospiro di sollievo: era tornato tutto alla normalità.

«Iwaizumi.»
Iwaizumi distolse lo sguardo dalla scenetta del Karasuno per voltarsi verso Oikawa. Lo stava fissando con le sopracciglia aggrottate, il volto stranamente serio, cosa che fece preoccupare non poco il ragazzo.
«Vorrei aggiungere una cosa al nostro schema.»
«Va bene» rispose Iwaizumi. «Dimmi.»
«Alzerò a te. Anche se il quattrocchi è migliorato nel muro, riuscirai sicuramente a batterlo. E dopo che avrai segnato» allargò le braccia, sorridendo, «vieni ad abbracciarmi!»
Iwaizumi si diede dello stupido per aver creduto che Oikawa volesse dirgli qualcosa di serio.
«Eh?»
«È importante far sapere al proprio partner che gli vuoi bene e che sei fiero di lui. Un abbraccio è il gesto migliore per farlo. Se poi fuori dal campo vuoi darmi anche un bacio, per me va...»
Iwaizumi gli mollò un calcio in piena pancia.
«Invece di perdere tempo a blaterare certe sciocchezze, concentrati sulla partita! Abbiamo solo un punto di differenza, se non ci impegniamo potrebbero raggiungerci!»
«S-Sei cattivo, Iwauccio...» mormorò, le braccia strette intorno al busto dolorante.
«È quello che ti meriti per aver fatto delle richieste assurde.»
«Assurde?» Puntò il dito verso il campo avversario, dove Kageyama e Hinata erano rimasti a osservare allibiti quello scambio, in parte divertiti e in parte imbarazzati. «Il piccoletto voleva un abbraccio da Tobio! Tobio, che gira sempre con quello sguardo torvo e che se sorride sembra un assassino in procinto di ucciderti! Io sono molto più carino e gentile di lui, dovresti saltarmi addosso di tua spontanea iniziativa!»
Iwaizumi sentiva che stava per perdere la già poca pazienza che aveva nei confronti del suo capitano, ma come aveva detto il set era a rischio e non poteva permettere che il loro migliore giocatore non fosse più in grado di stare in campo. Sospirò, massaggiandosi le tempie con la punta delle dita.
«Oikawa.» Portò una mano dietro la sua nuca, tirandolo verso di sé. «Concentrati sulla partita, chiaro?»
Oikawa sospirò deluso e annuì.
«Se vinciamo» disse Iwaizumi, sentendo che se ne sarebbe di certo pentito, «potrei decidere di abbracciarti.»
Si allontanò da lui prima che Oikawa potesse riscuotere il premio, ma non gli sfuggì il sorriso radioso che gli rivolse.