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Autore: Mari Lace    07/10/2021    4 recensioni
«È finita… Milady».
Ladybug guarda con stupore Chat. C’è qualcosa di strano nel suo tono, qualcosa di spento. Hanno scoperto e sconfitto Papillon, la polizia l’ha appena portato via; dovrebbero sentirsi vittoriosi, eppure anche lei si sente abbattuta. Ha passato gli ultimi quattro anni a lottare con Gabriel Agreste, non sa dove si trovi Adrien. Ora che il suo compito è concluso si sente solo vuota, si chiede se davvero non avrebbe potuto capire tutto prima. Forse Chat Noir prova qualcosa di simile. Si avvicina a lui e lo stringe in un abbraccio, che lui ricambia con una disperazione che la coglie alla sprovvista per un solo secondo.

[Questa storia partecipa al writober, prompt 7 della pumpINK list: Abbracciare. Per Silvia! ❤]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un gesto, mille parole


 

Sbatte le ciglia un paio di volte; è davvero Adrien quello lì davanti a lei, fermo di fronte al suo armadietto?

«A-A-Adrien» balbetta, come non le succedeva ormai da anni. «Non mi aspettavo di vederti oggi, non qui, io…» Io pensavo che saresti stato distrutto dalla notizia ed ero preoccupata quando ieri non ti ho visto e di tutti i luoghi non credevo che saresti venuto a scuola il giorno dopo la cattura di tuo padre. Marinette pensa tutto questo e anche altro, ma non riesce a dire niente, le sembra di essere tornata al collège.

Adrien le sorride triste. «Ciao, Marinette. Non volevo restare da solo, oggi» spiega, chiudendo l’armadietto.

Marinette si impone di riprendersi, non può comportarsi come una quattordicenne, insomma, è all’ultimo anno del Lycée genéral e soprattutto lei è Ladybug, l’eroina di Parigi che giusto il giorno prima ha posto fine a una guerra protrattasi decisamente troppo a lungo. Si costringe a muovere un passo dopo l’altro, avvicinandosi ad Adrien e al suo armadietto, mentre pensa a cosa dirgli.

Inciampa.

«Attenta!» urla Adrien, afferrandola per evitarle una caduta rovinosa. «Tutto bene, Marinette?» sussurra, senza però allontanarla da sé.

Marinette chiude gli occhi e li riapre: non sta sognando, è proprio finita tra le braccia di Adrien Agreste. Non ha trovato parole che possano consolarlo per la verità su suo padre, ma agisce d’istinto e trasforma quella presa di fortuna in un abbraccio, cingendo Adrien e mettendosi un po’ più dritta. La sua testa arriva alla spalla del ragazzo. «Sto bene» mormora, per tranquillizzarlo.

Adrien non reagisce immediatamente, ma dopo pochi secondi ricambia la stretta poggiando la testa sulla spalla di Marinette. Sente i suoi pugni contrarsi contro la sua schiena. È un abbraccio che sa di disperazione, ed è normale, ma… anche stranamente familiare.

«È finita… Milady».

Ladybug guarda con stupore Chat. C’è qualcosa di strano nel suo tono, qualcosa di spento. Hanno scoperto e sconfitto Papillon, la polizia l’ha appena portato via; dovrebbero sentirsi vittoriosi, eppure anche lei si sente abbattuta. Ha passato gli ultimi quattro anni a lottare con Gabriel Agreste, non sa dove si trovi Adrien. Ora che il suo compito è concluso si sente solo vuota, si chiede se davvero non avrebbe potuto capire tutto prima. Forse Chat Noir prova qualcosa di simile. Si avvicina a lui e lo stringe in un abbraccio, che lui ricambia con una disperazione che la coglie alla sprovvista per un solo secondo.

Biondo. Occhi verdissimi. La tendenza a fare pessime battute.

Marinette non può credere a quanto è stata cieca, mentre ogni tassello va al suo posto e l’orrore per come deve essersi sentito Chat Noir – Adrien Agreste – la invade.

«Adrien» mormora, lasciando la presa.

Un secondo dopo, Adrien la imita e scioglie l’abbraccio. «Scusami» le dice, sembra imbarazzato. «È stata una giornata difficile—»

«Non scusarti» lo interrompe Marinette, come forse non avrebbe osato fare solo un minuto prima. Gli afferra la mano con sicurezza. «Dobbiamo parlare. Fuori da qui».

Lo sguardo di Adrien si fa stupito, adesso. «Fuori? Ma le lezioni stanno per iniziare…»

«Fidati di me, Adrien. Per favore» lo prega, avviandosi verso l’uscita. Dev’essere stata convincente, perché lui si lascia condurre senza più protestare.

Incontrano vari studenti in entrata, e quasi tutti si fermano a guardarli – a guardare Adrien. Marinette li ignora e non si ferma finché non sono fuori dal Lycée, a una buona distanza da occhi indiscreti.

«Ho dovuto anticipare l’appuntamento» dice, osando solo ora guardarlo negli occhi. Lui non sembra capire. Come potrebbe? Non può certo immaginare che Ladybug, l’eroina che Chat ha sempre detto di amare così tanto, sia lei. La semplice, un po’ impacciata, Marinette.

«Di che parli, Mari? Scusa, non riesco a seguirti».

Tutte le volte in cui Chat Noir le si è dichiarato negli anni le passano davanti agli occhi. È talmente surreale. Ha passato anni a osservare Adrien in disparte, a sognare di confessargli il suo amore e poterci stare insieme, e nel frattempo l’ha rifiutato un migliaio di volte in altre vesti. Nell’ultimo anno, però, Chat ha smesso di corteggiarla. Durante una delle loro ultime pattuglie le ha persino accennato di una ragazza “che forse ormai è più di un’amica per me, Milady”. Che parlasse di Kagami? Ma deve mettere un freno ai pensieri, Adrien è davanti a lei che la osserva in paziente attesa di una spiegazione.

Non sa come dirlo, quindi forse è meglio mostrarglielo. L’avrebbe comunque fatto quella sera stessa, l’unico motivo per cui hanno rimandato dopo la battaglia è che erano troppo sconvolti per affrontare una discussione così importante. «Tikki, trasformami».

Vede gli occhi di Adrien spalancarsi con sorpresa e… comprensione? Poi, lui fa l’ultima cosa che lei si sarebbe aspettata: scoppia a ridere.

Non è una risata divertita, è quasi isterica, come se qualcosa in Adrien si fosse finalmente rotto. Non proprio la reazione che si aspettava, ma in effetti non sa che cosa si aspettasse. Non questo.

«Scusami, Mari— Milad— ah. Non posso credere di non averlo capito prima, era così ovvio… sono sicuro di averti definita la Ladybug di tutti i giorni, una volta. Come ho fatto a non vederlo?»

«Sei deluso?»

La domanda esce senza quasi che lo voglia, ma forse è meglio così: vuole togliersi subito il dubbio, sentire la risposta invece di temere parole non ancora pronunciate.

«Deluso?» ripete Adrien, incredulo. «Io… Mi sono innamorato subito del tuo coraggio, Mila— Marinette. Come Ladybug era così evidente, ma… Sei sempre tu, sei sempre stata coraggiosa e me ne sono accorto anche senza riconoscerti. Nell’ultimo anno, credo di essermi… innamorato di te». Adrien pronuncia le ultime parole in un soffio, Marinette crede quasi di averle sognate per un secondo. «E ora che sai chi sono non posso non chiedermi se non sia tu, a essere delusa, perché… ho vissuto con Papillon per quattro anni senza mai capirlo» aggiunge, abbassando lo sguardo con una smorfia dolorosa.

Ladybug gli poggia le mani sulle spalle e cerca il suo sguardo. «Non dirlo neanche per scherzo, Adrien. Non è colpa tua, non potevi saperlo».

Non è convinto, glielo legge negli occhi, ma lo sguardo di Adrien si addolcisce comunque. «Come l’hai capito?» le chiede, cambiando argomento.

Marinette lo lascia andare. «L’abbraccio» spiega, torcendosi un po’ nervosa le mani. «Non so spiegarlo, ma… era proprio come mi ha abbracciata Chat Noir ieri, e improvvisamente tutto ha avuto senso, click, mi è sembrato di aprire gli occhi e vedere qualcosa che avrei dovuto capire anni fa».

Adrien sorride. «Sempre intelligente, Milady».

Lei avvampa, ma non tanto per l’ultimo commento. Rassicurare Adrien, chiarire che non ha colpe era più importante, ma… La sua dichiarazione continua a risuonarle in testa. Credo di essermi innamorato di te, credo di essermi innamorato di te, credo di essermi innamorato di te.

«Plagg, trasformami» mormora Adrien, assumendo a sua volta i panni dell’eroe.

«Sono contento che tu lo sappia» afferma Chat Noir. «Ieri, dopo la battaglia, mi sono sentito così… solo».

Ladybug annuisce. I sentimenti che Adrien prova o non prova per lei non hanno la priorità in questo momento. «Vieni, Chaton» lo invita tendendogli una mano. «Abbiamo molto di cui parlare. Ci cerchiamo un tetto?» propone, osservando con occhio critico il vicolo in cui si trovano. Non è più così importante, ma spera comunque che nessuno li abbia ascoltati.

Chat Noir – Adrien – le sorride. Estrae il bastone e si prepara ad allungarlo. «Scommetto che troverò il tetto perfetto prima di te, Bugaboo!» esclama, lanciandosi in aria come l’ha visto fare mille volte.

Spera di vederlo ancora altrettante e anche qualcuna di più, riflette estraendo lo yo-yo.

Adrien non dovrà mai più sentirsi solo.

 

 

 

 

 

NdA

Questa OS senza pretese è per Sia_, che da qualche giorno cerca di convincermi a scrivere su questi due. Non pensavo che l’avrei accontentata, ma poi ho letto il prompt Abbracciare e mi è venuta in mente la doppia scena dell’abbraccio disperato e niente, questa storia ha preso forma e ho dovuto metterla nero su bianco. Niente di particolarmente originale, ma mi è piaciuto scriverla, è venuta praticamente da sola. Spero ti piaccia, Sil!  

Una piccola nota: ho assunto che Adrien e Marinette nella serie siano all’ultimo anno del collége, che in Francia sarebbe un po’ la nostra scuola media, e che abbiano poi proseguito nello stesso istituto la loro istruzione, fino all’ultimo anno. Nella fic hanno 18 anni. Spero che abbia senso, ci ho provato. Ah, avevo considerato di utilizzare “gattino” e “insettina” ma non ce l’ho fatta, Chaton e Bugaboo sono troppo più belli. Spero che non stonino.

Spero anche e soprattutto che la lettura vi sia piaciuta. Grazie per essere arrivati fin qui!

Mari

  
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