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Autore: heliodor    07/10/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Ciò che è giusto

 
Bryce chinò la testa davanti a Erix, le mani congiunte sul ventre. “Voglio chiederti perdono” disse con tono contrito. “E accettare qualsiasi punizione tu voglia infliggermi.”
“Ricordo di aver già avuto questa discussione” rispose la comandante. “E che la punizione che ti ho inflitto non è servita a molto. Ma allora avevi aggredito un confratello di alto rango, mentre questa volta ti sei introdotta nella mia tenda senza farti annunciare, interrompendo un consiglio di guerra.”
“So che è molto grave.”
“Meno di quanto credi” rispose Erix. “Ma mi hai messa in una brutta posizione, specialmente con Persym. Quell’idiota è convinto che dovrei rispedirti a Valonde. Dice che sei intrattabile, irrispettosa, indolente e ignori gli ordini. E io sono d’accordo con lui.”
“Quindi mi rimanderai a Valonde?”
“Ci penserò dopo aver risolto la faccenda di Arzit. Persym ha insistito perché fossi io ad avere il comando delle formazioni che si lanceranno all’assalto.”
Bryce annuì. “Immagino che lui guiderà i mantelli insieme a Shelef e Daronda.”
“In verità, mi ha indicato un nome del tutto diverso.”
“Posso chiederti quale?”
“L’avresti in ogni caso scoperto molto presto. Persym vuole che sia tu a guidare l’assalto dei nostri mantelli.”
Bryce sgranò gli occhi. “Ma hai appena detto che non si fida di me.”
“Vuole metterti alla prova, è chiaro. Dopo quello che hai detto, dubita della tua completa lealtà alla causa dell’alleanza. E non è il solo. La notizia si è diffusa nel campo e tutti ne parlano. Potremmo sopportarlo se si trattasse di una strega di rango inferiore, ma tu sei la figlia di Marget e Andew. Non possiamo consentire che ci sia anche solo il minimo dubbio sulla tua lealtà. Dovrai dimostrare da che parte sei schierata.”
“Io sono dalla parte di Valonde e dell’alleanza” disse convinta.
Erix annuì con vigore. “Bene. Domani potrai dimostrarlo. Adesso vai a riposare.”
Annuì e fece per girarsi. “Posso fare una richiesta?”
Erix si accigliò. “Solo se ragionevole.”
“Non voglio alcuna scorta sul campo domani.”
“Hai litigo di nuovo con Elvana?”
“Penso che sminuirebbe la mia autorità.”
La comandante annuì seria. “Mi sembra giusto. Ordinerò io stessa a Elvana di restare al mio fianco, come mia scorta personale.”
“E nemmeno Vyncent, Divash, Jehla Metz, Fraska e Yan.”
Erix la fissò in silenzio. “Perché non li vuoi con te? Ti sarebbe utile avere al tuo fianco mantelli di cui puoi fidarti.”
“Te lo chiedo per favore.”
“So che cosa stai cercando di fare.”
No, pensò. Non lo sai affatto. E nemmeno lo immagini.
“Non puoi proteggere le persone a cui tieni” proseguì Erix. “Non sul campo di battaglia.”
È da me che voglio proteggerli, si disse.
“Ti chiedo almeno di considerare la mia richiesta.”
La comandante sembrò esitare, poi disse: “Metterò quei tre nel gruppo d’assalto successivo. Nel prossimo consiglio di guerra discuteremo dell’attacco. Fino a quel momento, riposati e rifletti su ciò che hai fatto.”
“Ti ringrazio” disse dopo averle rivolto un inchino.
Erix fece un gesto vago con la mano.
Appena fuori dalla tenda, si diresse alla sua senza alzare la testa. Evitò le occhiate di soldati e mantelli cercando di farsele scivolare addosso. La notizia del suo litigio con Erix si stava già diffondendo e, anche se la comandante non aveva rivelato che cosa si fossero dette, qualcosa era comunque trapelato.
Erano sguardi ostili quelli che la scortarono fino alla tenda.
So a che cosa stanno pensando, si disse. Ma non mi importa. Sul campo di battaglia dimostrerò loro chi sono davvero.
Fece per entrare nella tenda ma un rumore di passi e un’ombra che si mosse al suo fianco la fecero trasalire. Si girò di scatto incontrando lo sguardo severo di uno stregone alto e imponente, il viso nascosto da una folta barba marrone.
Serrò la mascella. “Io ti saluto” disse in maniera automatica.
“E io saluto te, principessa Bryce. Mi conosci?”
Annuì. “Sei Ervik Daronda. Sei arrivato al campo insieme alla scorta di Persym.”
Daronda annuì grave. “Hai qualche momento da dedicarmi o devi riposare?”
Bryce rifletté qualche istante su quella domanda. “Il riposo può attendere per il momento. Ho riposato abbastanza ad Arzit.”
“Bene. Facciamo due passi?”
Bryce lo seguì fino ai recinti dei cavalli, in silenzio, quando Daronda si fermò voltandosi verso di lei.
“So delle voci che girano su di me e Amya.”
Bryce lo fissò in silenzio.
“E so che non sono affatto lusinghiere.”
“Tutti dicono che siete dei mantelli valorosi” si affrettò a dire. “E che portate sempre a compimento gli incarichi che vi assegnano.”
“Incarichi” disse Daronda. Per un attimo sembrò che volesse sogghignare ma subito tornò serio. “Facciamo sempre quello che ci ordinano di fare. A volte non traiamo piacere dagli atti che compiamo, ma dobbiamo farlo. Sono gli ordini.”
Bryce si accigliò. “A volte un ordine può essere interpretato. O aggirato.”
“Per te forse è facile dirlo, ma Amya e io veniamo da famiglie della provincia, dove il Dono è raro e a volte salta intere generazioni. Non possiamo concederci di interpretare gli ordini che riceviamo e nemmeno aggirarli. Per noi sarebbe la fine.”
Mezza giornata fa volevo uccidere questo stregone, si disse divertita. E adesso ci sto parlando come se fosse un vecchio amico. Forse Elvana ha ragione a dire che sono folle.
“Che cosa vuoi dirmi, Daronda?” gli chiese spazientita. “Sono stanca e vorrei riposare prima dell’attacco.”
“Voglio parlarti proprio di questo.”
“Non potevi attendere il consiglio di guerra di Erix?”
“Se te ne parlassi in quella occasione, entrambi rischieremmo un passaggio per Krikor. Persino adesso sto rischiando incontrandoti qui fuori.”
Bryce si accigliò. “Continua” disse di fronte alla sua esitazione.
“So che cosa volevi fare, quando hai affrontato la comandante.”
Ecco, pensò Bryce. Ha scoperto che volevo ucciderlo e adesso vuole vendicarsi. O umiliarmi. Non gli concederò nessuna di queste due cose.
“Prima che questa guerra iniziasse, io avrei fatto lo stesso” proseguì Daronda.
Bryce inalò una profonda boccata d’aria. “Vuoi le mie scuse?” gli chiese con tono di sfida.
“Se le pretendessi, tu me le concederesti?”
“Mai.”
“Nemmeno se ti minacciassi?”
Scosse la testa.
“Potrei convincere Persym a farti tornare a Valonde. A umiliarti nel peggiore dei modi concepibili.”
“Non mi scuserò” disse con orgoglio.
“E se ti mandassero a Krikor? In fondo hai cercato di uccidere un confratello e una consorella.”
“Accetterei la punizione, ma non ti darei le mie scuse.”
Daronda la fissò divertito. “Perché?”
“Perché non è giusto” disse.
Lui si accigliò.
“Sharim, gli altri posti che avete colpito. Arzit. Non meritavano di essere distrutti. Non meritavano tutta quella sofferenza.”
“La sofferenza di pochi ha evitato quella di molti.”
“Domandalo a Darina” disse Bryce. “Se sai chi è.”
Daronda annuì serio. “La bambina che trovammo a Sharim” disse dopo qualche istante.
“Tu la conosci?” chiese stupita.
“La trovarono Amya e i suoi, in mezzo a una baracca che era andata a fuoco. Si era salvata per puro caso.”
Bryce scosse la testa. “Descrivimela.”
“Avrò avuto sui sei o sette anni, forse otto. Capelli scuri e grandi occhi neri che ci fissavano impauriti. Non scorderò mai quella espressione. Mai.”
“Stai mentendo?”
“Vorrei tanto che fosse una bugia. Il mio sonno non sarebbe tormentato da tanti demoni.”
“Li avete evocati voi.”
“Lo so” ammise lo stregone. “Persym aveva ordinato di uccidere chiunque si trovasse a Sharim durante l’attacco. Sapevamo che anche quella bambina era inclusa nell’ordine, ma nessuno di noi aveva voglia di eseguirlo. Venivamo da altre tre missioni simili ed eravamo stanchi di tutta quella morte. Amya e io sapevamo di non poter ordinare a un soldato o a un mantello di ucciderla. Si sarebbero rivoltati o, se avessero ubbidito, ne sarebbero rimasti devastati per sempre. Amya prese per mano la bambina e la portò con sé in una parte isolata del villaggio. Sapevamo tutti che non l’avrebbe uccisa, ma decidemmo di non guardare lo stesso. Se non avessimo saputo, se avessimo fatto finta che invece aveva eseguito quell’ordine fino in fondo, il peso della disubbidienza sarebbe stato più leggero da sopportare.”
“Che cosa accadde dopo?”
“Amya liberò la bambina e le diede da mangiare per tre giorni. Non poteva fare altro.” Scosse la testa. “Se quello che dici è vero, se è sopravvissuta nonostante tutto, sono felice di aver disubbidito.”
Bryce chiuse gli occhi e li riaprì dopo qualche istante. “Perché mi stai dicendo tutto questo? Salvare una vita non ti assolve da tutte e altre che hai distrutto.”
“Ne sono consapevole e anche Amya lo sa, ma non possiamo sottrarci al nostro dovere.”
“Quindi distruggerete Arzit.”
“Se ce lo ordineranno, lo faremo.” Sembrò esitare.
“Ma?” fece Bryce.
“Volevo dirti che non sei sola, principessa Bryce.”
Si accigliò.
“Ci sono altri che non sono d’accordo e non vogliono sopportare il peso dell’infamia. Altri hanno la schiena così gravata dalla vergogna che non riescono a guardare negli occhi i loro confratelli e consorelle.”
“Chi sono?”
“Molti” rispose Daronda. “Non so dirti chi e quanti di preciso, ma ci sono. Me ne accorgo dagli sguardi che mi lanciano, dai discorsi che fanno, dalle mezze frasi che pronunciano quando sono sicuri che nessun altro stia lì ad ascoltarli e a badare a ciò che dicono.”
“Se quelli di cui parli venissero allo scoperto” disse. “Potremmo far cambiare i piani di Persym e di Erix.”
“Può darsi, ma non lo faranno. Hanno paura delle conseguenze e delle punizioni.”
“Allora è tutto inutile” disse Bryce. “Non si può combattere una battaglia con un’armata di codardi, figuriamoci vincerla.”
“A volte” disse Daronda. “A un’armata di codardi serve solo un comandante coraggioso.”
Bryce lo fissò in silenzio.
“Qualcuno che indichi loro la strada” proseguì lo stregone. “Che gli ricordi per cosa stanno combattendo e ciò è giusto fare. O non fare. Ci serve una persona del genere, Bryce di Valonde.”
“Fai un nome, perché a me non viene in mente nessuno.”
“Tu sai di chi parlo” rispose Daronda.
“Ma forse quella persona non sa che stai pensando a lei.”
“Io credo che, quando saremo davanti alle mura di Arzit ed Erix sarà pronta a dare l’ordine di assaltare, scopriremo se questa persona sa davvero cosa è giusto e cosa non lo è.”

 
  
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