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Autore: _NeptuneHydrangea_    08/10/2021    0 recensioni
“Fidatevi di me...so come sistemare la situazione una volta per tutte”
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E poi di colpo, l’esplosione. Oro che schizza in ogni direzione, come se volesse ricoprire l’intera zona, una luce troppo forte per poter essere osservata, e immediatamente infatti tutti i presenti chiudono gli occhi e coprono il viso. E’ un attimo, il cambiamento.
C’è ancora silenzio mentre la pelle della cultrice si fa bianca, come se il sangue fosse defluito dal corpo assieme all’oro che colorava il suo essere, e forse è realmente così. Gli occhi dei presenti a poco a poco tornano ad osservare quello che li circonda, e con la vista torna anche la voce. Ci sono domande, ma soprattutto urla.
Eppure la giovane cultrice non sente nulla mentre cade con un sorriso, il corpo che si sfalda come se fosse delicata e fragile carta, salutando la coscienza in pace.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Nuovo personaggio, Sorpresa, Wei Ying/Wei WuXian
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Urla.
E’ questa la prima cosa che Hasu sente nel momento in cui la coscienza ritorna.
Dolore, paura, agonia che si mescolano nelle sue orecchie e sembrano quasi il ritorno di un vecchio amico a lungo dimenticato, a lungo atteso.
Le ci vuole un attimo a comprendere che non è altro che l’eco di un sogno probabilmente, mentre lentamente le palpebre si sollevano, solo per potersi riabbassare di fronte all’intensità della luce che entra dalla finestra a lato del letto. Inspira, prima di riprovarci nuovamente combattendo nel frattempo la sensazione di debolezza, tentando di ricostruire gli ultimi ricordi che ha nella volontà di capire dove si trovi. La realizzazione del fatto che si trovi all’interno dell’ala medica dei Laboratori Andromeda la colpisce nel momento in cui qualcosa cade, colpisce il pavimento, il liquido si spande su di esso e alcuni passi affrettati segnano l’avvicinarsi di un volto che non tarda molto a comparire nel suo campo visivo.

“Hasu. Sei sveglia!”

E’ una esclamazione che le dà da pensare, che la spinge a chiedersi quanto tempo sia passato dal suo ultimo ricordo ad ora. L’ultima cosa certa che sa è che lei e Liam erano all’interno del secondo piano di un palazzo in fiamme nei pressi di Central Park, ne erano usciti e ora l’amico è lì in piedi che la fissa.

“Sembrerebbe. Che diamine è successo? “

Man mano che le parole scivolano fuori dalla bocca della ragazza, la forza pare tornare a piccole ondate dentro di lei. Le mani si puntellano contro il materasso, e lottano per non tirare i fili dei macchinari e delle flebo, le braccia dell’amico che la guidano contro la testiera del letto.
C’è il silenzio, l’assenza di una risposta che permea l’aria tra di loro e che la spinge a cercare nuovamente il viso dell’amico.

“Non lo so, sei svenuta nel bel mezzo del vicolo. Stavo parlando alla radio con Kate, Sophie e Luke per rassicurarli che stavamo bene e tutto ad un tratto dicevi di sentire delle urla e ti tenevi la testa tra le mani. Dopo di quello, sei crollata come un sacco di patate.”

La preoccupazione è evidente nello sguardo dell’amico, e Hasu semplicemente si ritrova a scuotere il capo. Non ricorda nulla di quanto le viene detto, ci sta provando davvero quando un pensiero tanto improvviso quanto cruciale, le balza alla mente.

“Qualcuno…?”

Liam sa già cosa voglia chiedere l’amica, il capo che si scuote.

“No, sei al sicuro. Nessuno ti ha visto. ”

C’è un sospiro di sollievo che scivola involontario fuori dalle labbra della giovane, che solleva le mani a strofinare il volto, come a voler cancellare la preoccupazione che le ha fatto battere più forte il cuore, un suono che viene catturato dal monitor a cui è attaccata e a cui lancia uno sguardo assolutamente tradito che fa sfuggire una risata di sollievo al ragazzo lì presente.

“Va bene, vado a chiamare Kate. Fatti visitare e poi andiamo a cena fuori tutti insieme. “

C’è solo un attimo di esitazione della voce.

“Non ti sei svegliata per un mese, eri come in una stasi. Non farlo mai più. “

Preoccupazione che resta a farle compagnia, mentre i passi di Liam scivolano fuori dalla stanza.


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E’ passato un mese dal suo risveglio, e non si può dire che la sua vita in qualche modo sia cambiata.
Ogni giorno si alza, si reca al piccolo teatro nel Queens dove lavora come tuttofare e quando il turno finisce torna a rifugiarsi all’interno dei Laboratori Andromeda, dove occasionalmente la sera la loro piccola squadra investigativa scivola per le strade di New York.
Eppure, inconsapevolmente, dal suo risveglio qualcosa sembra essersi messo in moto.
Sono piccoli segni, frammenti di sogni così assurdi che lasciano la confusione in quei primi attimi di risveglio, ma che lungo la giornata svaniscono rapidamente dalla memoria.
A volte sono voci, l’impressione di un volto, il tocco di un tessuto sulla pelle oppure il suono di una melodia lontana che appena apre gli occhi svanisce lontano lasciando una sensazione di vuoto.

E’ giunta la sera e la cena è stata consumata nella stanza una volta che gli amici sono tornati a casa e i rumori del Laboratorio non sono che delicati ronzii di alimentazione per i macchinari che restano in funzione. Hasu è stesa sul letto, gli occhi fermi su un soffitto che non vedono mentre insegue ricordi e pensieri, scivolando ai propri primi giorni all’interno della Grande Mela.

*Sono passati quasi tre giorni tra cambi di autobus e treni, la tensione alta nel mantenere costante attenzione nell’ evitare quanto più possibile i controlli, celandosi dietro un abbigliamento casual e abbastanza coprente, prima di poter muovere i primi passi tra le strade di New York. Solo pochi attimi di respiro, uno sguardo delle iridi grige al cielo limpido prima di incamminarsi per mimetizzarsi tra la folla, vagando fino ai confini di Manhattan, lungo il ponte che la collega a Brooklin. Non il posto migliore per una quindicenne se si vuole essere onesti, ma come può farle paura quando sa cosa si è lasciata alle spalle? Nel suo vagare, ormai al tramonto, il suo sguardo si appoggia su una parete scrostata contornata da impalcature tipiche dei lavori di ristrutturazione e che sembrano lasciare a prima vista, molte possibilità di intrufolarsi. E’ meno semplice del previsto, ma in qualche modo scivola dentro quella stanza attraverso temporanee assi di legno che risultano inchiodate malamente ad una delle finestre ed è solo nel momento in cui l’asse si preme al telaio nuovamente con un tonfo, chiudendola in una stanza circondata di scaffali e completamente al buio, che la ragazza sente l’adrenalina abbandonarla e il corpo vacillare. Scivola a terra tirando le ginocchia al petto, stuzzicata dai morsi della fame che pungono lo stomaco ma che non le impediscono di scivolare nel sonno.
Quando riapre gli occhi, confusamente si rende conto che è mattina, ma non riesce a comprendere subito perché le sembri strana tutta quella luce. Si ritrova a sollevare lo sguardo e a sgranare gli occhi di fronte un ragazzo di circa vent’anni, capelli castani e occhi verdi che contengono quella che a mente lucida potrebbe sembrare preoccupazione, ma che lei non sembra riuscire a leggere.
Il ragazzo ha una mano tesa, deve averla svegliata scuotendola forse, e il meccanismo del timore si riaccende in lei in un lampo. Fa un movimento brusco, tentando di allontanarsi il più possibile, registra
ndo vagamente che sta cercando di alzarsi in piedi e correre mentre il cappuccio della felpa scivola indietro e mostra i lunghi capelli di un biondo quasi bianco, la pressione all’altezza del petto è come un doloroso pugno e lei sa cosa significa. Sta perdendo il controllo…”

Viene richiamata alla realtà dal suono del cellulare, un allarme che fa scattare il braccio per prendere il device e leggere il breve messaggio di testo e nell’attimo di un sospiro, sta già afferrando la giacca mentre esce di corsa per raggiungere il luogo di incontro.
Nell’ombra della notte, all’interno della stanza, sembra quasi di poter scorgere qualcuno.

 

 

 

 

 

Hydrangea's Corner:


Quindi, ce l'ho fatta a pubblicare un aggiornamento settimanale.
Viva Me!

Scherzi a parte, se mi sarà possibile cercherò di mantenere il venerdì come giorno di pubblicazione, sperando che la vita non mi bastoni perchè sto cercando di fare dei piani.

E' un piccolo capitolo introduttivo, ma l'azione non ci metterà molto ad arrivare, promesso!

Hydrangea

   
 
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