Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ladyElric23    09/10/2021    4 recensioni
Erwin vede Levi perdere il controllo del dispositivo di manovra e cadere, lo vede schiantarsi contro il tetto del palazzo.
Non ha il tempo di urlare nessun ordine perché si sta già dirigendo il più velocemente possibile verso di lui. È vicino, ma il gigante lo è di più.
Urla il suo nome, ma non riceve risposta.
Levi è steso sulle macerie di quel tetto e non si alza. Il sangue gli cola dalla fronte sugli occhi chiusi, sulle labbra che lottano per rilasciare respiri rantolanti.
Lui no.
È questo che pensa il Comandante Erwin mentre lotta contro il tempo per arrivare prima di quel gigante.
Lui no.
Perché Levi vuol dire tutto, e perderlo vorrebbe dire non solo perdere la battaglia, ma anche la guerra. Perdere ogni cosa.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’Autrice: Sorpresi di leggermi a pochi giorni dall’aggiornamento della long?? Eppure vi avevo detto che ho parecchie idee in testa, non vi libererete di me così facilmente.

Altro giro, altra corsa. Ecco un’altra piccola one shot, scritta di getto ieri sera in un momento di tristezza dilagante. Quindi si, il tono non sarà molto leggero, siete avvisati…

Spero che la storia vi piaccia, e di essere riuscita a mantenere i personaggi IC.

Buona lettura e grazie in anticipo <3

ladyElric23







NOTHING MORE THAN FEELINGS




La città è perduta.

È completamente invasa dai giganti, nonostante i loro sforzi non riescono a sopperire all’enorme divario che li separa per natura.

I suoi uomini stanno morendo come mosche.

È questo che pensa Erwin Smith mentre osserva la situazione disperata da uno dei tetti più alti, mentre cerca di elaborare una strategia, mentre i suoi occhi incontrano i cadaveri dei suoi ormai ex soldati per le strade. O perlomeno quel poco che ne rimane.

Ha il respiro affannoso, sta combattendo in prima linea come tutti gli altri, ha la divisa sporca di sangue non suo e la schiena madida di sudore.

Da quanto stanno cercando di respingerli?

Da quanto i suoi uomini stanno morendo senza sosta?

Quanto ancora potranno resistere?

Il tempo necessario per ultimare l’evacuazione, non c’è dubbio su questo. Devono consentire ai civili di mettersi in salvo, devono offrire i loro cuori per la causa. Per il bene dell’umanità.

Faranno in tempo?

Un altro urlo straziante, poi il rumore fin troppo familiare di ossa spezzate.

Di vite spezzate.

Cosa facciamo?” incalza Mike al suo fianco.

Deve pensare.

Non deve mettersi fretta, nonostante il tempo sia l’ultima cosa a sua disposizione. I giganti si stanno avvicinando da ogni direzione.

Comandante”

Armin Arlert atterra accanto a lui e cade in ginocchio, le gambe che non sembrano reggerlo oltre e gli occhi ricolmi di lacrime.

È nella squadra di Levi, realizza guardandolo. Perché è li?

Smith lo guarda interrogativo e sembra dargli la forza necessaria per parlare.

Comandante, la… la squadra è…” non finisce la frase perché viene scosso da un singhiozzo che lo costringe ad abbassare la testa. “Il Capitano Levi sta difendendo da solo il -”

Questa volta è Erwin a non lasciargli il tempo di parlare, gelandolo con un singolo “Dove?”.

Il tempo di un cenno con la mano verso la loro sinistra e il comandante sta già volando coi suoi uomini verso quella direzione.

La squadra di Levi è caduta? Come è possibile?

Sfrecciano tra i palazzi, dividendosi solo per schivare un gigante alto sei metri. Sarà un loro problema più tardi perchè Smith sa bene qual è la priorità al momento: andare in aiuto a Levi.

Si ferma un attimo su uno dei tetti per cercarlo.

I suoi occhi vagano veloci da un edificio all’altro, sulla strada, tra tutti quegli arti spezzati ed i corpi mutilati. L’odore acre del sangue è talmente diffuso da dare la nausea, e infatti sente qualcuno alle sue spalle dare di stomaco.

Poi lo vede.

È da solo contro cinque giganti di più di cinque metri, lo vede lottare, volare in alto e poi scendere veloce sulle loro nuche per tagliare con quella precisione millimetrica che solo lui possiede.

È rimasto solo.

Il soldato migliore.

L’unico capace di opporsi.

Il primo gigante cade, seguito da un secondo, un terzo ed un quarto.

Poi succede.

Il gigante rimasto sembra urtare il cavo metallico che ha lanciato per arpionarsi al palazzo.

Lo spezza.

Erwin vede Levi perdere il controllo del dispositivo di manovra e cadere, lo vede schiantarsi contro il tetto del palazzo.

Non ha il tempo di urlare nessun ordine perché si sta già dirigendo il più velocemente possibile verso di lui. È vicino, ma il gigante lo è di più.

Urla il suo nome, ma non riceve risposta.

Levi è steso sulle macerie di quel tetto e non si alza. Il sangue gli cola dalla fronte sugli occhi chiusi, sulle labbra che lottano per rilasciare respiri rantolanti.

Lui no.

È questo che pensa il Comandante Erwin mentre lotta contro il tempo per arrivare prima di quel gigante.

Lui no.

Perché Levi vuol dire tutto, e perderlo vorrebbe dire non solo perdere la battaglia, ma anche la guerra. Perdere ogni cosa.

No.

Lui no.

Il gigante afferra il Capitano mentre è ancora incosciente, lo osserva come si farebbe con un piatto delizioso ed ambito.

La voce di Erwin squarcia ancora l’aria chiamando il suo nome, ma ancora una volta non riceve risposta.

Levi non c’è. Levi non combatte.

È inerme sospeso nel vuoto, incapace di aprire gli occhi.

Il gigante lo solleva senza alcuno sforzo per una gamba, portandoselo sopra la testa con espressione sorridente.

Lui no.

Spalanca la bocca, rivela i denti enormi ed acuminati.

Lascia la presa, ma ormai Smith è vicino.

Vicino, ma non abbastanza da afferrarlo.

Erwin è così vicino a Levi da essere investito dal suo sangue. Così vicino da sentire distintamente il rumore delle ossa spezzarsi e del corpo andare in pezzi sotto quei denti.

Vicino, ma non abbastanza da salvarlo.












Quando il Comandante Erwin Smith si sveglia di soprassalto dal suo incubo è madido di sudore sulla pelle nuda del viso e del torace. Si solleva di scatto dal cuscino e si porta una mano sugli occhi, cerca di regolare il respiro come può mentre ancora il cuore martella all’impazzata, quasi a volergli sfondare la cassa toracica.

Sarebbe ironico morire così, pensa, considerando che la maggior parte dei soldati crede che lui un cuore neanche ce l’abbia.

Inspira a pieni polmoni, trattenendo un lamento tra i denti.

Chi era stavolta?”

La sua voce ha l’effetto di un balsamo sulla pelle, nonostante sia quasi priva di intonazione.

Ma non di preoccupazione, Erwin lo sa, ormai ha imparato a riconoscere anche le più piccole inflessioni del suo tono.

Volge la testa verso sinistra e vede Levi seduto sul tappeto, la schiena poggiata al bordo del letto e il corpo rivolto verso il camino acceso. Deve averlo ravvivato di recente, probabilmente a causa dl freddo considerato che ha una coperta che lo avvolge quasi completamente; Sembra rannicchiato sotto quella stoffa pesante, le gambe piegate e le braccia intorno ad esse.

Gli dà le spalle ma il viso è voltato a tre quarti verso di lui, lo guarda di sbieco.

Sa a cosa si sta riferendo: dopo la caduta del secondo distretto ha incubi ricorrenti in cui perde i suoi uomini migliori. Oppure in cui è la causa della morte di un gran numero dei suoi soldati.

È la prima volta che sogna Levi.

La sua morte, perlomeno.

Non risponde, Erwin, si limita a fissarlo.

Lo guarda dritto in quegli occhi sottili ma estremamente profondi, si fa tranquillizzare dalla sua presenza che ormai è quasi una costante.

Oh.” commenta Levi, intuendo di esser stato lui stesso il protagonista di quel macabro sogno. “Sono onorato” continua poi sfacciato come suo solito, tornando a guardare il camino.

Che stronzata.

Pensa che Erwin si carichi sulle spalle troppo peso e troppe responsabilità e che il sonno sia l’unico momento in cui si concede di abbassare la guardia ai suoi demoni.

Gli dispiace per lui, vederlo così è angosciante.

Non gli importa niente se ha sognato la sua morte. Perché mai dovrebbe interessargli?

La loro vita è letteralmente sospesa a mezz’aria, e lui è solo un pezzo sulla scacchiera, come tutti gli altri.

Il comandante gli arriva di fianco, sedendosi a terra accanto a lui. Lo osserva di profilo mentre fissa in silenzio il fuoco ardere nel camino, mentre gli occhi si perdono tra le fiamme, tra gli zampilli roventi che scoppiettano.

Poi finalmente Levi lo guarda, e come sempre lega il suo sguardo al proprio senza sforzo.

Lo ha fatto sin dal primo momento, da quando era stato costretto in ginocchio nella città sotterranea, mentre gli veniva data per la prima volta una scelta, che forse così scelta non era.

Smith lo aveva capito solo dopo parecchio tempo che era stato fottuto sin dall’inizio, dal primo istante in cui aveva incrociato quello sguardo.

Pensi di poter condividere la tua coperta con me?” gli chiede, e in risposta ottiene solo un cenno di scocciato diniego che però ha l’effetto di farlo sorridere e tranquillizzare.

Perché è normale.

Perché è Levi.

Recupera la sua camicia da terra e la indossa per coprirsi un minimo dal freddo di inizio inverno.

Nel mio sogno tu… eri…”

Non voglio saperlo.” Il tono del capitano è calmo ma non ammette repliche, mentre il suo sguardo sembra volergli scavare dentro ogni più recondito pensiero. “Non voglio sapere come morirò secondo quel tuo cervello di merda”.

Ridacchia, Erwin, mentre gli cinge le spalle con un braccio per portarselo più vicino, con coperta e tutto.

Trova piacevole stringerlo.

È naturale.

Sembra non aver fatto altro per tutto la vita.

Sicuramente non ha voluto fare altro.

Pensavo ti piacesse il mio cervello” lo prende in giro con tono gentile, stampandogli un bacio sulla tempia.

Eppure il moro non batte ciglio, non sembra avere reazione di alcun genere, la mente da un’altra parte.

Ripensa ai suoi amici che sono morti in battaglia, gli sembra di poter vedere una carrellata infinita dei loro volti.

Nonostante le braccia di Erwin.

Nonostante le labbra di Erwin.

Sai che potrebbe succedere” dice all’improvviso, il tono basso e calmo.

Inclina la testa indietro per guardare il suo comandante e per un attimo si perde, perché nonostante la penombra Erwin ha gli occhi azzurri come il cielo. Quello stesso cielo che aveva desiderato per tutta la vita, e che proprio lui è arrivato a donargli insieme alla libertà.

Libertà di tante cose: di sentirsi più di un criminale dei bassi fondi, di vivere in superficie, di avere uno scopo.

Di scoprire se stesso.

Di provare emozioni.

La schiena torna a poggiarsi a questo letto dalle lenzuola sfatte, unico testimone di un legame che si consuma giorno dopo giorno in segreto.

Che stai dicendo, Levi?”

Muoiono soldati ad ogni spedizione oltre le mura… e io sono un soldato. È inevitabile, Erwin, morirò sul campo di battaglia. Spero solo di dargli un senso.”

Certo non ci tiene a diventare il pasto di quei fottuti giganti, ma Levi sa essere molto obiettivo.

Aveva sempre pensato che sarebbe morto tra i vicoli luridi della città sotterranea, quindi ogni giorno alla luce del sole è un regalo che non si sarebbe mai aspettato di poter ricevere.

Erwin non crede alle sue orecchie mentre L’Uomo più Forte dell’umanità si paragona a tutti gli altri con voce bassa e cupa. Rafforza la presa sul suo corpo per non rischiare di perderlo, di lasciarselo scivolare via, anche se in cuor suo sa che non ce ne sarebbe bisogno.

Senza di te niente di tutto questo ha senso” risponde, prendendogli il mento tra le dita per evitare che si allontani. “Niente. Neanche io” chiarisce ancora, lo sguardo fisso nel suo, i visi vicini.

Gli è sempre piaciuto il modo in cui Levi sorregge il suo sguardo, perché è l’unico a guardarlo in quel modo.

Senza paura.

Pensavo fosse Eren ad essere indispensabile” soffia sibillino il moro in risposta, dando voce al tarlo che non sembra lasciarlo mai in pace.

Eren è la chiave di volta, è vero. Ma tu sei le fondamenta di tutto questo”

Levi si sente costantemente come se camminasse sull’orlo del baratro.

Perché l’ammirazione che provava per Erwin è sfociata presto in altro, e adesso si ritrova spesso a chiedersi se non si stia solo illudendo di essere più importante degli altri.

Perché il comandante Smith è un abile stratega, un manipolatore che è arrivato dove voleva a caro prezzo.

E lui lo sa bene, vede i resti di quel caro prezzo sul campo di battaglia fin troppo spesso.

Come sa anche perfettamente che nonostante tutte queste premesse, non smetterà mai di seguire quest’uomo.

Che sia in una spedizione fuori dalle mura per il bene di una umanità in cui non crede e in cui non vede niente da salvare, o semplicemente ogni sera tra le lenzuola perfettamente stirate del suo letto.

Eppure è cambiato tutto”

Cioè?” le sopracciglia folte di Erwin si corrucciano, segno che non è affatto contento di questa sua esclamazione. A cosa si sta riferendo?

Capisce che il ragazzo lo sta prendendo in giro solo quando è già caduto nella sua trappola con tutte le scarpe, come spesso succede.

Perché Erwin Smith sa essere un abile calcolatore, ma in alcuni casi, quando si permette di abbassare la guardia, Levi Ackerman tende a far breccia e ad approfittarsi delle sue debolezze.

Sono praticamente nudo sotto questa coperta, e tu preferisci parlarmi di come cazzo morirò” lo fissa serio mentre lo dice, stirando poi solo l’angolo della bocca in una espressione complice e divertita.

La risata del più grande rompe la quiete della camera e improvvisamente Levi sente un po’ meno freddo.

Lo vede mettersi in ginocchio per alzarsi, ma richiama la sua attenzione per riappropriarsi di quell’azzurro cielo che per lui significa tutto.

Erwin”

Si, Levi?”

Non provare a morire prima di me, hai capito?” non è una domanda, suona invece molto come una intimazione.

Smith sbuffa, ancora divertito. Pensa che stia scherzando, ma non scherza affatto.

Il capitano è costretto a prenderlo per il colletto della camicia e forzarlo alla sua altezza, impedendogli di alzarsi di più.

Si è sempre chiesto se davvero sia più forte di lui nonostante la differenza di corporatura, o se Erwin lo abbia sempre trattato coi guanti di velluto.

Mi hai capito, maledetto bastardo?” ringhia a poca distanza dal suo viso, il tono che si fa immediatamente più docile, la presa meno ferrea.

Perché il solo pensiero di rimanere solo in questo mondo di merda senza Erwin sembra volergli far mancare la terra sotto i piedi e l’aria nei polmoni.

La stessa aria che adesso il suo comandante gli sta rubando senza permesso con un bacio appassionato, che ha il sapore del possesso e un amaro retrogusto di non detto. Perché quello che c’è tra loro, quello che fanno, non ha nome. Non possono permettersi di definirlo, lo sanno entrambi. Non quando la vita è così in bilico.

Le labbra si cercano, ancora e ancora. Le lingue si uniscono con urgenza, rendono il bacio umido ed irruento, come sempre, perché non hanno tempo.

Non lo hanno mai avuto.

I denti di Levi mordono piano il suo labbro inferiore causandogli un primo ansito di approvazione.

Erwin lo guarda dall’alto solo per un secondo, poi si riappropria della sua bocca mentre lascia che una mano passi tra i suoi capelli scuri, mentre con l’altra lo spinge delicatamente sul pavimento.

Mentre la camera si riempie di respiri spezzati, di desiderio ed aspettativa, perché entrambi sanno perfettamente cosa succederà tra poco.

Non vado da nessuna parte”






   
 
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