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Autore: LadyYuna94    09/10/2021    0 recensioni
Durante l'ultima finale mondiale in Russia che vide i Bladebreakers vincitori, l'avvento del Team delle Tenebre ha gettato nel caos il mondo del Beyblade e non solo, seminando distruzione e morte. Da quel momento, ogni anno un Beyblader chiamato il Prescelto parte con quattro accompagnatori, definiti Guardiani, per un lungo viaggio europeo, il Cammino, che lo vedrà impegnato in dieci match volti a prepararlo a sconfiggere i quattro nemici sovrannaturali. Elena Tornatore, sorella minore del campione italiano Gianni, a dieci anni dalla comparsa dei blader della Morte, intraprende il Cammino scegliendo come suoi Guardiani gli ex campioni del mondo: Takao, Rei, Max e il Professor Kappa e parte alla volta dell'Egitto con il suo inseparabile Beyblade Vulpilyon.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Max Mizuhara, Nuovo personaggio, Professor Kappa, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2:

La primavera a Roma era ormai arrivata da un po’, ma era soltanto da pochi giorni che l’aria iniziava a farsi più calda.
Lungo i Fori Imperiali, miriadi di turisti erano intenti a scattare fotografie, Elena si lasciò scappare un sorrisetto, mentre passeggiava osservando quel paesaggio che conosceva benissimo, ma di cui si innamorava ogni volta.
Prese il cellulare dalla borsetta per ricontrollare l’indirizzo del ristorante dove Daitenji aveva prenotato per pranzo e, via via che raggiungeva la meta, si rese conto che praticava quella strada tutti i giorni andando agli allenamenti e che passava davanti a quel ristorante cinese, quasi non facendoci caso. Era aperto solo da qualche mese, ma doveva saltarle all’occhio, considerando che la cucina cinese era anche tra le sue preferite, le parve strano in un primo momento non aver mai nemmeno preso in considerazione l’idea di fermarsi a mangiare lì di ritorno dai suoi estenuanti allenamenti, magari con il suo amico Marco.
Senza indugiare oltre, spinse la grossa porta di vetro del locale ed entrò.
La Tana della Tigre Bianca aveva un’atmosfera decisamente lussuosa, gli arredamenti erano sobri ed eleganti e l’odore di spezie nell’aria era così piacevole che Elena si sentì come sotto effetto di stupefacenti. Ai tavoli occupati, si sentiva un lieve brusio, quasi come se i commensali non volessero disturbarsi fra di loro e godersi il cibo.
Elena si avvicinò sorridente alla reception, dove un ragazzo sulla ventina, le sorrise a sua volta.
- Salve, benvenuta alla Tana della Tigre Bianca, la signorina ha una prenotazione?- chiese in tono cortese il ragazzo
Elena non sapeva con esattezza a nome di chi fosse la prenotazione, ma una cosa era sicura: Daitenji, come tutti gli altri Maestri, cercava di tenere un profilo basso per non farsi scoprire dalle autorità.
- Controlli se c’è una prenotazione a nome Tornatore, per favore- chiese alla fine la giovane
Il ragazzo iniziò a digitare velocemente sui tasti di un computer e poi sorrise nuovamente ad Elena
- Ah, ecco, Tornatore, un tavolo per due.-
- Esatto- l’intuizione di Elena non era stata sbagliata.
- Prego, da questa parte-
Il giovane fece strada ad Elena sino ad un tavolo rotondo più appartato rispetto agli altri clienti, ma che dava la vista sul Colosseo. Le venne addirittura spostata la sedia per farla accomodare.
​Era cresciuta in una famiglia ricca, doveva essere abituata a tutte quelle cortesie, ma ancora si stupiva di come la gentilezza non fosse cosa da tutti e quel gesto la fece sentire subito a suo agio.
Si guardò intorno ancora una volta e pensò che Daitenji, per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, stava prendendo in considerazione il suo ceto sociale per decidere di pranzare in un posto del genere.
- Vuole già ordinare, o preferisce aspettare che arrivi l’altra persona?- chiese in tono cordiale il cameriere, interrompendo i suoi pensieri
- Preferisco aspettare- concluse con un sorriso
Il cameriere si congedò, lasciandole al tavolo due menù per iniziare a dare una prima occhiata alle pietanze proposte.
Passarono dieci minuti abbondanti, quando Elena iniziò ad insospettirsi, sapendo bene che il ritardo non era una delle caratteristiche del suo Maestro, anzi aveva una puntualità quasi maniacale quell’uomo.
Provò a telefonarlo al cellulare, ma gli squilli andavano tutti a vuoto e iniziò ad essere presa da una leggera ansia che potesse essere successo qualcosa al suo anziano mentore.
Gestire una società segreta e allenare ragazzi in uno sport ormai bandito da quasi un decennio non doveva essere una cosa estremamente facile per un uomo di ottant’anni e il terrore che qualcuno possa aver scoperto quello che facevano iniziò a farla boccheggiare.
All’ennesima vana telefonata, Elena tentò di inviare un messaggio, ma Daitenji la batté sul tempo.
Scusami cara, ho avuto un contrattempo, riunione telefonica con altri Maestri, ti dispiace se parliamo dopo alla tana?”
Perfetto, pensò Elena, aveva fatto le corse per niente e il gran Maestro le aveva dato anche buca. Per di più, si sentiva in colpa per Marco, lo aveva liquidato quasi alla svelta quella mattina, perché era tremendamente eccitata di sapere come mai Daitenji le aveva chiesto di pranzare da soli.
A quanto pareva, la sua sete di curiosità doveva attendere un altro po’ per essere placata.
Rendendosi conto di essere ormai destinata a consumare il pasto da sola, Elena chiamò un cameriere e iniziò ad ordinare diversi piatti.
Non era esattamente una di quelle ragazze fissate con la dieta, anzi amava definirsi una buona forchetta e gli incontri di Beyblade le facevano bruciare così tante calorie da farla sentire perennemente affamata, inoltre la aiutavano anche a rimanere in forma, non che Madre Natura non fosse stata già clemente con lei. Elena sapeva di essere osservata dagli uomini quando passeggiava per strada e non solo per i capi eleganti e firmati che indossava quotidianamente, ma perché aveva tutto fin troppo al posto giusto: abbastanza alta, un seno prosperoso, e gambe lunghe e agili, insomma quella che nella sua città natale tutti chiamavano in dialetto “Fata”.
Era quasi alla fine del suo pollo alle mandorle, quando le iniziò a squillare il cellulare. Sperò che fosse il Maestro, ma la speranza venne vanificata dal nome sul display che era quello del suo migliore amico.
- Pronto?-
-Senti, o tu sei a pranzo con un clone, o mi racconti bugie e sarebbe scorretto da parte tua, dopo tutti questi anni in cui ci pariamo il culo a vicenda- la voce di Marco era tremendamente ironica.
Elena si lasciò sfuggire un sorriso
- Il Maestro mi ha dato buca, ma mi sembrava poco carino andare via, ero già al tavolo-
- Ma senti senti, e lei che credeva che il capo le avrebbe fatto l’offerta del secolo, povera piccola Leni- continuò Marco, in tono canzonatorio
- Senti, non mettertici anche tu, già è abbastanza imbarazzante pranzare da soli in un ristorante di lusso, anche se devo ammettere che è stato tutto buonissimo, dobbiamo venirci insieme- ribatté lei, sperando di placare l’ironia di Marco.
-E poi Daitenji ha detto che parleremo dopo alla tana, quindi non è ancora detta l’ultima parola-
-Oh, sì, certo-
-Vuoi smetterla?- lo rimbeccò lei
Solo in quel momento Elena si rese conto che qualcuno era in piedi, poco distante dal suo tavolo, attendendo cortesemente in disparte, che lei finisse di parlare.
Alzando lo sguardo venne quasi rapita da quella figura: un ragazzo alto, con i capelli neri e i lineamenti particolari quasi a ricordare un maestoso felino, aveva preso ad avvicinarsi a lei lentamente, reggendo una teiera finemente dipinta.
Indossava un tipico changshan a giro manica total black, mettendo in mostra il suo fisico tonico e ben allenato.
- La signorina gradisce del thè?- chiese quell’affascinante giovane ad Elena.
Quando lui la guardò negli occhi, Elena sentì come se qualcosa si fosse sbloccato dentro di lei, come se una qualche serratura segreta fosse stata aperta.
Quegli occhi ambrati così singolari contornati da lunghe ciglia nere la scrutavano attento, come se volessero carpire le emozioni della ragazza. Elena si sentì quasi incapace di muoversi o parlare, riuscì semplicemente ad annuire, rapita dallo sguardo magnetico del tizio che si apprestava a versarle il thé con una grazia e una maestria mai visti prima.
-Leni, ma che fai svieni ogni tanto?- La voce di Marco la riportò per un attimo alla realtà
-Posso richiamarti?- chiese lei poco convinta
-Come al solito...- rispose la voce all’altro capo del telefono
-Ascolta, ci vediamo tra poco… e dì a Daitenji di aspettarmi, mi ha già presa in giro una volta quest’oggi, la seconda non gliela perdonerei.- aggiunse l’ultima frase sottovoce, ma non abbastanza da permettere al giovane accanto a lei di sentirla e chiuse la telefonata.
Elena giurò di vedere una scintilla negli occhi dell’aitante ragazzo che le aveva appena versato il thè verde più buono che lei avesse mai bevuto.
Nel frattempo, lui quasi non accennava ad allontanarsi dal suo tavolo ed Elena iniziò a sentirsi a disagio, non tanto perché uno sconosciuto le stava intorno così, ma perché la bellezza così particolare di quel tipo l’aveva messa in una posizione di estremo impaccio. Non che Elena non fosse abituata ad avere ragazzi intorno e a fare apprezzamenti e a fare apprezzamenti quando doveva, si allenava in uno sport dove praticamente c’era una maggioranza di uomini e poi a ventun anni aveva avuto le sue cotte e storielle, ma qualcosa in quel ragazzo lì davanti a lei le fece sentire le farfalle nello stomaco.
A quel punto si sentì quasi in dovere di dire qualcosa
- Questo thè è buonissimo, davvero- iniziò, con la prima cosa che le venne in mente, non che fosse una bugia
- La ringrazio.- rispose il ragazzo con una voce gentile
Elena sorrise e lui ricambiò
- Per favore, mi fa sentire vecchia se mi da del lei...- iniziò, sentendo un lieve rossore alle guance.
Il tizio le sorrise
- Beh, lo stesso vale per me… non credo di essere molto più grande di… te- calcò volutamente l’ultima parola. La sua voce profonda, ma dolce era come musica per le orecchie di Elena, era come se lui l’avesse ipnotizzata.
-Meglio… - si lasciò sfuggire un sorriso lei
- Anzi, fai i complimenti allo chef, ho mangiato divinamente, tornerò senz’altro, anche perché adoro la cucina cinese.- disse alzandosi da tavola, lentamente.
-Ce l’hai davanti- rispose sicuro il ragazzo.
Elena fu quasi sorpresa a quella rivelazione, quel tipo non doveva aver avuto più di trent’anni e cucinava già con un’esperienza senza eguali.
- Allora, i miei complimenti, cucini da dio, lo dico sinceramente- rispose dolce
Lui accennò un breve inchino, Elena quasi si sentì in dovere di ricambiare, si congedò con gentilezza e poi fece per procedere verso la cassa e pagare il conto, ma mentre il cameriere che l’aveva accolta nel locale digitava sul display del POS l’importo del pranzo, Elena continuava a guardare nella direzione del ragazzo, che a sua volta non le toglieva gli occhi di dosso.
Una volta fuori dal ristorante, la ragazza quasi faticava a riprendere fiato, l’incontro con quell'avvenente chef l’aveva trascinata in un turbine di emozioni difficile da spiegare.
Passeggiando verso la tana a passo abbastanza spedito, la ragazza si rese conto che era troppo tempo che non usciva con un uomo se al primo sguardo con uno carino, i suoi ormoni davano di matto in quel modo facendola sentire come sulle montagne russe e, al contempo, decisamente stupida e infantile.
Del resto, aveva solo ventun anni, come doveva sentirsi? Per le ragazze della sua età tutto questo era normale, ma lei era stata così tanto presa dal diventare una blader professionista che aveva trascurato i suoi bisogni primordiali: uscire e divertirsi.
Era quello che le diceva sempre anche Gianni, nonostante non sapesse realmente come sua sorella impiegasse la maggior parte del suo tempo, poiché ormai assolutamente contrario al Beyblade. Pensava semplicemente che era troppo presa dai suoi studi all’Accademia della Moda e che doveva rilassarsi un po’.
Su quello, Elena non poteva dargli tutti i torti.
Senza neanche rendersene conto, Elena arrivò al Colosseo, si guardò intorno furtiva e fece per imboccare un’entrata secondaria.
Di questi periodi diventava difficile intrufolarsi nel noto sito culturale, vista la grande affluenza di turisti, ma erano anni che Elena entrava di nascosto senza farsi notare ed era diventata piuttosto brava. Conosceva a memoria tutti i posti, le deviazioni, avrebbe potuto farlo tranquillamente ad occhi chiusi quel percorso e finalmente, dopo una mattinata abbastanza movimentata, si ritrovò in quel posto che lei chiamava casa.
Nei sotterranei dell’antica arena dei gladiatori, un gruppo abbastanza nutrito di ragazzi si esercitava in duelli amichevoli di Beyblade, nelle apposite arene di gioco: quella era la sede italiana dove lo sport veniva ancora insegnato e dove da quasi dieci anni, ormai, Elena era cresciuta e si era formata come blader, sotto l’ala protettrice del Maestro Daitenji.
Non appena la ragazza entrò e salutò i suoi compagni, Marco le andò accanto.
Il suo amico la strinse in un abbraccio da orso com'era solito fare. Marco era alto il doppio di lei, magro e con uno sguardo e un sorriso dolcissimi, se non fosse stato per il fatto che lei lo considerava alla stregua di Gianni, Elena avrebbe sicuramente puntato su di lui per costruire una relazione, ma nessuno dei due era pronto e decisamente interessato ad una storia d'amore in quel momento.
Stava per essere svelato il nome del blader che sarebbe partito per il Cammino e da settimane non si parlava d'altro durante gli allenamenti.
-Allora, quanto ti è venuto a costare il pranzo non offerto dal Maestro?- chiese ridacchiando
- Piantala...- lo bloccò lei, socchiudendo gli occhi
- A proposito è già arrivato?- chiese, togliendosi la borsetta e appoggiandola lì vicino.
- E’ in ufficio, ma è ancora impegnato, anzi mi ha detto di dirti che se fossi arrivata ti avrebbe chiamato lui personalmente-
- D’accordo, allora approfitto per fare qualche lancio, ti va?- chiese a Marco, facendo un po’ di stretching
- Ci sto!- rispose sicuro il ragazzo dal sorriso dolce, mostrando il suo dispositivo di lancio già pronto all’uso.
-Dammi un attimo, mi preparo-
Elena si avvicinò alla sua borsa, la aprì convinta di trovare il suo Beyblade, ma lì non c’era. Trasalì, iniziando a scavare energicamente tra le cianfrusaglie della sua borsa.
- Qualcosa non va?- chiese Marco, avvicinandosi
- Andiamo, dove sei...- mormorò Elena, quasi stesse parlando alla borsa.
Dopo qualche minuto, arresa, Elena guardò Marco in preda al panico.
- Ho perso il mio Bey.-

   
 
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