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Autore: X_98    10/10/2021    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Sara serrò i denti e strinse i pugni quando un unguento maleodorante le venne applicato sulla ferita dopo un’accurata pulizia.

Non conosceva il guaritore che la stava medicando, neanche di vista dato che era un elfo di Lorien.

Il suo capitano aveva insistito affinché le venissero subito offerte delle cure mentre gli altri si accingevano a recuperare i feriti dal campo di battaglia.

La ragazza sorrise nel vedere Aranel gesticolare mentre parlava e Haldir ascoltare attentamente ciò che la piccola stava dicendo in elfico.

Gli elfi potevano apparire freddi e distaccati, ma se si trattava dei bambini, cambiavano atteggiamento.

Sara si alzò e zoppicante, li raggiunse.

“Aranel vieni, devi metterti vicino al fuoco!” La chiamò, trovando quella scusa patetica.

“Siete abile nel combattimento!” Si complimentò l’elfo stupendola. Non credeva che la sua lingua tagliente fosse capace di ammorbidirsi.

“Non abbastanza a quanto pare!” Rispose Sara indicandosi la gamba fasciata.

“Questo spiega come siate riuscita ad attirare l’attenzione del sovrano!” Affermò Haldir lanciandole uno sguardo saccente.

Sara si bloccò, per voltarsi e guardarlo furiosa “Ciò che corre tra me e il Re non è affar vostro!” Gli urlò contro.

“Non volevo essere inopportuno. Solitamente noi elfi non diamo confidenza agli umani!” Disse con non troppo interesse.

Sara si chiese se ci trovasse gusto nel provocarla “E perché state discutendo con un umana?” Chiese sperando di farlo tacere.

“Voi non siete un umana qualsiasi. Era scritto che le vostre strade si incrociassero!” Rispose lui lasciandola senza parole.

“Di cosa state parlando?” Chiese una volta ripresasi. Non le piaceva l’ombra di mistero che avvolgeva le sue parole.

“Chiedete a Re Thranduil quando tornerà!” Rispose lui enigmatico facendo ribollire il sangue di Sara.

Dama Galdriel sapeva di loro?

Thranduil aveva tenuto una corrispondenza con Lorien, sapeva qualcosa su di loro?

È per questo che non le aveva fatte andare via?

Sara si promise di cercare queste risposte, perché non le piaceva che da quando erano tornati, i segreti fossero aumentati.

 

*

 

Hanna osservò Thranduil che giaceva ancora immobile a terra.

Non doveva andare così! 

La sua presenza aveva cambiato irrimediabilmente gli eventi? Perché era stata tanto egoista da restare?

Non voleva un amore così. Lacerato, distrutto da qualcosa di terribile e potente come la morte!

Aveva lottato e sofferto così tanto che si meritava qualcosa di complesso, intenso....indistruttibile!

Sentì una tristezza opprimente invaderla, insieme ad un immenso senso di solitudine.

Non poteva finire così!

Era arrabbiata con Thranduil, la stava lasciando sola, in un mondo a lei sconosciuto!

Lasciandosi guidare dall’ira sollevò una mano e tirò un pugno all’altezza dello sterno dell’elfo urlando disperata “SVEGLIATI!”. 

Il corpo si mosse leggermente sotto la forza di quel colpo, per poi tornare ad essere immobile. 

Hanna abbassò lo sguardo cominciando a singhiozzare, accasciandosi sul petto dell’amato.

Triste e sola, privata di quella dolce carezza piena d’amore o di solo un conforto, che non sarebbe mai bastato.

Passarono forse due secondi, prima che Thranduil sussultasse ed iniziasse a sputare acqua, facendole prendere un colpo!

Hanna fu veloce a girarlo su di un fianco “Thranduil!” “Ada!” Lo chiamarono entrambi sconvolti.

Hanna gli accarezzò dolcemente la schiena sentendo l’eccitazione crescere ad ogni respiro di Thranduil. Stava boccheggiando, ma era molto meglio del silenzio gelido e della figura immobile davanti a lei di pochi secondi prima.

“Ti ringrazio!” Se la situazione non fosse stata così critica, Hanna avrebbe riso in faccia a Legolas per l’espressione che aveva.

“Non devi!” Ammise “Se non fosse stato per me, non si sarebbe trovato su questa montagna!” Disse tirando un grosso sospiro di sollievo in contemporanea con Thranduil, il cui respiro si stava calmando.

“Mio padre non si è mai lasciato convincere da nessuno! È stata una sua decisione!” Precisò Legolas “Un’ottima decisione!” Affermò guardando Hanna con ammirazione.

“Ci voleva tutto questo perché la smettessi di essere un irritabile rompiscatole?” Domandò Hanna sollevata che Legolas finalmente le mostrasse delle emozioni differenti da rabbia, diffidenza ed odio.

Legolas poggiò una mano sul braccio del padre, sistemandosi dietro di lui.

Thranduil era sdraiato lateralmente ed il respiro lento e irregolare indicava che fosse ancora incosciente. Ogni tanto tossiva, ansimando subito dopo per lo sforzo.

Il ghiaccio cominciò a creparsi, costringendoli ad afferrare il corpo del Re e trascinarlo sulla terraferma.

“So che vuoi delle risposte!” Fu Hanna a rompere il silenzio scomodo calato fra loro “Ma sappi che nemmeno io so con precisione cos’ha passato prima che lo incontrassi!” Ammise.

“Dove vi siete conosciuti?” Chiese Legolas con uno sguardo pieno di speranza.

La ragazza esitò un momento, guardandosi attorno nel tentativo di trovare una scusa per non affrontare quel discorso, ma alla fine si arrese “Eravamo entrambi prigionieri!” Cominciò a raccontare Hanna “Siamo scappati. Per noi donne conveniva restare con gli uomini. Allora non sapevo combattere!” Era consapevole di stare tradendo Thranduil, anche se in piccola parte dato che aveva omesso la maggior parte dei particolari.

“Da quando siamo fuggiti il suo unico desiderio è stato tornare.....” Hanna esitò “...da te!” Legolas emise un sospiro che sapeva molto di pianto.

“Digli che lo perdono!” Disse lui alzandosi di scatto.

“Come?” Hanna sentì il panico afferrarla, cosa voleva dire?!

“E che tornerò a casa un giorno!” Concluse Legolas avviandosi.

“Aspetta....” Hanna gattonò poco prima di fermarsi ed alzarsi in piedi “..non puoi lasciarlo così!” Protestò “Ti prego!” Hanna odiava le suppliche, perché le ricordavano molto la scuola di recitazione, ma si costrinse ad attingere alle emozioni di Legolas nel tentativo di convincerlo.

Ci riuscì dato che l’elfo tornò sui suoi passi.

Vide in lontananza le guardie e controllò un’ultima volta i segni vitali del compagno prima di alzarsi e sbracciarsi per esortare gli elfi ad essere veloci.

Faceva un freddo cane!

 

*

 

L’elfa camminava trascinando i piedi.

La polvere sollevata, piena di nevischio, veniva trasportata via del vento.

L’armatura era imbrattata di sangue, ma non aveva importanza.

Per la prima volta dopo secoli risentì un antico dolore travolgerla.

Era sola.

Privata di tutto, di nuovo.

Stavolta però erano state le sue azioni a portarla dove si trovava.

Aveva assistito impotente alla morte di colui che sarebbe potuto diventare di più, forse il suo cuore già lo considerava tale.

Non aveva trovato la forza per vendicarlo, l’aveva deluso su tutti i fronti.

Se quel dolore sembrava impossibile da sopportare, vedere il Re privo di vita accanto all’umana era stato troppo.

Percepiva appena la ferita sul fianco, provocatale da Bolg, che sanguinava copiosamente.

L’agonia dell’anima era straziante se paragonata a quella del corpo.

Era pronta a chiedere scusa, ma ora colui che l’aveva cresciuta e protetta, che le aveva fatto credere che la sua vita non fosse finita con la morte della sua famiglia, non c’era più.

Se non fosse corsa dietro a Kili, forse avrebbe potuto proteggere il Re. Se Legolas fosse venuto con lei le avrebbe ricordato il suo giuramento, non permettendo ai dei sentimenti acerbi di controllarla.

C’erano troppi se in una singola frase.

L’elfa barcollò a causa della perdita di sangue, ma riuscì a rimanere in piedi.

Bordi neri cominciarono a comparire nella vista già appannata.

Si nascose dietro una colonna quando intravide Legolas giungere, o forse era già lì?Sentì il senso di colpa crescere nel vedere l’amico d’infanzia vivere per la seconda volta quell’esperienza traumatica. 

E questa volta non c’erano dubbi, solo certezza!

Non volendo morire accanto al suo Re, sentendo di non meritarlo, tornò sui suoi passi e riuscì a raggiungere il corpo del nano prima che le forze venissero meno e l’incoscienza la reclamasse.

Sapeva che non si sarebbe svegliata più, ma era meglio morire che vivere con quel dolore!

 

*

 

Hanna ansimò, poggiando le mani sulle ginocchia. Si sentiva sfinita, ma muoversi la aiutava con il freddo.

Andava così veloce che precedette l’arrivo degli elfi all’accampamento, il che fu una fortuna, perché intercettò Sara che teneva Aranel per mano.

Sembravano stare bene, nonostante il pesante bendaggio alla gamba che poteva vedere spuntare dai pantaloni strappati.

Ma sua figlia era illesa e si sentì in colpa percependo il sollievo che credeva inappropriato.

La figlia si illuminò vedendo la madre e nonostante lei volesse prenderla, abbracciarla e non lasciarla più andare, sapeva che presto le guardie sarebbero giunte.

“Aranel.....” sussurrò quando la piccola corse fra le sue braccia “....ora Sara ti porta a fare un giro a cavallo! Ti va?” Chiese fissando l’amica che la guardò stranita.

“Ma io voglio restare con te!” Si lamentò la figlia, facendo sorgere dei dubbi alla madre. Non si trovavano nella tenda, anzi, osservando con attenzione era stata parzialmente abbattuta. Cos’aveva visto della guerra? Cos’era successo in sua assenza? Perché non era rimasta lei a proteggerla?

Hanna ingoiò il groppo in gola e scelse accuratamente le prossime parole “Se fai come dico ti prometto che stanotte potremmo dormiremo insieme!” Disse ricordando quanto a sua figlia piacesse nonostante stesse diventando un po’ grande per certe attenzioni.

“Davvero!?” Chiese Aranel eccitata “Aegnor!” Chiamò con entusiasmo vedendo il cavallo poco lontano che attendeva paziente.

Hanna per anni aveva odiato la guerra, ambiente nel quale sua figlia era stata costretta a crescere. 

Più volte si erano ritrovate a camminare fra corpi senza vita e lei, essendo troppo piccola per parlare non aveva posto domande.

Ma ora, vedendola correre verso il grosso cavallo nero, fra i cadaveri, senza il minimo timore, benedì ciò che prima condannava.

“Di cosa parli? E per quale assurdo motivo sei bagnata dalla testa ai piedi? Ti prenderai un accidente!” Chiese Sara con il tono del “Non me la bevo!”.

“Tienila lontana dalla tenda dal Re!” Disse Hanna con concitazione voltandosi per vedere il gruppo in arrivo “Fino a quando io in persona non ti vengo a chiamare!” Le ordinò senza voltarsi a guardarla.

“Ora mi spaventi!” Si innervosì Sara, capendo che se voleva la figlia lontano non desiderava vedesse qualcosa.

“Spaventati dopo, ora va!” Insistette Hanna fulminandola, sospirando di sollievo quando la vide ubbidire.

Sara aveva messo Aranel in groppa al grosso cavallo e a passo veloce e zoppicante, era sparita dietro un angolo assieme ad un gruppo di guardie, appena in tempo perché il panico si scatenasse a causa dell’arrivo del Re.

I guaritori scattarono senza nemmeno conoscere la gravità della situazione.

Un sollievo dato che era disperata.

Hanna era così concentrata sulla scena che si stava svolgendo davanti a lei che non degnò della minima attenzione chiunque le avesse messo addosso una pesante coperta.

Si commosse nel vedere il Principe che portava suo padre fra le braccia assieme ad un altro elfo che però sosteneva solo le gambe del sovrano.

L’angoscia negli occhi di Legolas era struggente e nonostante procedesse a passo veloce, non staccava gli occhi dal Re.

Thranduil era pallido come la morte, ma l’urgenza nei movimenti di Legolas e la sua cura nel sostenerlo, mandavano il messaggio contrario!

I guaritori quasi lo travolsero, strappandogli il padre dalle braccia senza protestare davanti alla leggera resistenza del loro Principe.

Il sovrano venne portato velocemente nella sua tenda. La ragazza aveva rischiato di essere cacciata fuori, ma grazie a Legolas era potuta restare.

“È rimasto sott’acqua a lungo!” Il Principe non perse tempo ad informare i guaritori “Non respirava quando è stato tirato fuori!”.

Un guaritore aveva squarciato la stoffa preziosa senza tante cerimonie auscultando prima il cuore, poi i polmoni, apparendo ancora più spaventato quando il Re cominciò a tossire.

Hanna era ancora molto inesperta con l’elfico e mai prima di allora avrebbe tanto voluto saperlo parlare correttamente, non capendo cosa si stessero dicendo gli elfi.

Fu costretta a schivarli per quanto erano concentrati sul loro lavoro da non prestare attenzione a nessuno.

La ragazza si fece avanti per aiutare in qualsiasi modo, ma ricevette un rimprovero che non comprese.

“Fermi!” Com’era possibile che Legolas da tormentatore si fosse trasformato in protettore?!

“È stata lei a rianimarlo!” Svelò facendo diventare Hanna più rossa di un pomodoro “È grazie a lei se il Re vive!” Bastò questa frase perché gli elfi, lanciandole sguardi curiosi e sorpresi, le permettessero di fare qualunque cosa senza guardarla male o rimproverarla.

 

*

 

Sara camminava tristemente fra le rovine.

Alla fine salì in groppa pure lei, non riuscendo a sforzare la gamba più di tanto.

Si preoccupò di stare alla larga dai luoghi dove si trovavano i feriti o i cadaveri venivano allineati, per evitare un qualsiasi esperienza traumatica alla Principessa, ma anche per sé stessa.

I ribelli affrontavano ogni battaglia pieni di spirito ed anche in caso di numerose perdite, nonostante il dolore, riuscivano a mantenere un certo controllo, almeno apparente.

Erano guerrieri che si battevano per un ideale che si gonfiavano di orgoglio di fronte ad una morte sul campo di battaglia.

Invece gli abitanti di Dale non cercavano fama o gloria. 

Non bramavano la guerra, fatta di sangue e morte, ma tentavano di sfuggire all’oscurità che si faceva sempre più forte nel loro mondo.

Per questo un silenzio era calato nella città, rotto solo dai pianti o dai lamenti dei feriti.

Alla fine decise di tornare all’accampamento elfico. Aranel le si era poggiata sul ventre, cercando un abbraccio rassicurante, cercando con lo sguardo qualcuno. Probabilmente i genitori.....

Intenzionata a capire cosa stesse succedendo, abbandonò il cavallo, la affidò ad una guardia e si diresse verso ciò che restava della tenda reale, o meglio, ciò che gli elfi erano riusciti a recuperare.

Ma venne distratta da un’orrenda visione.

I corpi degli elfi venivano allineati e preparati per il trasporto. Avrebbero riposato nel loro bosco....erano centinaia.....

Una lampadina si accese nella sua mente e sentì l’urgenza crescere, spingendola a controllare ogni corpo, scostando i pochi teli usati su alcuni di loro.

Audial le aveva detto che avrebbe combattuto!

Fra i guaritori che correvano nell’accampamento non l’aveva ancora individuato.

Forse era stato ferito, oppure......

Decise di scartare la seconda opzione e corse verso la tenda dei feriti, ignorando tutto e tutti, alla ricerca dell’amico.

Ma più il tempo passava e minori erano le possibilità......

Alla fine si arrese e cominciò a chiedere ai guaritori se l’avessero visto.

“Audial.....qualcuno l’ha visto? Audial!” Chiamarlo a gran voce fu l’ultimo disperato tentativo, prima che un elfo la avvicinasse con uno sguardo cupo.

“Mia signora, il giovane è fra i caduti!” Quella semplice affermazione mandò in frantumi anche l’ultima speranza fino ad allora rimasta.

Sara sentì le lacrime bagnarle il viso, maledicendolo per averle confidato qualcosa di così potente prima della battaglia......

Perché le aveva confessato di amarla per andare a morire in battaglia subito dopo? E perché lei non gli aveva risposto?

Forse era meglio, forse non averlo detto a voce l’avrebbe fatta soffrire di meno.

Eppure il suo cuore sembrava non essere d’accordo mentre sanguinava sapendo che non l’avrebbe mai più rivisto....

“Lo vuole vedere.....” a quanto pare quell’elfo non odiava quelli della sua razza, perché sembrava capire il suo dolore e rispettarlo.

Sara scosse la testa. 

Già era difficile così. Desiderava ricordarselo vestito nella sua armatura dorata, mentre impacciato tentava di dichiararsi.

 

*

 

Arrivò la sera. Hanna camminava tesa per il campo. 

Aveva litigato a lungo con Galion, ma alla fine l’elfo era riuscita a staccarla dal fianco del Re e trascinarla in un’altra tenda per toglierle i vestiti bagnati di dosso.

La ragazza si guardò intorno con tristezza.

C’erano molti feriti, ma a preoccuparla era il comportamento degli elfi. Gli sguardi che le lanciavano ed i profondi inchini che le rivolgevano quando passava loro accanto.

La sua natura umana li aveva sempre fatti agire in modo diffidente nei suoi confronti ed invece ora potevano finalmente vedere che non era al potere, che la posizione al fianco del Re le avrebbe dato, a cui mirava!

Hanna entrò nella tenda senza esitare o essere fermata e si sedette su di una sedia accanto a Thranduil ignorando lo sguardo di Legolas.

I vestiti fradici erano stati sostituiti ed era seppellito sotto numerose coperte di lana.

“Cos’hanno detto i guaritori?” Domandò sentendo quanto fosse ancora freddo, toccandogli una mano.

“Non ti hanno informata?” Chiese Legolas di rimando “Non farei questa domanda se mi avessero già aggiornato!” Rispose lei. Cielo, trattenersi era dura!

“Trovano sorprendente che sia ancora vivo. I polmoni si sono indeboliti a causa dell’acqua, anche se era poca. Ha bisogno di molto riposo!” La informò Legolas.

Come a voler contraddire il figlio, Thranduil si mosse leggermente prima di aprire a fatica gli occhi.

“Ada?” Lo chiamò Legolas sollevato e preoccupato dalla confusione del padre.

“Siano ringraziati gli dei!” Lo accolse Hanna che ancora non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di lui immobile e pallido sdraiato su una distesa di ghiaccio.

“Vado a chiamare il guaritore...” disse Legolas per essere fermato da un debole “No..” da parte di Thranduil.

Il Principe si rimise a sedere, muovendo le gambe impaziente.

Il Re ci mise qualche minuto per orientarsi e la prima cosa che chiese fu “Cos’è successo?”.

“Azog è riuscito a metterti fuori combattimento!” Rispose Legolas “Sei caduto in acqua e sei annegato!” Raccontò senza esitazione.

“Come posso essere ancora in vita?” Domandò Thranduil con un sussurro confuso.

Legolas sorrise. Il primo vero sorriso, no secondo, che Hanna gli vedeva fare!

“Perdonami Ada, mi sono comportato in maniera egoista. Non ho mai pensato alla tua felicità, vedevo la sua presenza come una minaccia!” Disse Legolas indicando Hanna con un gesto del capo.

“Io minacciosa?! È un’aggettivo che non userei mai per descrivermi!” Ragionò Hanna “A parte quando qualcuno mi provoca, allora è un’altra storia. Ma direi che sono più prorompente! È lui che riesce ad incenerire le persone con uno sguardo!” Affermò riferendosi al Re con un sorriso.

“È stata lei a salvarti!” Svelò Legolas lanciandole uno sguardo pieno di gratitudine.

Anche il Principino aveva imparato ad ignorarla in quei momenti di auto critica.

Thranduil strinse con forza la mano della compagna e lei ricambiò lo sguardo sussurrando “Adesso stai bene! È tutto ciò che conta!” Con le lacrime agli occhi.

“Aranel?” Chiese il sovrano con il viso deformato dalla preoccupazione.

“È illesa!” Rispose Hanna tirando su col naso.

Il Principe si alzò con l’intenzione di uscire per dare un po’ di privacy quando il padre lo fermò nuovamente “C’è qualcosa che mi devi dire iôn nin(figlio mio)!”.

Il giovane si avvicinò al letto, incerto su come rispondere.

Il silenzio era interrotto solo dai respiri ansimanti del Re.

“Io vado da Aranel!” Disse Hanna alzandosi, ma incredibilmente fu Legolas a fermarla con un gesto della mano.

“Sento di dover partire, padre!” Rispose il Principe unendo le mani dietro la schiena.

Thranduil sospirò ed Hanna ebbe il sospetto che non fosse rassegnato, ma consapevole. Come faceva a conoscere già le intenzioni del figlio? 

Lei non aveva detto niente!

“Dove andrai?” Chiese il Re non sembrando contrariato dalle scelte del Principe.

“Non lo so!” Rispose Legolas sincero.

Si sentiva smarrito, perseguitato da un passato doloroso e diretto verso un futuro incerto. 

“Vai a Nord. Trova i Dúnedain, presto uno di loro con il suo coraggio distruggerà l’ombra. E diventerà ciò che è nato per essere!” Hanna si voltò nel sentire quelle parole, nascondendo un sorriso. Stentava a credere che quel birbante sarebbe diventato un grande Re.

E trovava buffo che Thranduil con presto intendesse una ventina di anni! Forse addirittura un po’ di più considerato che adesso aveva dieci anni.

Gli elfi avevano una percezione del tempo sfalsata. 

“Mio signore...” Legolas fece un passo in avanti esitante “....chiedo clemenza per Tauriel! Desidero che torni nel regno. So che non lo merita, ma chiedo che le venga concessa una seconda possibilità!” Implorò chinando il capo.

“Tutti meritano una seconda possibilità!” Disse Hanna ancor prima di pensarlo, sgranando gli occhi stranita quando il Principe la fissò incredulo.

Non sapeva dire chi fosse più sorpreso!

Il Re sorrise, acconsentendo con un cenno del capo.

“Legolas....” la smorfia di dolore che si dipinse sul volto del Re allarmò entrambi.

“Ada!” Il Principe afferrò una mano del padre preoccupato.

Thranduil aprì gli occhi apparendo incredibilmente stanco “Tua madre ti amava!” Hanna voleva assolutamente possedere il potere dell’invisibilità, anche solo per dieci secondi sarebbe andato benissimo!

Parlare con lui era un conto, davanti al figlio un’altro!

“Più di chiunque altro. Più della vita!” Disse Thranduil stringendo con forza la mano del figlio prima di assopirsi nuovamente.

Legolas prese una grossa boccata d’aria per poi abbassarsi e dare un delicato bacio sulla fronte del padre “Im melithon le an i uir. Tollen i lû nîn si boe bedin!”(Ti amerò per l’eternità. È giunto il mio momento, devo andare adesso!) disse alzandosi.

“Fai buon viaggio Legolas!” Lo salutò Hanna.

“È in ottime mani! Grazie Hanna, ti devo molto!” Disse Legolas voltandosi a guardarla “Spero di riuscire a ripagare questo debito un giorno!”.

“L’hai fatto oggi! Accettando la nostra relazione!” Rispose Hanna sentendosi rilassata come non lo era mai stata in presenza del Principe.

Gli corse dietro appena un’idea che reputava geniale, si fece largo nella sua testa.

“Legolas aspetta!” Se voleva attirare l’attenzione del Principe ci riuscì in pieno, dato che inciampando fece involontariamente lo sgambetto ad un elfo con il corpo, mandandolo di schiena in terra.

Hanna avrebbe riso se l’imbarazzo non l’avesse paralizzata.

Il Principe la raggiunse porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi “Tutto bene?” Chiese divertito. 

Ora ci si metteva pure lui!

“Chiedilo a quel poveretto!” Rispose Hanna vedendo l’elfo ripulirsi i vestiti e trattenendo a stento lo sdegno. Essere la compagna del Re aveva i suoi vantaggi!

“Cosa volevi dirmi?” Domandò Legolas.

“Oh giusto...” Hanna si mise una mano in bocca facendo un fischio acuto e non passò molto prima che un nitrito rispondesse.

Aegnor si impennò davanti a loro una volta giunto.

Molti elfi si fermarono ad osservare lo splendido animale, consapevoli che fosse la cavalcatura del Re.

“È in ottima forma, come sempre!” Disse Hanna accarezzando il collo del cavallo “Ha visto molte battaglie e si è mostrato un amico fidato, anche se è testardo e irrequieto!” Raccontò la ragazza ricordando con soddisfazione Aegnor che prendeva a calci i soldati romani.

“È la cavalcatura del Re!” Ammise Legolas, ricordando bene la prima volta che suo padre gliel’aveva presentato.

“È vero. Ma ora tuo padre ha l’alce e lui non si è mostrato adatto per una vita sedentaria!” Disse Hanna porgendogli le redini “Prendilo. Che ti accompagni nel tuo viaggio. E forse un giorno ti riporterà a casa, come ha fatto con Thranduil!”.

 

*

 

Sara si era rifugiata dietro una tenda. Nascosta alla maggior parte dei presenti.

Coloro che la incrociavano, fingevano saggiamente di non vederla o cambiavano strada.

Fu così che Hanna la trovò. Tremante e distrutta.

Non servì chiedere niente, uno sguardo equivalse a un intero discorso.

Le si sedette accanto.

Si era cambiata i vestiti bagnati, anche se i capelli testimoniavano ancora che chissà come avesse fatto un bagno.

“Lui.....” Sara non volle insinuare qualcosa di così terribile, ma Hanna fu veloce a rassicurarla “Vive, ma è debole!”.

Sara voleva chiedere cosa fosse successo, ma si rese conto che ormai non importava.

Loro erano sopravvissuti, questo contava!

“Aveva detto di amarmi ed io sono scappata e ora è morto!” Disse Sara con voce rotta.

“È morto combattendo per il suo Re. Facendo ciò in cui credeva!” Le rispose Hanna per poi aggiungere tristemente “Mi dispiace!” Avendo capito fin da subito di chi stessero parlando. Non c’erano segreti fra loro.

“Sapevo cosa sarebbe successo, forse è per questo che non gli ho risposto....” disse Sara cominciando a singhiozzare.

“Sai forse non lo amavo nemmeno!” Ragionò Sara tirando su con il naso “Lo ammiravo molto, questo si!” Riconobbe “Ma se ami una persona, al ti amo dovresti rispondere con un anch’io....o un’altro ti amo....” si chiese per riprendere a piangere.

“Non è la regola!” Sospirò Hanna non avendo la forza di consolarla.

“Oh certo! Tu hai saltato il romanticismo baciandolo direttamente!” Ricordò Sara con rabbia facendo arrossire Hanna.

Dopo un momento cominciarono a ridere senza alcun controllo avendo risvegliato la memoria di ciò che non avrebbero mai creduto le avrebbe portate dove si trovavano ora.

Ma quel momento durò poco, prima che le risate di Sara si tramutassero in singhiozzi.

Per un amore che non esisteva, per un amico perso, per tutto quell’orrore a cui aveva assistito.

Le mancavano i ribelli che nonostante l’ignoranza, l’arroganza e l’orgoglio, riuscivano a godersi a pieno la vita. Forse sapere che il giorno seguente sarebbe potuto essere l’ultimo dava loro una forza sconosciuta, o una consapevolezza necessaria per poter sopravvivere.

O semplicemente erano solo degli sciocchi!

Mentre gli abitanti di Arda non avevano scelto di andare in guerra, di fronteggiare quel male. Non ancora almeno...

Probabilmente l’euforia data dalla libertà dava un’arma in più ai ribelli.

Sara avrebbe tanto voluto tornare in mezzo a quella confusione, invece che restare davanti a tutta quella sofferenza e quello sgomento, di fronte a un’eventualità che sempre avrebbe potuto colpire ognuno di loro.

Hanna le permise di sfogarsi, mentre osservava con tristezza il gran numero di corpi recuperati dal campo di battaglia.

Improvvisamente si alzò in piedi, con determinazione.

“Vieni, c’è bisogno di aiuto!” Sara osservò la mano che le porgeva con confusione.

“Hai intenzione di rimanere lì per terra, tutto il giorno? Possiamo aiutare, quindi muoviamoci!” La incitò.

Era dura, ma doveva farsi forza!

Sara le permise di aiutarla, costringendosi a rimandare il lutto a dopo.

Non era esperta, ma aveva le basi sufficienti per rendersi utile.

Ma prima di fare un solo passo, Hanna le afferrò una spalla “Io non riesco a tornare là....” ammise mentre le si spezzava il fiato “....ti prego. Potresti andare a vedere come sta il Re?”.

Quella semplice domanda parve scuotere Sara “Cosa gli è accaduto?” Chiese non capendo.

“È quasi annegato!” Sussurrò Hanna per poi scuotere la testa nel tentativo di togliersi quelle immagini dalla mente.

“Va bene andrò a controllarlo. Tu dove vai?” Chiese Sara preoccupata ma capendo che l’amica non sarebbe stata in grado di dirle di più.

“Devo aiutare i feriti, rendermi utile. Se resto ferma ho tempo per pensare e non voglio!” Ammise Hanna prima di avviarsi.

 

*

 

Sara raggiunse Galion aspettando che finisse di parlare con il capo guaritore.

“Come sta il Re?” Chiese appena l’elfo si allontanò.

“Mia signora è meglio che stiate con la Principessa!” Deviò discorso lui.

“Desidero vederlo!” Insistette guadagnandosi un sospiro esasperato.

“Solo pochi minuti!” Raccomandò prima di accompagnarla.

La ragazza si sedette su di una sedia al capezzale del Re, sentendo le lacrime arrivare, ma cercando con tutte le forze di bloccarle anche con la vista annebbiata.

Thranduil sibilava ogni volta che prendeva aria ed i respiri erano corti e veloci.

Sapeva bene che le prime ventiquattr’ore erano quelle decisive e vedendo che l’elfo era cianotico e in uno stato di sonnolenza, sentiva la paura aumentare.

“È vivo! È vivo! È vivo!”Ciò che la sua coscienza urlava non serviva a molto, specialmente quando, toccandogli la fronte sentì che era fredda al tatto.

“Presto, facciamolo distendere sul ventre!” Disse Sara scostando le pesanti coperte.

Si bloccò quando voltandosi vide Galion muoversi nervoso sul posto “Mi dai una mano o no!?” Chiese impaziente.

“Voi non siete ancora una guaritrice!” Affermò l’elfo puntando i piedi a terra.

“No, ma ho abbastanza conoscenze da sapere che in questa posizione rischia di soffocare! Dammi una mano!” Gli urlò, riuscendo finalmente a convincerlo.

Thranduil era molto pesante, ma con l’aiuto riuscì nel suo intento e ne uscì vittoriosa.

Sorrise al pensiero che forse, nonostante gli studi fatti in medicina, probabilmente non sapeva niente dell’anatomia elfica.

“Cosa gli è accaduto?” Chiese con un fil di voce.

Notando nuovamente la riluttanza del maggiordomo aggiunse “Riconosco i segni dell’annegamento. È grave e temo possa solo peggiorare!”.

“Il Principe Legolas ci ha informato che Lady Hanna lo ha salvato tirandolo fuori dall’acqua. Ha parlato di rianimazione, ma non conosco alcuna tecnica!” Raccontò Galion senza guardarla.

“Merda!” Disse Sara chinandosi sul sovrano.

“Cosa fate?” Chiese Galion indignato.

Aprendo gli occhi dell’elfo Sara si agitò ancora di più notando una debole risposta pupillare. Mise una mano sulla giugulare percependo un polso accelerato facendole venire in mente una sola parola “Tachicardia!”e tastò il busto sentendo due costole rotte.

Probabilmente l’ultimo danno lo aveva inferto Hanna con la rianimazione cardiopolmonare, ma vedendo le condizioni in cui versava il sovrano, comprese che l’aveva ripreso per un pelo, e non era sicura che ne fosse valsa la.....no!

Thranduil era forte! Non doveva, non poteva perdere la speranza!

“Avete imparato più di quanto pensassi in così poco tempo!” Si meravigliò Galion ricordando solo allora che lei aveva assistito eccellenti guaritori.

“Non è stato grazie agli elfi! Loro non mi hanno insegnato nulla nonostante la raccomandazione del Re!”Pensò Sara decidendo di rimanere in silenzio.

“Quando verrà riportato a palazzo?” Domandò consapevole che per la sopravvivenza del Re era fondamentale un posto caldo e sicuro.

“Solamente una volta che potrà essere spostato. Ora devo chiedervi di uscire!” La ragazza comprese che il maggiordomo non avrebbe condiviso informazioni tanto delicate, così decise di uscire e aiutare chi aveva bisogno.

 

*

 

Il mattino seguente Hanna decise di non evitare un incontro casuale.

Non aveva chiuso occhio, ma dato che continuavano a tenerla all’oscuro, decise che doveva sapere.

Bard si fermò di colpo nel vedere una delle due ospiti del sovrano elfico avvicinarsi.

“Mia signora, desiderate qualcosa?” Chiese Bard inchinandosi.

“Mio signore, perdonate eventuali mancanze da parte mia, ma non ho mai vissuto a corte prima d’ora e di politica so ben poco!” Si presentò Hanna ricambiando l’inchino.

“Non vi angustiate! Ho parlato con il Generale ed il consigliere per stabilire i termini della nostra alleanza!” Disse Bard cercando di rassicurarla.

“E quali sono?!” Chiese Hanna curiosa di sentire le risposta.

“Non credo che dovrei.....” “Vi ho fatto una domanda! Mancare di rispetto a me equivale a offendere il Re!” Hanna decise di giocarsi la carta migliore.

“Egli vive?” Domandò l’arciere con una luce di speranza che gli illuminava gli occhi.

Gli elfi erano impeccabili quando si trattava di celare informazioni.

“Non cambi discorso!” Lo rimproverò.

“Non esiteremo a darvi appoggio militare in caso di pericolo. Il commercio da parte nostra non sarà fiorente, ma basteranno pochi anni per estinguere il debito che accumuleremo questo inverno!” Rispose Bard guardandosi attorno come se stesse tradendo qualcuno, ma consapevole di chi avesse di fronte.

“Non avete un esercito e siete degli sfollati! Quale garanzia abbiamo, oltre a promesse dette a voce?” Hanna decise di metterlo alla prova, apparendo fredda e distaccata, come se non stessero discutendo del futuro di centinaia di vite.

“Abbiamo stipulato un accordo.....” Tentò di farsi valere Bard “Dobbiamo accertarci di avere degli alleati forti...” Hanna poteva giurare che l’esitazione dell’uomo fosse dovuta alla sua posizione al fianco del Re “....per questo lascerò degli elfi con voi per aiutarvi nella ricostruzione e ristrutturazione!” Decise di cedere “Inoltre questo debito farò in modo che venga parzialmente coperto!” Promise con un sorriso.

“Non capisco!” Bard apparve molto confuso dopo che aveva fatto di tutto per difendere la sua gente e cercare di convincere la signora che gli stava davanti.

“Devo essere certa di non prendere un impegno che ci farà solo perdere dei fondi inutilmente!” Chiarì le idee lei “E non sono un ingrata! Aranel mi ha parlato molto bene di voi, questo mi spinge a credervi e costringe a porgevi delle sincere scuse!” Ammise piena di gratitudine.

“Sono io che devo fare ammenda. Non ho impedito ai nani di portarla via!” Disse Bard con sguardo colpevole.

“Avete saggiamente compreso le priorità, come farebbe qualsiasi buon signore per la propria gente! Uccidendo il drago avete salvato innumerevoli vite e quella di mia figlia!” Lo tranquillizzò Hanna.

Il passato non poteva essere cambiato, ma sua figlia stava bene, questo importava!

Gli occhi di Bard raggiunsero il diametro dei piattini da tè ma il brav’uomo riuscì a tenere le mandibole unite.

Invece Hanna dovette fare un notevole sforzo anche solo per non sorridere.

Il divertimento passò in secondo piano quando la sorpresa dell’arciere le fece sorgere dei dubbi. Non credeva che lei potesse essere la madre? Pensava che il Re avesse avuto una figlia e subito dopo si fosse trovato l’amante? Hanna cominciò ad irritarsi.

“Vostra Maestà!” Disse inchinandosi.

Hanna, ignorò i suoi dubbi e sorrise “Non mi chiami così!” Ci avrebbe messo un po’ ad abituarsi una volta, bhe, se fosse diventata ufficialmente la compagna del Re.

“Mia Regina!?” Tentò di nuovo l’arciere.

“Non siamo ancora sposati!” Disse lei sinceramente.

“Da quel che ho sentito, lo sarete presto!” Affermò Bard riferendosi alla storia del lago. Hanna rimase spiazzata, non sapendo come e sé fosse il caso di rispondere.

“Mi scusi, sono stato inopportuno!” Tentò di rimediare l’uomo notando lo sgomento impresso sul volto della ragazza.

“Non mi offendo per certe cose. Ho sentito di peggio, credetemi!” Rispose automaticamente Hanna ancora immobile. Avrebbe dovuto saperlo. Anche il più prezioso dei segreti, sarebbe stata la prima notizia a spargersi in un accampamento!

“Lo avete salvato!” La illuminò lui come se non se ne fosse resa conto.

“Lui ha salvato tutti noi uccidendo il capo degli orchi!” Rispose Hanna riprendendosi.

“E voi lui!” Insistette l’arciere.

“Perdonatemi, ma ho una riunione a cui presenziare!” Bard interruppe il silenzio scomodo calato, prima di ritirarsi.

Hanna sbatté le palpebre un paio di volte. L’aveva veramente avvisata?

 

*

 

All’alba Sara camminava nervosamente davanti alla tenda del Re, agitando le due guardie poste all’entrata.

“Solitamente si è soliti trovare un’altro impiego se si vuole distogliere l’attenzione da pensieri sgraditi!” Una voce molto familiare la fece fermare.

Haldir aveva combattuto con valore e ne era uscito immacolato da quel conflitto.

“Generale, si tratta di un problema troppo grande per liquidarlo solo per avere un po’ di pace!” Gli rispose Sara riprendendo a camminare.

“Questo vorrà dire che deciderò io come distrarvi!” Disse lui lanciando un’occhiata a due guardie che compresero l’ordine silenzioso.

“Come prego?” Chiese Sara fermandosi a fissarlo seccata.

“Non è vostro compito occuparvi della salute del Re!” La redarguì lui.

“Ascoltatemi bene!” Esplose Sara, la cui pazienza era al limite a causa dell’ansia “È grazie all’elfo in questa tenda se sono sopravvissuta per anni sul campo di battaglia!”  Urlò senza pensare “Non avete alcun diritto di dirmi cosa fare o di chi preoccuparmi!” Lo attaccò.

“Preferite accompagnare il Re, che sarà assistito dal capo guaritore, assieme a me o occuparvi della Principessa?” Chiese Haldir ignorando ciò che gli aveva appena confidato.

“Ma siete sordo per caso?” Sara era basita. Continuava ad essere indisponente e irrispettoso! Infastidendola a morte!

“Partiamo fra poco. Non avete molto tempo per decidere!” Sara vide gli elfi entrare e portare il Re su di una carrozza che era appena giunta, mentre alcuni si accingevano a cambiare i cavalli.

Corse verso la direzione opposta, dove si trovava Aranel vedendo che un’altra scorta si preparava a partite.

Era strategico dividersi. In caso di attacco non avrebbero colpito contemporaneamente due membri della famiglia reale.....

E la scelta era già fatta.

Thranduil le aveva più volte salvato la vita e protetta senza che lei lo chiedesse.

Se doveva decidere se stare con lui o con la figlia avrebbe scelto la seconda opzione.

Ma perché non le avevano informate della partenza imminente? Forse era normale che non si preoccupassero di lei, ma della compagna del Re....

Già. Sara si guardò intorno, non trovando Hanna da nessuna parte!

Dov’era finita? Perché non era stata chiamata!

Lei era lì! Non avrebbe permesso ad Aranel di partire da sola.

 

*

 

Galion e Feren sembravano complottare chissà quale attentato, perdendo ogni dignità elfica, mentre silenziosi e furtivi uscivano dall’accampamento seguiti da un gruppo di soldati.

Hanna andò loro dietro fermandosi quando da lontano vide Dain attenderli con una piccola scorta. Era presente pure Bard assieme ad alcuni uomini.

Aveva sempre presenziato agli incontri fra Spartacus e i suoi. Molto spesso almeno e detestava restare all’oscuro, perché, in caso di una sua assenza, Thranduil la aggiornava, tenendola sempre al corrente di tutto.

Consapevole di non aver alcun diritto di presenziare, decise di osare al pensiero che una razza aveva commesso nei confronti degli elfi un grave torto, per capire cosa stava realmente succedendo.

Avvicinandosi notò che Dain discuteva, o meglio, insultava i due elfi ed il povero Bard si muoveva nervosamente sul posto.

Appena la sua presenza venne notata, tutti gli occhi si spostarono su di lei, che si fermò al fianco di Galion incrociando le braccia al petto.

Uno degli uomini di Dain gli sussurrò qualcosa all’orecchio e il suo sguardo confuso si trasformò in un ghigno pieno di superbia “Guarda un po’, la cagna della vostra Principessa è venuta per tediarci con inutili pretese!” Rise Dain facendo irrigidire ancora di più gli elfi.

La ragazza si avvicinò comportandosi come se stesse facendo una semplice passeggiata, volendo calmare gli elfi già nervosi.

“Trovo pittoresco che la nobiltà nanica sia così abile nell’imprecare!” Osservò Hanna fingendosi sorpresa.

“Mio signore Bard, sono lieta di rincontrarvi!” Salutò “Gli accordi presi saranno rispettati?” Domandò.

“Si mia signora! Ma pretendono di darci la metà di quanto promesso!” Rispose l’uomo esasperato, senza tentare di nascondere il proprio disappunto.

“Io non ho promesso un bel niente!” Protestò Dain soddisfatto.

“Non so se ricordate che io non ero presente, quando tale accordo è stato stipulato. E non mi sembra abbiate alcuna prova per dimostrarmi che non affermate il falso!” Disse il nano gonfiando il petto con orgoglio di fronte alla propria astuzia.

Bard strinse i pugni con furia “È forse un tentativo per venir meno alla parola data?“ ringhiò.

“L’arroganza di trarre conclusioni affrettata e una caratteristica degli inetti......come posso venir meno a qualcosa che non ho mai detto!? L’oro all’interno di questa montagna sarà molto, ma è mio dovere per prima cosa provvedere alla mia gente. Moderate le vostre parole perché decideranno se morire di fame o accettare ciò che offro!” Disse Dain con macrabo piacere nel ritrovarsi con tanto potere.

“Thorin Scudodiquercia ci ha promesso oro sufficiente a ricostruire Esgaroth per dieci volte. Vi conviene concederci quel che chiediamo, o questa non vi verrà mai restituita!” Minacciò Bard, tirando fuori l’Arkengemma.

“Tenente quella cosa lontano da me vile canaglia. Non mi serve per essere degno della corona che porto!” Si vantò Dain, ma Hanna potè notare un accenno di disagio nella postura del nano.

“Finitela con l’insultarmi o vorreste cominciare un’altra guerra con coloro che potrebbero diventare dei potenti alleati?” Contrattaccò Bard.

“Ciò che dici potrà avvenire solo se mostrerai un po’ di buonsenso!” Rispose il nano.

“Ma la parola di vostro cugino deve avere un qualche valore!” S’intromise Hanna cercando di mantenere la calma di fronte all’arroganza del nano.

“Non intendo sprecare risorse preziose per la mia gente. Questo mio generoso contributo basterà per far passare loro l’inverno!” Decretò il nano con testardaggine.

“Se volete avere più monete, dovete investirle!” Disse Hanna alzando le spalle, come se fosse un’ovvietà.

“Ora vi intendete persino di politica?” Chiese Dain apparendo offeso da ogni singola parola da lei pronunciata.

“Molto meno di voi. Per questo sono certa che troverete un modo per non creare dissapori con gli uomini!” Rispose Hanna per niente intimorita dall’umore crescente del nano.

Con un grugnito degno di un maiale, Dain mostrò tutto il suo disappunto “Non ho fatto tutta questa strada per essere sommerso dalle stronzate di una lurida sgualdrina che è brava solo ad aprire le gambe per avere una posizione decente!”.

Hanna fermò Galion con un cenno della mano, sentendo l’offesa bruciare meno di quanto si aspettasse. Non che fosse la prima volta, aveva sentito di peggio da parte dei ribelli.....

“Se non ricordo male...” disse Hanna riportando alla memoria la conversazione avvenuta alla base delle mura di Erebor “...Re Thranduil vi aveva suggerito un acquirente interessato a quel gioiello?”.

“Ecthelion di Gondor!” Annuì l’arciere.

“L’arkengemma è il simbolo del potere del Re dei nani, sono certa che saprà dargli il giusto valore...” “Come osate!” Urlò Dain livido di rabbia.

“Rispettate l’accordo e la pietra è vostra!” Disse Bard con uno sguardo torvo “Ci sono gli elfi a testimoniare la mia promessa affinché venga mantenuta!”.

“E sia!” Cedette Dain furibondo “Ma ricordate non dimenticherò l’offesa di oggi!”. Un’attimo prima di girare la sua cavalcatura, Dain rivolse l’attenzione verso l’umana “Una mocciosa in erba come voi dovrebbe imparare cosa sia l’assennatezza o non vivrete troppo a lungo per riuscire a godervi l’oro che la fatina dei boschi è venuto a reclamare dal cadavere fresco di mio cugino!”.

 

*

 

Una figura si muoveva indisturbata per l’accampamento.

Era in pensiero per il destino del Re degli elfi. La sua morte avrebbe fatto cadere un’intero regno, favorendo il nemico prima del tempo.

Eppure al momento era poco quello che poteva fare.

Gandalf si fermò scorgendo con la coda dell’occhio una figura che tentava di celarsi in mezzo agli elfi, non riuscendoci in quanto apparteneva a tutt’altra razza.

Quel ragazzo insicuro e timido la cui presenza era stata decisiva, mangiava avidamente una zuppa fumante. Il bastone poggiato al suo fianco appariva come autentico. Sicuramente frutto di mani esperte.

Ma perché mettere un giovane sulla strada del grande Re invece che uno di loro. Un’istari con maggiore esperienza.

Era un giovane talentuoso per riuscire a padroneggiare incantesimi potenti in così giovane età.

Aveva sentito delle voci, ma mai le avrebbe credute veritiere. Eppure ecco lì qualcuno capace di appurare quella verità così assurda per poterla credere reale.

Il bianconsiglio andava informato di ciò.

E forse avrebbe fatto meglio a tenerlo d’occhio.

Era un pupillo di Radagast, ma Gandalf sentiva che c’era di più in quel ragazzo. 

Se istruito li avrebbe aiutati molto nel loro compito.

Si era appena conclusa un’avventura perché un’altra facesse capolino.

“Ragazzo...” Lo chiamò avvicinandoglisi “Kalos!” Si presentò lui leccando il cucchiaio con gusto.

“Perché sei sceso sul campo di battaglia?” Domandò con una certa aspettativa.

“Perché era la cosa giusta da fare!” Rispose secco il ragazzo.

“Per te, per i tuoi amici, o per la tua coscienza?” Chiese Gandalf assottigliando lo sguardo.

Il giovane mago si ritrovò spiazzato di fronte a certi quesiti che non gli avevano minimamente sfiorato la mente “Non saprei!” Rispose Kalos sincero “Ma potevo dare una mano e l’ho fatto!” Ammise.

“L’altruismo può essere una dote di cui andare fieri!” Disse lo stregone “Ma anche una condanna se si sbaglia!” Avvertì.

“Ho sbagliato?” Chiese Kalos confuso di fronte a quelle parole prive di senso.

“Sei molto abile, ma hai bisogno di una guida!” Affermò Gandalf appoggiandosi al bastone.

“Per questo ti ho cercato a lungo. E Radagast si è mostrato un buon maestro, che a volte dice cose meno sensate delle tue!” Raccontò Kalos felice di aver raggiunto l’obbiettivo che aveva fatto cominciare il suo viaggio.

“Io posso insegnarti a padroneggiare la magia. Ma solo tu potrai decidere cosa farne e chi guidare!” Lo avvertì Gandalf colpito nel sentire tali parole.

“Guidare? Io non voglio guidare nessuno!” Protestò il giovane incrociando le braccia al petto.

“È il nostro compito. Il tuo l’hai assolto salvando la vita alla Principessa e chissà....” Gandalf si lisciò la barba pensieroso “.....forse il tuo ruolo ancora non è terminato!”.

“Ruolo? Ho solo difeso coloro che mi sono cari!” Sentì di doversi giustificare.

“Chi ti ha iniziato alla magia?” Chiese Gandalf volendo togliersi quel tremendo dubbio.

“Alatar e Pallando dicevano che ci avrebbero aiutati e protetti. Ci avrebbero difeso e istruito. Ma alla fine ci hanno riempito di false speranze per abbandonarci nel momento del bisogno!” Gli rispose Kalos rammaricato. La rabbia risvegliata dal ricordo.

Gandalf strinse il bastone contrariato.

Quei due avventati avevano davvero fondato culti segreti e trasmesso tradizioni magiche, dimenticandosi dei propri obblighi!

“Perché hai voluto imparare la magia?” Domandò non volendo perdere tempo con questioni prive di soluzione.

“Non è stata una scelta. Nel mio villaggio molti bambini sono stati mandati ancora in fasce nei luoghi dove gli istari istruivano gli umani. Io sono sempre riuscito in quel che mi insegnavano. La mia famiglia credeva che li avrei protetti. Alator e Pallando li avevano convinti che condividere il loro sapere ci avrebbe salvati!” Disse Kalos mostrando a pieno una sfiducia inaspettata.

“E così non è stato!” Realizzò Gandalf “E se loro ti hanno tradito, come mai sei partito a cercare un’altro stregone?” Domandò sempre più curioso.

“I miei vedevano la magia come un dono. Era mia dovere non sprecarla ed usarla per il bene. Ma senza di loro non sarei mai progredito!” Rispose Kalos cauto, temendo che anche quello stregone potesse abbandonarlo.

Era impacciato, ma non stupido. Sapeva bene che la magia era potente ma pericolosa. E il desiderio di agire era troppo forte per non provare a convincere il mago ad istruirlo sicuramente meglio di quanto avesse fatto Radagast fino ad allora.

Gandalf rimuginò osservando attentamente il giovane.

Lo aveva visto parlare confidenzialmente con le umane ospiti del Re degli Elfi ed anche se non sapeva che tipo di rapporto avesse con il Re, era chiaro che un legame con il regno era stato creato lo stesso, in quel breve tempo.

Era un umano, ma forse con una guida ferma e giusta, avrebbe potuto compiere grandi imprese “Mi seguiresti nel mio viaggio?”.

“Non c’è altro che desideri di più!” Rispose Kalos rianimato da tale quesito.

“Obbedirai senza fare domande?” Lo provocò ulteriormente lo stregone.

“Dipende da ciò che chiederete!” Si fece cauto lui.

Gandalf rise nel cogliere un carattere forte sotto tutta quella insicurezza “Sei sveglio e un po’ arrogante, ma mi piaci ragazzo!” Gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla “La magia non deve essere la tua prima risposta, ma ci aiuterà contro il male che cresce nell’ombra!”.

“Sconfiggeremo Sauron?” Chiese Kalos speranzoso.

“Questo non posso dirlo ma so per certo che gli resisteremo!” Rispose il mago invitandolo a seguirlo.

“Partiamo subito?” Sembrò incupirsi lui.

“Desidero riaccompagnare a casa un vecchio amico!” Si confidò l’istari sorridendo al pensiero del piccolo scassinatore.

“E Re Thranduil?” Chiese Kalos guardandosi attorno alla ricerca dell’antico Re.

“Non c’è altro che possa fare per lui. Rammenta, in questo viaggio non sempre potrai seguire il tuo cuore!” Quell’animo giovane, energico e altruista sarebbe mutato con il tempo. Ma Gandalf era convinto di aver preso una buona decisione.

Non era un caso che le loro strade si fossero incrociate e non avrebbe permesso all’oscuro signore di impadronirsi di un giovane con il suo talento.

Almeno, ci avrebbe provato con tutte le sue forze.

 

*

 

Hanna tornando alla tenda reale si prese un colpo quando notò la mancanza del Re.

Fermò il primo elfo che incontrò cercando di mostrarsi calma e decisa “Dov’è il Re?”.

“Lo stanno riportando al palazzo!” Rispose la guardia apparendo a disagio nel dare informazioni che probabilmente erano riservate.

“Perché non sono stata avvertita?” Hanna sapeva bene che il poveretto non c’entrava niente, ma era furiosa di essere stata ignorata.

L’improvviso rispetto maturato nei suoi confronti si era dissolto come cenere al vento?!

“Il capo guaritore ci ha vietato di diffondere questa informazione per proteggere sua maestà!” Rispose l’elfo con un sussurro.

“Come ti chiami?” Chiese cercando di non farla suonare come una minaccia.

“Felagund mia signora!” Disse con un inchino.

“Se vi è stato vietato, perché hai condiviso con me questa informazione?!” Domandò curiosa.

“Non mi permetterei mai di mentire alla futura regina!” Hanna maledisse nuovamente la sua curiosità.

“Di cosa diavolo stai parlando?” Domandò a denti stretti “Io non sono la vostra regina! Sono un umana!” Gli ricordò.

“Mia signora, con tutto il rispetto, vi siete comportata come tale. Durante la battaglia e nel campo. Senza parlare del fatto che avete salvato il Re!” Spiegò Felagund “È un titolo meritato!”.

“Ho capito! Basta, smettila!” Lo fermò lei a disagio “Ciò che desidero adesso è stare al fianco del Re!” Chiarì chiudendo gli occhi e alzando una mano.

“Vi posso scortare!” Si offrì Felagund.

“Vi ringrazio. Andiamo a prendere la Principessa e Sara!” Disse Hanna avviandosi.

“La Principessa è partita con una scorta circa un’ora fa!” La bloccò lui.

“COSA?!” Urlò Hanna girandosi di scatto.

“La vostra amica era con lei!” Continuò lui abbassando la testa come se fosse stata colpa sua.

“COME?” Hanna strinse i pugni abbassando la voce “Perché non sono stata avvertita?” Domandò furibonda.

“Il capo guaritore....” “Mi ha messa nella lista nera ho capito!” Disse Hanna incrociando le braccia al petto.

“Mia signora, desiderate che vi scorti al palazzo?” Chiese rispettosamente la guardia.

“Il più in fretta possibile!” Ordinò Hanna più che decisa a non farsi mettere i piedi in testa.

 

*

 

Hanna sorrise quando appena entrata a palazzo, vide Aranel, Lucilla e i gemelli correrle incontro. Era sera ed aveva temuto di trovarli addormentati.

Li strinse a sé con forza sentendo le lacrime pungerle gli occhi, ma non permise loro di cadere per non spaventarli inutilmente.

Erano lacrime di gioia!

“Nana posso venire anch’io con voi nel prossimo viaggio?” Chiese la voce innocente di Lucilla con occhi speranzosi, pieni di curiosità.

“Vedremo!” Rispose Hanna non volendo fare false promesse.

“Ti ringrazio per i tuoi servigi!” Disse voltandosi verso Felagund e i suoi uomini “Puoi ritirarti!” Ordinò.

L’elfo lanciò un occhiata a Galion ancora preoccupato per la sicurezza della sua signora, ma un cenno d’assenso lo convinse di potersi ritirare con tranquillità.

“Mia signora...” si fece avanti Galion “Per ora mi ritirerò nelle mie stanze con i bambini, ma presto desidero andare dal Re!” Lo interruppe lei gelida.

“Come desidera!” Chinò il capo lui.

Hanna si fermò appena fatti tre passi “Inoltre, desidero essere tenuta al corrente sulla salute del sovrano!” Disse con un tono d’avvertimento nella voce.

Ricevendo un cenno affermativo andò nelle stanze dei bambini.

“Dov’è Ada?” Domandò Aranel “Non ci ha salutato quando è tornato!” Si lamentò Lucilla.

Hanna chiuse la porta dietro di loro prima di farli sedere sul grosso tappeto in cerchio, cercando di capire cosa e come dirlo.

“Ada è molto impegnato al momento!” Decise di mentire “Voi vi siete comportati bene mentre ero via?” Chiese rivolgendosi ai gemelli e alla sorella.

“Bravissimi!” Disse Elanor con la sicurezza del padre.

“Solo due capricci!” Le si accodò Galador, preparandola sicuramente, con una parte di verità.

“Io neanche uno!” Alzò la mano Lucilla piena d’energia.

“Non ci credo!” Disse Aranel dando una leggera spinta alla sorella che a gambe incrociate, vacillò pericolosamente dalla parte opposta.

“Perché tu invece dove sei stata? Ti hanno messo in punizione?” Contrattaccò Lucilla che era stata volutamente tenuta all’oscuro e fortunatamente non aveva collegato la brutta esperienza con i nani, alla sparizione della sorella.

Aranel incrociò le braccia al petto “Io ho combattuto una guerra!” Disse alzando il mento orgogliosa.

Hanna alzò gli occhi al cielo. Si chiedeva da chi avesse ereditato tanta superbia....

Thranduil....senz’ombra di dubbio!

“Dato che siete stati così bravi vi meritate un premio!” Annunciò divertendosi notando tutti quegli occhi simili ai suoi e quelli del padre, accendersi pieni di curiosità.

“Domani niente scuola!” Non serve dire che i bambini gioirono di fronte a quella notizia, che avrebbe reso estremamente arduo metterli a letto.

Anche Hanna sorrise, ma per una ragione assai diversa.

Con quella decisione si era assicurata che nessuna notizia sulle condizioni del Re, sarebbe giunta alle orecchie dei suoi figli!

 

*

 

C’erano voci attorno a lui. Tutti quei rumori e quella luce erano fastidiosi!

Thranduil richiuse subito gli occhi aperti a fatica e si mosse irrequieto.

L’elfo percepì chiaramente il dolore che attanagliava ogni fibra del suo corpo, ma quello maggiore era al petto. Ansimava, tentando di prendere aria, ma più ci provava più gli mancava!

Lottò per un po’ contro quella spiacevole sensazione, fino a quando non si arrese, troppo confuso e stanco per anche solo tentare di regolarizzare il respiro.

Era come se stesse affogando!

Aprì leggermente gli occhi e vide Sara entrare nel suo campo visivo. Era molto preoccupata, ma non aveva fiato per parole rassicuranti.

Le voci erano confuse, gli arrivavano solo dei suoni amplificati, senza che comprendesse le parole. In quel momento un colpo di tosse lo fece quasi soffocare e sentì il suo corpo tremare mentre, avidamente, prendeva brevi boccate d’aria.

Inarcò la schiena ansimando per il dolore, percependo appena le mani che tentarono di tenerlo fermo.

Thranduil cercò di parlare, ma dalla sua bocca uscì solo un debole verso e dovette subito riprendere fiato, come se avesse tentato di tenere un discorso mentre correva.

Più combatteva più le forze diminuivano.

Odiava sentirsi impotente specialmente di fronte alla sua gente. Ed ora percepiva chiaramente il suo corpo dolorante che si contorceva senza che lui lo volesse.

Avvertì un peso posarsi sul suo petto e vide Sara poggiarci un orecchio, imitando ciò che Alyon aveva appena fatto. Ma quando si spostarono la sensazione rimase.

Sentì le palpebre farsi pesanti e l’oscurità che lo chiamava, eppure una parte di lui gli diceva di non chiudere gli occhi come se avvertisse un pericolo!

Improvvisamente si ricordò dello scontro con Azog. L’aveva ferito! Era ancora vivo?

Era stato quella maledetta creatura di Mordor a ridurlo così?

Stava cercando Hanna prima di imbattersi in Thorin e l’orco! Dov’era?

Tentò di muovere la testa, ma riuscì solo a spostare appena lo sguardo. Il suo corpo dolorante non obbediva!

E Legolas? Suo figlio l’aveva preceduto verso le rovine di Ravenhill assieme a Tauriel!

Si erano imbattuti nel secondo esercito di Azog? 

Smise di combattere, lasciando che la spossatezza prendesse il sopravvento. Sentiva la testa pesante, la vista era sfocata, prese un’ultimo dolorante respiro prima di cedere all’incoscienza.

 

Quando riaprì gli occhi si ritrovò in una stanza buia. 

Conosceva quel posto, quegli odori, quelle voci.

Serrò la mascella e strinse i pugni, trattenendo il fiato per non permettere al minimo suono di lasciare la sua gola, quando la frusta colpiva le sue carni.

Percepiva il sangue colare sulla sua schiena martoriata dopo ore di frustate.

Probabilmente aveva perso conoscenza, perché la cosa successiva che vide fu il lungo corridoio lungo il quale veniva trascinato per essere condotto nella sua cella.

I primi giorni riusciva a stare in piedi dopo le torture, dando dimostrazione della forza che ancora possedeva.

Ora non aveva più forze. Dopo mesi di notti passate insonne, con pochissimo cibo ed acqua, il suo corpo era stremato!

Giorni, mesi, anni?!

Non sapeva quanto tempo fosse passato. Potevano essere mesi, come anni!

Venne lanciato sopra una coperta sudicia e riuscì solo a rimirare la crepa nel muro dove aveva celato alla vista l’unico oggetto che poteva ancora definire di sua proprietà. L’anello di suo padre!

L’unica testimonianza di ciò che era stato!

Non era più un Re. Solo un prigioniero. Ma forse era meglio così, il suo popolo non avrebbe sofferto a causa di pericolosi ed inutili ricatti.

Sentì lo schiavo muoversi sopra di lui e cominciare a medicargli le ferite.

Era un ragazzo, senza le conoscenze adatte per curarle tutte.

All’inizio non lo lasciava avvicinare, l’aveva anche attaccato una volta, ora non era più padrone di ciò e coloro che lo circondavano.

 

*

 

Il Re si agitava, eppure non sembrava pienamente cosciente.

Vederlo in quelle condizioni preoccupò gli elfi ancora di più di quando aveva dormito per ore, senza reagire alla presenza del Principe.

“Avo bresto. Gerim ad lû!”(Non preoccuparti. Abbiamo ancora tempo!) Alyon tranquillizzò Auredhir che nervoso controllava il polso del sovrano.

“Perché non fate niente?” L’elfo sbuffò. Alyon sopportava quell’umana solo per il rispetto che, non si sa come, si era guadagnata da parte del Re.

Altrimenti non ci avrebbe pensato due volte a cacciarla dalla stanza!

“Stiamo aspettando Curunìr, è il guaritore più esperto. Solo lui è in grado di aiutare il Re!” Spiegò Alyon, auscultando il torace del Re ed infastidendosi quando la ragazza lo imitò.

Sara vide lo sguardo di Thranduil diventare assente, prima che i suoi occhi si richiudessero e capì che doveva fare qualcosa!

Persino con il suo udito non da elfo, sentiva i rantoli ad ogni respiro.

“Dobbiamo, cioè dovete fare qualcosa!” Si corresse Sara. 

“Aspetteremo Curunìr. L’operazione da fare è troppo complicata ed in caso di errore i rischi sono enormi!” Tentò di farla ragionare l’elfo.

“Di quale operazione parli?” Chiese sempre più nervosa, se non agivano in fretta il Re sarebbe soffocato!

“Con questa siringa dobbiamo togliere l’acqua accumulata nel polmone!” Rispose Auredhir indicando l’oggetto che era di dimensioni notevoli. La ragazza comprese subito ciò a cui si riferivano!

Il Re era cianotico e vedere le sue labbra diventare blu fece diventare l’urgenza di Sara disperata!

“Lo faccio io!” Urlò sporgendosi verso la siringa con una mano.

“È troppo pericoloso!” Disse Alyon scuotendo il capo.

“Se non agiamo subito il Re morirà!” Insistette la ragazza “In questi casi la tempistica è vitale! Abbiamo aspettato anche troppo!” Disse Sara strappando la siringa dalle mani dell’elfo.

Alyon si parò di fronte alla ragazza con fare minaccioso e cominciarono una gara di sguardi.

Il silenzio che seguì veniva rotto solo dal respiro ansante e rauco del Re.

Fortunatamente, di fronte alla sua caparbietà, alla fine Alyon cedette, permettendole di aiutare il sovrano.

Sara osservò la siringa, stringendola con forza e notando allora, quanto le stessero tremando le mani. 

Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro: sgombrare la mente e concentrarsi sulla procedura era la prima cosa da fare!

“Mettetelo seduto!” Straordinariamente anche Alyon obbedì al suo ordine, raddrizzando maggiormente il Re. Sara mise la siringa a portata di mano, mettendo in pratica per la prima volta ciò che aveva studiato.

Dopo aver tirato su la maglietta di Thranduil, poggiò l’indice e il medio, uniti, sulla parte destra della schiena del sovrano ed iniziò a picchiettarvi sopra con il medio dell’altra mano.

Auredhir si era avvicinato, da vero galant......elfo, aveva afferrato la maglietta per farla lavorare meglio.

Il primo era vuoto. Scese di uno spazio intercostale e ripetè l’operazione. 

Ancora vuoto. Scese fino a quando si ritrovò all’ottavo spazio intercostale. Pieno.

“Versamento trovato!” Esultò Sara sorridendo, cercando di farsi forza.

Si spostò verso la siringa non trovando ciò che cercava. 

“Avete qualcosa per segnare sulla pelle?” Chiese voltandosi verso gli elfi.

Auredhir le allungò una boccetta con dentro una pasta scura. Valar, adorava quell’elfo!

Sara ci intinse un dito e segnò il punto in cui avrebbe inserito l’ago.

Doveva posizionarlo al di sopra della costola, per evitare di danneggiare i nervi, questo lo ricordava bene!

Prese la grossa siringa, pronta a farlo!

Non sapeva quanto liquido ci fosse tra polmone e pleura, ma doveva cercare di aspirarne il più possibile. Posizionò l’ago al di sopra del segno e si preparò ad affondarlo nella pleura.

Era un procedimento doloroso, quindi avrebbe dovuto essere il più veloce possibile!

Iniziò a premere, perforando la pelle con la punta affilata dell’ago percependo chiaramente Annael irrigidirsi.

Sara aumentò la pressione. Non credeva che ci volesse tanta forza! 

L’ago era entrato quasi del tutto, quando sentì un cambio di consistenza.

Era all’interno del versamento!

Piano piano tirò fuori lo stantuffo della siringa. Il liquido che ne uscì era torbido, chiaro segno d’infezione.

Non che la febbre avesse lasciato molti dubbi in proposito!

Riempì quasi del tutto la siringa e poi estrasse l’ago con cautela, in modo da non far sanguinare niente.

“Ora che abbiamo fatto questo cosa bisogna fare?” Chiese Alyon bruscamente guardando il liquido schifato.

“Aspettare!” Rispose Sara tirando un sospiro di sollievo “Il polmone è di nuovo libero. L’infezione deve passare e a meno che voi non abbiate degli antibiotici, dobbiamo sperare che si risolva da sé!” Spiegò con calma.

“Cos’è un antibiotico?” Chiese Alyon guardandola stranito.

Forse era stata la necessità di scaricare la tensione accumulata a farla reagire così, forse la realizzazione che lì erano molto antiquati in quasi tutto quello che facevano.......Sara scoppiò in una risata sfrenata tenendosi i fianchi quando gli addominali cominciarono a dolerle.

 

*

 

“Dove vivono i tuoi simili?” “Sei disposto a servire il padrone?”

Gli uomini non ottennero risposta, se non il silenzio.

“Venite qui, portatelo nella sala delle torture! Allora canterà la canzone che vogliamo sentire!” L’elfo venne condotto per dei corridoi bui. Camminava zoppicando, ma aveva di nuovo le forze per reggersi in piedi da solo.

Thranduil non credeva che Narwain e Galador potessero sopravvivere. Non a tutto questo!

Temeva che gli umani lo torturassero fino a distruggerlo, spegnendo la luce degli Eldar che aveva brillato da sempre dentro di lui.

Avrebbe potuto lasciarsi svanire e morire, ma il suo orgoglio gli diceva di resistere. 

Per suo figlio, per il suo popolo, doveva resistere! 

Doveva avvertirli del pericolo!

Era suo compito aggrapparsi a quella piccola speranza, anche se con il passare dei mesi diventava sempre più il sogno di un fanciullo!

 

Hanna entrò nella stanza del Re vedendo gli elfi più ombrosi del solito.

Era rimasta con i figli fino a quando non si erano addormentati, e si aspettava di trovare un’altra atmosfera, o meglio, sperava!

Vide Sara prendere una ciotola e riempirla con acqua fresca in cui inzuppare un panno per rinfrescare la fronte del sovrano ed appena si sedette, i guaritori uscirono, lasciando riposare il loro signore.

“Mi avete lasciato indietro!” Si rivolse all’amica con talmente tanta rabbia che sobbalzò per lo spavento.

Sara si voltò verso di lei afferrandola in un abbraccio.

Hanna guardò Thranduil che finalmente sembrava dormire pacificamente.

Era ancora pallido, ma il respiro appariva più regolare e rilassato.

“Scusami tantissimo! Il generale mi ha ordinato di stare con Aranel per accompagnarla a casa. Diciamo che sembra avermi scambiato per un ancella, ma ora che sono al sicuro nel palazzo, posso passare sopra alla sua mancanza di rispetto!” Disse apparendo molto più rilassata del previsto.

Questo influì sul temperamento di Hanna che appena vide il Re si rilassò, andando a sedersi al suo capezzale.

“Ho fatto qualcosa di incredibile!” Disse all’improvviso Sara.

“Cosa?” Chiese Hanna con non troppo interesse.

“Gli ho aspirato l’acqua dai polmoni!” Si vantò l’amica.

“E come?! Non ci sono tecnologie del nostro mondo qui!” Sbiancò Hanna voltandosi di scatto, per poi tastare il busto del Re come se potesse trovare ferite mortali.

“Con una siringa!” Disse Sara alzando le spalle, non capendo l’agitazione dell’amica.

“E loro ti hanno lasciato fare?” Si chiese Hanna “Sapevi cosa stavi facendo?!” Domandò quando vide l’amica distogliere lo sguardo.

“Si. Solo che non l’avevo mai fatto, solo letto sui libri!” Confessò Sara con voce titubante.

Sapeva di aver rischiato, ma era meglio aver agito invece di aspettare che il Re smettesse di respirare!

“Hai deciso di cominciare la pratica su mio marito?!” Hanna era scandalizzata.

“Non è tuo marito!” Si difese Sara cercando di deviare la discussione.

“Non cambiare discorso!” La riprese Hanna puntandole un dito accusatore contro.

Thranduil le distrasse, colpito da un attacco di tosse.

“Mettilo su un fianco!” Disse Sara avvicinandosi.

“Piantala di darmi ordini!” Si lamentò Hanna ubbidendo.

Avevano appena girato l’elfo quando una voce fece prendere loro un terribile spavento “Cosa state facendo?” Chiese Curunìr il capo guaritore, appena entrato nella stanza, con uno sguardo che non prometteva niente di buono.

 

*

 

Al mattino Hanna percorse i corridoi velocemente, riuscendo ugualmente a pestare i piedi.

Così ogni elfo del palazzo avrebbe percepito la sua presenza!

Si fermò dietro la porta della sala da pranzo quando sentì frasi in lingua elfica venire pronunciate con troppa concitazione.

Prima che potesse provare a capire, le due guardie ai lati delle porte le aprirono senza chiedere, rivelando la sua presenza.

Gli elfi in questione erano Galion, Feren e Curunìr il capo guaritore.

Due di loro li stava cercando, il terzo sarebbe stato meglio non trovarlo!

“Cosa sta succedendo?” Chiese stupita dall’animata discussione.

Curunìr disse qualcosa che non riuscì a capire, ma lo sguardo mortale che le rivolse fece da interprete.

“Mia signora, il Re ha contratto un’infezione. Come se non bastasse il cuore è già provato dalla mancanza d’aria...” cominciò a spiegare Galion.

“Cosa significa?” Domandò la ragazza odiando come girassero intorno al punto.

“La situazione è grave! Se il Re non sopravvive non ci sarà nessuno a capo del regno ora che il Principe è partito senza riferire i suoi spostamenti...” “Morire.....” Hanna aveva sentito solo quello di ciò che Feren tentava di dirle “Rischia di morire?” Sussurrò con gli occhi sgranati.

“È ancora presto per dirlo! Ma se le sue condizioni non cambiano....” Galion venne interrotto da Curunìr che però parlò in elfico.

Hanna cedette “Mi stia bene a sentire! Potrò anche non piacerle a causa della mia natura, ma non le permetto di trattarmi così!” Sibilò avvicinandosi al capo guaritore.

“Non ho bisogno del vostro permesso!” Si decise a farsi capire lui.

“Faccia attenzione a ciò che dice! Potrebbe pentirsene!” Lo avvisò Hanna.

“È una minaccia?” La provocò lui.

“Una promessa!” Chiarì lei.

“Quando sarà regina me la farà pesare!?” Chiese l’elfo senza arretrare.

“Oh tranquillo! Non ho bisogno di una corona per farmi rispettare!” Disse Hanna poggiando le mani sui fianchi per dare l’impressione di essere rilassata.

“Non l’avrete mai! Siete solo una misera mortale!” Ed ecco il razzismo in tutto il suo patetico splendore.

“Allora perché perdete il vostro tempo a discutere con me?” Chiese Hanna fingendosi confusa, corrugando la fronte.

“Stavate infastidendo il Re!” Le ringhiò contro lui arrivando a sovrastarla.

“Di cosa parlate?” Domandò Feren visibilmente smarrito avvicinandosi ai due.

“Lei e l’altra umana hanno alzato le mani sul sovrano!” Li accusò Curunìr.

Galion e Feren le lanciarono uno sguardo sospettoso che fortunatamente non la scoraggiò minimamente.

“Davvero? A me pareva che gli stessimo salvando la vita!” Disse Hanna fingendo di non capire.

“Sono io il guaritore!” Le ricordò lui sempre più alterato.

“E io la sua compagna!” Rispose lei  “Potrà non essere ufficiale....” “Ma se è per questo, mi sono permessa di fare questo e altro con lui!”Hanna comprese che quel tipo di risposta non andava bene per degli elfi nobili.

“Volevate dire qualcosa?” Guadagnò terreno lui, approfittando di quell’esitazione.

“Visto che sei dotato di orecchie a punta che ti conferiscono un super udito, non ti sarà difficile ascoltare attentamente.....” cominciò a dire Hanna con voce bassa e minacciosa “....dubita pure del nostro amore, mancami di rispetto e parla male di me.....” fece un gesto con la mano per dare maggiore enfasi alle sue parole “...alle mie spalle, mi raccomando perché potrei risponderti......” la voce della ragazza si ridusse a un sussurro “...ma se sono impegnata a salvare il tuo ben amato sovrano....” per aumentare gradualmente fino a esplodere piena di rabbia “...non mi devi tediare con l’odio e il disprezzo che provi per la mia razza!”.

“Curunìr....” Tentò di frenarlo Galion.

“È una disgrazia ma anche una fortuna che voi siate un insulsa mortale!” Lo ignorò lui.

“Illuminami!” Lo provocò Hanna.

“Presto non sarò costretto a ricordarvi la vostra posizione!” Affermò ignorando la verità.

“E quale sarebbe?” Chiese Hanna godendo a pieno di quel segreto che in pochi conoscevano.

Il capo guaritore forse credeva di aver avuto l’ultima parola perché non gli piacque la perseveranza della ragazza “Un umana mortale non è in grado di comprenderci. Non deve criticarci, non vale niente in confronto alle migliaia di anni vissuti da noi. Noi che siamo i portatori della conoscenza. È stata la nostra razza ad istruire voi mortali che nonostante l’offerta di una tale conoscenza e saggezza, è caduta mostrandosi debole cedendo all’avarizia e alla lussuria!” Si vantò lui tentando di farla sentire inferiore.

“Curunìr....” stavolta fu Galion a riprenderlo.

“Ho dato voce alla verità! Non mi scuserò!” Rispose lui prima di uscire senza guardarsi indietro, imitato dalla ragazza, lasciando il consigliere e il capo delle guardie senza la possibilità di dire o fare qualcosa.

 

*

 

Sara si torturò le mani nell’attesa che venisse un guaritore a trattarle la ferita.

Probabilmente erano tutti al capezzale del loro sovrano, forse sarebbe stato meglio tentare più tardi!

Stare ferma non era una buona idea!

Si alzò promettendosi di tornare più tardi, ma appena scostò la tenda della branda su cui si era seduta, incrociò nuovamente lo stesso elfo.

Com’è possibile che colui che non vuoi vedere è la persona che finisci per incontrare sempre più spesso? Doveva esserci una legge fisica che lo rendeva possibile!

Quella degli opposti che si attraggono le sembrava fin troppo romantica al momento.

“Mia signora che piacevole sorpresa incontrarla!” La salutò lui con la solita educazione elfica.

Sara strinse gli occhi non capendo se fosse sincero o per semplice educazione che le rivolgeva sempre frasi così accomodanti.

“Stavo uscendo! Ho molte cose da fare!” Tentò di fuggire.

“Se vi serve un guaritore posso chiamarne uno dei miei!” Si offrì lui.

“No grazie. Sto benissimo!” Tagliò corto lei.

“Se fosse così non credo ci saremmo incontrati!” Dannato intuito elfico.

“L’errore è stato mio! Sono arrivata con troppo anticipo!” Tentò di giustificarsi.

“Posso rimediare!” Disse Haldir indicando la branda con un gesto della mano.

“Non serve!” Rifiutò Sara ancora “Ma grazie lo stesso!” Disse all’ultimo ricordandosi la buona educazione.

“Siete sempre così indisponente con chi offre il proprio aiuto?” Chiese lui non apparendo però offeso.

“Non se ho altri impegni che richiedono urgentemente la mia attenzione!” Rispose lei voltandosi mentre si affrettava ad uscire.

“Lo eravate anche con il Re anche quando vi salvava la vita sul campo di battaglia!” Questo fermò Sara all’istante.

La ragazza tornò sui suoi passi come un uragano, la ferita non protestò minimamente per lo sforzo “Non osate!” Disse puntandogli un dito contro.

“Cosa? Siete stata voi a confidarvi con me!” Si giustificò lui.

“E ora state usando quelle informazioni contro di me!” L’accusò lei sentendo il tradimento bruciare dentro di lei.

“Si perché ho compreso che solo provocandovi ho la vostra completa attenzione!” Haldir appariva divertito dal battibecco.

“Siete un invadente opportunista!” Dichiarò lei parlandogli faccia a faccia, per niente intimorita dalla sua stazza.

“E voi una testarda gentile!” Rispose l’elfo.

Fu lui ad annullare la distanza fra loro poggiando delicatamente le labbra su quelle di Sara, come a voler essere certo che lo volesse anche lei.

La ragazza sentì una scossa attraversarle persino i capelli.

Cosa assurda dato che l’elettricità non era ancora stata inventata......

Ma non le parve sbagliato, anzi....percepì migliaia di emozioni mai provate prima. 

Lo stomaco le andò sottosopra, la fronte a fuoco, ma niente la fece staccare, spingendola ad approfondire quel contatto.

L’elfo le afferrò la nuca e il fianco, lei si aggrappò alle sue ampie spalle, tirandolo ancora più a sé.

Quando l’incantesimo terminò, si staccarono per riprendere fiato, fissandosi negli occhi.

Una voce interruppe il contatto visivo, facendo voltare Haldir e Sara ne approfittò per darsela a gambe.

 

*

 

La mattina seguente dopo colazione, le due amiche si ritirarono per poter finalmente discutere sole.

“Si sono comportati bene?” Domandò Hanna riferendosi ai gemelli.

“Si. Fanno i capricci solo quando devo vestirli!” Rispose Sara.

Le sorelle più grandi non avevano dato problemi fino a quel momento, mentre Galador e Elanor erano stati fermati nel tentativo di andare nelle stanze reali.

Per sicurezza, Sara si era offerta di dormire nella loro stanza per controllarli ed evitare brutte sorprese ed a tenere d’occhio le due più grandi ci pensavano le ancelle.

“Perché non c’erano gli elfi di Lorien?” Domandò Sara che si era sentita estremamente sollevata nel non trovarseli a tavola, ma restando guardinga davanti ad un cambio così inaspettato.

Erano loro ospiti ed era abitudine del Re intrattenersi con loro. Questo voleva dire che in sua assenza si erano ritrovate sole in un tavolo pieno di elfi sconosciuti.

“Perché volevo stare con i miei figli! Hai fatto per caso amicizia con qualcuno di loro? Dovevi parlarci?” Chiese Hanna percependo l’agitazione dell’amica.

“No, ero rimasta sorpresa da questo cambio di programma, tutto qui!” Rispose Sara con troppa fretta.

“Sento che c’è altro!” Insistette Hanna.

Sara rimase in silenzio a meditare su come districarsi, quando l’illuminazione venne proprio dal generale avvenente “Haldir....” “No, ti prego, che film ti sei fatta stavolta? No, non sono per niente in vena!” La interruppe Hanna non potendone più del piagnisteo dell’isterica fan che colpiva l’amica ogni volta che si parlava di qualche personaggio del signore degli anelli che ancora non avevano incontrato o conoscevano poco.

“Ah, va bene! Allora mi sono immaginata che abbia svelato che Galadriel ci ha visto arrivare!” Tagliò corto Sara.

Hanna la fissò a bocca aperta. 

Scuotendosi disse “A me ha detto che è a conoscenza del “ruolo” che svolgerò nella storia di Arda!” Disse mimando le virgolette.

“Dovevamo immaginare che sapessero qualcosa!” Si arrese Sara.

“Non così tanto! Anche Elrond ha avuto una visione, ma è stato poco prima del nostro arrivo....” ricordò  “E non ci ha detto niente sul nostro futuro!” Sottolineò.

“Giusto!” Le diede ragione Sara, per poi chiedere “Ma Thranduil non ha avuto una corrispondenza con Lorien?”.

“Si, ma per parlare con suo cugino del fatto del non essere morto!.....vuoi dire che...” “...potrebbero averglielo detto!” Concluse Sara per lei.

“Lui lo sapeva? E perché non ha detto niente!?” Si chiese Hanna più confusa di prima.

“Forse non voleva che ci riducessimo come ora?” Ipotizzò Sara non trovando una risposta migliore.

“Allora non doveva tuffarsi nel lago!” Esplose Hanna battendo un pungo sul tavolo.

Calò il silenzio dopo quell’affermazione ed entrambe continuarono a ragionare mentalmente nel tentativo di trovare delle risposte.

“Ma certo!” Urlò Hanna facendo sobbalzare Sara.

“Cosa?” Chiese lei aspettando che l’illuminazione fosse condivisa.

“Noi conosciamo la storia di Arda ma non l’abbiamo condivisa con Thranduil....per il pericolo rappresentato nel conoscere il futuro....un ipotetico futuro!” Si corresse Hanna.

“Quindi?” Domandò Sara sempre più curiosa e piena di aspettative.

“...quindi ci ha tenuto all’oscuro per punirci!” Concluse Hanna piena di sdegno.

“Oh!” Realizzò Sara delusa.

“Sapeva qualcosa di cui noi non eravamo a conoscenza. Un pareggiamento di conti perfetto! Dannato elfo! Se sopravvive lo ammazzo io con le mie mani!” Si imbestialì nuovamente Hanna.

“L’amore è un sentimento misterioso!” Disse Sara alzando il calice per brindare ad esso con un succo di frutta.

L’atmosfera venne alleggerita dalle calde risate dei bambini che entrarono accompagnati da Calien e Luthien.

“Nana posso fare un pupazzo di neve?” Chiese Elanor aggrappandosi alla gonna della madre con occhi imploranti.

“Faremo la gara a chi lo fa più bello!” Le rispose lei accarezzandole la testa con un sorriso.

“Bene!” Disse Sara alzandosi di scatto giungendo le mani con decisione per essere fermata dalla domanda di Aranel.

“Dov’è Ada?” Chiese la bambina che ancora non aveva visto il genitore una volta conclusa la battaglia.

“Ada è ancora impegnato!” Rispose Hanna lanciando sguardi di ammonimento alle due ancelle confuse, che distolsero i loro a disagio.

Il silenzio venne spezzato quasi subito “Chi è pronto per un umiliante sconfitta?” Chiese Sara con voce profonda e uno sguardo furbo.

“Te!” Le risposero in coro Aranel e Lucilla scambiandosi sguardi complici.

“Ah davvero? Staremo a vedere!” Colse la sfida Sara.

Il sorriso di Hanna vacillò notando Galion avvicinarsi con passo deciso ma uno sguardo cupo in viso.

 

Vi chiedo scusa se ho saltato la pubblicazione del mese scorso, ma lo studio mi ha travolto e non ce l’ho fatta!

Sono crudele. Ho raggiunto questa consapevolezza di fronte allo shock di quasi tutti voi, cari lettori, quando ho fatto credere che per Thranduil non ci fosse più niente da fare!

E invece no! È sopravvissuto.

C'è un'altro colpo di scena! Giustamente se Elrond ha visto qualcosa, Dama Galadriel avrà fatto altrettanto?! Vedremo in seguito!

Tauriel non sopravvive al combattimento contro Bolg ma vi confesso che non è che mi sia dispiaciuto molto!

Legolas sembra aver accettato la presenza di Hanna, ma non ce ne darà dimostrazione dato che parte.

Audial è morto in battaglia e questo porterà ancora più confusione in Sara che non riesce a capire quale sia il suo posto. Anche se le due amiche rimangono lo stesso molto unite!

Il conflitto fra Haldir e Sara terminerà mai? Piaciuto il colpo di scena?

Kalos trova ciò che stava cercando ed inizia un percorso tutto nuovo.

Hanna mostra attitudine al comando e non ne può più di alcuni elfi irrispettosi.

Di quali notizie sarà portatore Galion?

A presto,

X-98

   
 
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