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Autore: Kameyo    10/10/2021    2 recensioni
"Quell’uomo gli mancava. Non l’aveva mai conosciuto, non ci aveva mai parlato, e gli mancava come l’aria."
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Reincarnation!AU
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Questa storia partecipa al Writober di Fanwreiter.it”
Prompt: Age gap - PumpFIC
N° parole: 1184
 
 
9.
 
Destino
 
 
C’era un uomo nei suoi sogni. Un uomo bellissimo, dai capelli scuri, che gli sorrideva quieto da una roccia. Portava un mantello nero, l’unico occhio visibile aveva l’iride rosso sangue. Avrebbe dovuto fargli paura, ma tutto quello che provava era un’immensa malinconia.
Quell’uomo gli mancava. Non l’aveva mai conosciuto, non ci aveva mai parlato, e gli mancava come l’aria.
Nei suoi ricordi, quelli che lo avevano quasi portato alla pazzia, quell’uomo era suo amico, erano cresciuti insieme tra la solitudine, le scelte sbagliate e il sangue. Apparteneva all’altra vita, all’altro sé. E forse, come tutti gli altri a parte lui, nemmeno quell’uomo aveva memoria di quei giorni.
Improvvisamente si sentì triste. Non gli pesava più che i suoi amici non ricordassero, ma desiderava con tutto il cuore che quell’uomo lo facesse, in qualsiasi parte del mondo si trovasse, perché lo sapeva – ne era certo – anche lui era tornato.
Naruto alzò la mano, si sbracciò per salutarlo. L’uomo emise un verso di scherno che lo fece infuriare.
«Non essere impaziente, usuratonkachi.»
 
 
Naruto guardò con stizza il suo compagno di classe fare il cascamorto con Sakura, lo vide regalarle una rosa – l’ennesima – mentre lei lo guardava con un misto di rassegnazione e affetto.
Lo odiava.
Era bello, intelligente, bravo a scuola, ma Dei, quanto era insopportabile? Se non trotterellava dietro a Sakura, se ne stava appresso ad Ino, se non era appresso ad Ino, allora tentava d’ingraziarsi Ten Ten o faceva gli occhi dolci ad Hinata.
Se solo si fossero trovati ancora in quella vita, gli avrebbe lanciato un kunai in fronte.
Charasuke Uchiha – che razza di nome aveva poi – era l’essere che più odiava al mondo. Quando lo aveva conosciuto non gli era piaciuto particolarmente, lo aveva trovato borioso e sfacciato, ma passabile, però da quando i ricordi della sua vita passata erano tornati la situazione era precipitata. Non riusciva più tollerare la sua presenza, la sua sola vista lo faceva andare in bestia.
Charasuke somigliava a lui. Erano identici, due gocce d’acqua. Eppure, non era lui. Aveva i suoi occhi, lo stesso colore di capelli, gli stessi tratti del viso, ma non era lui. Per tantissimo tempo aveva sperato che cambiasse, che gli mostrasse anche solo una sfumatura del ragazzo dei suoi ricordi, ma non era successo niente.
Sakura era rimasta Sakura, lo stesso era accaduto a Shikamaru, Neji e tutti gli altri; Charasuke no.
Charasuke era l’intruso. Non c’entrava niente con loro. Si era inserito nel loro gruppo con naturalezza, ma Naruto lo aveva sempre guardato come un nemico. I suoi amici non ricordavano, non potevano sapere, ma lui sì, e il posto di Charasuke non era tra loro.
Si alzò dal suo banco, stanco e nauseato da quel sosia venuto male, e si diresse in corridoio per una passeggiata.
La mancanza di quella persona nella sua vita era una voragine nel petto. Non ricordava il suo nome, ma conosceva alla perfezione le sfumature dei suoi occhi, l’inflessione del suo tono di voce quando lo prendeva giro, la consistenza dei suoi capelli. Sapeva di averlo amato più di sua moglie. E adesso che non c’era, adesso che avrebbe potuto stringerlo, baciarlo alla luce del sole non si trovava al suo fianco.
Era stato quel dolore a dilaniarlo, più dei ricordi, più della nostalgia, più dell’ignoranza dei suoi amici. La sua assenza aveva creato un crepaccio nel suo cuore.
«Dove sei?» gli chiedeva nei sogni.
Lui gli sorrideva sempre, gli scompigliava i capelli, lo chiamava idiota. Alle volte era un uomo adulto, altre un ragazzo della sua età, altre ancora un ragazzino dall’aria scontrosa. Non importava che età avesse, l’amore che provava era sempre lo stesso, così doloroso da fargli desiderare di dimenticare tutto e godersi quella vita e basta.
Non accadeva mai. Ogni mattina si svegliava con il pensiero di lui.
Dei giorni si sentiva confuso, perché credeva di dover partire per andare a cercarlo, per salvarlo dai suoi demoni. Altre era certo che fosse nel suo letto, che gli sarebbe bastato aprire gli occhi per trovarselo lì, al suo fianco, nella camera accanto al suo ufficio. Ma non era ricordi suoi, erano dell’altro Naruto, quello che aveva avuto la possibilità di abbracciarlo, mentre tutto il mondo, solo per qualche ora, smetteva di esistere; avrebbe tanto voluto essere quel ragazzo dalla tuta arancione.
Perso nella sua mente, tra i suoi non-ricordi, Naruto andò a sbattere contro qualcuno. Fece appena in tempo ad alzare il viso per scusarsi, che una voce gli perforò le orecchie per arrivare dritta al cuore.
«Guarda dove vai, idiota
Naruto sgranò gli occhi incredulo, il suo cervello smise di funzionare. Cercò invano di trovare le parole.
L’uomo contro cui era andato a sbattere era alto, i suoi occhi talmente scuri da non riuscire a distinguere la pupilla dall’iride, aveva la pelle lattea, un sorriso mite sulle labbra sottili.
Era la prima volta che lo incontrava. La prima in quella vita. E se fino a un attimo prima non aveva avuto idea di come si chiamasse, adesso il suo nome era inciso a fuoco nella carne.
«Sasuke» sussurrò.
Non era un ragazzino scontroso né un ragazzo dall’aria scocciata, era un uomo, un adulto. Era bellissimo proprio come nei suoi ricordi e aveva ancora il braccio sinistro, ma era ovvio che lo avesse, non si erano scontrati, non si erano quasi uccisi, non in quella vita.
Sasuke lo guardò, non era sorpreso che conoscesse il suo nome e non gli chiese perché le sue guance avessero iniziato a bagnarsi, quindi Naruto ci sperò, ci sperò così tanto da sentire lo stomaco accartocciarsi.
«Ti ricordi? Dimmi che ti ricordi» lo pregò.
«Solo da pochi anni» si sentì rispondere piano. «Immagino di aver iniziato a ricordare quando lo hai fatto anche tu.»
Naruto desiderò abbracciarlo. Non gli importò che fosse molto più grande, che le loro esperienze fossero totalmente diverse. Era Sasuke, il suo Sasuke, e ricordava, il resto non aveva importanza. Avrebbe voluto fargli un sacco di domande: dov’era stato per tutto quel tempo? Ricordava tutto? Conosceva Charasuke? Provava ancora lo stesso bruciante amore? Alla fine, fu quella l’unica cosa che volle sapere.
«Dimmi che non è troppo tardi.»  
Dimmi che non ho perso anche questa occasione.
Dimmi che in questa vita posso amarti come voglio.
«Mi hai preso per un vecchio? Ho solo ventotto anni.»
Undici anni in più. Sasuke aveva vissuto in quel mondo per undici anni, prima che lui nascesse. Se avesse ricordato prima, invece di farlo nello stesso momento, come sarebbe stata la sua vita? Sarebbe rimasto ad aspettarlo? Lo avrebbe cercato? Quanto dolore gli avrebbero causato quei ricordi? Naruto aveva creduto d’impazzire negli ultimi tre anni. Ma questo poteva solo voler dire che era destino. Destino che ricordassero solo loro due. Destino che si fossero rincontrati.
Lo abbracciò. Affondò il viso nel suo petto e lo strinse forte desiderando di fondersi con lui. Sasuke gli circondò le spalle, poggiò le labbra tra i suoi capelli. Quanto gli era mancato quel calore? Il suo profumo, la forza delle sue braccia.
«Non ti permetterò di sparire» lo minacciò.
Sasuke rise e fu bellissimo.
«Non mi aspetto nulla di diverso.»
 
 
  
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