Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Miss_Fantasy    10/10/2021    2 recensioni
Solo un sogno.... che non realizzerò mai o forse sì.....
Un ragazzo disabile. Un sogno. Un incontro. Tanti casini.
(Questa storia è collegata a "Tutta colpa di Kurama!!!!" ma se si vuole si può anche leggerla singolarmente)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
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Esco con la carrozzina di malavoglia dal portone, nonostante siano solo le 6 del mattino, ma il grande capo ha chiamato, quindi non potevo dire di no. È stata una vera fortuna che avevo messo i vestiti sulla sedia la sera prima, quindi non ci ho messo molto a prepararmi; c'è solo un piccolissimo problema al quale effettivamente non ho pensato: con cosa vado? 

Ho due possibilità: chiedere aiuto al mio capo oppure ai miei amici, anche se credo che nessuna delle due opzioni sia fattibile, visto la gentilezza che il mio capo mi ha dimostrato e che tutti i miei amici stanno ancora dormendo a quest'ora. Una cosa è sicura: devo sbrigarmi o dovrò fare i conti con L, ma in questo caso c'è solo una cosa da fare... chiamare un taxi. In quel momento una Lamborghini nera si ferma davanti a me, poi dal veicolo esce il mio vicino e mi si avvicina. 

-Eren? Cosa ci fai qui a quest'ora? Stai aspettando qualcuno? - m'interroga praticamente mentre mi raggiunge. 

Come fa ad avere una Lamborghini? Da quello che so, costa molto e lui è un normale dottore, o mi ha mentito? Come fai sempre a comparire lui quando mi serve una mano? Magari sono io che sono troppo paranoico... anche se la Lamborghini mi sembra molto strana. 

-Cos'è? Un interrogatorio? - gli chiedo divertito, ma appena noto che il suo guardo è diventato più scuro, cerco di prendere un comportamento normale. 

-No, ma a quest'ora dovresti essere a letto- mi spiega. 

-Lo so, ma il lavoro chiama, come dici tu- ribatto, alzando le spalle. Lui mi guarda un attimo, come se stesse pensando a qualcosa. 

-Aspetti qualcuno? - chiede il mio vicino dopo qualche secondo, e scuoto la testa. 

-Ti serve una mano? - mi chiede ancora, guardando in giro, come alla ricerca di qualcuno o qualcosa. 

-No, no... In realtà, non so come andare a lavoro...- confesso imbarazzato. Lui si gira verso di me e mi osserva per qualche secondo, il suo guardo è puntato su di me ma non sembra che mi veda effettivamente; più che altro che stia riflettendo su qualcosa.

-Sali in auto- mi ordina praticamente mentre mi guarda con sguardo truce. 

-Non è necessario...- comincio a dire, ma lui mi fa desistere dal contraddirlo, quindi faccio un cenno affermativo con la testa. Mi apre la portiera dell'auto dalla parte del passeggero. Mi prende in braccio, mi fa sedere sul sedile e mette su la carrozzina, poi sale dalla parte del guidatore. 

-Dove siamo diretti, moccioso? - s'informa mentre mette in moto il motore dell'auto, gli do l'indirizzo del mio posto di lavoro e lui parte. Digita l'indirizzo del mio posto di lavoro sul GPS della macchina. 
 

-Vuoi un caffè? - chiede dopo che sbadiglio per non so quante volte. 

-Eh? - faccio io, che non sono ancora effettivamente sveglio. Si mette in fila per lo Starbucks e tutti ci guardando a bocca aperta. 

-Ignorali. Vorrei un "America caffè" e uno "Unicorn" frappuccino con dei pancake, grazie- ordina in modo piatto, dopo poco va avanti per ritirare l'ordine e me lo passa. Poi paga anche se non so come, visto che ero troppo impegnato a non rovesciare niente visto che mi sto scottando le dita.

-Sai, vero, che c'è il porta bicchiere lì? - m'informa ovvio, indicando il porta bicchieri ed io li appoggio lì, poi gli porgo i pancake, ma il moro nega con la testa. 

-Sono per te- mi spiega lui mentre mi guarda con la coda dell'occhio ed io mi sveglio del tutto. 

-Quanto ti devo? - gli chiedo serio, visto che voglio ridargli i soldi. 

-Niente- mi risponde corto lui, ma io insisto per qualche minuto. 

-So benissimo che puoi pagare, ma è un mio regalo per farti cominciare al meglio la giornata, quindi accettalo e basta- taglia corto, visibilmente innervosito ed io sospiro, lasciando stare perché non lo voglio far arrabbiare sul serio. 

-Grazie mille- ringrazio e lui fa cenno con la testa, chiudendo la discussione fra noi. Arriviamo all'edificio, il mio luogo di lavoro, e non so perché, però gli stampo un bacio sulla guancia. 

-Scusa, mi è venuto d'istinto- cerco di giustificare la cosa che ho appena fatto, e lui mi guarda per qualche secondo. 
 

Oh dio!! Che cosa penserà di me?! Ora che ho cominciato ad avvicinarmi a lui... come amici... 

-Moccioso- mi fa, mentre mi dà un buffetto tenero sulla testa, poi mi aiuta a scendere dalla macchina e mi dà una mano a entrare. 

-Eren- mi sento chiamare, veniamo raggiunti da Erwin che guarda Levi per qualche minuto. Passa una luce nei loro occhi. Mi sembra molto strano, come se si conoscessero già, ma penso che sia solo un'impressione. 

-È meglio che vada, sai come vorrei dormire... e scrivimi quando finisci, ok?!- dice il moro per poi uscire e salutarmi con la mano e scheggiare via con la macchina. 

-Come mai sei qui a quest'ora? - mi chiede il manager del gruppo abbastanza sorpreso di vedermi lì. Il che è strano... ed io che pensavo che L informasse il suo staff, ma a quanto pare non è così... 

-Il grande capo mi vuole parlare di qualcosa e mi ha chiesto di venire qua il più velocemente possibile. Solo che non sapevo come arrivare qua...- gli spiego velocemente, poi prendo dallo zaino di scuola il mio IPad e la spilla, entrando in modalità lavoro, anche se in questo momento vorrei solo dormire. Erwin sta guardando il punto dove è andato via Levi. 

-Come lo conosci? - chiede il biondo, rivolto alla finestra, quindi mi guardo intorno per vedere se c'è qualcun altro oltre a me e lui ripete la domanda. 

-È il mio vicino di casa? - gli rispondo non troppo convinto e lui non dice niente per un po', facendo scendere un silenzio imbarazzante. Bevo il caffè, aspettando che faccia la sua mossa. 

-Ma come sei arrivato qua? - mi chiede dopo poco ed io, senza volerlo, gli racconto tutti i possibili problemi che possono sorgere sul lavoro come disabile, ma quando finisco lui sembra completamente da un'altra parte. Mi zittisco pensando a cosa abbia detto di sbagliato o che non sia nelle sue competenze, parlandogli a vuoto e annoiandolo a morte. 
 

-Ti chiedo scusa, Eren, ma stavo pensando- si scusa con me, ma gli dico che non fa niente. Per scusarsi decide di darmi una mano fino all'arrivo di L. 

-Mi accompagni nel mio ufficio? - gli chiedo mentre guardo il mio IPad per vedere se il cantante del gruppo mi ha scritto qualcosa. 

-Mi dispiace, ma ti devo accompagnare nel piccolo salottino privato di L, mi ha appena chiesto di accompagnarti lì- mi spiega lui, mentre mi spinge all'ascensore e preme il pulsante 99 completamente d'oro esattamente come il numero 100. 

Vengo accompagnato in una stanza enorme con i pavimenti in marmo nero e dorato, ma al contrario di quello che mi aspettavo è dotato di tutti i confort possibili. Tanto per incominciare, dalla parte destra si trova una sedia con i braccioli, seguita da un mini divano - che solo alla vista sembra molto costoso - dello stesso colore del pavimento come tutta la stanza; un caminetto divide i mobili, che vengono riproposti e tutti i divanetti sono decorati con dei cuscini che riprendono i colori della stanza. In mezzo alla stanza ci sono due tavolini fatti dello stesso materiale del pavimento, mentre le gambe del tavolo sono d'oro con appoggiato un vaso di rose nere come decorazione, invece dalla parte destra della stanza di trovano due poltrone per i massaggi che danno le spalle all'enorme vetrata che funziona anche da illuminazione per la stanza. Infine, dei lampadari di cristallo scendono elegantemente dal soffitto molto alto. 

-Scusa, però devo andare.... Ci sono problemi da M, ma tu mettiti pure comodo e bevi qualcosa, basta che batti le mani due volte- mi spiega lui, guardando il telefono, prima di uscire dalla porta e lasciarmi completamente solo. Mi metto a battere i piedi per qualche minuto, ma decido che è meglio cominciare a fare le bozze dei vestiti per il gruppo.

-Allora signor Jeager- sento una voce fredda come il giacchio e dei passi. Alzo lo sguardo per vedere chi è, anche se la voce mi sembra di averla già sentita da qualche parte... ma non mi viene in mente dove. 

Davanti a me c'è un uomo basso, non troppo muscoloso, o forse è solo per via del completo che indossa; penso che non abbia più di venticinque anni. I suoi capelli sono neri e ricordano vagamente un taglio militare per via della rasatura nella parte posteriore della testa, sul capo invece li tiene abbastanza lunghi, tanto da sfiorare la punta delle orecchie. Noto che all'orecchio sinistro porta un ear cuff d'oro che segue tutto l'orecchio con un piccolo filo che si ferma sul lobo, dove è incastonato un piccolo diamante. Ma quello che spicca di più è il pendente che comincia dal diamante e finisce a poco più che metà del collo con la lettera L. Gli occhi sono bendati, ma al posto delle bende bianche queste sono nere, come il buio più oscuro. 

-Salve? - saluto confuso l'uomo che ho di fronte, lui mi guarda e non so cosa fare o dire. 

-Salve, sono L, il tuo capo- mi informa lui con voce piatta. Apro la bocca per poi richiuderla subito dopo, cercando di prendere un atteggiamento normale come se la cosa non mi avesse smosso più di tanto. 

-'Giorno, posso chiederle perché mi ha convocato qui con così poco preavviso? - chiedo con tono sbrigativo, perché voglio andare a scuola al più presto così da non creare sospetti nei miei amici. Conoscendoli, si faranno quattro domande visto che non arrivo praticamente mai in ritardo a nessun appuntamento per quanto banale possa essere. 

La mia voce diventa sempre più flebile e lo guardo, mentre si avvicina per prendermi il mento tra le dita delicatamente. Mi muove il volto più volte, mentre mi osserva molto concentrato su quello che sta facendo; poi, senza preavviso, mi sfiora le labbra con il pollice delicatamente. Si avvicina con il suo viso al mio e Il mio cervello va completamente in tilt, non riesco a pensare lucidamente. Sento solo il mio cervello che urla di spostarmi, ma il mio corpo sembra diventato di pietra... 

-Sai che sei il mio stilista personale e voglio che tu abbia un viso perfetto. Vieni con me- mi ordina praticamente in modo freddo, poi si sposta per farmi passare ed io lo seguo senza dire niente, ma aspetto che lui mi dica dove andare. 

Noto che si ferma a prendere dei guanti neri, sembrano molto costosi solo alla vista. Li mette lentamente, facendo scivolare le mani all'interno in modo sensuale, poi si sistema il completo mentre io fremo dalla voglia di andarmene il più velocemente possibile; vorrei palesare la mia presenza, però, visto come mi ha trattato, è meglio di no. 

-Andiamo- è l'unica cosa che dice, prima di sorpassarmi e di starmi davanti con le mani in tasca. Camminiamo per diversi corridoi senza mai parlare nemmeno una volta, e ci fermiamo davanti a una porta di legno nera con una targhetta dorata con inciso "Beauty", poi elegantemente mette la mano sul pomello dorato facendolo girare fino che non lo sento scattare. 

-Signor L! - lo sento chiamare da una voce femminile molto affannata, come se avesse corso. Mi giro e vedo Petra che ci raggiunge, mentre il cantante rimane con il volto inespressivo. 

-Mi dispiace disturbarla ora, ma mi sono arrivate alcune importantissime e-mail e necessitano della sua autorizzazione- gli spiega, mostrando il suo IPad e arrossendo leggermente, mentre io mi metto a far girare lo sguardo sul pavimento. 

-Ora ho da fare. Risponderò dopo, manda tutto a me- ordina il covino in modo quasi annoiato. 

-Giù l'aspettano anche per le copertine di Vogue, Forbes...- comincia a elencare la segreteria, ma sento la sua voce che diventa sempre più flebile e che mi porta ad alzare la testa per vedere la situazione. Il grande capo è girato di spalle mentre Petra ha il volto nascosto dietro all'IPad e sembra molto impaurita. Vorrei fare qualcosa, ma una piccola parte del mio cervello mi dice di non intervenire. Per qualche motivo, do ragione a quella piccola parte per poi stare a guardare il susseguirsi degli eventi. 

-Penso che la mia risposta sia abbastanza ovvia. Quindi non infastidirmi più di quanto non faccia già la tua presenza ora e finché non ti scrivo, non mi rompere, perché sei noiosa- fa lui con voce molto infastidita e la poverina non può fare altro che annuire per poi inchinarsi. Ho sempre detestato il fatto di sedere in carrozzina, ma è grazie a questo che riesco a vedere gli occhi pieni di lacrime che cerca di nascondere scappando velocemente lontano da noi. 

Se L ha visto le lacrime, non lo so, però non sembra fregargliene di meno, anzi, sembra molto infastidito dalla cosa ed estremamente scocciato. L'unica cosa che fa è tirare fuori il telefono con fare annoiato per poi andare avanti, lasciandomi indietro per qualche secondo. 

-Muovi il culo che non ho tutto il giorno! - urla la voce del cantante, dopo un paio di minuti dalla porta. In questo momento, realizzo che il mio colpo di fortuna e il lavoro che credevo una benedizione, si siano appena trasformati nel mio peggiore incubo. 
 

   
 
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