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Autore: leila91    11/10/2021    31 recensioni
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“Troverai il tuo modo, George.”
(Lui sussulta – c’è troppa fiducia in quelle parole.)
“Per dirgli addio, per ricordarlo, per fartene una ragione.”
(Vorrebbe urlarle di insegnargli come, solo che allora il modo non sarebbe più suo.)
“Ricordati semplicemente che non sei solo. Sei ci pensi non lo sei stato fin dal primo momento della tua esistenza.”
(Ed è in questa frase, forse, che si nascondono allo stesso tempo il problema e la sua soluzione.)

[Accenni Fremione || Accenni George/Angelina]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Weasley, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il suo modo

 

La trova accanto alla lapide ogni sera al tramonto.

In realtà George non sa dire se Hermione vada a trovare Fred esattamente tutti i giorni, ma le volte in cui è lui a recarsi al Cimitero dei Caduti, mano nella mano con Angelina o talvolta accompagnato da Lee, l'ha sempre incrociata al calare del sole.

Vorrebbe chiederle il motivo, poi ci ripensa, caccia indietro le parole, perché seriamente, non esiste certo un orario giusto per elaborare un lutto   fra le sei e le sette è il momento ideale per un giro al cimitero, signori miei e così facendo la curiosità gli rimane. 

Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, a ogni cenno del capo, quasi imbarazzato di lei, come se Hermione pensasse di non avere il diritto di essere lì quando invece lo avrebbe tanto quanto chiunque altro e forse addirittura di più.

Alla fine è proprio lei a levargli l'impaccio, la settimana prima di Natale: quella sera George è da solo, Angelina e Lee sono con le rispettive famiglie, mentre Harry e il resto dei Weasley sono impegnati nelle compere dell'ultimo minuto.
A George sembra tutto così inutile, francamente, lo pensa quasi con un fastidioso senso di colpa, perché sei mesi pare siano bastati a tutti, per superare la morte di Fred, ma una vita intera, lo sa, non basterà a lui per fare i conti con un'anima spezzata in due.
Tuttavia sa anche che non può chiedere al mondo di adeguarsi al suo passo, così inghiotte tutto, lacrime, acredine, la paura folle di non riuscire a sbloccarsi mai più, nonostante l’affetto di chi è rimasto, di tutti gli amici e famigliari che lo circondano.

Hermione quella sera indossa i colori dei Grifoni: l’oro e il rosso della sciarpa di lana le incorniciano il viso, nascondendo la sua espressione ma a George non sfugge quello sguardo penetrante, nel quale, con sgomento, riconosce la stessa stanchezza che pesa nel suo.

I suoi occhi però, George spesso se li sente vuoti, privi di quella scintilla giocosa che prometteva guai ma senza ferire davvero; quelli di Hermione, invece, sembrano non avere abbastanza spazio per contenere le sue emozioni.
La migliore amica di suo fratello la giovane donna che forse un giorno sarebbe potuta diventare sua cognata esita solo alcuni secondi, prima di fare qualcosa che non aveva mai osato prima in tutti i loro anni di conoscenza.
Lasciata cadere la borsa a terra gli si tuffa fra le braccia.
Il suo “Buon Natale, George” sa di pianto e, al tempo stesso, di accettazione.

Il tramonto, gli spiega Hermione poco più tardi davanti a una tazza fumante di thè, è il momento del giorno che più di ogni altro le ricorda Fred.
Ha i suoi stessi colori, dopotutto, ed è anche l’ora alla quale lui e George hanno lasciato Hogwarts per sempre, due anni prima.
A George, sembra passata una vita intera e chi lo sa, forse in un certo senso è davvero così.
Andare a trovarlo al tramonto la fa sentire meno sola la notte, gli spiega Hermione, come se, un passo dietro l’altro sulla via del ritorno, stesse riportando a casa con sé un frammento di Fred.
Harry le ha detto che coloro che amiamo non ci lasciano mai veramente, e di lui Hermione, per quanto riguarda l’affrontare le perdite, si fida ciecamente.
Le visite al calare del sole sono il suo personale tributo, il suo modo per fare sì che una parte di Fred rimanga viva in lei, pulsando al ritmo del suo stesso cuore.
George tace, un evento insolito per lui, ma Hermione sembra capire: per certe cose le parole non occorrono, a volte basta saper ascoltare e trarre il meglio da quanto gli altri scelgono di condividere con noi.
Hermione capisce e si fida abbastanza da sprigionare parte del suo dolore, liberando così un piccolo scomparto di cuore nel quale farsi carico della tristezza del gemello.
Hermione sembra leggergli dentro con la stessa facilità con cui divorava i libri a scuola, e George rimane a chiedersi se anche con Fred l’intesa fosse la stessa, se fosse per caso questo il motivo per cui suo fratello si è lasciato rubare tanto facilmente il cuore.
Quel che Hermione intuisce, con una sensibilità di cui George non l’avrebbe creduta capace, è che il problema non è il dolore in sé. No, il vero, dannatissimo problema è il suo sentirsi completamente bloccato dall’incapacità di viverlo, mentre chiunque altro sembra aver trovato un metodo per farlo.

“Troverai il tuo modo, George.”
(Lui sussulta c’è troppa fiducia in quelle parole.)
“Per dirgli addio, per ricordarlo, per fartene una ragione.”
(Vorrebbe urlarle di insegnargli come, solo che allora il modo non sarebbe più suo.)
“Ricordati semplicemente che non sei solo. Sei ci pensi non lo sei stato fin dal primo momento della tua esistenza.”
(Ed è in questa frase, forse, che si nascondono allo stesso tempo il problema e la sua soluzione.)

 
 
*

 

Lo trovano accanto alla lapide ogni pomeriggio alla una. 


In pochi lo sanno, ma quella è l’ora in cui lui e Fred sono nati, sebbene quest’ultimo si sia sempre vantato di aver tagliato per primo il traguardo anche se solo per uno scarto di pochi secondi.

È anche l’ora in cui Angelina riesce più facilmente a ritagliarsi una pausa dal lavoro per accompagnarlo, sebbene non sempre,  e George può permettersi di chiudere per un po’ il negozio (o lasciarlo in mano a Ron, senza che questi combini troppi disastri.)
È l’ora dei ricordi, è l’ora delle confidenze, e più di ogni altra è l’ora del presente.
Un presente che George, a modo suo, non vuole smettere di condividere con Fred perché la vita è ancora troppo piena e grande per rimanere ancorati al passato, e lui adesso deve agguantare a piene mani ogni briciola di luce, di bellezza che rimane.
Vuole farlo per tutti e due loro, come se entrambi i loro cuori battessero ancora in unico petto, che non è più quello di Molly, ma il suo.


George sa spera che arriverà anche il momento in cui “tutti i giorni” suoi, di Angelina, Lee, Hermione, diventeranno una volta alla settimana, e poi al mese. Che il futuro soppianterà se non del tutto, almeno in buona parte, tutte le ore di tramonto e di primi pomeriggi rubati alla memoria.
Sorride, George, senza amarezza, per la prima volta dopo tanti mesi, certo di aver mosso i primi passi nella direzione giusta, su un percorso lungo ma affascinante, preceduto, seguito e affiancato da tutti i tasselli del mosaico della sua vita.
Accanto alle sue le orme invisibili di chi, George ne è sicuro, non lo lascerà mai, e sta solo camminando su un altro sentiero.
È una certezza confortante con la quale convivere, accende l’animo come il più forte dei Whiskey Incendiari, e George ora è pronto a farci i conti per tutto il resto della sua vita.

Finalmente, a modo suo.










 

L'ora della nascita dei gemelli è una mia invenzione e corrisponde a quella della nascita di mia sorella.
Non ho molto da dire su questa storia, perché preferisco lasciare a voi spazio totale per ogni possibile interpretazione: l'elaborazione di un lutto (che inevitabilmente si lega alla memoria, da qui la scelta del prompt) è qualcosa di intimo e particolarissimo e forse anche per questo riuscire a dare forma a questo racconto è stato veramente difficile.
Se vi ha trasmesso qualcosa, sperabilmente di positivo, per me vorrà dire già tanto.
Grazie di aver letto!

Bennina
   
 
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