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Autore: shaaaWn_    12/10/2021    1 recensioni
In seimila anni di permanenza sulla terra, Aziraphale si era ritrovato a mentire solamente due volte.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono un paio di giorni da quella serata, nessuna chiamata, nessuna visita inaspettata il che poteva ritenersi quasi normale, d'altronde era capitato più volte di non sentirsi né vedersi per quel lasso di tempo ma quella volta era diverso.
Non aveva mai sperimentato una mancanza così forte, né tantomeno il senso di colpa che lo divorava secondo dopo secondo, consolandosi unicamente con l'idea di aver fatto ciò che andava fatto per salvaguardare la vita di Crowley.
L'unica via, l'unico modo.
Ne era convinto.

Scosse il capo, nella speranza di scacciare qualsiasi pensiero che lo riguardasse.
Più si focalizzava sul demone, più complicata diventava la convivenza assieme al senso di colpa, il quale era il suo unico compagno, specie in quel pomeriggio desolato.
Quasi quasi sentì la mancanza dei clienti e il solo pensiero lo fece rabbrividire.

Fu il trillo assordante del telefono a riscuoterlo dal suo continuo rimuginare e l'altra sua coinquilina parve fare ritorno giusto in quel momento.
Sebbene trovasse assurdo il pensiero di Gabriel o Michael che lo contattavano tramite telefono, non poté fare a meno di esitare prima di rispondere.
Fisso l'aggeggio che si dimenava sul mobile in legno, in attesa di essere disattivato e indugiò più volte prima che trovasse il coraggio, la cornetta tremante tra le sue mani.

"A.Z.Fell and Co, come posso aiutarla?"

Cercò con tutta la sua forza di sfoggiare un tono affabile e sicuro, ottenendo uno risultato assai scarso ma comunque passabile.

"Ei angelo, come stai?"

Per poco non fece cadere la cornetta.

Ebbe la brutta sensazione che non sarebbe più riuscito a mantenere in piedi quella farsa.

Solo il fatto che Crowley lo avesse contatto bastava a sorprenderlo, ma quel tono stranamente allegro era ancora più sconvolgente.

Dov'era il risentimento, dov'era la rabbia, perché lo aveva chiamato?
Perché non poteva lasciarlo sguazzare nel senso di colpa e nell'angoscia per conto suo?
Così non faceva che peggiorare la situazione già di per sé assai precaria.

"Aziraphale? Ci sei?"

Quel richiamo lo riportò alla dura realtà che doveva affrontare.
Balbettò la risposta, dissimulando il suo nervosismo.

"Buon pomeriggio Crowley."

"Buon pomeriggio a te, come ti senti?"

Esitò nuovamente prima di rispondere.

"Direi che sono in forma smagliante," ribatté riluttante, dato che ovviamente non era in forma smagliante.
Per educazione, stava per rivolgere a lui la stessa domanda ma venne anticipato.

"Ti va se passo in libreria più tardi? Te lo chiedo appositamente per evitare incidenti come quello dell'altra sera."

Udì una risatina dall'altro capo del telefono ma non era proprio in vena di scherzi, quella richiesta lo aveva completamente lasciato di stucco.
Pensava non volesse più parlargli invece si era anche interessato alle sue condizioni.

Rendeva il tutto solo più complicato.

"Aziraphale? Sei ancora lì? Cos'ha questo aggeggio che non funziona oggi."

Quelle lamentele fecero accendere un lui una lampadina.
Non era un'idea brillante né tantomeno consona, eppure non sapeva più che pesci prendere.

"Crowley mi senti? Puoi ripetere?" borbottò alla cornetta.

"Si ti sento! Ho semplicemente chiesto se potessi fare un salto in libreria più tardi!"

Stava praticamente urlando dentro quel povero cellulare e per poco non danneggiò permanentemente il suo udito.

"Lotteria? Cosa c'entra?"

Dio quanto si sentiva in colpa.

"Nulla! Per l'amor di- la libreria! Posso passare o no?"

"Vuoi passare in lavanderia?"

Per un folle attimo gli venne quasi da ridere, poi si ricordò dell'infimo gesto che stava compiendo e l'impulso passò immediatamente.

"Satana dammi la forza! - udì un sospiro - non ti preoccupare, ci sentiamo domani," e riattaccò.

Aziraphale posò con delicatezza la cornetta al suo posto, il senso di colpa che cresceva amaro dentro di lui.
Odiava mentire e odiava mentire a Crowley.

Ma era l'unico modo.

Purtroppo non fu un evento isolato.
Ricevette un'altra chiamata il pomeriggio successivo e dopotutto non c'era da sorprendersi, Crowley non era un che lasciava perdere tanto facilmente.
E non è che lui si fosse sforzato con la genialata del pomeriggio prima.

Fu nuovamente costretto a mentire, inventandosi di sana pianta che quel pomeriggio doveva incontrare un libraio assai anziano che voleva finalmente cedergli un'edizione limitata del Grande Gatsby.
Il demone parve crederci, sebbene percepì il suo evidente disappunto.

Pregò affinché fosse lasciato in pace per almeno un paio di giorni ma non venne accontentato dato il telefono trillò nuovamente la mattina successiva.
In qualche modo sapeva si trattasse di Crowley, e indeciso sul da farsi lo lascio squillare e squillare, finché non si fermò.
Riprese pochi secondi dopo e anche in quel caso, seppe semplicemente fissare quell'affare per lui diventato ormai infernale che si agitava rumorosamente.
Ci fu un terzo tentativo e poi il silenzio, forse uno dei migliori.

Esitante rimase lì impalato per qualche altro minuto, come in attesa che ricominciasse ma in cuor suo sapeva che non sarebbe accaduto.
O per lo meno, non quel pomeriggio.
La prossima volta avrebbe sicuramente risposto ne era certo.
Anche se sperava ardentemente non ci fosse una prossima volta e in un certo senso le sue richieste vennero ascoltate.

Crowley di fatti, non lo chiamò più.

Preferì irrompere nella sua libreria in pieno pomeriggio.

"Mi sono stufato!"

Fu quella esclamazione assai ricolma di collera a fargli gelare il sangue.
Il cuore prese a battere veloce e il suo cervello andò fuori uso, troppo il panico che lo investì tutto d'un fiato.

Effettivamente, se lo sarebbe dovuto aspettare, giocare con la pazienza di Crowley era stato rischioso.

E che avrebbe dovuto fare? Cacciarlo?
Spiegargli come stavano realmente le cose? Mentire nuovamente? E se si, che si sarebbe dovuto inventare?

Ormai non aveva più la forza per affrontare la situazione.

Terrorizzato, sbucò frettolosamente dal retro della libreria e si ritrovò davanti la figura furiosa di Crowley, che con un'espressione contratta lo fissava con occhi fulminati.
Forse cercava di ridurlo in polvere con lo sguardo.
Anzi, era abbastanza sicuro l'intento fosse quello.

"Buon pomerig-."

"No! Non ti azzardare a fare lo zuccheroso con me Aziraphale!"

Il suo indice affusolato gli venne puntato contro con aria minacciosa. Quantomeno non aveva alzato la voce, altrimenti i clienti che pian piano stavano lasciando il negozio sarebbero stati ancora più terrorizzati.

Lui lo era di certo.
Mai aveva visto il demone tanto arrabbiato ed era solamente colpa sua ma che altre opzioni aveva?
Doveva proteggerlo.

E se per allontanarlo da lui era costretto a ferire i suoi sentimenti, tanto valeva correre il rischio.
Magari all'Inferno non importava nulla, ma sapeva com'era il Paradiso.

"Non capisco di cosa tu stia parlando," rispose distaccato, freddo, con vani tentativi di regolare battito e respiro.

La libreria era vuota, l'aria era pesante e la tensione era talmente palpabile che la si poteva tagliare con un coltello.
Ma doveva farlo, per lui.

"Seriamente? Ancora con le prese in giro? Vedo che non ti stanchi mai."

Fu una pugnalata in pieno petto che sentì di meritarsi, aveva veramente giocato sporco negli ultimi giorni e ne era ripugnato quanto lui ma doveva tenerlo lontano a tutti i costi.

Infuriato il demone lo fissò e dietro quelle lenti scure, dietro le pupille dorate lesse preoccupazione, dolore, confusione e un mix di altre emozioni che creavano un cocktail micidiale.
Odiava esserne la causa.

"Crowley cos'è che vuoi esattamente?"

Lo vide spalancare la bocca allibito, prima che iniziasse a gesticolare come un forsennato.

"Cos'è che- ugh! Sai cosa voglio? - disse con tono disperato, guardandolo dritto negli occhi - che mi spieghi cosa ti passa per il cervello! Sono giorni che non fai altro che prendermi in giro come un allocco, per non parlare dell'altra sera al Ritz!"

Okay aveva iniziato a sbraitare e cominciava seriamente a farlo sentire molto più in colpa di quanto già non si sentisse, tant'è che quel briciolo di sicurezza che possedeva sparì in un soffio.

"Non sono cose che ti riguardano..." ebbe il coraggio di mormorare, fissando con intensità un punto indefinito, consapevole di star solamente buttando benzina sul fuoco.

"Non sono cose che mi riguardano? - esclamò con disappunto - Aziraphale per l'amor di qualcuno, ci conosciamo dai seimila anni maledizione!" gli fece presente allargando le braccia.

Come se non lo sapesse.

"Non per questo devo raccontarti qualsiasi cosa mi frulli nella testa."

Cadde il silenzio.

Placido, portò lo sguardo verso quello di Crowley, incastrando le pupille chiare con quelle dorate, ma non fu un'ottima idea.
Vide la collera scemare, farsi da parte per lasciare completo spazio al dolore, all'incredulità, il tutto accompagnato da un sorriso amaro che nacque sulle sue labbra.

A fare scoppiare quella bolla, fu una risata amara.

"Sai ho uno strano déjà vu - i nervi del demone parvero rilassarsi - hai ragione non devi rendermi partecipe di nulla, d'altronde com'è che dissi l'ultima volta? Non siamo amici? Non abbiamo nulla in comune? Beh, evidentemente non avevi tutti i torti."

Gli sorrise con franchezza e Aziraphale non ebbe più cuore di continuare.
Ma ormai era troppo tardi.

"No Crowley non era ciò che intende-."

"No no, ho capito - lo interruppe con quello snervante sorrisetto - sai qual'è la cosa più divertente? Ero fermamente convinto che finalmente, dopo esserci entrambi lasciati il nostro passato alle spalle avremmo potuto...avremmo potuto..."

La voce sprezzante divenne un mormorio sommesso, sovrastato dal dolore.

"Anzi, non importa," il sorriso scomparve, lasciando spazio alle labbra sottili strette tra di loro, adornate dalla più pura delusione, che distrusse Aziraphale del tutto.

"Ti lascerò in pace d'ora in avanti, così sarai più contento e non dovrai più avere a che fare con me."

Il demone gli rivolse un ultimo sguardo ferito, prima di voltarsi e lasciare la libreria a passi veloci.

Il mondo parve andare a rallentatore per pochi attimi, durante i quali Aziraphale rimase inchiodato al pavimento, gli occhi sbarrati, il cuore in gola e l'aria che pian piano sembra venir sempre meno.

Aveva ottenuto ciò che voleva, o meglio ciò che serviva.

Allora perché il rimorso? L'insoddisfazione? Il pentimento?
La solitudine? L'impellente bisogno di vuotare il sacco?
Perché non riusciva ad accettare di aver raggiunto l'obiettivo che si era prefissato?

Cercò invano di sciogliere i nervi, di prendere una boccata d'aria nella speranza di respirare normalmente.
La figura sfocata di Crowley aveva ormai oltrepassato la porta principale, altri pochi passi e sarebbe entrato nella Bentley, lasciandolo lì da solo, forse per sempre.

Ne valeva la pena?

Si? No? Forse?
La testa era sul punto di scoppiare ne era assolutamente certo.

L'unica persona a cui teneva veramente, l'unica persona che lo aveva sempre trattato con gentilezza, l'unica persona su cui poteva contare sempre e comunque stava per abbandonarlo, per motivi giustificati ovviamente ma stava comunque per sparire dalla sua vita.

Seimila anni e finiva così?

Dopo i duri momenti che avevano affrontato assieme, lavorando fianco a fianco come una squadra, poteva sparire tutto in un soffio?
Tutto ciò che avevano passato contava ancora qualcosa?

Per un folle momento, la vista parve farsi più limpida, forse perché aveva finalmente fatto chiarezza tra i suoi stessi pensieri.
Sbatté le palpebre più volte per riprendersi e si fiondò, come non aveva mai fatto prima in vita sua, fuori dalla libreria, propenso più che mai a fermare il demone dall'uscire definitivamente dalla sua vita.

"Crowley!"

Per poco non inciampò sui gradini presenti davanti l'entrata.

Grazie a non seppe qualche intervento divino, il rosso non lo ignorò bensì voltò il capo nella sua direzione, apparentemente confuso.

"Cosa vuoi?"

Quel tono durò spense parzialmente il suo entusiasmo e la sua determinazione, ma non si fece abbattere, ormai aveva capito cosa doveva fare.
Affannato si posizionò davanti a lui e lo guardò dritto negli occhi, o almeno ciò che le lenti scure degli occhiali permettevano.

"Sono profondamente dispiaciuto."

Ci fu un attimo di silenzio.

"Quindi sei corso fino a qui, bloccandomi, solamente per dirti che ti dispiace?" sprezzante sollevò un sopracciglio.

Non era mai stato un tipo facile dopotutto.

"No mio caro, questo è solo l'inizio di-."

"Oh, no no, non rimarrò qui un minuto di più Aziraphale."

Fece per aprire la portiera dell'auto, ma repentino l'angelo interruppe il suo gesto, afferrandolo per la mano sinistra.
Quel gesto parve fare scattare un interruttore dentro il demone, che sorpreso lo guardò.

"Crowley per cortesia, ho bisogno che tu sappia la verità..." mormorò stringendogli la mano con dolcezza, gli occhi azzurri velati.

Poco convinto, il rosso lo seguì dentro la libreria, il silenzio che incombeva su di loro in maniera soffocante.

Si accomodarono nel retro, come di consueto, luogo di grandi bevute e grasse risate.
Sebbene quel giorno ci fosse un'aria del tutto diversa dal solito.

Aziraphale esitò prima di aprir bocca, nutriva ancora qualche dubbio in merito alla questione ma vedendo l'amico decisamente stizzito, prese un bel respiro.

"Crowley io..."

Le parole gli morirono in bocca.

"Tu cosa?"

Un groppo in gola ostruiva le sue corde vocali, non riusciva ad emettere in singolo verso e non ne capiva il motivo.

Voleva spiegare, fare chiarezza, scusarsi, ottenere il suo perdono, eppure si era bloccato, il discorso fermo sulla punta della lingua.

Forse aveva ancora paura di metterlo in pericolo, dopotutto chi poteva saperlo?
Magari erano in agguato proprio in quel momento.

Ed ecco che di nuovo si guardò attorno furtivo, spaventato, l'ansia che gli contorceva lo stomaco, la mente annebbiata.
Doveva mantenere il controllo e risolvere ma era più difficile di quanto credesse.
E Crowley di pazienza ne aveva ben poca.

"Sto solo sprecando tempo," esordì di punto in bianco, alzandosi dalla poltrona.

No, non di nuovo.

Si aggrappò con tutte le sue forze al braccio del demone, tant'è che perse l'equilibrio e finì con le ginocchia a terra.

"Ti prego non...non lasciarmi..." sussurrò avvinghiato al suo braccio, il respiro ansante, gli occhi umidi e disperati.

Crowley lo fissò incredulo dall'alto, prima di inginocchiarsi a sua volta sul tappeto, in modo da poter stare alla sua altezza.

"Aziraphale cosa succede?" chiese pacato, sfilandosi finalmente gli occhiali.

Non ebbe ancora la forza di parlare, riuscì solamente a guardarlo negli occhi per poi sprofondare tra le sue braccia, lasciandosi sfuggire un sospiro tremante.

Fu la prima volta che si abbracciarono, il che gli sembrò assai strano dopo tutto quel tempo e diamine come avevano potuto non farlo prima.
Quando le braccia di Crowley lo strinsero a sé, fu come essere nuovamente in Paradiso, morbido e confortevole.

"Ho paura..." borbottò sulla sua spalla.

"Di cosa?"

Esitò per poco, ma quando percepì la presa farsi leggermente più stretta, riuscì a continuare.

"Di perderti."

Silenzio.

"Aziraphale sono qui, non me ne andrò te lo prometto."

"Non...non intendo quello - gli sfuggì un singhiozzo - ho paura che questa volta ci facciano sparire per davvero..."

"Angelo credo di essermi perso," sussurrò il demone.

"Crowley sono terrorizzato all'idea che Inferno e Paradiso ci stiano cercando," disse tutto d'un fiato, liberandosi di l'enorme peso che l'aveva oppresso per settimane.

Cadde nuovamente il silenzio.
Il demone sciolse l'abbraccio, facendogli perdere un battito, ma successivamente prese le mani tra le sue e lo guardò dritto negli occhi.

"È per questo che ti sei comportato in maniera bizzarra negli ultimi giorni?"

Aziraphale annuì.

"Pensavo di essere seguito, osservato, controllato, come se ogni persona che mi circondasse potesse essere Gabriel o Michael, e temevo potessero fare del male anche te così ho finito con l'evitarti... sono mortificato."

Vomitò d'un fiato tutto ciò che lo aveva perseguitato fino ad allora, il tono della voce ancora tremante, le mani strette tra quelle di Crowley.
E il solo parlarne lo fece sentire uno sciocco, perché aveva chiaramente esagerato.

Anche se la piccola risata emessa da Crowley lo turbò e non poco.

"Perché diamine stai ridendo adesso?" gli scoccò un'occhiataccia.

"Scusa scusa, solo che non mi sarei mai aspettato una risposta del genere, avevo immaginato chissà quale altra fantasia assurda," rispose con un meraviglioso sorriso a fior di labbra che contagiò anche lui.

"Ovvero?"

Il demone parve ammutolirsi di colpo.

"Beh...ricordi come ero agitato quando ti ho chiesto di cenare al Ritz l'altro giorno?"

Aziraphale annuì.

"E ricordi anche che prima avevo accennato al fatto che pensavo che dopo esserci lasciati il nostro passato alle spalle avremmo potuto...si insomma avremmo potuto fare qualcosa...?" continuò il discorso decisamente in imbarazzo, una delle mani a grattare la nuca.

"Ora sono io quello ad essersi perso," ridacchiò appena.

Crowley gli rivolse uno sguardo scettico, il che lo fece ridacchiare ulteriormente.

"Pensavo che quella cena sarebbe stato un nuovo inizio per entrambi ma vedendo quel tuo atteggiamento strano, ho creduto che non volessi ciò che volevo io..."

Sebbene il demone stesse borbottando, Aziraphale colse ogni singola parola e il rimorso tornò più forte che mai.
Fu il suo turno a stringere le mani di Crowley tra le sue, un sorriso dolce a dipingergli il volto.

"Mio caro sono doppiamente mortificato, impegnato com'ero a preoccuparmi inutilmente, non ho badato alla cosa più importante," mormorò sorridente, scrutando con dolcezza le pupille dorate che aveva di fronte.

Crowley ricambiò imbarazzato il sorriso, le guance leggermente rosse.

"Non erano preoccupazioni inutili angelo, anzi devo ammettere che anche io ho questo timore di tanto in tanto."

Quella confessione stupì Aziraphale.
Sentirsi capito lo fece sentire meglio.

"Mi fa piacere di non essere l'unico - disse con tranquillità - e mi fa piacere avertene finalmente parlato, ho odiato tenerti nascosto tutto ciò."

"A proposito, come mai non hai voluto dirmi nulla?"

Il demone lo guardò curioso, accarezzando con il pollice il palmo della sua mano.
Ebbe un leggero brivido.

"Non so, in qualche modo credevo di proteggerti tenendoti all'oscuro di tutto - ridacchiò leggermente - poi ho realizzato che nei momenti difficili siamo sempre stati lì l'uno per l'altro, come io ho aiutato te, tu hai aiutato me, sebbene numerose volte, e insieme siamo riusciti a salvare il mondo, a mettere i piedi in testa a chi non ci aveva mai rispettato..." fece una piccola pausa.

"Non sono solo io o solo tu, siamo...noi."

Con enfasi, strinse nuovamente le mani del demone, come a rafforzare ciò che aveva appena detto e si godette l'espressione esterrefatta sul suo viso, prima che quest'ultimo azzerasse la poca distanza tra di loro, posando un bacio delicato sulle sue labbra.

Forse durò un secondo o forse una vita intera, Aziraphale non ne aveva idea.
Solamente di una cosa era certo, ossia quello non sarebbe stato il loro ultimo bacio.

"Ti va di andare al Ritz stasera?" soffiò dolcemente il demone sulle sue labbra, che non poté fare a meno di increspare all'udire quella richiesta.

Avrebbero iniziato un nuovo capitolo della loro eterna esistenza, insieme.
Nessuna preoccupazione.
Nessun fraintendimento.
E nessuna bugia.

"Ne sarei onorato, mio caro."

Ecco la seconda parte eheh
Spero vi sia piaciuta, mi ha portato via parecchio tempo !!!

   
 
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