Libri > Le Cronache di Narnia
Ricorda la storia  |       
Autore: CedroContento    12/10/2021    9 recensioni
“Il Duca avrebbe desiderato, anche se non l’ha detto ufficialmente, che sua Maestà prendesse in sposa sua figlia. Ma non se n’è fatto niente.”
“Per forza, era strabica e piena di lentiggini” esclamò Caspian.
(Le Cronache di Narnia – Il viaggio del veliero, Cap.2)
.
Da questo piccolo estratto nasce la mia storia (una mini long in due parti), ovvero quella di Ella, la figlia del duca di Galma. Cosa sarebbe successo se la voce riguardo al commento indelicato del Re si fosse sparsa per tutta Narnia? E se Ella e Caspian si fossero incontrati ancora una volta, dieci anni dopo?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Speak Now
 
 
“Il Duca avrebbe desiderato, anche se non l’ha detto ufficialmente, che sua Maestà prendesse in sposa sua figlia. Ma non se n’è fatto niente.”
“Per forza, era strabica e piena di lentiggini” esclamò Caspian.
 
(Le Cronache di Narnia – Il viaggio del veliero, Cap.2)
 
 
 
Prima Parte
 
Lo sguardo di Ella vagava oltre la finestra aperta della sua stanza, lontano, sul mare, fino all’orizzonte, dove immaginava di poter scorgere le coste della lontana Terebinthia. 
“Non mi va di venirci,” borbottò, parlando più a sé stessa che alla sua matrigna, impegnata a rovistare nel suo guardaroba alla ricerca di un bel vestito per l’occasione
“Non hai molta scelta, tesoro mio. Sarebbe proprio il colmo se la primogenita del Duca non presenziasse ad un evento del genere. Per non parlare delle chiacchiere che alimenteresti comportandoti così,” rispose la Duchessa di Galma. “Un paio d’ore, non di più. Promesso,” aggiunse, avvicinandosi ad Ella per scostarle con dolcezza un ricciolo ramato dal viso.
La seconda moglie del Duca era sempre stata un’ottima madre per lei. Non aveva mai mancato di farla sentire amata, nonostante Ella fosse l’unica tra i suoi figli - quattro maschi- a non avere il suo stesso sangue nelle vene. Qualche volta, segretamente, Ella si permetteva di considerarsi la sua preferita, ma non avrebbe mai osato chiedere se fosse davvero così. 
“Sarà impossibile evitarlo,” sospirò la ragazza. “Scommetto che anche il semplice fatto che io mi trovi nella stessa stanza con lui farà sbellicare tutti dal ridere”.
Si sforzò di ricacciare le lacrime che premevano per uscire. Credeva di aver superato il dolore per quella vecchia umiliazione, credeva di essere riuscita ad elaborare il rancore che sentiva ribollire dentro, a relegarlo nel passato. Eppure, tutto ora tornava a tormentarla, dopo più di dieci anni.
 
C’era stato un tempo in cui suo padre, il Duca di Galma, aveva sperato che re Caspian potesse interessarsi a Ella, la sua - all’epoca - adorata primogenita, quella nata dal suo primo matrimonio, durato appena pochi mesi, prima che la moglie morisse di parto; quella che poi era diventata uno dei suoi più grandi fallimenti. Il Duca sognava che il neo eletto sovrano, ancora in cerca di una consorte, prendesse in considerazione l’idea di sposare sua figlia, facendone la regina di Narnia. Non aveva potuto che farsi contagiare e credere a quel sogno anche Ella, fino a che non era successo quel che era successo.
Ella ricordava, come se fosse stato appena il giorno prima, l’eccitazione che aveva provato nel vedere le vele scarlatte del Veliero dell’alba fare rotta in direzione del porto di Galma.
Ricordava la gioia, mista ad imbarazzo, del momento in cui era stata prestata al Re, e lui era così giovane e bello, e le aveva rivolto quel galante cenno di saluto.
Ricordava la settimana di banchetti e giostre, durante le quali il Re aveva mostrato il proprio valore e la propria abilità, disarcionando i più capaci cavalieri dell’isola, e non solo.
Poi le notti insonni, passate a sognarlo ad occhi aperti, a fantasticare su come si sarebbero innamorati e sposati e avrebbero vissuto per sempre felici e contenti.
Poi i sogni si erano frantumati contro quella manciata di parole, trasformandosi in incubi, che la consumavano durante notti lunghe, interminabili.
Ricordava le giornate passate ad odiare la propria immagine riflessa, quel viso tanto inadeguato e sgraziato, solo perché re Caspian l’aveva rifiutata - senza troppo garbo, questa volta - definendola, testualmente, ‘strabica e piena di lentiggini’.
 
Ed è buffo, davvero, come la distratta osservazione di un Re, giunta ad orecchie poco discrete, possa cambiare il futuro di una persona. Dopo l’indiscrezione riguardo il commento del re di Narnia, Ella era diventata una storiella divertente in tutto il regno. Ma ancora peggio dello scherno, che tutto sommato si limitava solo a ferire la sua dignità di giovane donna, era il fatto che nessun buon partito l’aveva più veramente presa in considerazione. Per quanto suo padre cercasse di sistemarla con un buon matrimonio, nessuno voleva saperne di lei, non c’era nemmeno bisogno di vederla o parlarle. Chi avrebbe mai voluto sposare una barzelletta vivente, se, per di più poi, il commento sul suo aspetto era del tutto vero?
Con gli anni, una delusione e un rifiuto dopo l’altro, Ella si era rassegnata - e così anche suo padre - all’idea di rimanere sola. Boicottava sempre più eventi mondani, rifugiandosi invece nello studio, dove eccelleva, e almeno ricavava qualche soddisfazione in quell’esistenza il cui futuro appariva sempre più inutile, più vuoto, più buio.
 
Con il tempo Ella aveva realizzato di poter avere anche altri sogni oltre a quello di sposarsi, dei sogni ancora più grandi, grandi come lo erano il mondo e il cielo, che non aspettavano altro che essere scoperti e compresi. Più si applicava, più si rendeva conto di essere molto più intelligente degli studiosi - uomini, per la maggioranza - che aveva attorno, e più quella consapevolezza cresceva in lei più si sentiva fiera, forte ed indipendente.
Ma c’erano ancora notti meschine in cui, scioccamente, Ella fantasticava che lui sarebbe tornato a prenderla, notti in cui sognava che si trattasse solo di un enorme malinteso, notti in cui immaginava Caspian tornare e pregarla di diventare la sua principessa. Caspian però non tornò mai, e negli ultimi dieci anni anche Ella aveva fatto di tutto per evitarlo.
Ma il Duca non poteva evitare in eterno di tenere una festa - una di quelle che piacevano a lui, di quelle di cui si parlava per mesi - ne andava della sua popolarità, e men che meno poteva sognarsi di evitare di invitare ad un evento del genere il re di Narnia in persona. Quale occasione migliore del suo compleanno poteva esserci per inaugurare un ritorno ai vecchi, gloriosi, tempi? 
 
“Chi ci ha perso è stato lui,” disse la duchessa di Galma - evitava sempre di nominare direttamente il Re davanti alla figlia adottiva. Ella sapeva che lo pensava sinceramente, non lo diceva solo per rincuorarla; questo però non rendeva quanto sosteneva per forza vero.
Ella sospirò per scacciare il magone, sistemandosi i grandi occhiali tondi che avevano corretto il suo strabismo convergente. Le lentiggini invece erano ancora lì, forse erano anche aumentate. 
“Sei bellissima,” le disse la Duchessa, con affetto. 
“Beh, grazie, se nemmeno mia madre lo pensasse di me sarebbe veramente triste!” 
“Cosa abbiamo detto di quel tono sarcastico?!” la riproverò la donna, senza riuscire a trattenere un sorriso, suo malgrado. 
“Non voglio venirci,” ribadì Ella, mettendo il broncio e tornando a guardare fuori, dove il mare placido di quel bel sabato pomeriggio sembrava farsi beffe del suo stato d’animo. 
“Non hai scelta”.

 
 
 
Il Veliero dell’alba aveva fatto il suo fiero ingresso nel porto dell’isola il giorno prima della festa. 
Il ballo, tutto sommato, si rivelò non essere così tragico come Ella aveva immaginato. Aveva fatto in modo di rimanere in disparte, nascosta nell’ombra, per tutto il rituale di convenevoli. Come aveva sperato, Caspian non la guardò o la considerò minimamente; forse in realtà nemmeno si ricordava più di lei, dopo tutti quegli anni. 
Ella stava già adocchiando l’uscita, quando sua madre le si avvicinò tutta allegra: “Ella, cara, ottime notizie! Il nipote del duca di Muil, lord Liberlin, ha chiesto a tuo padre di te. Ti cerca per danzare, è una grande occasione!” disse, trattenendosi a stento dal saltellare e sistemandole il vestito - che in realtà non ne aveva alcun bisogno. 
“E quale sarebbe?” chiese Ella, sentendo già puzza di bruciato. 
Non le sfuggì l’esitazione della matrigna: “Ehm, quel ragazzo magrolino lì,” disse la Duchessa, indicando discretamente un tizio allampanato con i capelli nerissimi, che gli ricadevano continuamente davanti agli occhi ed era costretto a scostare in continuazione con un movimento nervoso della testa, che sembrava proprio un tic. 
“Stai scherzando spero!” esclamò Ella, sgranando gli occhi. “Non se ne parla nemmeno, io con quel tipo strano non ci ballo!”
“Quindi mi vorresti dire che proprio tu ti metti a giudicare un libro dalla copertina, è così?” 
Ella, punta sul vivo, le rivolse un’occhiataccia; quello era proprio un colpo basso, proprio un gran bel colpo basso. 
“Uno solo. E poi me ne torno in camera per il resto della mia vita,” concesse Ella.
Stizzita, si allontanò tra la folla, senza dare alla matrigna il tempo di ribattere alcunché, ma era certa che se si fosse girata a guardarla l’avrebbe colta intenta a seguire speranzosa gli sviluppi della vicenda. 
Ballare con il nipote del Duca in ogni caso si rivelò davvero il disastro totale preannunciato: il ragazzo non era di molte parole ed era veramente impacciato come era sembrato in apparenza. Perdeva continuamente il ritmo a causa del movimento reiterato della testa e aveva pestato i piedi a Ella ormai, più o meno, un migliaio di volte. 
“Sapete, lord Liberlin-”
La testa del ragazzo scattò di lato così violentemente che Ella temette di vederla staccarsi dal collo e rotolare in mezzo alla pista da ballo. 
“Eugene, vi prego, chiamatemi Eugene.”
“Ehm… d’accordo, lord Eugene, io comincio a sentirmi davvero stanca. Mi ritirerei volentieri nelle mie stanze, col vostro permesso, ovviamente”. 
“Oh, ma che peccato! Vi prego, concedetemi giusto un ultimo ballo.”
Ella stava già pensando a che scusa poteva accampare per rifiutare quella semplice richiesta, quando una voce, che ebbe il potere di farla sbiancare, arrivò alle sue spalle.
“Se questo dev’essere davvero l’ultimo ballo di lady Ella, se non vi spiace, lord Liberlin, ve la ruberei volentieri, visto che non ho ancora avuto il piacere”. 
“Altezza!” si irrigidì, ansioso ed impacciato, il giovane lord. “Se insistete, a malincuore, ve la cedo.”
“Sì, insisto,” annuì re Caspian, senza badare troppo al nipote del Duca, ma guardando con una certa curiosità e divertimento Ella, che da bianca stava diventando paonazza.
“Voi due lo sapete che sono proprio qui, vero? E, pensate un po’, sono anche in grado di parlare per dirvi che non ho più nessuna voglia o intenzione di ballare con nessuno”. 
“E come ho detto, Ella: insisto,” fece re Caspian, afferrandola con gentilezza, ma anche una certa decisione, per la vita e cominciando a condurre. 
“Mi ricordo di voi,” disse il Re dopo non molto che danzavano.
Caspian aveva sondato con insistenza il suo viso, e continuava a farlo. Ella dal canto suo si premurava di guardare qualsiasi altra cosa nella stanza; tutto, ma non lui.
“Buon per voi,” rispose Ella, “Altezza,” aggiunse con falso riguardo.
Le labbra di Caspian si incresparono in un lieve sorriso, suggerendole che il tono sarcastico non gli era sfuggito. Non ne fece parola. 
“Volevo giusto parlarvi. Anche se, ho avuto la sensazione che mi steste evitando,” continuò lui.
Ella riusciva a percepire con netta precisione ogni punto in cui lui la stava toccando, e quel tocco bruciava tanto che avrebbe giurato di sentire del vero e proprio dolore fisico. Le costava fatica non sottrarsi, avrebbe voluto strapparsele di dosso quelle mani.  
“Davvero, vi sembra? Comunque, non vi disturbate, non dobbiamo parlare per forza. Vedete, il castello è pieno di belle dame che non vedono l’ora di scambiare due parole con voi, parlate con loro. Non dovreste perdere il vostro tempo con me,” disse tutto d’un fiato, sbriciandolo con la coda dell’occhio e notando quanto fosse ancora bello.
Si chiese distrattamente perché non avesse ancora preso moglie (1) . L’istante dopo averlo fatto odiò sé stessa per essere stata sfiorata da quei stupidi pensieri; non doveva interessarle, come a lui non interessava, e non era mai interessato, di lei.
“Non ritengo di star sprecando il mio tempo,” disse Caspian, facendosi serio tutto d’un tratto. “So che sapete ciò che ho detto la prima volta che sono stato qui, e mi sembra di capire che ce l’avete ancora con me per questo. Ne avete tutte le ragioni, Ella.” 
Ella si limitò a scrollare le spalle, fingendosi indifferente, cercando di convincere sé stessa di esserlo, ma ciò che aveva da dire Caspian le interessava, eccome.
Fortunatamente per lei, nonostante non lo stesse affatto incoraggiando, il Re continuò: “Non intendevo offendervi, ero poco più che un ragazzino, ho detto una cosa stupida.”
“Offendermi…” sbottò Ella, incapace di trattenersi. “Davvero credete che io sia offesa perché non avete trovato di vostro gusto il mio aspetto?!”
“Beh, è proprio quello che sembra, e sto cercando di scusarmi con voi,” disse il Re, ostentando per la prima volta un minimo di insicurezza. “Come vi ho detto, ne avete ogni ragione, è stato un commento indelicato da parte mia. E, per quel che vale, non penso più una cosa del genere. Siete bellissima stasera”.
Ella, incapace di ascoltare oltre quelle assurdità, si arrestò bruscamente, liberandosi con un violento strattone, una volta per tutte, da quel contatto indesiderato.
Non poteva credere alle proprie orecchie. Come poteva venire in mente a Caspian di parlarle in quel modo, dopo quello che le aveva fatto passare? Come poteva minimizzare così le conseguenze del suo commento da poco più che ragazzino
Le bastò uno sguardo agli occhi dell’ormai definitivamente confuso Re per mettere a posto tutte le tessere: “Voi non lo sapete”.
Quella consapevolezza la colpì come una secchiata d’acqua gelida. Caspian non sapeva nulla di quello che avevano scatenato le sue parole. Ella aveva vissuto gli ultimi dieci anni da emarginata a causa di una persona per cui valeva così poco che non sapeva nemmeno di averle rovinato la vita con un’uscita infelice.
Ella si rese conto di trovarsi ferma, con un attacco di panico incipiente, davanti al Re, in mezzo alla sala da ballo, e di aver alzato la voce. Se già prima gli invitati avevano discretamente seguito quanto accadeva, ora più nessuno si premurava più di dissimulare l’interesse per quel piccolo dramma. Era riuscita a dar loro lo spettacolo che tanto desideravano.
Avvertendo le lacrime pizzicarle gli occhi, girò sui tacchi, per lasciare la stanza di corsa, prima che potessero anche vederla piangere.

 
  1. Come forse avrete sospettato, farò finta che la figlia di Ramandu (la moglie di Caspian) non esista (su) .
 
 
 
 
 
 

 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: CedroContento