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Autore: Chiara PuroLuce    12/10/2021    12 recensioni
Ginevra è sopravvissuta a un brutto male, ma ha bisogno di un aiuto per incominciare finalmente ad accettarsi. Aiuto che le viene offerto da una persona... inaspettata. Accetterà? Una breve storia che parla di una combattente e di qualcuno che l'aiuterà a modo suo nell'impresa.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                        UN TATUAGGIO SPECIALE
 
                                                               pumpNIGHT 2021 - Prompt 10 - Tatuaggio
 
 
 
«Oh, oh, cavoli… ma è bellissimo. Grazie, Sandro.»
 
«E di cosa Ginevra, grazie a te per esserti prestata a questo.»
 
«Ahahah, sai, potremmo stare qui a ringraziarci a vicenda per sempre, ma la verità è una sola. Che le persone come te sono speciali, perché ridonano il sorriso a chi l’ha perso e anche la dignità.»
 
E il fatto era che lo pensava davvero. Calde lacrime presero a scenderle sul viso mentre rimirava l’opera d’arte del tatuatore Sandro sul suo seno offeso.
Offeso, era un eufemismo chiamarlo così, era più giusto usare il suo nome: mastectomia.
Sì, lei, Ginevra, ventiquattro anni da pochi giorni, aveva perso il seno dopo un brutto tumore maligno che gliel’aveva aggredito ed era stato necessario asportarlo. Tutto. La chemio era stata dura e il vedersi menomata allo specchio una volta riprese un po’ le forze, l’aveva devastata. La psicologa dell’ospedale l’aveva aiutata molto e alla fine si era quasi accettata, anche se era dura guardarsi allo specchio tutte le mattine. Erano passati due anni dall’intervento e ancora la sua immagine riflessa era un colpo al cuore.
In suo aiuto era arrivato Sandro, tatuatore sessantenne. L’aveva conosciuto il mese precedente quando si era recata nel suo studio per accompagnare sua cugina che doveva farsi il suo quinto tatuaggio. Sentendole parlare, lui non aveva esordito con i soliti fasulli “mi dispiace” “che disgrazia” “oh, poverina” e altre balle varie. No. Lui le aveva proposto una soluzione, se lei era d’accordo. Tatuare la zona menomata con qualcosa di particolarmente bello o significativo per lei, colorato o in bianco e nero, come preferiva. Le aveva lasciato il numero, per contattarlo non appena avesse deciso qualcosa. Lei era al suo primo tatuaggio e voleva che fosse speciale. Colorato, su quello non aveva dubbi.
Ginevra ne aveva parlato con la psicologa che le aveva confermato l’effettivo beneficio mentale e le aveva anche detto che aveva già sentito di tatuaggi del genere.
Così, si era fatta coraggio, aveva chiamato Sandro e ora…
 
«È venuto proprio bene, mi piace.»
 
«Ne sono felice. E ci tengo a dirti che tra noi due, sei tu quella speciale. Perché hai vinto una battaglia più grande di te e non ti sei arresa. Bene, ora, cambiando argomento... devi presentarmi il grande artista che ti ha fatto questo capolavoro così mi congratulo.»
 
«Ma smettila, ti fai i complimenti da solo adesso?»
 
«Mi sembra il minimo. Dimmi ora se questa fenice non sembra che stia per spiccare il volo.»
 
Sì, conveniva con lui. Aveva scelto la fenice perché simbolo noto di rinascita e riscatto ed era proprio il messaggio che ci teneva a fare passare. La fenice era stata posizionata al centro in formato ridotto e le grandi ali coprivano il petto deformato arrivando fino alle spalle. Quella era un’opera d’arte, non un semplice tatuaggio.
La prima volta che si era dovuta denudare davanti a lui Ginevra era molto imbarazzata. Vuoi perché era la prima volta che le capitava di mostrarsi così davanti a qualcuno che non era un medico, o vuoi anche perché non era un bel vedere. Ma lui era riuscito a farla sentire a suo agio e a tranquillizzarla. Le aveva chiesto se avesse in mente un soggetto e in men che non si dica, era apparso sul foglio che gli aveva visto usare celandolo a lei fino all’ultimo. Poi le aveva chiesto di passare una seconda volta che avrebbe iniziato con il lavoro vero e proprio, prima doveva lavorare al disegno e prepararlo per essere trasportato su di lei.
Quando una settimana dopo era tornata da lui, più agitata che mai, era stata fatta sdraiare su un lettino imbottito con un rigido poggiatesta. Per fortuna era di un bel turchese e così i cupi pensieri che erano tornati ad assalirla alla sua vista, erano spariti come neve al sole. Le ore di lavoro erano state tante e anche le sedute, ma lei non si era mai scoraggiata e il vedere progredire il lavoro l’aveva galvanizzata e coinvolta più di quello che si aspettava. Aveva legato molto con Sandro e le sarebbe dispiaciuto non vederlo più per un po’. Sì, perché aveva deciso che entro qualche mese sarebbe tornata per un secondo tatuaggio – più contenuto questa volta – e poi per un terzo. Ovviamente Sandro non ne sapeva nulla, gli avrebbe fatto una bella sorpresa più avanti.
Prima di andare, però, aveva in mente una proposta da fargli.
 
«Sandro, ascolta» gli disse «volevo chiederti se posso parlare di te e di quello che fai al gruppo di sostegno dell’ospedale che frequento. Sarebbe bello se potessi aiutare anche qualcuna di loro, come hai fatto con me.»
 
Lui parve rifletterci per un tempo abbastanza lungo con espressione seria, ma poi le sorrise e annuì con vigore.
 
«C’è qualche bella vedova o donna single su per giù della mia età in questo gruppo?» Le chiese ammiccando e facendola ridere.
 
«Sandro! Pensavo ci avessi rinunciato» gli disse fingendosi scandalizzata.
 
«Non rinuncerò mai all’amore, sappilo. E comunque stavo scherzando, mia cara. Per voi belle signore coraggiose, lo farò molto volentieri e quindi parla pure di me, ma vedi di esaltare anche la mia bellezza, non solo la mia bravura» concluse poi facendole l’occhiolino.
 
La “bellezza” di Sandro era tutta inusuale e non stava tanto nel fisico, quanto nella sua intelligenza davvero spiccata e sagace.
 
«Non mancherò e vedrai che presto avrai la fila di donne qua fuori.»
 
«Un sogno che si avvera» gli rispose lui facendola ridere. Poi continuò «Stammi bene Ginevra e vivi appieno la tua vita, che te la meriti tutta. Buona fortuna, mia cara ragazza, fatti viva qualche volta, ok?» la baciò sulle guance. le strinse le mani e la accompagnò alla porta del suo studio privato dove era andata a farsi il controllo a lavoro concluso.
 
Sandro non aveva voluto farsi pagare. Le aveva detto che considerava tutti quei lavori in particolare come pro bono e che, se avesse insistito ancora per saldare il conto, avrebbe dovuto fare una donazione alla ricerca contro il cancro. Cosa che aveva provveduto a fare giusto il giorno prima.
Ora Ginevra si sentiva un po’ più felice. Sapeva benissimo che un tatuaggio non avrebbe cambiato molto nella sua vita, ma almeno ora riusciva a guardarsi allo specchio, a spogliarsi senza sussultare, a sorridere al suo riflesso.
D’ora in poi avrebbe fatto come la sua fenice, sarebbe risorta dalle sue ceneri e, senza dimenticare il passato, si sarebbe impegnata per migliorare il suo futuro. Senza fretta, poco per volta. Aveva sconfitto il suo male, niente poteva farle più paura e la sua fenice era lì per ricordarglielo.
   
 
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