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Autore: Eevaa    13/10/2021    4 recensioni
[Spin-off tratto dalla long "Agrifoglio e Biancospino"]
Ha già le valigie in mano, abbiamo comprato al mercato nero una Passaporta Internazionale contraffatta, così che nessuno sappia dove sta andando.
Detesto che debba essere così. Detesto fare questa vita, detesto essere caduto così in basso. Detesto che mia madre sia costretta a vivere come una pezzente, detesto che la chiamino con quegli epiteti volgari. Detesto tutto di questa esistenza.
Non vedo come le cose possano cambiare, ma devo fingere.
Mi sporgo e le do un bacio sulla fronte. Chissà quando ci rivedremo.
«Appena i mali spiriti cesseranno, troverò il modo di risalire. Riporterò in alto il nostro nome, madre».
Riuscirò mai a mantenere questa promessa?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Agrifoglio e Biancospino - La Serie'
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

 
IMPORTANTE:
Questa storia è uno spin-off tratto dalla long "Agrifoglio e Biancospino". Vi suggerisco di leggere prima gli eventi di quella long per comprendere al meglio quello che accadrà qui.

 

- Il BIANCOSPINO e La FALENA -


Atto I


 
4 maggio 1998

«Draco... mi dispiace, mi dispiace tanto!»
Esco a testa bassa, mi immergo nella calca di vociare e spintoni. Qualcuno mi chiama, riconosco il timbro, ma continuo a camminare. So che se mi fermo è la fine.
«Pezzo di merda! Dovevi finirci anche tu in cella, insieme a quel bastardo di tuo padre!»
Le parole mi rimbombano dentro alle pareti del cranio.
«Non ascoltarli, Draco» mi sussurra mia madre, aggrappata al mio braccio. Le urla si fanno più intense, qualcuno ci lancia addosso qualcosa. Il nostro avvocato ci copre le teste con una valigetta mentre ci scorta fuori dal Wizengamot.
«Bastardi!»
La valigetta non riesce a coprire le ingiurie. Nemmeno alcuni incantesimi urticanti.
«Maledetta cagna!»
Gli insulti a mia madre bruciano più che quelli rivolti a me, ma mi costringo a tenere la testa bassa e continuare la traversata del piazzale del Ministero per giungere ai camini.
«Cosa farai adesso che non c'è più paparino, mh
«Che possiate morire soli!»
«Draco...»
Mi volto quanto basta per scorgere occhi color cioccolato e un caschetto di capelli neri.
«Mi dispiace!» dice, mi afferra il braccio. So che è sincera. Anche tutti gli altri sono sinceri, quelli che dicono di volermi vedere morto.
«Pansy... devo... devo andare» sussurro e lascio che mia madre entri per prima nel camino. Rivolgo un sorriso tirato a Pansy, poi mi fiondo tra le fiamme verdi.
«Andate all'inferno!» è l'ultima ingiuria che riesco a sentire.
All'inferno ci sono già.


8 maggio 1998

«Come stai?»
Mia madre mi osserva con la schiena dritta sul primo gradino delle scale. La casa è buia.
«Bene...» mento, lei lo sa. La vedo scuotere la testa con la coda dell'occhio.
«Non fingere con me, Draco».
«Ho detto che sto bene!» alzo il tono e mi rigiro la bacchetta tra le mani. Il legno è caldo.
«È stato gentile da parte sua riportarti la bacchetta» incalza di nuovo mia madre.
Sbuffo dalle narici e mi tengo l'amaro sul palato.
«Sì... quello che è...»
Sono venuto per darti questa. E per ringraziarti per avermela prestata”.
Le parole di Potter mi stringono la gola.
Ho provato decine di bacchette, alcune anche dei miei migliori amici. Nessuna mi è stata così fedele e affine come la tua” ha detto.
Pura follia. Non ha alcun senso che sia così.
Ma tanto poco importa: io e Potter ci siamo detti addio poco fa. O forse potrei fare qualche ricerca in merito. Sono pur sempre curioso.
Faccio per allontanarmi, mia madre continua a parlare di cose totalmente insensate.
«Forse dovresti chiedere aiuto a lui. Tra tutti, penso che sia una presenza positiva».
Mi volto di scatto con tanto d'occhi. Non è la prima volta che in famiglia mi suggeriscono di farmi amico Harry Potter, la prima e ultima volta che ci ho provato mi ha negato la mano. Avevo undici anni e quell'affronto me lo sono portato dietro come una catena al piede.
Solo che sono ben conscio che il suggerimento di mia madre, adesso, sia volto a ben altri scopi.
«Non gli ho chiesto aiuto quando avrei dovuto davvero farlo, non lo farò ora per avere la sua pietà o per aggraziarmi i giornalisti» rispondo, lapidario. Ho già calpestato troppo la mia dignità per fare una cosa del genere.
Salgo le scale e mi rigiro tra le mani la bacchetta. Harry Potter ha ucciso il Signore Oscuro con la mia bacchetta. Harry Potter mi ha liberato con la mia stessa arma.


5 giugno 1998

Sono stanco. Vorrei solo stendermi di nuovo e dormire nel buio della mia camera. Invece loro sono qui, tutti e tre che mi guardano addosso come se fossi qualcosa di interessante da ammirare. Sono ridotto uno schifo.
«Dovremmo uscire un po'» propone Blaise, steso sul mio letto con le gambe accavallate. Lancia e prende al volo una biglia.
«Uscire un po'?!» sibilo. «Ma hai visto la cassetta delle lettere? Cosa pensi possa accadere se andassi in giro, ora?»
Le lettere minatorie sono arrivate a fiumi, nelle scorse settimane. Ho dovuto oscurare e rinforzare i vetri per non fare entrare i gufi e mia madre ha speso ciò che rimaneva del nostro patrimonio in elfi domestici per rinforzare gli ingressi e proteggerci dai vandali.
«Mh... va bene, aspettiamo che si calmino un po' le acque» replica e fa spallucce.
Facile per lui. Per lui le acque non si sono mai mosse troppo, data la sua posizione neutrale durante la guerra.
«Ma è il tuo compleanno! Beviamo almeno qualcosa! Siamo qui per festeggiare!» si intromette Greg, seduto dall'altra parte della stanza con le mani in tasca. Quel ragazzo ha un serio problema con l'alcool, da quando è finita la guerra. Da quando Vince è morto.
«Non c'è niente da festeggiare» replico, e lo sanno tutti che non ho torto. A parte Blaise, siamo tutti in una situazione analoga. Io un po' di più, ma anche i genitori di Greg e il padre di Pansy sono ad Azkaban.
«Draco, cosa sono tutte queste ricerche sulle bacchette?» dice però Pansy, curiosando sulla scrivania.
Mi alzo di scatto dalla poltrona e chiudo il taccuino e i miei appunti. Da un mese non faccio altro che dormire e svolgere inutili ricerche sulle bacchette per trovare un perché a ciò che è impossibile.
Le parole di Potter mi rimbalzano ancora dentro.
Ho provato decine di bacchette, alcune anche dei miei migliori amici. Nessuna mi è stata così fedele e affine come la tua”.
Ho trovato solo spiegazioni inutili in merito: solo gli amici, solo persone che condividono affetto o particolari caratteristiche fisiche possono condividere bacchette diverse senza che la magia ne risenta. La bacchetta di una persona affine è affine. Potter non è per niente affine a me. Non condividiamo niente.
Dovrò continuare a ricercare.
«Lascia stare questa robaccia» dico quindi. Ricercherò più avanti. «Beviamo».
Ho deciso che forse potrei avere un problema con l'alcol anche io.


31 luglio 1998

Appallottolo la lettera e la butto nel cestino. Insieme ad altre cinque, diverse.
Mi prendo i capelli tra le mani, quasi li strappo.
Prendo la piuma tra le dita e ricomincio da capo.

Potter,
con la presente ti faccio i miei sinceri auguri di buon compleanno.
Cordiali saluti,
Draco L. Malfoy


Guardo la lettera. È una merda. La appallottolo e le palline di pergamena nel cestino sono sette.
«Incendio» sussurro.
Per poco non mando a fuoco lo studio, ma almeno non rimarrà traccia della mia ennesima perdita della dignità.


1 settembre 1998

«Pensa... molti ragazzini partiranno ora per Hogwarts... ti ricordi quando eravamo partiti noi?»
Guardo il soffitto e annuisco. Pansy è stesa sul letto di fianco a me. Passiamo tanto tempo così, a ricordare il passato, a lamentarci del presente, a evitare accuratamente di parlare del futuro.
Lei è l'unica amica che mi è rimasta. Blaise non viene più qui, lui si sta facendo una vita vera. Greg è finito in clinica riabilitativa per abuso di alcol e pozioni illegali. Vince sarà morto da quattro mesi, domani.
Non ho mai avuto altri amici veri. Se avessi giocato meglio le mie carte, se fossi stato una persona migliore avrei potuto averne molti di più. Avrei potuto avere Potter come amico.
«A proposito, lo sai che a dicembre ci saranno i M.A.G.O straordinari per il nostro anno, vero? Dici che dovremmo iscriverci ai corsi di recupero?» propone Pansy, mi distrae dall'ennesima divagazione mentale su Potter.
«Non farò i M.A.G.O...» rispondo.
«Ma Draco!» protesta, ma è una protesta sterile. Lo sa meglio di me che ho le mie motivazioni. Lo sa anche lei che è una cattiva idea.
«Non voglio tornare là. Non voglio rivedere nessuno». E nessuno vuole rivedere me, vorrei aggiungere.
Né professori, né vecchi compagni di scuola. Tra loro c'è chi mi vorrebbe morto. Tra quelli che mi vorrebbero morto ci sono anche io, a volte.


6 ottobre 1998

Sgrano gli occhi e rileggo, per esserne sicuro. Che questo libro fosse ridicolo, l'avevo già capito dalla copertina.
Lancio un'occhiata agli appunti sulle caratteristiche delle nostre bacchette: Agrifoglio e Biancospino. Due bacchette agli antipodi. Eppure Potter è riuscito a utilizzare la mia alla perfezione, a sentirla affine.
Leggo di nuovo, scoppio a ridere. È assurdo, completamente insensato.
Due anime gemelle possono utilizzare l'uno la bacchetta dell'altro senza alcun problema, anche se queste possiedono caratteristiche completamente differenti”.
Non è assolutamente il caso mio e di Potter. Devo continuare a ricercare altre spiegazioni.
Ci saranno di sicuro spiegazioni meno ridicole di questa.


4 novembre 1998

«E non far più vedere il tuo brutto muso nei paraggi!»
Sento in bocca il sapore dell'asfalto e del sangue, sulla schiena il dolore di uno schiantesimo ben indirizzato. Il proprietario del negozio d'ortofrutta mi ha cacciato appena ho provato a chiedergli un lavoro.
Non troverò mai nessuno disposto a farmi lavorare. Solo i Babbani mi darebbero un lavoro, ma io non so niente del loro mondo. Come potrei?
I soldi stanno finendo, siamo caduti troppo in basso dopo l'esproprio dei beni al processo. Prima o poi dovrò vendere il maniero, ma nessuno lo vorrà mai comprare. Se sarà il Ministero ad appropriarsene, ci daranno una miseria.
Non mi sarei mai immaginato di poter cadere così in basso. Con la faccia nel fango, letteralmente.
Sputo sangue per terra e mi rialzo. Mi domando se sarò mai in grado di rialzarmi sul serio.


12 gennaio 1999

«Stai ancora in fissa con tutta questa cosa delle bacchette e di Potter? Per Salazar, Draco, non se ne può più» sbuffa Pansy, indicando la scrivania colma di pergamene e appunti.
«Sono solo curioso. Voglio capire» tento di giustificarmi.
«Te ne stai chiuso qui dentro tutto il giorno a cercare e cercare cose che non ti serviranno mai. Hai bisogno di uscire!»
Sono esausto di sentire queste cazzate. Non me ne rendo neanche conto e sono in piedi di fronte a lei.
«Sai cosa succede ogni volta che esco, mh, Pansy?! LO SAI!?» le urlo in faccia, lei non si spaventa. Sa che non farei del male a nessuno. Un peccato che gli altri ne abbiano fatto a me fin troppo spesso.
Faccio l'orlo ai pantaloni, mostro le caviglie e le tibie piene di lividi. Mi slaccio la camicia, mostro le cicatrici degli schiantesimi. Ho avuto almeno la decenza di ripararmi più volte le labbra e mettere il dittamo sugli occhi pesti, ogni volta. «Succede questo!» sibilo infine.
Pansy ora è terrorizzata.
«Anche noi siamo perseguitati ma... questo è troppo» dice mentre scruta i miei lividi. «Dovresti dirlo a qualcuno. Dovresti dirlo a Potter. Ho sentito che è entrato in specializzazione come Auror».
La sua proposta mi fa trasalire. Potter, Potter, Potter.
Perché tutti pensano che la soluzione ai miei problemi sia Potter?!
«Non dirò proprio nulla a Potter» mi rifiuto categoricamente.
Pansy mi guarda e scuote la testa, affranta.


17 marzo 1999

«Sei sicuro di non voler venire?»
Mi guarda con occhi lucidi, ma so che non piangerà. Lei non piange mai, non ha pianto quando padre è stato portato ad Azkaban, non ha pianto quando le hanno mandato lettere minatorie. Non piangerà ora.
«No, madre... io... starò qui» dico, abbasso il volto sul parquet pieno di termiti.
Il Maniero è stato venduto all'asta, non abbiamo ricevuto che pochi spiccioli. Giusto per poterci permettere l'affitto di una dimora pulciosa nella periferia di Liverpool. La strega proprietaria di casa è una simpatizzante del Signore Oscuro, ci ha trattati quasi decentemente negli ultimi tre mesi. Peccato che questo appartamento faccia schifo.
Ho convinto mia madre a trasferirsi in Provenza a casa di lontani parenti. Non è un posto migliore o più grande di questo, ma almeno è lontano dall'Inghilterra e lei potrà uscire senza rischiare di essere trattata come una prostituta.
«Devi cambiare aria, cambiare città. Non puoi stare qui dentro nascosto tutta la vita» mi dice, apprensiva.
Ha già le valigie in mano, abbiamo comprato al mercato nero una Passaporta Internazionale contraffatta, così che nessuno sappia dove sta andando.
Detesto che debba essere così. Detesto fare questa vita, detesto essere caduto così in basso. Detesto che mia madre sia costretta a vivere come una pezzente, detesto che la chiamino con quegli epiteti volgari. Detesto tutto di questa esistenza.
Non vedo come le cose possano cambiare, ma devo fingere. Non devo farla preoccupare.
Mi sporgo e le do un bacio sulla fronte. Chissà quando ci rivedremo.
«Appena i mali spiriti cesseranno, troverò il modo di risalire. Riporterò in alto il nostro nome, madre». Riuscirò mai a mantenere questa promessa?
La guardo andare via senza voltarsi, ma posso giurare di udire un lieve singhiozzo.
Ti voglio bene, vorrei dirle. Non mi sono mai permesso di farlo.


2 maggio 1999

L'anniversario della fine della Guerra pesa sulle mie spalle come se non fosse mai finita. Per me la Guerra non si è mai conclusa.
Sono passato dall'orrore di vivere con quel pazzo in casa a vivere come l'ultimo dei buoni a nulla, odiato e perseguitato da tutti. Dai buoni.
Loro dovrebbero essere i buoni. E allora perché continuano a picchiarmi, in giro per strada? Perché continuano a inviarmi queste lettere?
Speravo che cambiare casa li avrebbe fatti cessare, ma la voce che vivo qui si è sparsa.
“MI AUGURO CHE TU MUOIA PRESTO!”
“CREPA!”
“SEI UNA MERDA!”

Le Strillettere oggi urlano in continuazione, si infilano sotto le serrande arrugginite delle finestre, incastrate negli stipiti delle porte.
«Cosa cazzo volete?! COSA CAZZO VOLETE DA ME!?» mi ritrovo a urlare all'ennesimo stormo di gufi che mi lasciano la posta. I gufi scappano, le lettere rimangono lì per terra.
Non le aprirò mai, so già cosa dicono.
Lì sullo zerbino c'è anche un giornale. Mi chino a prenderlo, c'è Potter in prima pagina. Un'intervista al memoriale per l'anniversario, a Hogwarts.
È raggiante, sorride e stringe mani. Bello come il sole, felice, circondato da amici. L'opposto di me.
Mi inginocchio per terra e mi porto il giornale su volto. Ci urlo dentro, il giornale si inzuppa delle mie lacrime da coccodrillo.
«Vaffanculo... Potter... perché non hai salvato anche me?!» dico, nella disperazione.
La risposta è semplice: perché sono sempre stato troppo codardo e idiota per chiederglielo. Se gliel'avessi chiesto, lui mi avrebbe aiutato. Perché lui è fatto così, è uno stupido Grifondoro.
Io invece sono un codardo e rimarrò tale.


8 maggio 1999

È passato un anno da quando Potter si è presentato al Maniero per dirmi insensatezze e ringraziarmi per altrettante insensatezze. Non ho ancora trovato una soluzione diversa da ciò che è senz'altro impossibile.
Devo cercare ancora. Negli ultimi mesi sto lavorando solo a questo, chiuso al buio di questa casa mezza vuota. Il pavimento cigola, è infestata di Poltergeist ficcanaso.
Odio questo posto, non trovo lavoro per mettere soldi da parte e permettermi un posto migliore, ma almeno le aggressioni si sono ridotte da quando sono qui. Magra consolazione.
Potter è in prima pagina sui giornali un giorno sì e l'altro pure. Ho una pila di giornali sul tavolino, lui è sempre con quella faccia sorridente e gli occhiali tondi. Da quando ha salvato il mondo tutti portano gli occhiali tondi. Ha persino creato una moda! Per me rimarranno sempre discutibili, anche se senza quegli occhiali Potter non sarebbe Potter.
È il cadetto più promettente in accademia di Auror, e come potrebbe non esserlo! Potter è sempre stato migliore di me in troppe cose, riconosco la mia invidia ora. Una volta non la riconoscevo.


14 giugno 1999

Anime gemelle... hah!
Guardo i miei appunti inconcludenti e mi afferro i capelli con le mani. Devo scoprire... devo scoprire di più. Io e Potter non siamo anime gemelle. Non lo siamo.
Non possiamo esserlo, è impossibile. Potter mi odia. Lo odio anche io.
Forse non è vero che lo odio, non più. Ma da non odiarlo più a essere anime gemelle c'è più che una sottile differenza.
Ci dev'essere qualcosa, qualcos'altro. Devo spostare le mie ricerche altrove, lontano da qui. Devo cercare qualche libro in biblioteche estere per riuscire a trovare un nesso.


31 luglio 1999

Il cestino è nuovamente pieno di lettere appallottolate, come l'anno scorso. Cosa se ne farebbe Potter dei miei auguri?


2 settembre 1999

Ho trovato dei libri antichi di fabbricazione di bacchette provenienti dalla biblioteca di Pompei. Peccato che siano scritti in latino e poi tradotti in italiano. Come diavolo faccio a leggere l'italiano?! Conosco a malapena due parole che sono simili al Francese! Devo impegnarmi a tradurlo, è risaputo che la magia italiana celi antichi segreti. Forse la soluzione ai miei dilemmi risiede proprio da quelle parti.


21 settembre 1999

«Ma guardalo! Tutto tronfio col suo cazzo di anello di fidanzamento. Che faccia da culo!» borbotta Pansy, io fingo di non ascoltarla. Fingo molto male e quasi non riesco a trattenere un verso di disgusto.
«Draco?» mi chiama di nuovo, ma il mio sguardo è troppo concentrato sulla foto in prima pagina sul giornale. Occhiali tondi e un sorriso smagliante, mentre tiene per mano quella insignificante pezzente.
“Signori e signore: riponete le vostre speranze! Il grande Eroe del Mondo Magico non è più sulla piazza! Harry Potter annuncia il suo fidanzamento ufficiale con Ginny Weasley, Cercatrice delle Holyhead Harpies” recita il titolone sul Profeta.
La Weasley ride gioviale, io vorrei solo cambiarle i connotati con un incanto urticante. Odiosa.
«Draco... ma che ti succede?»
«NIENTE!» sbotto, all'ennesimo richiamo di Pansy. Lei spalanca la bocca e ammicca.
«Draco... non sarai mica geloso di Potter!»
«Fottiti, Pansy!»
Non sono e non sarò mai geloso di Potter. Non ho niente per cui esserlo. Semplicemente odio la Weasley e penso che ci azzecchi con Potter come i cavoli a merenda.
Anche se proprio non posso fare a meno di domandarmi se la bacchetta di Ginevra Weasley gli sia affine come la mia.
Mi innervosisco. Questa storia deve finire.


26 settembre 1999

«IN ITALIA?! Ma sei scemo?!»
Quando Pansy urla, quasi rimpiango i tempi della McGranitt.
«Ho scovato un annuncio di un vecchio scemo che ha bisogno di aiuto con la sua bottega di bacchette di seconda classe, non riesce a trovare nessuno da mesi» rispondo semplicemente.
Non sto mentendo, ma preferisco omettere lo strano concatenamento di eventi che mi ha portato a prendere questa decisione. La sera dell'annuncio del fidanzamento di Potter ho sentito la spinta di andarmene e ho iniziato a cercare lavoro altrove, lontano da qui. Ho guardato quel libro in italiano e mi sono detto che forse sarebbe valsa la pena cercare da quelle parti. Ho reperito dall'Ambasciata Magica Italiana un quotidiano e ho trovato proprio quel lavoro. Un lavoro in un negozio di bacchette. Ho risposto all'annuncio e il datore mi ha assunto senza domande, e poi mi ha dato ventiquattrore di tempo per presentarmi in Italia. A Firenze, per la precisione.
Forse il mio destino è scritto.
«Draco, ma... come...» il volto di Pansy è contratto dalla preoccupazione.
«Ho bisogno di ripartire da zero» le dico. Questa è assoluta verità.
«E riparti in base a un ossessione su 'sta cosa delle bacchette?» sbotta.
«Non riparto in base a un ossessione! È solo che ho imparato molte cose in questo anno e mezzo di ricerche, quindi penso di poter essere bravo in un lavoro simile». Senza contare che il proprietario del negozio è l'unico che ha accettato di prendermi come commesso senza domandarmi nulla sul mio passato. Forse in Italia la Guerra non è stata così sentita come da noi.
Pansy incurva le spalle e nasconde le sopracciglia corrucciate sotto la frangia.
«... mi mancherai molto, Draco!» ammette. Forse è l'unica persona qui a cui importa qualcosa di me, l'unica persona a cui mancherò. Di sicuro non manco a nessun altro. Nessuno si è degnato di cercarmi, potrei essere morto e a nessuno importerebbe. A Potter non importerebbe di sicuro.
«Come farò senza di te, qui? Non ho un lavoro... non ho nessun altro amico!» continua Pansy.
«Vieni con me!» Non ci penso due volte a proporglielo, anche se so già quale sarà la sua risposta. Suo padre è a Azkaban, vicino di cella del mio. Lei e sua madre vivono in una topaia simile a questa senza più un soldo. Lei non me lo dice mai, ma so che a volte è costretta a rubare delle pozioni per sua mamma. È molto malata.
«Devo stare vicino a mia madre» dice infatti. La capisco, e so che Pansy è l'unica che può capirmi.
Mi sporgo di più sul letto e le prendo le mani.
«Ti scriverò ogni settimana, ok?» prometto. «E quando troverò un posto dove stare, ti inviterò per le vacanze!»


1 ottobre 1999

Forse ho capito perché nessuno voleva questo lavoro. Avrei dovuto capirlo da quando ho fatto il colloquio con il proprietario via camino – ma il signor Gianni parla talmente male inglese che avevo dato la colpa al bias linguistico.
Quando immagino Azkaban, me la figuro proprio in questo modo. Forse dovrei scrivere a mio padre. O forse anche no.
Il signor Gianni però mi ha dato un tetto sopra la testa – seppur fatiscente – e un lavoro senza fare domande. Quindi ho poco di cui lamentarmi, a parte che il signor Gianni è un vecchio bastardo burbero incapace e menefreghista. E puzza di tabacco.
Ma qui a Firenze posso uscire per i quartieri magici senza rischiare il linciaggio. La gente persino mi sorride, peccato che non capisco nulla di quello che mi chiedano. Non ancora, almeno.
Sto studiando l'italiano, ma è una lingua davvero terribile a livello di regole.


1 dicembre 1999

«Metti un po' qui della laccatura, và».
Quasi non mi accorgo della voce del signor Gianni. O forse in questi due mesi ho sviluppato uno spirito di sopravvivenza tale da andare in ascolto selettivo automatico.
Continuo a lucidare l'impugnatura di una bacchetta di Betulla, fino a quando il signor Gianni me la strappa via dalle mani.
«Ragazzo, sei distratto. Cosa ti prende, oggi?» grugnisce.
«Niente, Gianni. Niente» rispondo, stremato, ma lui mi frena prima di poter prendere il barattolo di laccatura.
«Balle!» borbotta, con quei baffoni ingialliti dal tabacco. «Quando fai quella faccia da cazzo hai qualcosa!»
Non si risparmia mai in epiteti, il signor Gianni. Ma i suoi insulti da vecchio pazzo sono niente in confronto a quello che mi dicevano in Inghilterra, quindi stringo i denti e ostento indifferenza.
«Se lo parli tu» faccio spallucce, lui sbuffa.
«Se lo “dici” tu, semmai. Quando ti deciderai a imparare un po' di italiano in modo decente?»
«Sto imparando!» controbatto. «Sono mesi solo due!»
«Con le bacchette andrai anche forte, ma con la lingua sei un disastro».
E invece tu, brutto vecchio, con la lingua sei forte, con le bacchette fai cagare da settant'anni, vorrei rispondergli. Mi mordo l'interno della guancia e prendo il vasetto di laccatura.
Se non altro il signor Gianni ha spirito di osservazione: quando faccio questa faccia da cazzo ho qualcosa. Sarà che sul giornale sul tavolo, in prima pagina c'è un Harry Potter vestito di tutto punto, abbracciato alla sua novella sposa in una cerimonia sulla neve a Hogwarts.
Lancio un'altra occhiata a Ginny Weasley che saluta radiosa con la mano. Cagna maledetta.


25 dicembre 1999

«Avrei voluto vederti, Draco».
Il volto di mia madre appare smagrito persino dalla comunicazione via camino. So che la sistemazione in Provenza non è così male, sempre meglio di come stavamo in Inghilterra, quindi non ho troppo di cui preoccuparmi. Deve solo abituarsi a vivere come la gente che una volta disprezzavamo. Io oramai mi sono abituato a essere un pezzente che sgobba tutto il giorno per tornare in una stanza con tredici Doxy come coinquilini – oltre al vecchio Gianni. E i Doxy sono quasi più piacevoli.
«Te l'ho detto: dovevo lavorare. Mi dispiace, madre. Verrò a trovarti quanto prima» le prometto. Non so quando potrò mantenere la promessa. Sento la sua mancanza. Non ho mai sentito la mancanza di mio padre.
«Buon Natale» mi dice lei, prima di sparire tra le fiamme.


2 gennaio 2000

«Wow. Vivi davvero in questa topaia?» è la prima cosa che mi dice Pansy, una volta entrata con passi baldanzosi dal portoncino.
«Grazie, Pansy, è già tanto che quel vecchio bastardo mi abbia dato una stanza sopra il lavoro» le sorrido.
Finalmente il vecchio Gianni se ne è andato in Puglia un paio di giorni per recuperare delle componenti, e ho potuto invitarla qui.
Pansy ridacchia e con una giravolta di tacchi atterra sul divano. Le molle cigolano, o forse è il pavimento. Potrebbe ritrovarsi al piano di sotto da un secondo all'altro, a giudicare dallo stato in cui è ridotto il parquet.
«Dev'essere un tipo simpatico, questo Gianni» constata lei, guardandosi intorno.
«Come una Firebolt nello sfintere anale» sospiro.
«La Firebolt di Potter la prenderesti volentieri nello sfintere anale».
Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva, e lei scoppia a ridere. «Ancora con questa storia, Pans?!» grido.
Mi guarda furbescamente. Nonostante le sue esternazioni mi è mancata lo stesso in questi mesi. Con l'italiano sto migliorando, ma non parlo spesso con le persone. Sono diventato diffidente, ho poche conoscenze qui a Firenze e dubito che riuscirò a farmi degli amici.
«Beh, hai trovato o no una spiegazione alle anime gemelle?» mi domanda a bruciapelo.
«No. Ci sto ancora lavorando».
Sto cercando di tradurre i libri antichi che avevo trovato, ma ancora non ne ho cavato un ragno dal buco. In compenso, però, sto apprendendo sempre di più sull'arte della fabbricazione delle bacchette.
Prima o poi darò una spiegazione logica ai miei quesiti. Io e Potter non siamo anime gemelle.
Lui ha già la sua anima gemella, ed è quella cagna maledetta della Weasley.


31 luglio 2000

Ci sono ancora troppe lettere nel cestino. Nessuna arriverà mai a destinazione.


3 settembre 2000

Gianni è malato. Da quando me l'ha detto le cose sono peggiorate in fretta, ma lui non ha smesso di fumare sigari uno dietro l'altro. Il negozio lo sto gestendo solo io, in questi giorni. Non che ci siano molti clienti – anzi, quasi nessuno.
Gli restano poche settimane, a detta del Guaritore. Non che mi stia struggendo dal dolore, ma in quattro mesi non una singola persona è arrivata a trovarlo, a salutarlo. Specialmente ora che non riesce ad alzarsi dal letto. In questo momento mi sembra solo un povero vecchio solo come un Crup, e non posso fare a meno di domandarmi se mi ridurrò anche io in questo modo, senza nessuno che pianga la mia morte, senza che nessuno se ne preoccupi.
Un po' mi fa pena, anche se sono notti che non riesco a dormire a causa del suo incessante tossire.
Gli porgo una ciotola di zuppa e faccio per andarmene dalla sua stanza, di solito non ha voglia di chiacchierare. Non ha più voglia neanche di insultarmi. Sono l'unico che si prende cura di lui, ora, in attesa che passi a miglior vita.
«Aspetta un po'» borbotta, tra un colpo di tosse e l'altro.
«Che c'è... è poco salato?»
«Nah. Oramai sono abituato al fatto che voi inglesi cuciniate da schifo» mi dice. Forse si sente meglio, se gli è tornata la voglia di denigrarmi. Ignoro la provocazione e monto uno sguardo interrogativo.
«Del negozio... fanne quel cazzo che vuoi, ragazzo. Vendilo, brucialo. Quel che ti pare» sospira infine.
Sgrano gli occhi. Non mi aveva mai accennato a niente del negozio. Pensavo che avesse almeno qualcuno a cui lasciare le sue proprietà, e invece è davvero solo come un Crup.
«Posso tenerlo?» domando, speranzoso.
«Hah... se speri di farci soldi, sei un povero illuso» ridacchia e viene colto da un altro attacco di tosse.
Sorrido beffardo. Questo negozio e questo appartamento sono ridotti in uno stato pietoso. Le bacchette che vende il signor Gianni fanno schifo persino ai ratti che le rosicchiano. Ma, a dirla tutta, la mia testa è piena di idee.
Forse posso rendere questo posto la mia nuova casa. La mia nuova vita. Una nuova speranza. Un punto di partenza.
«Staremo a vedere».



 
Continua...

Riferimenti:
-Non ho idea e esistono anche le ambasciate magiche, ma mi sembra un'idea sensata. 
-Non ho mai usato lo stile narrativo in prima persona presente, a parte per Amélie (che però era una storia epistolare). Chi mi conosce oramai sa che mi piace fare esperiementi. Non rimane comunque il mio stile narrativo preferit, ma mi sembra abbastanza adatto per narrare i fatti di questa sorta di diario mentale e calcare ancora di più i sentimenti e il vissuto di Draco. 
-Che i Malfoy abbiano parenti in Francia penso che sia un headcanon comune, ma non ricordo che abbia fonti attendibili. 
-Mi piace sempre calcare la mano su un dopoguerra molto amaro per la fazione dei "cattivi". Ho approfondito molto meglio il tema in "Come una fenice". 

ANGOLO DI EEVAA
Ehilà! Eccomi qui con l'atteso spin-off che in tanti avete espresso il desiderio di leggere.
Innanzitutto vi ringrazio, spero tanto che possa piacervi. 
Non ho ancora finito di scriverlo, ma dovrebbero essere tre/al massimo quattro capitoli. Questo primo capitolo è stato un po' introduttivo e spiega come sia arrivato Draco a Firenze e come abbia fatto ad aprire un negozio, a diventare il fabbrica-bacchette che abbiamo conosciuto in Agrifoglio e Biancospino. Spero vi sia piaciuto il suo rapporto con Pansy (è da Augurey Building che volevo scrivere qualcosa ancora sulla loro amicizia!) e anche quello con Narcissa.
Nel prossimo si capirà meglio anche chi è la maledetta Falena e come siano arrivati a collaborare. 
Un abbraccio e grazie per essere arrivati fin qui! 
Eevaa

 
  
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