Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: SonounaCattivaStella    13/10/2021    2 recensioni
Arrabbiato, Levi si diresse verso la stanza di Eren a passo di marcia, come un toro in carica pronto a prendere a cornate chiunque gli si parasse davanti. Bussò ripetutamente alla porta, chiamandolo a gran voce, ma non ottenne alcuna risposta. All’ennesimo silenzio ricevuto, cominciò a preoccuparsi e decise di entrare a controllare che non fosse successo niente di grave al giovane universitario.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}
Genere: Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it

» Prompt: Hurt&Comfort
» Lista: pumpBLANK
» Fandom: Shingeki no Kyojin/Attack on Titan

» Rating: Verde

!! AVVERTENZA !!
Ciò che avviene in questa fanfiction è ricollegato agli avvenimenti che ho descritto in "Problemi di convivenza".

 

 


 

 

 

Levi si aggirava a grandi passi per l’appartamento condiviso con il suo giovane coinquilino, munito di straccio per la polvere e di spray lucida superfici. Con uno sbuffo, alzava i soprammobili, puliva il ripiano di legno sul quale erano posti e li posava facendogli fare un sonoro tonfo. Ancora una volta, Eren aveva saltato il suo turno di pulizie e quella situazione stava cominciando a diventare ingestibile, per lui. Da una parte capiva che l’altro avesse da fare, che tra università e ore di studio non riuscisse a trovare del tempo libero, ma anche lui era un uomo impegnato con il lavoro, eppure riusciva perfettamente ad organizzarsi e mantenere la casa impeccabile. Quella del castano era solo pura e semplice pigrizia, unita a una buona dose di strafottenza.

Continuando a sbattere i soprammobili e gli sportelli per far sì che i rumori raggiungessero il ragazzo chiuso in stanza e gli facessero capire quanto fosse incazzato con lui in quel preciso momento, Levi finì di sistemare il salotto che aveva preso le sembianze di un campo di battaglia. Eren aveva fatto un festino, pochi giorni prima, e non si era nemmeno preso la briga di buttare le cartacce. Anzi, aveva ben pensato di accumulare altra spazzatura e di spargere la sua roba in ogni dove, arrivando anche ad appendere un paio di mutande al bracciolo di una delle poltroncine.

Raccolto anche il più piccolo granello di polvere, il corvino si diresse verso la cucina con l’intento di preparare il pranzo e poi andare a riposarsi in vista del turno serale. Tuttavia, quando aprì gli sportelli e il frigorifero, li trovò quasi del tutto vuoti. Quel moccioso non solo rendeva il loro appartamento un porcile e si dimenticava di pulire, ma aveva avuto anche la faccia tosta di scordarsi di andare a fare la spesa. L’avrebbe fatta Levi, se non si fosse trovato a sostenere estenuanti ore lavorative presso il commissariato, cosa di cui l’altro era perfettamente a conoscenza.

Più arrabbiato di prima, si diresse verso la stanza di Eren a passo di marcia, come un toro in carica pronto a prendere a cornate chiunque gli si parasse davanti. Bussò ripetutamente alla porta, chiamandolo a gran voce, ma non ottenne alcuna risposta. Provò per attimi interminabili, spazientendosi sempre di più. Sapeva con certezza che il più giovane fosse chiuso là dentro e che non aveva messo il naso fuori dal suo nascondiglio sin dalla sera precedente.

«Oi, moccioso! Guarda che se non mi rispondi subito, stavolta la sfondo davvero, questa dannata porta!» Ringhiò continuando a percuotere la superficie lignea.

All’ennesimo silenzio ricevuto in risposta, cominciò a preoccuparsi e decise di entrare a controllare che non fosse successo niente di grave al giovane universitario. Abbassata la maniglia, lo accolse la penombra dovuta alle tapparelle ancora chiuse pur essendo mezzogiorno inoltrato e il disordine più totale. Riuscì a scorgere vestiti buttati in ogni angolo della stanza, libri e quaderni sparsi sul pavimento e la scrivania. Storse il naso con fare schifato per poi concentrarsi a cercare il suo coinquilino. In un primo momento, non notò la figura rannicchiata sul letto, sotto quella che sembrava una vera e propria montagna di coperte. Quando capì che Eren si trovava proprio lì, gli si avvicinò continuando a chiamarlo.

«Eren, mi hai fatto venire un colpo! Perché non mi rispondevi?» Disse scuotendolo con poca grazia. «Oi, moccioso?»

Il castano continuò a non rispondere e quando Levi gli tirò via quegli strati pesanti di lenzuola, piumone e plaid, capì il perché di quel silenzio: Eren se ne stava rannicchiato su sé stesso, preda di spasmi di freddo, grondante sudore, visibilmente febbricitante e privo di conoscenza.

«Cazzo!» Sibilò il corvino, affrettandosi a toccare la fronte del più giovane e trovandola bollente.

La prima cosa che fece, fu andare alla ricerca del kit di pronto soccorso che tenevano in un mobiletto del bagno. Afferrò il termometro elettronico, corse nuovamente da Eren e glielo adagiò sotto una delle ascelle. Quando il piccolo marchingegno suonò, sgranò gli occhi di fronte alla temperatura rilevata: sul display lampeggiava un bel trentanove gradi e mezzo. Doveva fare immediatamente qualcosa per farla abbassare, era decisamente troppo alta. Frugò nuovamente nel kit finché non trovò la scatola dell’analgesico, tolse una pasticca dal blister, riempì un bicchiere con l’acqua e provò a farla ingoiare a Eren che non ne voleva sapere di rilassare i muscoli e mettersi seduto. Con non poca fatica, Levi riuscì a inserire la pillola tra le labbra dell’altro e, tenendolo con la testa lievemente alzata, a fargli bere un sorso d’acqua – anche se la maggior parte del contenuto del bicchiere finì rovesciata sul letto.

Una volta finito con quell’operazione che avrebbe avuto effetto solo con il passare delle ore, si premurò a fare qualcosa per abbassare subito la temperatura di Eren. Riempì una bacinella con dell’acqua fredda, vi immerse degli stracci e si dedicò a spogliarlo con cautela, al fine di togliergli di dosso gli indumenti zuppi di sudore. Una alla volta, prese le pezze dal recipiente, le strizzò e le adagiò sulle caviglie e i polsi del castano, cosa che lo fece mugugnare infastidito e rabbrividire. L’ultima la usò per tamponargli la fronte, stando bene attento nel bagnarla nuovamente non appena la sentiva diventare tiepida.

Levi non si staccò dal capezzale di Eren nemmeno per un attimo – chiamò anche a lavoro per avvisare che non si sarebbe presentato, per quella sera e per il giorni seguente, a causa di un imprevisto che lo avrebbe tenuto parecchio impegnato. Gli cambiò le pezze bagnate svariate volte, controllò che la temperatura scendesse anche se di poco, gli somministrò gli analgesici ogni quattro ore per come era riportato sul foglietto illustrativo. Non andò nemmeno a dormire, e solo quando vide Eren riuscire a riposare senza tremare per i brividi di freddo, gli si stese vicino e chiuse gli occhi per la stanchezza.

Si risvegliò di colpo, dopo quelli che gli erano sembrati pochi minuti, quando sentì il castano chiamarlo flebilmente. Lo guardò preoccupato, ma il sollievo prese possesso di lui quando si trovò davanti il suo sorriso, anche se un po’ provato.

«Ehi.» Disse Eren, con voce rauca.

«“Ehi” un corno, moccioso. Ci stavi per lasciare le penne.» Rispose Levi, con aria seria.

«Ti ho fatto preoccupare? Mi dispiace. Anche se un po’ sono contento: vuol dire che, malgrado tutto, ci tieni a me.»

Levi si trattenne dal tirargli un pugno in faccia solo perché vedeva quanto fosse ancora debilitato. Non sarebbe stato giusto picchiare un malato, anche se se lo sarebbe seriamente meritato. Era ovvio che ci tenesse a lui; in fondo convivevano in quella casa già da un po’ e, anche se spesso litigavano, avevano condiviso momenti intimi che andavano ben oltre il semplice divertimento o il rapporto da coinquilini con cui erano partiti.

Il corvino non rispose alla stupidaggine detta dal più giovane, convincendosi che fosse un delirio dovuto alla febbre che ancora assediava il suo corpo – anche se già più bassa. Si limitò a coprirlo meglio con le coperte, gli tolse la pezza ormai calda dalla fronte e, prima di sostituirla con una fresca, vi depositò un bacio. Eren sorrise felice di fronte a quel gesto e si riaddormentò beatamente, rassicurato dal fatto di avere Levi al proprio fianco che si sarebbe preso cura di lui con ogni mezzo.
 

N° Parole: 1215

   
 
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