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Autore: Lady_Crow    13/10/2021    1 recensioni
Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Ma di cosa sono fatti i sogni? Cosa significa: “Vissero per sempre felici e contenti”?
 Isabeau e Navarre sono finalmente insieme, ma i loro guai non sono finiti. Marquet, il Capitano della Guardia al servizio del Vescovo, è ormai stato sconfitto; tuttavia, a Roma, suo fratello Leroy preme perché gli vengano assegnati degli uomini, in modo da poter riconquistare Aguillon e vendicarsi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Nuovo personaggio, Philippe Gaston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Navarre non riusciva a staccare gli occhi dalla luna; la ricordava, certo, ma nei ricordi – durante i due anni in cui l’aveva vista solo attraverso i suoi notturni occhi di lupo – si era fatta sbiadita, forse perché aveva impiegato tutta la concentrazione di cui era capace nel mantenere vivida nella mente l’immagine d’Isabeau. Negli anni trascorsi, dentro e fuori il campo di battaglia, aveva visto e vissuto cose che gli avevano tolto il sonno per giorni, a volte settimane, ma senza ombra di dubbio – subito dopo la volta in cui la sua amata, nella forma di falco, era stata colpita da una freccia e aveva temuto di perderla per sempre – la cosa più spaventosa mai accadutagli risaliva a circa un anno e mezzo prima. Erano trascorsi alcuni mesi dall’inizio della maledizione; una sera, negli attimi appena prima del tramonto, lui aveva chiuso gli occhi e aveva cercato con tutte le proprie forze di rievocare l’immagine di lei, sperando per un attimo di avere almeno l’illusione di poterne sfiorare il viso, ma con orrore si era presto reso conto del fatto che il ricordo risultava come appannato; alcuni tratti d’Isabeau erano come ricoperti da un fitto strato di nebbia. Aveva sudato freddo temendo di non riuscire a vederla mai più, neppure nei propri ricordi; il fatto di trasformarsi in lupo durante la notte gli aveva persino tolto la consolazione dei sogni, dunque neppure ad essi poteva affidarsi nella speranza di rivedere la sua bella. Da quella sera aveva ripetuto l’esercizio svariate volte prima di riuscire a visualizzarla nuovamente con la chiarezza in cui aveva sperato, ma si era trattato di una vittoria a suo modo amara, perché sparendo la paura di non riuscire neppure a ricordare il volto umano di Isabeau, era stato colpito in pieno, e con piena forza, dalla consapevolezza della sua – o meglio, della loro – assoluta vulnerabilità. Erano passati dall’essere una dama di nobili natali ed un capitano della guardia, con una relazione vissuta nell’ombra ma estremamente felice, ad essere due fuggiaschi, condannati ad una vita a metà, che non solo vivevano nell’ombra, ma che persino della propria ombra avevano paura. Così aveva recuperato il ricordo del volto d’Isabeau, ma aveva quasi perduto la luna. Adesso aveva di nuovo entrambe, e non temeva che si trattasse di un sogno solo perché se ancora fosse stato maledetto non avrebbe potuto sognare, giacché mai avrebbe dormito di giorno, impegnato com’era a proteggere Lady Falco. Ancora adesso, due mesi dopo la fine della maledizione, faceva molta fatica a separarsi da lei; spesso i loro obblighi lo rendevano necessario, ma lui ancora non riusciva a vivere la cosa con tranquillità, in parte a causa dell’atroce mancanza vissuta durante l’esilio da Aguillon, ma soprattutto per paura: paura che il destino li tradisse e li separasse di nuovo, magari per sempre, qualora qualcosa di tragico le fosse accaduto.  Udiva il richiamo dei rapaci notturni e il cuore gli si faceva pesante. Essendosi Isabeau addormentata presto, aveva approfittato del momento per uscire ad osservare la luna, e per esercitarsi nello stare lontano da lei, un poco come aveva fatto per tornare ad avere limpida nella mente l’immagine del suo volto, ma questa volta l’esercizio non pareva avere successo; anzi, sembrava angosciarlo ulteriormente. Il suo sguardo si fece duro; non si trattava solo di timori fondati, qualcosa stava davvero per accadere, ne era certo. Si affrettò a fare ritorno a quella che ormai era la sua dimora, pregando, di qualunque cosa si trattasse, di essere capace di fare da scudo alla sua amata.

Nel mezzo della notte, Imperius si svegliò annaspando. Il suo tentativo di riprendere fiato fu tanto rumoroso da far svegliare di soprassalto anche Philippe che, a dire il vero, da giovane abituato a non vivere propriamente secondo le regole, era solito dormire con un occhio aperto.
“Padre!” esclamò preoccupato, precipitandosi al suo fianco.
“Va tutto bene, figliolo, va tutto bene” lo rassicurò il vecchio, pur essendo ancora affannato.
“Ne siete sicuro?” domandò il ladruncolo, appena sveglio ma già ben lucido.
Il monaco per un attimo, finendo di riprendere fiato, tenne lo sguardo fisso davanti a sé, come se potesse vedere qualcosa d’invisibile agli occhi di Philippe.
Finalmente annuì con un cenno del capo “Va tutto bene, per adesso, ma dobbiamo tornare ad Aguillon”.
Philippe, intuendo cosa avesse svegliato il suo compagno di viaggio, sospirò e annuì a sua volta.

   
 
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