Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: pampa98    14/10/2021    3 recensioni
[Storia scritta per il Writober di fanwriter.it]
Aokuro, post 1x19.
«Ho saputo che hai avuto una violenta discussione con un tuo compagno di squadra.»
Aomine sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
«Satsuki! Non è stata violenta, gli ho solo detto di chiudere la bocca. L’ho visto durante qualche allenamento e ha giocato peggio di quanto abbiate giocato voi nell’ultimo quarto, con addosso tutta la stanchezza della partita, quindi non è certo uno che può permettersi di giudicare la forza degli altri.»
Kuroko sgranò gli occhi, sorpreso. Aomine si sentì trapassare da quello sguardo chiaro, come se riuscisse a scrutargli fin dentro l’anima – trattandosi di Tetsu, forse ci riusciva davvero.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 14: Discussione.

MI OFFRI UN GHIACCIOLO?



 

Aomine era sdraiato sullo scivolo con le braccia incrociate dietro alla testa, il cielo stellato che brillava sopra il parco deserto. Pensò a tutte le volte in cui lui e Kuroko si erano fermati in quel parco, a mangiare un panino o un ghiacciolo, o per passare semplicemente un po’ di tempo insieme dopo gli allenamenti. Era stato divertente.
“Quel numero 11, Kuroko, alla fine ha fatto proprio schifo. Si sarebbe dovuto arrendere prima.”

Momoi era riuscita a strappargli la promessa di presentarsi alla partita in orario il giorno seguente. Di certo avrebbe dovuto sentire Wakamatsu lamentarsi del suo comportamento e, in un certo senso, non avrebbe saputo biasimarlo. Quell’idiota non aveva detto niente di male: Kuroko non era mai stato un giocatore solitario e, senza una luce accanto, era meno che mediocre. Tuttavia…
Ricordava con quanta passione giocasse, quanto si impegnasse per migliorare e compensare il più possibile le sue mancanze in altezza e muscolatura. Si era sempre allenato più di chiunque altro, persino più di lui, quando gli importava ancora del basket – quando aveva ancora un margine di miglioramento.
Sapeva che era inutile sforzarsi per raggiungere un obiettivo impossibile: tutti i suoi avversari la pensavano allo stesso modo, per quello poteva andare liberamente a canestro senza che nessuno gli sbarrasse la strada. Il Seirin ci aveva provato con tutte le sue forze, ma aveva comunque fallito. Aomine era certo che se non ci fosse stato Kuroko con loro, avrebbero seguito lo stesso pattern di tutti gli altri: avrebbero riconosciuto il divario che li separava dall’asso della Generazione dei Miracoli e avrebbero risparmiato le forze per combattere contro avversari al loro livello.
Sbuffò, stirando le braccia. Alla fine l’unica cosa che non era cambiata in lui era il suo affetto per Kuroko.
Si chinò per prendere la borsa e in quel momento notò una figura in piedi accanto a lui.
«Tetsu?»
«Buonasera, Aomine-kun.»
Aomine scattò in piedi e si guardò intorno, aspettandosi di vedere il resto del Seirin – o almeno Kagami – ma erano soli.
«Da… Da quanto sei qui?»
«Qualche minuto» rispose Kuroko con calma.
«E non potevi farti vedere prima invece di farmi prendere uno spavento?!» esclamò, indignato.
Si fermò e per qualche istante i due si guardarono negli occhi, prima che Aomine distogliesse lo sguardo. Una volta notava sempre la sua presenza: la luce sa dove si trova la sua ombra. Ma lui e Kuroko non avevano più quel tipo di legame. Non avevano più alcun tipo di legame.
«Allora» disse, mettendosi la borsa in spalla, «che cosa volevi?»
«Ho saputo che hai avuto una violenta discussione con un tuo compagno di squadra.»
Aomine sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
«Satsuki! Non è stata violenta, gli ho solo detto di chiudere la bocca. L’ho visto durante qualche allenamento e ha giocato peggio di quanto abbiate giocato voi nell’ultimo quarto, con addosso tutta la stanchezza della partita, quindi non è certo uno che può permettersi di giudicare la forza degli altri.»
Kuroko sgranò gli occhi, sorpreso. Aomine si sentì trapassare da quello sguardo chiaro, come se riuscisse a scrutargli fin dentro l’anima – trattandosi di Tetsu, forse ci riusciva davvero.
Quella situazione gli ricordò una cosa simile che era accaduta alle medie. Dopo il secondo tempo, Akashi e Kuroko erano andati a prendere una boccata d’aria e quando Aomine li aveva raggiunti aveva sorpreso due giocatori della squadra avversaria a ridere alle loro spalle, dicendo che “il piccoletto trasparente avrebbe fatto meglio a lasciare il basket prima di farsela nei pantaloni davanti a tutti”. Aomine lo aveva sbattuto al muro, intimandogli di rimangiarsi quello che aveva appena detto, e Akashi era intervenuto prima che la situazione degenerasse.
«Hai esagerato» gli aveva detto Kuroko, prima di rientrare in campo.
«Non hai sentito quello che ha detto, Tetsu! Ho fatto più che bene.»
Kuroko gli aveva colpito la fronte con la mano tesa.
«Avrebbero potuto impedirti di continuare a giocare a basket, se Akashi-kun non fosse intervenuto. Non ti importa?»
«Certo che mi importa!» aveva risposto, massaggiandosi la testa dolorante. «Ma per te sono disposto a correre il rischio.»
La ragione che lo aveva spinto a zittire il suo compagno era la stessa di allora, sebbene tutto il resto fosse cambiato. Non lo avrebbe detto a Kuroko, anche se temeva che il suo sesto senso lo avesse già capito. Ma in fondo, che importanza aveva? Non erano più compagni di squadra, né amici. Anche l’unica cosa che li univa, il basket, ormai era solo un ponte distrutto. Sapere che i suoi sentimenti per lui erano rimasti immutati non avrebbe giovato a nessuno di loro.
«Offrimi un ghiacciolo.»
La voce di Kuroko lo distolse dalle sue riflessioni.
«Eh?»
«Offrimi un ghiacciolo. Il combini è ancora aperto» ripetè, indicando il negozio poco distante.
«Stai scherzando?!» esclamò Aomine. Da dove gli era uscita quella richiesta assurda? «Io non ti offro un bel niente. Se lo vuoi, vattelo a comprare da solo.»
«No.» Kuroko era impassibile. «Ho pianto per colpa tua. Devo reidratarmi.»
Aomine era sempre più confuso.
«T-Tutto questo non ha un cavolo di senso, Tetsu!»
«Per favore» disse semplicemente. Si sedette su una delle costruzioni nell’area per i più piccoli e posò la borsa a terra. Schioccò il collo e allungò le braccia in avanti. Quei gesti, quel luogo… All’improvviso Aomine si ritrovò a due anni prima, a guardare Kuroko che mangiava un ghiacciolo rosa con indosso la giacca bianca della Teiko e parlava con lui dell’allenamento appena concluso o dei compiti che gli insegnanti avevano assegnato – «Il tuo rendimento è veramente scarso, Aomine-kun, ma non credo che tu sia completamente stupido. Applicati di più.» «Sta’ zitto, Tetsu! Se mi metto a studiare consumo energie che posso usare in modo molto più produttivo e divertente sul campo.»
Si sentì invadere da un moto di nostalgia per quel tempo più semplice, quando gli bastava un pallone da basket e la compagnia di Kuroko per essere felice.
Cos’era che lo rendeva felice, adesso?

«Domani ho un’altra partita, Aomine-kun» disse Kuroko. «Non posso andare a dormire troppo tardi. Riko-san se ne accorgerebbe e preferirei non venire picchiato.»
Aomine fu tentato di urlargli che, se aveva tanta fretta, poteva prenderselo da solo il suo stupido ghiacciolo o, meglio, poteva andare direttamente a casa a dormire. Invece sospirò, passandosi una mano sulla faccia: era inutile discutere con lui, tanto alla fine Kuroko l’aveva sempre vinta.
«Il solito?» chiese, e si scoprì felice nel vedere il sorriso che il ragazzo gli rivolse.

   
 
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