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Autore: Astrid von Hardenberg    15/10/2021    0 recensioni
☆ Trama:
Dopo essersi separata dal compagno, Ophelia non sa bene dove andare e la sua prozia Nadia, siccome sta per fare un viaggio e non vuole lasciare incustodita casa sua, le chiede di trasferirsi da lei.
Solo che Ophelia si trova ad avere a che fare con un fantasma che abita il villino in cui soggiornerà, per diversi mesi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

Parole da inserire: magia, neve, argento
Suggerite da: Miky03005 (Wattpad)
 

Ophelia raccontò a Eric che dopo il diploma aveva fatto svariati lavori e alla fine, insieme ad altre due amiche, aveva creato un gruppo di ragazze che si offrivano come tate e, all'occorrenza, anche babysitter per le mamme del quartiere in cui abitava; ognuna aveva in carico tre bimbi ed erano di età compresa tra i zero e i tre anni, col tempo arrivarono altre ragazze che si offrirono di badare anche a bambini più grandi, dai quattro anni ai cinque.
-In tutto siamo otto ragazze- precisò Ophelia -Non è un'associazione o altro, semplicemente prestiamo un servizio per genitori che non sanno a chi lasciare i loro figli-.
-Interessante- replicò Eric -Io non riuscirei mai a lavorare con i bambini-.
-Lo dicevo anch'io!- esclamò Ophelia con una risata, ricordando tanti anni fa quando pronunciò quelle stesse parole. -Ma è solo questione di capirli-
-Sono piccoli mostri- disse Eric con un tono un poco più basso. -È come se avessero dei poteri magici, che permettono loro di essere furbi e scaltri-.
-Non c'entra la magia, sono solo più bravi a capire certe situazioni, perché dotati di grande sensibilità- Ophelia sorrise ricordando i bambini di cui si prendeva cura. -Sono innocenti, ecco perché molte cose le capiscono meglio, e prima, di noi-.
Eric non replicò, non voleva insistere sul fatto che lui li vedeva come piccole creature diaboliche, non inteso proprio in senso letterale.
-Quali programmi hai per oggi?- domando lui, finendo la crostata.
-Dovrei finire di sistemare le mie cose, ma non è una priorità, per oggi, comunque niente di particolare, molto probabilmente passerò l'intera giornata pensando a...- si fermò prima di dire che avrebbe passato gran parte della giornata pensando alla sua relazione fallita -... A niente e finirei per sprecare un'intera giornata-.
Eric notò un certo imbarazzo, non le aveva ancora chiesto qual era la ragione per cui si trovava da Nadia, ma lo avrebbe fatto in seguito.
-Ti andrebbe di stare un po' insieme?- azzardò lui, pose la domanda senza pensarci troppo, altrimenti si sarebbe trattenuto.
-Volentieri, così ci terremo compagnia- disse lei sorridente e grata per quell'invito.
L'aria tesa di Eric, mentre aspettava la risposta dell'amica, si alleggerì e poté tornare a respirare.
-Dovrei solo passare da casa per darmi una sistemata, ti dispiacerebbe darmi uno strappo?- domandò lei.
-Ti ci avrei portato anche se non me lo avessi chiesto- sorrise lui rassicurante -Ma non capisco perché devi sistemarti, stai bene così-.
Ophelia roteò gli occhi e sorrise scuotendo la testa.
-Cose da femmine-.
Eric non capì bene come avrebbe dovuto interpretare quell'affermazione.
Durante il tragitto del ritorno a casa, i due amici ricordarono le estati trascorse a giocare per tutto il tempo, l'acqua fresca della fontanella del parco, il profumo del pranzo preparato da Nadia (i genitori di Eric lavoravano quasi tutto il giorno come quelli di Ophelia e siccome non potevano permettersi una babysitter, Nadia si offrì di tenerlo insieme alla sua pronipote), sembrava trascorsa un'eternità da quei giorni.
-A che ora passo?- chiese d'un tratto Eric.
-Un paio d'ore- rispose Ophelia, anche se non avrebbe voluto separarsi dal suo amico, ora che lo aveva ritrovato.
-Ok e di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiamami. Nadia ti avrà lasciato il mio numero-.
Ora Ophelia capì, quello che la prozia le aveva dato non era il numero di un suo (ipotetico) spasimante, ma di Eric e comprese anche la risposta che le diede Nadia ieri mattina.

-È un tuo spasimante?- domandò Ophelia sventolano il foglietto
-Mio no sicuramente- rispose la prozia
-Cosa vuoi dire?- chiese la ragazza
-Ciò che ho detto- e Nadia assunse un'aria innocente.


-Grazie- Ophelia scese dall'auto e si salutarono.

Era passata un'oretta da quando Eric aveva riportato a casa Ophelia, che si era subito fatta una doccia e aveva iniziato a prepararsi, aveva messo su anche un po' di musica, e tutto andava bene finché iniziò a sentire degli scricchiolii; in un primo momento, pensò fossero i tipici rumori di una casa molto in là con gli anni, poi la musica cessò e tutto cadde nel più totale silenzio.
Ophelia, in cuor suo, sapeva cosa stava succedendo, ma ammetterlo la spaventava. Più o meno tutti erano d'accordo sul dire che quando era presente uno spirito la temperatura si abbassava, non quella volta però; Ophelia aveva i brividi perché era spaventata, aveva paura della presenza che infestava la casa, era certa ce ne fosse una, nel peggiore dei casi anche più di una. Sapeva che certi spiriti, se lo volevano, potevano fare del male.
-Non so cosa tu voglia, sappi solo che zia Nadia non c'è, starà via per un po'- disse con un tono di voce che avrebbe voluto fosse più deciso.
Silenzio.
Ophelia voleva mandar via quello spirito, desiderava una permanenza tranquilla lì, era anche sul punto di dirgli, o dirle, chiaramente di andarsene, però si ricordò le parole di Nadia.
-Le anime che non riescono a lasciare questo mondo vanno capite, hanno bisogno di aiuto. Bisogna creare un dialogo con loro, invece di scacciarle. Ricorda che quegli spiriti sono molto spaventati, più si cerca di allontanarli e più sarà difficile gestire questo dono non chiesto, se una cosa fa parte di te, il compito che ti spetta è imparare a conviverci-.
Ophelia si guardò intorno, provando anche a vedere se magari quella presenza si manifestava, ma niente.
"Forse ha intuito che gli sono un po' ostile e se n'è, momentaneamente, andato", si disse mentalmente. "Nonna, dammi la forza per favore", pregò e prese un paio di respiri profondi.
-C'è qualcuno?-.
Niente, nemmeno il più piccolo scricchiolio, Ophelia aspettò ancora un momento, solo che non avendo risposta si sentì sciocca. Girò su stessa, cercando di individuare il più piccolo cenno da parte del fantasma, ma non percepì assolutamente niente.
-Si può sapere a quale gioco stai giocando? Provi ad attirare la mia attenzione e quando ce l'hai ti nascondi- Ophelia serrò le labbra e sbuffò, poi deglutì e prese un respiro profondo, che lasciò andare lentamente.
-Non voglio sembrarti antipatica, ma il fatto è che non so come comunicare con te- intanto si guardava attorno, le veniva naturale cercare lo spirito. -Percepisco la tua presenza, soltanto questo-. Giocherellò con la collanina d'argento che portava, lo faceva ogni volta che era nervosa. -Devi aiutarmi anche tu, altrimenti non ne verremo mai a capo- pronunciate quelle parole, poco a poco, si rilassò e attese paziente un segnale.
Passarono alcuni minuti, però non successe nulla.
"Un mese intero così e mi porteranno dritta alla neuro. A patto che resista un mese", si lasciò sfuggire un sospiro stanco e fu sul punto di riprendere a prepararsi, quando sentì uno scricchiolio e si fermò quasi di colpo.
Ophelia deglutì e restò in ascolto, poi il suo foulard scivolò dal letto.
Portò le mani sulla bocca, come se volesse soffocare un grido.
"Santo cielo", pensò angosciata. Pian piano scostò lentamente le mani dalla bocca e dischiuse le labbra.
-Sei tu, la presenza di prima?- chiese con un certo timore, non era sicura di volerlo sapere, ma fare finta di niente non avrebbe portato da nessuna parte.
"Che sciocca, forse era in una posizione tale che è bastato un piccolo movimento per farlo scivolare", lo sguardo si posò sul punto in cui fino a pochi istanti fa c'era il foulard, ma era improbabile che fosse caduto a terra da solo, era quasi in mezzo al letto; con molta lentezza si chinò per prenderlo e sentì una brezza fredda come la neve.
In un istante Ophelia si trovò faccia a faccia con qualcuno ed entrambi si alzarono contemporaneamente, lei stringeva il foulard come se fosse la sua ancora di salvezza.
Ophelia era rigida come una statua e l'ospite la guardava con esitazione.
-Voi potete vedermi?- domandò l'entità con sorpresa e incredulità.
A Ophelia quella voce parve lontana, anche se riempì ampiamente il silenzio circostante.
-Vi prego, ho bisogno che mi aiutiate-.
Ophelia faticò a deglutire, sentì come se avesse ingoiato frammenti di vetro.
-Siete confusa, lo so perché anch'io mi sento così- disse l'entità. -Ma posso rivolgermi solo a Voi-.
Se lei avesse potuto scomparire lo avrebbe fatto.
-Chiedo il Vostro aiuto perché non so cosa devo fare-.
Ophelia era come paralizzata, non per la paura ma perché poteva vedere qualcuno che, prima di quel momento, era stato invisibile; distolse lo sguardo, se continuava a guardarlo voleva dire non poter più fingere di trovarsi sola in casa.
   
 
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