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Autore: Allen Glassred    17/10/2021    0 recensioni
ECCO QUI UNA RACCOLTA DI STORIE INERENTI A VARI FANDOM ED ALLE MIE FANFICTION, USANDO PAROLE IN VARIE LINGUE COME PROMPT. OGNI STORIA E' A SE' STANTE, PER TANTO POTETE ANDARE A RECENSIRE QUELLA CHE PREFERITE SENZA TENER CONTO DELLE PRECEDENTI.
Spero che questa raccolta sarà di vostro gradimento! Buona lettura a tutti e buon Writober!
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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MNESTIC ( pertinente alla memoria )

 
Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Re Castiel, Megara, Omar.

 
È una giornata piovosa a Meridian, ma questo non sembrerebbe fermare un giovane dalla chioma corvina: il ragazzo arriva di fronte a due lapidi, che si china ad accarezzare quasi con dolcezza oltre che con malinconia e nostalgia. “ Sono trascorsi così tanti anni… “. Sussurra solamente, mentre depone un fiore di colore porpora su ognuna delle tombe. “ Le campanule erano i vostri fiori preferiti, vero? “. Chiede, ben consapevole che nessuno potrà rispondere. Osserva a lungo quei fiori, mentre la sua mente ritorna a quando era solo un bambino ed a quando, in un momento tutta la sua vita cambiò totalmente.

La sua mente rivive quei momenti come fossero scene di un orribile film: il film della sua vita. A Meridian la vita scorreva serenamente, sotto il dominio di Re Clovis e della Regina Marilù. Due sovrani giusti ed amorevoli verso il proprio popolo, sempre pronti ad aiutarli ed ascoltarli. Ed i due sovrani avevano trasmesso all’erede, cascine, tutto ciò: i loro insegnamenti, l’amore per il proprio popolo, la misericordia e tutti i buoni sentimenti che avrebbero fatto di lui un sovrano amato e rispettato.

Infatti le parole di Re Clovis erano sempre le stesse, ogni volta che terminava un allenamento, ogni volta che parlava al figlio di come essere un buon Re, alla fine del discorso diceva sempre le stesse parole: un Re buono e giusto sarà sempre amato dal suo popolo. Amare e rispettare tanto gli umani quanto i vampiri, questo sarà il segreto per essere un buon sovrano: certamente, la fermezza e la risolutezza saranno doti indispensabili per evitare spiacevoli imprevisti, tuttavia non dovrà mai scordare la gentilezza. In caso contrario potrebbe trasformarsi in un tiranno, facendosi odiare dal suo stesso popolo.

Castiel non scordò mai quelle parole e crebbe esattamente come i genitori desideravano, i sovrani erano molto orgogliosi di come il loro figlio era cresciuto. E lo furono fino all’ultimo giorno. Fino all’ultimo, maledetto giorno in cui, in un istante il giovane allora principe perse sia la madre che il padre. Non fu un incidente, non fu una fatale coincidenza né l’attacco di qualche ribelle. No: no, fu un altro il motivo, un’altra persona causò non solo la morte dei genitori, ma anche di suo fratello minore.

Il sangue che macchiava il pavimento, così come i vestiti di quella persona che in quel momento dava le spalle ad un giovanissimo Castiel. Castiel, il solo ad essersi salvato dalla strage e che, disperato, stava tenendo tra le braccia il fratello minore e cercava di rianimarlo. “ Clovis! “. Continuava a chiamare il suo nome, vanamente: suo fratello era già morto, così come i genitori. Il responsabile dava le spalle al giovane Principe che, furioso si alzò in piedi pronto alla lotta. Gli gridò di farsi avanti, di combattere se aveva il coraggio ma, certamente ciò che successe dopo shoccò letteralmente il corvino. L’aggressore si voltò di scatto verso di lui che, partendo all’attacco si era avvicinato pronto a colpirlo con il pugnale. Un raggio viola colpì il giovane Principe, che sconvolto capì che quell’uomo apparteneva al Clan della Luna viola.

“ Sei ancora troppo debole: non vale la pena combattere con te . Quella voce: il giovane Castiel non se la sarebbe dimenticata, mai finché avrebbe avuto vita. Quella vita che, ben presto sarebbe stata messa in pericolo. “ Anzi: non vale la pena risparmiarti “. Sentenziò poi l’uomo dalla chioma corvina, volgendosi di scatto mentre la luna viola illuminò per un solo istante la sua figura, i suoi raggi trasparivano dall’enorme vetrata. Gli occhi dell’aggressore si tinsero di viola, mentre con la propria spada colpì Castiel al collo, senza dargli tempo di reagire.


Castiel si porta una mano all’altezza della cicatrice che, anni prima quella spada gli lasciò. Stringe forte i pugni: sa bene chi era quell’uomo, sa bene chi è il responsabile della strage della famiglia Landcaster, la sua famiglia. È lo stesso uomo che, anni dopo non ha esitato a sterminare la famiglia Tsukinami e molte altre, non avendo pietà di nessuno. “ Tanjiro… “. Sussurra semplicemente il sovrano, stringendo forte i pugni in preda alla collera nel solo ricordare quell’uomo. “ Non ti perdonerò mai, per ciò che hai fatto “. Sussurra, mentre alcune lacrime cadono dai suoi occhi e lui cade in ginocchio, sulle tombe dei genitori vicina alle quali, poco più in là è situata quella di suo fratello minore. “ Mi hai sentito?! “. Grida poi il giovane Re, lasciando che le lacrime cadano incontrollate dai suoi occhi. “ Non ti perdonerò mai, Tanjiro… “. Da alcuni forti pugni al terreno, tanto da farsi sanguinare le nocche. Ma non se ne cura: non è il male fisico a spaventarlo, anzi quasi nemmeno se ne cura e nemmeno lo sente. No: è il dolore mentale che lo lacera e lo dilania, anche se di fronte alla moglie o ai suoi sudditi cerca sempre di essere forte e di non mostrarlo. “ … Tanjiro Landcaster “. Conclude poi, pronunciando il nome del fratello maggiore. Quel fratello che, volente o nolente, lo sta facendo soffrire in un modo indicibile. Perché si: anche se sono nemici, anche se il maggiore ha sterminato la loro famiglia e nonostante l’odio, sotto sotto, in fondo entrambi condividono lo stesso sangue.

Poco più in là, la sola superstite alla strage della famiglia Tsukinami osserva la reazione di colui che ama: tra le braccia tiene una bimba di pochi mesi mentre, pochi passi più indietro un uomo fa un lieve inchino. “ Maestà, state bene? “. Chiede, mentre Megara Landcaster sente le lacrime che, inevitabilmente iniziano a pungere i suoi occhi.

“ Oh, Omar: sono proprio una sciocca “. Commenta solamente, cullando la bimba che, ignara di tutto ciò che sta accadendo si aggrappa ad una ciocca di capelli della madre. “ Sono una vera sciocca! “. Continua poi Megara, volgendosi verso il fidato maggiordomo, Omar. “ Per tutto questo tempo, non ho pensato ad altro che al mio dolore. Ho pressato Castiel con i miei problemi, non ho fatto altro che chiedergli di aiutarmi a diventare più forte, per vendicarmi! E non mi sono resa conto di quanto lui stesse soffrendo! Che razza di moglie sono, Omar?! “. Chiede la sovrana, mentre l’uomo toglie gli occhiali lievemente appannati per le lacrime che, inevitabilmente versa.

“ Maestà, tutti facciamo degli errori. L’importante è accorgercene e rimediare, non trovate? “. Chiede, ponendo gentilmente una mano sulla spalla della donna. “ Se volete, andate da vostro marito: mi occuperò io della principessa Euphemia, fino a quando non tornerete. In questo momento, il Re ha bisogno di voi “. Sorride cordialmente l’amico di una vita, oltre che fedele maggiordomo e custode dei segreti della famiglia Landcaster. Megera lo guarda qualche istante, per poi decidere. Annuisce risoluta, smettendo di piangere: non è tempo di versare lacrime, ma di essere forte.

“ Grazie infinite, Omar “. Sussurra, lasciando che l’uomo prenda tra le braccia la piccola e dirigendosi verso le tombe di Marilù e Clovis.

“ Non c’è di che, mia signora “. Sussurra a sè stesso il maggiordomo, cullando la piccola che, pur accorgendosi di non essere più tra le braccia della madre non si è messa a piangere ma ancora dorme serenamente.
   
 
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