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Autore: sweetlove    17/10/2021    6 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
Capitolo 18

 

 

Anika affrettò il passo. Era stata avvisata attraverso la linea interna dell’arrivo imminente di un’ospite senza appuntamento. Un’ospite ben nota, che spesso si era recata lì in ufficio negli anni, e per i più svariati motivi, ma a giudicare da ciò che l’addetto alla sicurezza della hall aveva comunicato, stavolta era piuttosto arrabbiata, tanto da non fermarsi nemmeno al controllo di routine. Tutti, persino lo stesso Presidente, dovevano essere controllati all’ingresso e all’uscita, chi attraverso gli appositi accessi al pianterreno, chi passando nelle porte d’accesso riservate ubicate nei vari livelli del grattacielo.

E come previsto, la donna, sempre bionda e bellissima, dallo sguardo glaciale e tanto somigliante alla povera Marron, defunta ormai tre anni prima, apparve dalla porta scorrevole dell’ascensore.

«Signora, aspetti»

Anika le andò incontro, era già lì ad aspettarla, sicurissima che almeno di fronte alla sua imponenza la suocera del Presidente si fermasse almeno per spiegare cosa volesse.

Nulla.

«Signora!»

La segretaria si vide oltrepassare, e dopo un brevissimo momento di sgomento tornò in sé, alla carica, decisa a fermare la signora Diciotto. Cosa fosse successo non lo sapeva, ma doveva avere intenzioni più che bellicose. Non poteva lasciare che importunasse Trunks senza che lui sapesse, almeno, del suo arrivo.

«Dobbiamo intervenire?»

L’interfono di sicurezza gracchiò lievemente, e Anika riconobbe la voce dello stesso addetto che l’aveva avvisata di quella “intrusione”. Si bloccò davanti alla centralina, schiacciando velocemente il tasto di comunicazione per mettere fine a quella pagliacciata.

«N-no… credo di poter gestire la cosa…» Sostenne, mettendo a tacere poi ogni altro tipo di dialogo proveniente dalla hall. Poi si voltò e si accorse che l’ospite era ormai di fronte alla porta dell’ufficio del Signor Brief, probabilmente pronta a buttarla giù e… no. Questo non doveva accadere.

«Signora, per favore!» Le si parò davanti in un attimo, a braccia spalancate, in piena crisi di panico. Ottenne soltanto uno sguardo ancor più glaciale da quella donna folle, dai modi poco cordiali e dalla scarsa attitudine al dialogo… somigliava moltissimo al consocero, il signor Vegeta.

«Levati dai piedi!»

Anche lui, probabilmente, avrebbe detto lo stesso-

«So che lei può prendersi certe libertà, ma il Presidente adesso non può ricevere nessuno!» Ci provò per l’ultima volta, Anika… ma capì dagli occhi freddi di Diciotto che non si sarebbe arresa e che, probabilmente, presto l’avrebbe fatta saltare in aria assieme ai cardini di quell’ingresso.

«Allora ti do una notizia scioccante: io NON SONO nessuno.»

Le bastò un gesto del dito per scostarla dalla pesante porta, facendola quasi inciampare e cadere, e proprio mentre Diciotto imponeva la mano per sfondare quell’uscio la povera segretaria le fu di nuovo accanto, stavolta per ‘facilitarle’ le cose.

«Aspetti! Lasci che le apra io… non la distrugga!»

Tremava, Anika, mentre faceva scattare la serratura e consentiva alla bionda di metterle i piedi in testa, scavalcarla e macchiarla di una figura di merda non indifferente col capo. Ma lui avrebbe capito che le alternative che aveva, erano praticamente nulle.

 

 

Trunks sollevò il capo dallo schermo, di nuovo. Aveva le cuffie nelle orecchie e solo grazie ai suoi sensi saiyan riuscì a percepire ciò che stava accadendo dietro la sua porta, malgrado l’aura della donna che vide irrompere senza alcun indugio fosse notoriamente inesistente. I cyborg non avevano forza spirituale.

Si meravigliò non poco, e al tempo stesso si sentì sollevato di vedere lì sua suocera, Diciotto. Forse era lì proprio per il motivo della sua costante ansia… Hami.

«Diciotto…» Mormorò, chiudendo il laptop con un gesto fulmineo per evitare che i soci ascoltassero qualcosa di troppo riservato. Fanculo la riunione.

«Siediti.»

Stava per alzarsi, Trunks, ma l’imperativo della bionda lo costrinse a bloccarsi con le natiche a dieci centimetri dall’imbottitura dell’elegante poltrona di pelle sulla quale si era accomodato da quella mattina.

«C-Cosa succede?»

Diciotto afferrò la sedia di fronte alla scrivania, restando in silenzio per qualche istante, come in attesa, o per raccogliere le giuste parole. Era uscita di casa come una furia, ma ora che si trovava lì iniziava a sentirsi un tantino idiota. Come poteva anche solo pensare che Trunks sapesse… no. Eppure, già che c’era, forse una bella chiacchierata non avrebbe fatto male a nessuno dei due.

«Stai bene?»

Trunks insistette con le domande, ubbidendo e tornando a sedersi, senza però smettere di squadrarla preoccupato. Che stesse uscendo di senno anche lei? Non l’avrebbe sopportato. Era l’unica persona in grado di aiutarlo, da un pezzo e soprattutto adesso… perdere sua suocera sarebbe stata la goccia.

«Benissimo.» La risposta fredda di lei.

«E allora cosa ci fai qui?»

«Sono qui per Hami.»

Bingo.

«L’hai sentita?! E’ sparita da…»

«Trunks. E’ a casa mia che dorme. E’ venuta stanotte, sconvolta. C’è qualcosa da chiarire, soprattutto tra me e te, prima che venga lei a chiederti spiegazioni.»

La schiena di Trunks venne percorsa da un brivido. Iniziò ad essere sempre più convinto ci fosse qualcosa di gravissimo dietro tutta quella situazione. Perché Hami era andata da lei? Perché era sconvolta? Cosa c’entrava lui?

«Non ti seguo.»

«Ah no? Beh, inizio a rinfrescarti la memoria. Ricordi Lora Aito?»

Un grumo di saliva gli rimase sospeso tra faringe e laringe e per un istante gli impedì di respirare. Sentire di nuovo quel nome fu una doccia fredda. Sentirlo nominare da lei, Diciotto, il gelo divenne una lama rovente e arrugginita conficcata nella milza.

«Cosa c’entra lei?»

Era sottoterra da vent’anni ormai.

«Ricordi il figlio che aspettavate?»

Altro pugno nello stomaco. Ma non poteva far altro che rispondere, anche se cominciava davvero ad esser convinto della follia dell’androide seduta di fronte, alla scrivania.

«Ovvio. Ma cos…?»

«Eri al corrente fosse vivo?»

Quella domanda gliela rivolse con tanta naturalezza da fargli pensare non più che fosse pazza, ma che stesse addirittura sognando, dormendo. Si era addormentato sul laptop, era sicurissimo.

Vivo

Come poteva essere vivo? Lui, per il quale la sua ex moglie era impazzita e per il quale era stata rinchiusa in un manicomio! Il bambino che aveva tanto desiderato e perso ancor prima di tenerlo in braccio, e che l’aveva indotta, quattro anni dopo, a rapire Hami nel pieno della follia più totale e a volerla tenere per sé, come un ‘ricordo’ del marito infedele che aveva messo incinta l’amica mentre lei si sottoponeva a inseminazioni artificiali pur di avere un bambino. Un piccolo Aito-Brief.

Come poteva, eh?!

«Sei impazzita, Diciotto?»

Questa domanda gli uscì ora fredda, non più comprensiva. Si rese conto di essere sveglio e che quel discorso aperto da sua suocera gli stava facendo non solo accapponare la pelle, ma anche rigirare i coglioni in maniera pericolosissima.

Non voleva si nominasse quella creatura che, seppur non fosse biologicamente sua, aveva comunque imparato ad amare nei mesi di gestazione. Perché se le cose fossero andate bene, in un certo senso, l’avrebbe chiamato papà, sarebbe stato suo figlio. Lo era, nonostante tutto. C’era il suo cognome su quella lapide che, vergognosamente, non aveva più visitato dal giorno del funerale.

«Sono serissima.»

Diciotto sospirò. Sostenne lo sguardo duro di Trunks per qualche istante, non staccò gli occhi dalle sue iridi azzurre, identiche a quelle di Hami, ma le fu sufficiente per capire fosse sincero e soprattutto sconvolto. L’aveva sconvolto, forse senza averne diritto, ma già che c’era…

«Trunks. Calmati.»

Altro imperativo, con voce calma e assurdamente pacata. Nessun muscolo, se non quello della faccia, si mosse per qualche momento.

«Cosa sta succedendo, Diciotto?» Domandò Trunks, sentendo scemare l’ira che l’aveva quasi costretto a litigare con l’unica donna rimasta a sostenerlo, e percependo ora lo sgomento prendere il posto di questa.

«Volevo sincerarmi tu fossi stato onesto in questi anni. Ma ti conosco da quando eri un poppante, e guardarti negli occhi mi ha ricordato quanto tu sia sempre stato sincero, anche nelle situazioni più difficili.»

«Onesto su cosa?»

«Te l’ho appena detto. Volevo essere sicura tu fossi all’oscuro riguardo tuo figlio… il figlio che hai avuto con l’Aito, insomma.»

Un lapsus, quello di Diciotto. Ma nemmeno lo era. All’anagrafe ERA il figlio di Trunks, quello.

«Quel bambino è morto! L’ho visto morto! Cosa stai dicendo?»

«Trunks, quale campo della scienza ambiva a conquistare tuo suocero?»

Trunks sbatté le palpebre un paio di volte. La sua attenzione si focalizzò sulla parola ‘suocero’. Aveva rimosso di averne avuto un altro all’infuori del buon Crillin… poi ricordò Lars Aito e tutto tornò a galla. Improvvisamente. Dolorosamente. Perché le ferite che col tempo e con l’amore si erano sanate tornarono improvvisamente a sanguinare. Non amava ricordare quella parte della sua vita, gli anni bui che avevano preceduto la vita felice e meravigliosa che Marron gli aveva regalato, e proprio per questo li aveva come ‘rimossi’.

Tutto riapparve come fosse accaduto il giorno prima.

«La clonazione…»

Bisbigliò.

Non poteva essere. Non poteva averlo fatto. Eppure, lo sguardo ora quasi compassionevole di Diciotto, che per natura non donava compassione a nessuno, gli diede conferma di ciò che stava pensando.

«E’ una follia, lo so.» Si sentì dire da lei, che sollevò le spalle senza avere troppe parole per lui, per quell’assurda situazione. Ma il bello doveva ancora scoprirlo… o meglio, doveva ancora arrivarci. E sapeva che quell’uomo era talmente intelligente che presto ci sarebbe arrivato. Prima d’un battito di ciglia.

«Diciotto… cosa c’entra Hami in tutto questo?»

Appunto.

«A Hami è stato detto dal suo ragazzo.»

Silenzio. Solo un deglutire faticoso e impastato.

«E… e a lui chi l’avrebbe detto…?»

Le mani già tremavano di paura e di incredulità. E Trunks fu felice di avere Diciotto vicina, adesso.

«Suo nonno…» Gli rispose «Lars Aito.»

 

 

Nota dell’autrice
 

Eccoci qua. Anche oggi pubblico in anticipo. Arrivo alla domenica convinta di non riuscire a farlo, e invece mi anticipo. Adoro scrivere, detesto non riuscire a portarmi avanti come succedeva mesi fa, ma ce la sto mettendo tutta!

E vi ringrazio tanto per il vostro supporto, davvero… siete impagabili.

E ora veniamo a noi. Questo confronto Trunks-Diciotto qualcuno lo voleva violento. Forse avrebbe potuto esserlo, o forse no. Per me, dopo vent’anni di ‘suoceranza’, questi due si adorano… nonostante non si scambino moine o gesti affettuosi. Ma ve li ricordate ai tempi del Torneo? Quando Trunks insieme a Goten hanno ciulato il costume a Mighty Mask e hanno poi combattuto contro Diciotto?

Scusate… momento nostalgia! Sono molto malinconica e nostalgica in questo periodo, mea culpa.

E niente, per ora vi dico soltanto “a lunedì” pur sapendo che potrei saltare la pubblicazione da un momento all’altro. Ma ci provo, sempre ;-)

 

Un abbraccio

 

Sweetlove

   
 
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