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Autore: JasonTheHuman    19/10/2021    0 recensioni
Umani.
Verità o finzione? Antica civiltà perduta o solo una vecchia favola dei pony?
Nessun pony ne ha mai visto uno, e molti non ne hanno neanche sentito parlare. Ma Lyra sa che queste creature meravigliose sono più di una vecchia leggenda, ed è determinata a scoprirne di più… e possibilmente far impazzire la sua coinquilina nel processo.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 25

LA VERITÀ VERRÀ A GALLA

 

Per un po’, tutto quello che Lyra potè fare fu stare ferma. Si guardò la coda. E gli zoccoli. Ai bordi del suo campo visivo poteva intravedere la punta del suo corno.

Ma non c’era tempo da perdere. Non era sicura per quanto tempo avesse perso i sensi. Lyra calciò via le scarpe dalle sue zampe posteriori. Le stavano ormai strette, e l’avrebbero solo rallentata. Cercò di orientarsi di nuovo, e ricordare da che parte fosse casa sua, per poi cominciare a correre in quella direzione — beh, galoppare sarebbe stato un termine più accurato.

A momenti si sarebbe svegliata. Per forza. Era totalmente impossibile che Discord fosse proprio qui, a Philadelphia.

Qualcosa le entrò in un occhio, e lei frenò di colpo per farlo uscire.

Ne seguirono altri. Grosse gocce marroni… Pozzanghere di latte al cioccolato cominciarono a formarsi sulla strada dopo poco. E certo. Proprio come a Ponyville. Lyra scosse la testa e riprese a correre.

La maglietta e i pantaloni erano larghi e deformati, e si stavano inzuppando nella pioggia. Probabilmente avrebbero presto cominciato a puzzare da tutto questo latte… No, perché stava pensando a cose del genere in questo momento?

La collana a forma di lira, raffigurante il cutie mark che le era riapparso sull’anca (fianco, si corresse) le tamburellava a tempo sul collo, mentre galoppava lungo il lato della strada verso casa. Superò una macchina ferma a bordo strada. Notò che le gomme erano quadrate invece che rotonde. Chiunque la stesse guidando aveva dovuto lasciarla lì e continuare a piedi. 

Finalmente Lyra raggiunse la propria casa. Nessuna macchina nel vialetto. Forse non era stata via per così tanto, non quanto credeva. Tornò col pensiero al veicolo abbandonato con le ruote quadrate. Non aveva neanche visto che stava succedendo giù in città, ma non doveva andargli bene. Come stavano reagendo gli umani a qualunque cosa gli stesse capitando? E innanzitutto, come avrebbero reagito i suoi genitori quando, una volta entrati a casa, l’avrebbero trovata così? Non c’era modo di sapere esattamente quando sarebbero tornati. Avrebbe affrontato i suoi genitori… e Chloe… a tempo debito.

Se stavano bene.

Per ora, con un ultimo scatto di velocità, sfrecciò verso il portico d’entrata. La chiave era nella sua tasca. Il suo primo istinto fu di tirarla fuori con la mano, ma ovviamente non avrebbe funzionato stavolta. Ci volle molto sforzo per indirizzare anche solo una piccola parte della sua energia magica verso il portachiavi nella tasca, estrarlo, fare entrare la chiave nella serratura e poi provare ad aprire la porta. Sembrava ci fosse voluta un’eternità. C’era un motivo per cui i pomelli in Equestria non giravano. 

La porta finalmente si aprì, e lei cadde praticamente all’interno, felice di levarsi da sotto la pioggia. Si fermò a riprendere il respiro. Con una zampa posteriore, calciò la porta dietro di sé per chiuderla.

Sembrava tutto così grande.

Non era mai stata in una casa umana da pony. Ricordava solo del poco tempo trascorso nel Castello di Canterlot, e di come tutto le era sembrato più piccolo una volta che si era eretta su due gambe. Niente qui era progettato per i pony. Al momento, senza mani, era quasi totalmente incapace di fare alcunché.

Alzò una delle zampe anteriori e fissò il suo manto verde, bagnato e arruffato. Era una strana sensazione, essere di nuovo in possesso di tutto ciò. Come faceva ad esserci abituata prima?

E soprattutto, cosa avrebbe fatto ora? Discord era là fuori. La sua famiglia sarebbe probabilmente tornata da un momento all’altro. A detta dell’orologio, era stata via meno di un’ora. Era meglio di quanto pensasse. Ma una volta rientrati, avrebbe dovuto vuotare il sacco riguardo a tutte le bugie che aveva raccontato. Non voleva davvero pensarci al momento.

Per prima cosa, stava gocciolando latte da tutte le parti. Non c’era molto che potesse fare per Discord, ma questa non era l’immagine che voleva dare agli altri.

Lyra andò verso le scale, inciampando sul primo gradino con un gridolino di dolore, e salì lentamente. Queste scale erano troppo strette. Non era stato un problema prima, da umana. 

C’erano due docce lassù. Una era verticale, l’altra aveva una vasca. Sapeva che non sarebbe mai stata comoda in quella verticale, quindi si infilò nell’altra.

Si scrollò via la collana dalla testa, e la lasciò cadere sul mobiletto, quindi contorse il corpo e con qualche difficoltà tirò via i vestiti bagnati. Era scomodo, ma non riusciva ancora a padroneggiare bene la sua magia. Per qualche ragione, le tornò in mente Bon-Bon che le chiedeva se indossare vestiti tutto il tempo non diventasse un fastidio dopo un po’. Senza mani, sembrava di sì.

Non c’era altra scelta che non usare la sua magia per aprire l’acqua. Lottò con il rubinetto per un po’, finché non fu colpita dall’acqua gelida, per poi riuscire a ruotarlo dall’altra parte. Si lasciò andare in un sospiro di sollievo, lasciando che l’acqua calda le schiarisse la testa.

Stavano succedendo troppe cose, troppo velocemente. Discord era in qualche modo scappato di nuovo. E lei l’aveva portato qui, o almeno gli aveva aperto la via. Gli umani si sarebbero estinti di nuovo. E lei non poteva evitarlo in alcun modo. Nessuno poteva fare qualcosa, senza l’aiuto degli Elementi dell’Armonia.

Schiarirsi la testa era stato un errore.

Richiuse il rubinetto con lo zoccolo per spegnere il getto d’acqua e provò a levitare un asciugamano verso di sé. Le basi della magia le stavano lentamente tornando alla mente. Il suo manto ci avrebbe ancora messo del tempo per asciugarsi completamente, con tutto quel pelo bagnato, ma almeno non era più appiccicoso.

Lyra si diresse nella sua camera da letto per trovare qualche abito pulito. Certo, i pony non erano abituati a vestirsi, ma lei voleva comunque agire come un’umana. Inoltre, aveva indossato vestiti per mesi, ogni giorno, prima ancora di divenire umana. Trovò una camicia bianca pulita — fu orgogliosa di se stessa quando riuscì ad abbottonarsi con la magia. Gli indumenti erano comunque troppo grandi per lei, ma non le importava.

Mentre faceva passare la testa nel buco della camicia, intravide la sua lira sulla cassettiera, e la sua chitarra in verticale vicino ad essa. Non avrebbe mai più avuto occasione di suonare la chitarra di nuovo… Il che le fece pensare a come se la stessero cavando i suoi amici a Des Moines con Discord. Era distante centinaia di miglia. Non sapeva se il caos fosse giunto così lontano.

Ora che era vestita, e abbastanza pulita, non c’era nient’altro da fare che prepararsi ad affrontare l’inevitabile.

Notò il bagliore della luce sulla collana, sopra il mobiletto del bagno, e se la rimise al collo. Era praticamente un amuleto di buona fortuna a questo punto. 

Quando al Castello di Canterlot aveva detto addio alla sua famiglia adottiva, assicurandoli che sarebbe stata al sicuro nel mondo degli umani…

Camminò lentamente nel corridoio, arrivando nello studio di pittura della sua vera madre. Non stava davvero andando da qualche parte, è solo che non poteva stare ferma. Vi era un quadro incompiuto — una copertina per un libro di qualche altro autore. Dietro ad esso, una finestra affacciata sulla parte anteriore della casa. Il lungo vialetto che conduceva alla strada… che suo padre stava percorrendo di corsa verso la porta, parandosi gli occhi dalla pioggia di latte al cioccolato.

Lyra andò nel panico. 

Schizzò fuori dalla stanza, girò l’angolo nel corridoio, e quasi inciampò  di nuovo scendendo giù dalle scale. Ebbe giusto il tempo di vedere la porta iniziarsi ad aprire. Senza neanche pensare, il suo corno brillò e la porta si chiuse di scatto. Si buttò con tutto il suo peso contro di essa e si fermò a riprendere fiato. 

Le si spalancarono gli occhi. “Cosa sto facendo…” mormorò. Eppure, non si scostò dalla porta.

“Lyra? Se sei dentro, apri la porta! Che stai facendo?” Era la voce di suo padre. Se l’avesse vista…

Lei non disse niente. Che cosa poteva rispondergli?

“Chi c’è lì dentro? Lyra, di’ qualcosa! Non sono sicuro di che cosa stia succedendo qui fuori, ma c’è… qualcosa sta venendo giù dal cielo, la macchina si è rotta, ho dovuto correre fin qui da — ”

“Papà? Uh…” La sua voce era debole. “Ti ricordi quelle storie che raccontavo a Chloe? Su Equestria?”

“Lyra? Grazie al cielo sei a casa. Per favore, apri la porta.” Sembrava sollevato.

“È molto importante. Ti devo dire una cosa. Ora.”

“Possiamo parlare dentro. So che le cose sono diventate strane in giro, ma non c’è ragione di tenermi chiuso fuori.” Poteva sentire dal suo tono che si stava spazientendo.

Lei si tolse lentamente dalla porta. “Io… mi dispiace,” disse Lyra, fissando il pavimento.

Suo padre entrò dentro. Si guardò intorno cercandola. “Lyra? Cosa…” In quel momento abbassò lo sguardo. Qualunque frase stesse per dire, non riuscì a concluderla, quando vide un piccolo pony verde al posto di sua figlia.

Lyra, dal canto suo, cominciò a spiattellare tutto insieme in una sola volta. “Scusami. Non vi ho mai detto niente. Volevo solo essere normale. Non ho mai voluto niente di tutto questo più di una normale vita da umano, e pensavo che mi avreste creduto se vi avessi detto che mi ero dimenticata tutto, e mi dispiace. Mi dispiace così tanto.”

Lui non riuscì a dire niente. Continuò a fissarla. Quindi, si sforzò a tirare fuori un’unica parola. “Lyra?”

“Sono davvero io.” Lei alzò lo sguardo verso di lui, sentendosi straordinariamente bassa. Fece una smorfia, dicendo “Tu non… sei arrabbiato, vero?”

“Tu sei… un unicorno,” disse lui molto intelligentemente.

“Sono davvero un’umana! E sono tua figlia. Ma sono arrivata qui da Equestria. È tutto vero, tutto quello che ho raccontato a Chloe. Sono stata un unicorno per la maggior parte della mia vita.” Toccò goffamente il pavimento con una zampa. “Mi dispiace. Vi ho mentito. Sei arrabbiato?”

Lui si chinò verso di lei. “Tu stai… Hai fatto quelle cose…” Guardò fuori, dove stava ancora piovendo.

Lei scosse la testa. “No. La mia magia non può fare tutto ciò. E non lo farei neanche se potessi. Voglio solo essere umana!”

“Puoi usare la magia?”

“Beh, si, ma…” Lei emise un sospiro stanco. “Non è la cosa importante ora. Discord.” Cominciò di nuovo a tirare precipitosamente tutto fuori dalla sua bocca. “Mi ha seguito qui per trovare tutti gli umani che esistono ancora, è la ragione per cui sta piovendo latte al cioccolato e perché mi ha trasformata di nuovo in un — ”

Suo padre la fermò. “Chi? Stai dicendo cose senza senso…” Ma qualcosa le disse che lui aveva a malapena recepito una parola di quello che aveva detto. Il modo in cui la stava guardando le ricordò il fatto che gli unicorni erano considerati esseri di fantasia in questo mondo.

Lyra si fermò. “È… lunga da spiegare. Potresti… aspettare un minuto solo, per favore?”

Si girò e incespicò di nuovo lungo le scale. Andò diretta verso camera sua, e cominciò a frugare nei cassetti finché non trovò il suo diario. Quello cominciò a brillare, e lei tornò al piano di sotto tenendolo sospeso al suo fianco. Sentiva che doveva concentrarsi di più di quanto fosse abituata per sollevarlo, ma almeno era sospeso in aria.

Suo padre si era seduto nel soggiorno, e aveva una mano sulla fronte. La guardò con un’aria stanca quando tornò.

“Ecco. Questi sono gli appunti che prendevo mentre vivevo in Equestria. Ho letto un sacco di cose nei libri, ma ho anche — ” Lyra notò che suo padre stava osservando il libro a mezz’aria davanti a lui. “Dai, prendilo.”

“Come ci riesci?”

“È solo magia di livello base… Oh.” Abbassò gli occhi. “Um, ho letto quello che hai scritto, ma la magia non è davvero niente di troppo speciale. La maggior parte degli unicorni non sanno fare molto più di questo.” Lei fece un cenno con la testa verso il libro.

“Sta levitando a mezz’aria. Come ci riesci?”

Lyra alzò gli occhi al cielo. “L’ho imparato quando avevo sette anni. Ti ho detto che non è niente di speciale.”

“Usi la magia da quando eri dell’età di Chloe? Lyra, come hai fatto esattamente a trasformarti in un…” fece un gesto verso di lei con una mano.

Lei prese un respiro profondo. “Molti anni fa, sai, quando sono scomparsa? Non so come, ma fui portata in Equestria. È quell’altro mondo di cui ho parlato a Chloe. Non mi stavo inventando nessuna di quelle storie. Ho conosciuto davvero quei pony.”

Lui annuì lentamente. 

“E riguardo all’imparare la magia, molti unicorni iniziano da molto più giovani di me… Io ho recuperato lentamente.” Alzò le spalle. “Probabilmente, dato che gli umani non possono usare la magia, a me è venuto molto più difficile. Ma tutto questo l’ho saputo non troppo tempo fa.”

Lui allungò con esitazione il braccio e toccò la copertina del vecchio diario come se non fosse sicuro della sua solidità. Quindi chiuse la mano su di esso e lo tirò a se. Con sollievo, lei lasciò andare il diario, e l’aura attorno ad esso scomparve. Mantenere quella levitazione era stata dura per lei.

Lyra alzò la testa. “A proposito di Chloe, dov’è lei? E mamma?”

“Avevo già lasciato Chloe a scuola quando è cominciato tutto. Io… non so cosa sia successo dopo. Era tutto così strano.”

“Oh…”

Sembrava che suo padre stesse cominciando a tornare in sé. Bene. “Ma, Lyra, la prima cosa che devo sapere è che cosa stia succedendo lì fuori. La pioggia. Tutte le ruote bucate. Certe volte ero quasi certo di aver visto segnali stradali e cassette delle lettere muoversi da soli. Tu sai cosa c’è dietro, non è vero?”

“È peggio di quanto pensassi…” mormorò tra sé e sé.

“Che cosa è peggio?” 

“È Discord. È lo spirito del Caos, e viene da Equestria, ma mi ha seguito fin qui, ed ora…” Lyra si accorse che stava di nuovo parlando troppo veloce. Rallentò un po’ e riprese. “Quando era in Equestria, fu la causa dell’estinzione degli umani. Accadde tanto tempo fa. Penso che stia provando a farlo di nuovo. Mettendoli gli uni contro gli altri.”

“Estinzione…” Suo padre ripeté la parola, assorbendo il suo significato. “Ma… latte al cioccolato? Non sembra più un qualche tipo di strano scherzo?”

“E quella è la parte peggiore. Tutto ciò è uno scherzo. Per lui.”

“E… questo Discord non è umano.”

“Certo che no. Gli umani non sarebbero in grado di fare tutte quelle cose. Non possiamo neanche usare la magia.” Guardò in su verso il suo corno. “Non in condizioni normali, almeno.”

“Quindi per tutti questi anni, tu non sapevi di essere — ” 

Lei scosse la testa. “I miei altri genitori non mi hanno mai detto che ero umana. No.” Guardò verso il libro. “Però ho fatto delle ricerche sugli umani. Dentro di me, sapevo cosa ero. Quelli sono i miei appunti.”

Lyra saltò sul divano vicino a lui e si sedette. Lui la guardò sorpreso. 

“È normale per gli unicorni sedersi così?” disse lui.

“Oh. Um… Ho cominciato a farlo quando ho visto figure di umani che si sedevano in questo modo.” Guardò in basso verso sé stessa. “Non è così comodo come ricordavo.”

Lui abbassò di nuovo lo sguardo al libro, e poi su verso di lei. “Sembra che ci siano un sacco di cose che devi dirmi.”

“Circa sedici anni di vita,” rispose lei. “Ma… credo non ci sia nient’altro che possa fare al momento.”

Lei gli raccontò del Gran Galà Galoppante, fermandosi spesso per spiegare cosa fosse e come fosse fatta Canterlot. Inserì anche più dettagli possibili su Discord, quelli che riusciva a ricordare. Certo, Discord era passato in secondo piano nel momento in cui aveva scoperto di essere umana. Non riusciva a sentirsi in colpa per aver ignorato tutto quello che riguardava l’estinzione della sua specie.

“La Principessa Celestia mi ha portato indietro in questo mondo pochi mesi fa. Sono stata umana da allora. O almeno, fino ad ora,” disse Lyra.

Suo padre sembrava un po’ più calmo ora. Fece un sorriso incerto e storto. “Non avrei mai immaginato che ti fosse capitato tutto questo quando sei sparita. Abbiamo pensato che fossi morta. Sembrava più plausibile di qualsiasi altra cosa.”

“Già, non ho mai scoperto quello che era successo. È solo… successo.”

“Magia.”

“Forse.”

“E proprio qui a casa nostra…” lui mormorò. “È un po’ troppo per riuscire a crederci. Ma sei qui, e sei un unicorno.” Lui sospirò. “Non ho altra scelta se non crederci.”

“L’unico umano a cui l’ho raccontato è stato Audrey, e lei pensava fossi semplicemente pazza. Non avevo alcuna prova da mostrarle ai tempi.”

Lui guardò di nuovo il diario e se lo girò tra le mani. La rilegatura era all’antica, con copertina dura e pagine di spessa pergamena. Più come un libro di Equestria che uno umano — ormai Lyra conosceva le differenze. Lo aprì e cominciò a sfogliarlo. Lentamente, prendendosi tempo per leggere le annotazioni scribacchiate nei margini tra i disegni.

“Queste sono tutte le ricerche che ho fatto sugli umani. Ho trovato qualche libro nella libreria — il mio altro padre era il capo della biblioteca là.” Lyra guardò da sopra la sua spalla. “Questi sono di quando vivevo a Ponyville con Bon-Bon.”

Lui alzò lo sguardo. “Chi?”

“La mia coinquilina. Era un pony di terra. Non le piaceva che parlassi di umani tutto il tempo…” Lo guardò girare qualche altra pagina.

Si soffermò su uno schizzo approssimativo di una strada di città. “Questo assomiglia al centro città. Come facevi a conoscerlo?”

“Sono basati su questi sogni che avevo. Le città come Philadelphia non erano mai nei libri, dato che gli umani in Equestria non erano arrivati a tanto, eppure sapevo lo stesso di questo mondo,” disse lei. “Mi dovevo essere ricordata di quando vivevo qui. Anche se era così tanto tempo fa.”

“È... certamente interessante.” Guardò qualche altro disegno. Lyra si rese conto che la pioggia aveva finito di sbattere sulla finestra. “Sembra che tu abbia una reale fissa sulle mani.”

Lei abbassò tristemente lo sguardo. “Già. Probabilmente non puoi capire, dato che le hai sempre avute… Ma le mani sono stata la cosa migliore del diventare umana! Ottenere dita tutte mie. Avrei potuto suonare la mia lira nel modo corretto. È stata inventata dai greci, giusto? I nostri antenati.” Lei sorrise. “Ho sempre voluto essere umana. E lo sono stata, anche se solo per pochi mesi.”

Lui stava studiando attentamente i suoi appunti. “Lyra… Equestria chiaramente non è parte di questo mondo.”

“No. Certo che no.” Lei inclinò la testa, guardandolo strano.

“Tu conoscevi la Grecia?”

“È strano. Molti dei paesi di cui ho letto sono gli stessi. Non me ne sono resa conto finché non sono arrivata qui, troppo tardi per chiederlo alla Principessa Celestia…” la sua voce divenne un bisbiglio. “Non lo comprendo neanch’io. È solo quello che è avvenuto.”

Lui annuì e tornò sul diario. Lei si accorse del punto a cui era arrivato. Uno sketch molto dettagliato di un paio di mani — una per pagina.

“Questo è stato quando ho cominciato a prendere appunti con le mani. Vedi come è migliorata la mia scrittura? Ed era più facile illustrare i dettagli. Ho scoperto che sapevo maneggiare una piuma meglio con le mie mani che con la mia magia.” Stranamente, era eccitante condividere queste cose con un vero umano. Con suo padre.

“Ed è stato quando sei diventata umana,” disse lui.

“Beh, no, quello è venuto un po’ dopo…” Lei fissò il soffitto. “Ho… sperimentato un po’ con la magia…”

Lui la guardò. “In che senso?”

“Te l’ho detto. Le mani erano un concetto veramente entusiasmante allora. E in realtà lo sono ancora.”

“Cosa hai fatto?”

Lei evitò i suoi occhi. “Preferirei non dirtelo.”

Lui chiuse il diario e lo posò a suo fianco. Per un momento guardò fuori dalla finestra sul retro. “Sai, sembra si sia calmato.”

“Cosa?” Lyra alzò la testa. “Non può essere. Discord non può esserne semplicemente andato via.”

“Ma sei ancora un unicorno.”

Lei si alzò e trottò fino alla finestra per guardare sul cortile dietro. Era inquietante quanto fosse silenzioso. “Non so perché dovrebbe fermarsi. Non posso che pensare che forse…” Si lasciò andare in un sussulto.

“Cosa? Qual è il problema?”

“Discord diceva qualcosa di una grande città verso cui era diretto… forse non intendeva Philadelphia. Ci sono città più grandi qui attorno?”

“Philadelphia non è davvero grande come città. Potrebbe essere diretto ovunque. New York, o Washington…” Lui restò seduto con la testa tra le mani per molto tempo. Lyra si sporse in avanti, ma non disse niente. E poi, cosa?

“Se Discord è così pericoloso come dici…”

“Lo è,” disse Lyra. “Te l’ho detto. Ci ha già portati all’estinzione una volta.”

“Si. Ma tu vieni da Equestria. Sai più cose su di lui che chiunque altro.” Lui ci pensò per un momento, poi chiese, “Non hai detto che si è liberato un anno fa?”

“Sì, ma se ne sono occupate Twilight e le sue amiche. Hanno usato gli Elementi dell’Armonia,” spiegò Lyra. “Chloe ti ha mai raccontato di Nightmare Moon?”

“Il nome mi suona.”

“Fu la stessa cosa.”

Lui annuì sovrappensiero. “Come usi esattamente questi Elementi?”

“Io? No, io non posso…” Lyra sospirò. “Gli Elementi dell’Armonia sono l’unica cosa che lo possono fermare, e sono state Twilight e le sue amiche. Io non ci ho mai avuto niente a che fare. Ero solo un normale unicorno. Molti di noi non hanno mai fatto niente del genere.”

“Quindi questi artefatti sono l’unico potere in grado di fermarlo…” Sembrava pensieroso. “Sembra… abbastanza comune nelle storie. E solo alcuni eroi possono brandirli.”

“Questo non è uno dei tuoi libri. Questa è la vita reale,” disse Lyra. “Anche se effettivamente funziona così,” ammise.

“È quello che lo rende difficile… Suppongo non ci sia altra maniera di combatterlo.”

“Se stai parlando di usare armi umane, è la cosa peggiore da fare! Gli umani non possono prendere bombe e armamenti e darglieli così.”

“Eppure… è probabilmente quello che succederà presto.”

“Cosa intendi?”

“È una minaccia. In che altro modo possiamo affrontarlo? Tu dici che è una cattiva idea, ma nessun’altro sa quello che sai tu.”

Lyra sospirò. “Sì, ma… Quello che so è che gli umani non lo possono fermare. Lo stiamo solo rendendo più potente.”

Non c’era altro da dire. La cosa peggiore era che Lyra lo sapeva, Discord le aveva detto la verità. Il suo tornare nel mondo umano era ciò che gli aveva permesso di attraversare la barriera tra le dimensioni. Era davvero tutta colpa sua.

La televisione si accese. Suo padre aveva preso il telecomando e l’aveva sintonizzato sul notiziario. Un reporter umano era nel mezzo di una strada allagata dal latte, di fronte a quello che era rimasto di un edificio. Le mura erano scomparse e le stanze all’interno si ergevano intatte in mezzo al lotto.

Lei abbassò lo sguardo verso la collana. Tutto ciò a cui riusciva a pensare ora era il suo ultimo giorno a Canterlot. Il suo corno brillò mentre lo sollevava con la magia, e suo padre la osservò con interesse. La magia lo interessava — era comprensibile, ne aveva scritto per anni e non l’aveva mai vista di persona fino ad oggi. Fu allora che sentì qualcosa di strano. Emise un flebile suono di sorpresa e la collana cadde di nuovo. 

“Cosa c’è che non va?” chiese suo padre.

“Io… non sono sicura,” ammise lei. “Non mi è mai successo prima.” Con una zampa, punzecchiò il ciondolo che sembrava innocuo ora. 

“Lo hai sempre indossato… Da dove viene?” disse suo padre. “La catena non sembra della misura adatta per un… pony.”

Lei scosse la testa. “È un regalo della Principessa, subito dopo avermi resa un umano.”

“Principessa Celestia.” Stava imparando in fretta, ma era chiaro che fino ad allora non aveva mai dato un peso reale alle storie di Lyra. “È il più potente unicorno in Equestria, oltre ad esserne la sovrana…”

Lyra inclinò la testa. “Beh, non esattamente un unicorno. Lei ha pure le ali. È alta quasi quanto te. Per non parlare del fatto che ha un migliaio di anni…” Lyra si era piegata per esaminare la collana più da vicino. La sensazione quando l’aveva sollevata verso di sé... Non le era successo quando se l’era tolta prima, ma —

“Hai davvero parlato con un unicorno che ha più di mille anni,” realizzò lui.

“Già. I governatori umani non vivono così a lungo, vero?”

Lui fece di nuovo quella risatina vacillante e nervosa. “Le cose sono diverse qui. Ma come stavo dicendo… Un pezzo di gioielleria donatoti da un potente essere magico… Non mi sembra sia solo un semplice regalo.”

“Che intendi?” Lyra alzò lo sguardo verso di lui. “Credo di non avere mai usato la magia su di lui prima, ma non è così che funzionano le cose in Equestria. Non ci sono oggetti incantati dappertutto come nei tuoi libri.” Con riluttanza, cominciò a sollevarlo di nuovo sopra il livello del collo, per guardarlo meglio. “Inoltre, non sono neanche sicura di cosa possa — ”

   
 
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