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Autore: heliodor    20/10/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Una via diversa

 
Bryce rimase immobile davanti al cancello di Arzit, consapevole degli occhi che la stavano osservando. Poteva solo immaginare i pensieri che in quel momento stavano attraversando le loro teste.
Erix doveva essere sorpresa e indignata allo stesso tempo. Gli arziti forse stavano valutando se fosse il caso di ucciderla subito o attendere che fossero quelli dell’alleanza a pensarci. Vyncent e gli altri dovevano aver pensato che era impazzita ed Elvana forse stava ghignando dicendo a tutti che lei lo sapeva già e che era solo questione di tempo prima che si rivelasse a tutti per quello che era.
Perdonami padre, si disse. E anche tu, madre. So che vi darò un grande dispiacere ma lo sto facendo per impedire una strage inutile. Per Valonde. E anche per l’alleanza.
Dall’armata schierata davanti ad Arzit a cinque o seicento passi dalle mura si staccò un singolo cavaliere che trottò verso di lei.
Bryce intensificò il potere nello scudo, aspettandosi un attacco, ma non avvenne. Il cavaliere si avvicinò fino a diventare riconoscibile.
Era Daronda.
A una decina di passi di distanza smontò con un movimento agile e si posizionò al suo fianco.
“Era il segno che ti aspettavi?” gli chiese senza staccare gli occhi dall’armata. Qualcosa si agitava in mezzo alle file di soldati e mantelli e persino Erix andava avanti e indietro parlottando con quelli che aveva al fianco.
“Pensavo a un discorso” disse Daronda divertito. “A belle parole da dispensare prima dell’assalto, ma a questo proprio no. Ammetto che mi hai sorpreso.”
“Lo sai che probabilmente moriremo, no?”
“Intendi uccisi dagli arziti o dall’alleanza?”
“Potrebbero accadere entrambe le cose.”
Rivolse un’occhiata fugace alle mura dietro di lui. C’era agitazione dietro le merlature e le difese e da quella distanza poteva sentire i mormorii dei difensori.
Anche loro stanno decidendo che cosa fare, si disse.
“Se gli arziti avessero voluto ucciderci, l’avrebbero già fatto.”
“Che cosa aspettano?”
“Aspettano” rispose Daronda. “E anche noi dobbiamo farlo. Guarda.”
Dall’armata schierata si erano staccate altre figure. Alcune procedevano a cavallo, altre a piedi. Vide mantelli sventolare e scudi e lance splendere sotto il sole.
I primi cavalieri li raggiunsero e smontarono piazzandosi al loro fianco. I loro mantelli erano azzurri e verdi, rossi e galli e uno persino di un viola chiaro che ricordava il cielo estivo nelle notti in cui entrambe le lune erano alte.
E poi c’erano Jakos, Jehla Metz, Fraska e persino Divash che le rivolse un mezzo sorriso.
“Sapevo che saresti stata la causa della mia morte, principessa di Valonde.”
Rispose allo stregone con un sorriso ampio.
Vyncent camminò fino a lei. “Se avessi saputo cosa volevi fare, avrei insistito di più per essere al tuo fianco.”
“L’importante è che tu lo sia adesso” rispose. “Grazie.”
Anche se avrei voluto che tu rimanessi indietro, al sicuro, si disse. Ci sarei dovuta essere soltanto io qui, sotto queste mura. E invece…
Non si era aspettata che altri si unissero a lei, ma stava accadendo. Dall’armata dell’alleanza si staccarono altri soldati e mantelli che vennero dalla loro parte, lasciarono i cavalli e si disposero sotto le mura, creando una mezzaluna di mantelli agitati dal vento e lance e scudi che luccicavano al sole.
Bryce sospirò.
“Spero che tu abbia un piano” disse una voce divertita facendola sussultare.
Si voltò di scatto e incrociò lo sguardo divertito di Elvana.
La strega della notte avanzava guardandosi attorno come alla ricerca di un volto conosciuto.
“Ci sono proprio tutti a quanto pare” disse rallentando il passo. “Persino Londolin.”
“Io ti saluto” disse Vyncent con tono cordiale.
“Sì, certo” rispose lei con un’alzata di spalle. “Allora, questo piano, principessa di Valonde?”
Bryce si accigliò. “Sei venuta anche tu” disse scuotendosi dalla sorpresa.”
“Sono la tua scorta, l’hai dimenticato?”
“Non eri obbligata a venire.”
“Resto pur sempre la tua scorta.”
“Sei dispensata.”
Elvana si accigliò.
“Ho tradito l’alleanza e Valonde” disse Bryce. “Mi attende come minimo la morte o Krikor.  L’esilio, se saranno magnanimi.”
“Allora ti farò da scorta anche in quei posti terribili che dici” rispose lei sicura. “Perché non mi hai detto che cosa volevi fare?”
“Mi avresti ostacolata” rispose.
“Idiota” disse Elvana. “Ti avrei aiutata, invece.”
“Sul serio?” chiese sorpresa.
Elvana annuì con vigore.
“Anche sapendo che avrei fatto qualcosa di orribile e tremendamente stupido, che mi sarebbe costata la morte o l’esilio?”
“Da quando ti conosco non fai altro che metterti in pericolo. Non mi stupisce che tu sia arrivata a questo. Anche se ammetto che sono rimasta sorpresa per un po’.” Guardò verso l’armata. “Prima di andare via ho sentito che la comandante gridava ordini ad alta voce. Secondo me si prepara a un attacco.”
“Questo è inevitabile” disse Daronda. “Li stiamo sfidando con questa piccola rivolta. Non si sopravvive combattendo l’alleanza.”
Bryce sospirò. “Se attaccano, voi vi farete da parte.”
Elvana la guardò sorpresa. “Vuoi restare tu da sola?”
Annuì.
“Sola contro diecimila? Forse non così tanti, ottomila diciamo ma è probabile che arrivino dei rinforzi da quelli lasciati al campo ma… hai capito che cosa voglio dire, no?”
“Meglio morire da sola che trascinarne con me migliaia.”
Elvana ghignò. “Ma la sentite? Che nobiltà d’animo. Mi verrebbe voglia di abbandonarla davvero da sola e vedere che cosa accade.” Scosse la testa. “Nessuno si muoverà di qui. Io non lo farò di certo.”
“Io nemmeno” disse Vyncent.
“Non parlavo di te, Londolin.”
Vyncent sorrise. “Anche io sono contento di combattere al tuo fianco, come l’altra volta, ricordi?”
Elvana sbuffò. “Quello non fu un vero combattimento. Questa è una faccenda del tutto diversa.”
“Va bene” disse Divash. “Ci siamo schierati. E adesso?”
“Seguiamo il piano di Bryce” disse Elvana. La rivolse un’occhiata piena di attesa.
Bryce si strinse nelle spalle.
La strega della notte sgranò gli occhi. “Hai un piano, giusto?”
“A dire la verità, no.”
“Bene” disse Elvana. “Siamo morti.”
“Io nemmeno mi aspettavo che vi uniste anche voi” disse Bryce come a giustificarsi.
“Nessuno ti sta accusando” disse Elvana con tono di sufficienza.
“A me sembrava proprio che mi stessi accusando.”
“Principessa” disse Jakos con tono paziente. “Tu hai coraggio e sei avventata, ma Jehla Metz e io abbiamo un po’ di esperienza su come comportarsi in certe faccende. Se volessi accettare il nostro consiglio, saremmo lieti di dartelo.”
Jehla Metz annuì con foga.
“Non penso di avere altra scelta” ammise.
“C’è sempre una via” disse Jehla Metz. “Siamo in evidente svantaggio e abbiamo bisogno di rimettere le cose in equilibrio.”
“Ci servono alleati” aggiunse Jakos.
Jehla Metz indicò il cancello alle loro spalle. “Lì potresti trovarne qualcuno disposto a sostenerti nella tua lotta.”
Bryce si girò verso le mura di Arzit. Da quella distanza poteva vedere soldati e mantelli sporgersi da dietro le merlature per guardare cosa stesse accadendo in basso.
“Credo che a questo punto gli arziti saranno disposti ad ascoltarti” disse Jakos. “Scegli con cura le parole che userai perché da quelle dipenderanno le vite di migliaia.”
Bryce sospirò e si piazzò a dieci passi da una delle torri, lo sguardo rivolto in alto. “Sono Bryce di Valonde” disse con voce tremante. “L’armata dell’alleanza è schierata per combattere. Hanno forze sufficienti per assaltare le mura finché non cadranno. Io non posso evitare che ciò accada. Non da sola, almeno, né con tutti quelli che vedete schierati al mio fianco. Posso solo combattere per impedire che questo ingiusto massacro venga compiuto, ma so già che non vincerò. Per questo chiedo aiuto a voi. Potete restare dietro le vostre mura e vederci morire tutti prima che poi tocchi a voi. O potete uscire e scegliere una via diversa.”
Si girò e tornò a passo lento davanti al cancello.
“Buon discorso” disse Elvana. “Mi è piaciuto molto.”
“Grazie” rispose. Guardò Jakos e Jehla Metz. “E ora?”
“Aspettiamo” rispose la strega.
Bryce tenne gli occhi puntati sull’armata. Le formazioni che avevano rotto le fila quando alcuni soldati le avevano abbandonate si stavano ricomponendo. Mantelli si muovevano sullo sfondo mentre da più lontano si intravedevano file di soldati marciare dal campo verso lo schieramento.
“Erix sta richiamando le riserve” disse Jehla Metz.
“Prevedibile” osservò Jakos. “Io avrei fatto lo stesso.”
“Avrebbe dovuto attaccare subito” disse Divash. “È chiaro che Erix sta prendendo tempo.”
Daronda annuì grave. “In questo momento si starà consultando con gli altri comandanti. Ci sarà qualcuno che vuole un assalto rapido per eliminarci e altri che non vogliono veder morire così tanti dei suoi compagni.” Guardò Bryce. “Li hai messi in una situazione difficile.”
“Lo siamo tutti” ribatté Divash. “E noi siamo quelli che rischiano di più.”
“Se non volevi rischiare dovevi restare con Erix e i suoi” disse Elvana.
Un corno risuonò sopra le loro teste facendola sussultare. Per un attimo temette che fosse stato dato il segnale di attacco, ma il suono proveniva da sopra le mura.
“Stanno uscendo” avvertì un soldato che si era sporto. “Fate spazio o vi colpiremo dall’alto.”
“Allontaniamoci” ordinò Bryce.
Crearono un mezzo cerchio ampio duecento passi davanti al cancello.
“Adesso apriremo il cancello” annunciò lo stesso soldato di prima. “Se anche uno solo di voi cercherà di entrare, richiuderemo subito e vi colpiremo dall’alto. E lo faremo per uccidere.”
“Nessuno proverà a entrare” disse Bryce.
Il soldato si ritrasse.
Come annunciato il cancello si sollevò lento fino a metà. Sotto di esso apparvero due figure che si mossero incerte e poi con maggiore sicurezza.
Bryce faticò a metterle a fuoco prima di riconoscerle.
Erano Raz Ofra e sua figlia, Coralena. Camminavano fianco a fianco guardandosi attorno. Appena oltre la soglia, il cancello venne calato in fretta, i cardini che sferragliavano.
Bryce sospirò e rimase in attesa, la schiena dritta e la tensione che aumentava.
Raz Ofra e Coralena camminarono fino a trovarsi al centro del cerchio formato da Bryce e quelli che si erano uniti a lei.
“Siamo qui per parlare” disse Raz Ofra allargando le braccia.

 
  
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